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Autore: Ofeliet    03/05/2020    1 recensioni
Un po’ gli dispiaceva non essere rientrato in Italia, ma suo fratello continuava a ripetere che stavano tutti bene e che sicuro entro la fine del mese un pacco glielo mandava. Feliciano aveva sorriso, contento a simile affermazione, e avevano ripreso a chiacchierare.
Per tutta la videochiamata aveva cercato di non indagare sull’origine di quell’enorme succhiotto che spuntava dal colletto della camicia, ma i tentativi imbarazzanti di Lovino nel coprirla sembravano raccontarla molto lunga a riguardo. Ciò non faceva altro che rafforzare la sua convinzione di essere un Cupido fin troppo efficace.
Ora, però, era praticamente un Cupido in cassa integrazione.

~ Questa storia partecipa al “Home sweet home” a cura di Axis Powers Hetalia - Italian Fans ~
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Giappone/Kiku Honda, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ofeliet
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Germania, Giappone, Italia Veneziano [menzionati] Belgio, Francia, Italia Romano, Prussia, Spagna
Generi: Commedia, Romantico
Prompt: Dolci e dessert
Salotto di lettura: questa storia è solo la dimostrazione che possono darmi anche tre anni per fare qualcosa, mi ridurrò sempre all'ultimo.
Che dire di questa storia? Mi sono divertita, tipo troppo. Non nego che sia liberamente ispirato a "Emma" (ovvero i gifset e quello che ricordo della mia lettura del romanzo di... dieci anni fa ormai? è passato un bel po' di tempo) (in fondo il titolo è una citazione) e la storia sia sparsa di qualche citazione e omaggio nascosto all'opera.
Mi sono divertita anche di scrivere di Feliciano sotto elio (qualcuno coglierà questa battuta), e l'ambientarla durante la quarantena ha almeno un po' aiutato a esorcizzare questo periodo di isolamento sociale. Insomma se vi sentite soli pensare che potreste avere un Feliciano che cerca di accoppiarvi col vostro coinquilino.
Non penso di avere altro da aggiungere se non un buona lettura ~






Feliciano Vargas si considerava una persona romantica.
Questo era forse stato rafforzato dalla storia d’amore tra i suoi genitori, oppure dal suo indirizzo letterario all’università che lo portava a leggere storie d’amore di ogni epoca e in ogni salsa, ma a lui non importava. Feliciano Vargas era innamorato dell’amore, e soprattutto adorava vedere le persone intorno a lui innamorarsi.
Ed era un Cupido proprio bravo!
Giusto quell’estate era finalmente riuscito a mettere insieme quell’eterno timido di suo fratello e niente di meno che Manon Princen, probabilmente una delle studentesse più popolari della facoltà di chimica frequentata da Lovino. E ora uscivano insieme da mesi e Lovino sembrava persino meno corrucciato del solito.
Feliciano, ovviamente, ne era più che contento. Era sempre contento di quando l’amore trionfava su qualsiasi cosa, cfu e carattere ingestibile compresi.
Ora, però, l’amore sembrava avere un terribile avversario, che aveva preso la forma di un’epidemia che li stava tenendo tutti chiusi in casa. E lui di certo non si sarebbe fatto scoraggiare così facilmente da una cosa simile, non con due coinquilini fantastici come i suoi.
Feliciano viveva insieme a loro da quell’autunno, quando aveva trovato quella stanza così vicina alla facoltà di lettere appena fuori dal centro di Monaco. Kiku e Ludwig gli avevano fatto un’ottima impressione fin dall’inizio, e sembrava che anche lui avesse sortito lo stesso effetto su di loro. Sembravano non aver cambiato idea su di lui nemmeno dopo aver avuto a che fare con il suo atteggiamento espansivo. Ludwig forse faceva qualche lieve e blanda protesta. Feliciano lo sapeva perché Ludwig continuava a ripeterglielo. Feliciano quindi abbracciava Kiku, che cercava continuamente di sfuggirgli, pubbliche o meno che fossero.
In effetti da tre settimane ogni suo tentativo di abbracciarlo era stato severamente vietato, ma almeno questa volta Feliciano non aveva potuto obiettare. Ogni volta che rientrava dalla spesa veniva disinfettato come probabilmente nemmeno un dottore dentro l’epicentro di una malattia mortalmente contagiosa. Nuovamente, non poteva porre alcuna protesta a riguardo.
