Il Giappone era così lontano ed in Germania si sentiva così solo. 
Seguire i propri sogni ad ogni costo ma nessuno gli aveva detto quanto sarebbe stato alto il prezzo da pagare. 
Con il suo fedele cappellino in testa era volato nella lontana Europa pronto a conquistare Amburgo, la Germania, l'intera Europa se ci fosse riuscito e poi 
sarebbe tornato in Giappone per portare la sua patria sul tetto del mondo. 
Ma la Germania non lo aveva accolto con il calore che si era ingenuamente aspettato. 
Gli aveva riservato tutta la sua freddezza. 
Cosa poteva pretendere un presuntuoso ragazzino di 13 anni arrivato dal lontano Oriente dove il calcio professionistico era quasi una barzelletta
se paragonato agli alti livelli del calcio europeo e sudamericano? 
Quando si era presentanto alle selezioni pensava che avrebbe ottenuto il posto in squadra con grande facilità ma aveva dovuto scontrarsi con una dura realtà. 
Karl Heinz Schneider ed il suo fireshot lo avevano riportato con i piedi per terra. 
Come a suo tempo aveva fatto Tsubasa quando gli aveva segnato il primo dei tanti goal che anche un portiere fenomenale come lui avrebbe dovuto incassare. 
Lo aveva ottenuto poi il posto in squadra. Come riserva,però. 
Quando mai Genzo Wakabayashi nella sua giovane carriera era stato messo in panchina? 
Per un infortunio,forse. 
Ma lui era sempre stato il primo portiere. 
Tutti gli riconoscevano quel ruolo. 
Il posto tra i pali era suo, lo sapevano tutti. 
E presto lo avrebbero saputo anche in Germania. 

La squadra giovanile dell'Amburgo con lui in porta, Kaltz al centro campo e Karl Heinz in attacco era indubbiamente la più forte del campionato. 
Hyuga e la nazionale giapponese avevano avuto modo di scoprirlo sulla loro pelle. 
Lo scontro con la squadra di Wakabayashi aveva inferto al Giappone la sua prima ed umiliante sconfitta in terra occidentale. 
Un assaggio di quello che aveva passato lui appena arrivato in Germania. 
Voleva che sentissero e provassero la stessa umiliazione che aveva subito lui quando per la prima volta si era scontrato con una realtà diversa da quella giapponese. 
Ecco perchè aveva accettato la convocazione in nazionale. 
Voleva che i suoi compagni capissero quanto lavoro ancora c'era da fare per raggiungere certi risultati. 
Glielo avrebbe fatto capire ad ogni costo, anche facendosi passare per quello che non era. 
Non era certo famoso per il suo buon carattere. 

Per il Giappone. Tutto quello che aveva affrontato lo aveva fatto solo per il Giappone. 
Si era allenato solamente per il Giappone. 
Era diventato più forte solo ed esclusivamente per la sua nazionale. 
Avrebbe dimostrato al mondo intero che si sbagliava. 
Loro non erano gli ultimi arrivati, quelli da sottovalutare. 
Erano i nuovi arrivati sì, ma presto sarebbero stati loro quelli da battere. 

Il Giappone di Tsubasa, di Hyuga e di Wakabayashi. 
Il Giappone di tutti loro era sul gradino più alto. 
Il cielo di Parigi li osservava alzare la coppa. 
Avevano vinto loro, avevano sconfitto la Germania del giovane Kaiser e con lui tutta l'Europa calcistica. 
Il Giappone era appena arrivato ma aveva già dimostrato tutto il suo valore. 


La Germania era diventata la sua seconda casa. 
Era cresciuto in quel paese che tempo prima gli era sembrato così inospitale ma che poi gli aveva offerto l'occasione di una vita. 
La Bundesliga. 
Primo portiere dell'Amburgo. 
Tutti i tifosi si erano affezionati al loro portiere giapponese. 
I bambini lo guardavano come il campione che volevano diventare. 
Poi era stato di nuovo Karl Heinz Schneider a farlo crollare. 
Un errore che era costato una partita e forse il campionato. 
Fuori squadra. 
Ancora peggio di quando era stato messo in panchina tempo fa. 
"Vieni con me al Bayern Monaco" gli aveva detto Karl. 
La sua seconda casa che gli offre una seconda occasione. 
Ma Genzo per quanto grato per quell'offerta sa che non è la scelta giusta da fare. 
Non è il momento. 
Ora è il momento di tornare. 
Il Giappone ha bisogno del suo campione.  

ELLA