Un po’ gli dispiaceva non essere rientrato in Italia, ma suo fratello continuava a ripetere che stavano tutti bene e che sicuro entro la fine del mese un pacco glielo mandava. Feliciano aveva sorriso, contento a simile affermazione, e avevano ripreso a chiacchierare.
Per tutta la videochiamata aveva cercato di non indagare sull’origine di quell’enorme succhiotto che spuntava dal colletto della camicia, ma i tentativi imbarazzanti di Lovino nel coprirla sembravano raccontarla molto lunga a riguardo. Ciò non faceva altro che rafforzare la sua convinzione di essere un Cupido fin troppo efficace.
Ora, però, era praticamente un Cupido in cassa integrazione.
Certo non poteva aiutare nessuno a innamorarsi, e stava esaurendo la sua personale scorta di romanzi d’amore da rileggere per la quinta volta. Eppure quel mondo che lo circondava aveva bisogno di amore anche durante quella bruttissima quarantena. Sembrava quasi una sfida, una provocazione.
Rigirandosi sul letto Feliciano sospira affranto. Di certo non violerà quella reclusione, lui si voleva comportare bene. Aveva già la fama di quello che riempiva di domande il professore a ogni lezione, ci mancava solo che diventasse un fuggitivo rincarando chissà quali pessimi stereotipi internazionali.
« Feliciano! Vieni che è arrivato un pacco per te! » chiamato, scatta in piedi, e si affaccia. Ludwig era all’entrata, probabilmente era passato il postino e l’altro ragazzo, santo quale era, lo aveva ritirato al posto suo. E in effetti ormai il postino era rassegnato al suo pacco mensile piene di pasta e barattoli “e ci ho messo quelle di zio Pietro che so buone” aveva detto Lovino al telefono. Lovino metteva sempre la passata di zio Pietro. Era il suo cocco in fondo.
« Ludwig sei un tesoro! » dice, affacciandosi mentre inciampa a infilarsi le pantofole. L’altro è ancora alla porta, tiene il suo pacco in mano e con l’altra la borsa della spesa. Non gli ha prestato attenzione però, sta parlando con Kiku.
Feliciano rimane ad osservarli per un lungo istante.
Sembrano far parte di un quadro, uno di quelli modernisti con figure improponibili e colori contrastanti. Kiku in effetti sembra ancora più basso accanto a Ludwig, e i capelli biondi di questo sembrano quasi bianchi se li guarda vicini a quelli corvini di Kiku. C’è un qualcosa di incredibile nel guardarli.
Poi, finalmente, la sua pantofola male infilata cede, facendolo sbattere contro la cornice ed emettere un verso di dolore. Entrambi sono presto vicino a lui a controllare che non si sia fatto male. Feliciano ride, dice che non è niente, che Lovino lo colpiva anche peggio quando si picchiavano da bambini, offre loro una cena a base di cibo italiano per scusarsi dello spavento.
Entrambi accettano.
Lo fa quasi sorridere quanto fossero restii all’inizio, di come temessero che lui giudicasse qualsiasi cosa cucinasse. “Quello è mio fratello” aveva commentato ridendo mentre prendeva un wurstel che aveva cucinato Ludwig. “Io sono decisamente meno schizzinoso”
Da lì in poi pranzi con passate di pomodoro fatte amorevolmente da zio Pietro erano diventate un appuntamento settimanale.
« Sei sicuro di stare bene? » gli chiede quindi Ludwig, aiutandolo a sistemare gli oggetti sulle mensole più alte.
« Ma sì, certo! Non sembra ma sono uno forte, io! » Ludwig non commenta, e si siede accanto a Kiku, aiutandolo ad affettare le erbe aromatiche. Feliciano li guarda accanto, e l’illuminazione lo coglie. Lui poteva aiutare qualcuno anche in una situazione come quella.
La quarantena voleva impedirgli di portare amore, di far avverare le coppie, di impedire al suo spirito romantico di mettersi al servizio del bene e ora aveva la sua personale rivincita.
Era certo che entrambi fossero single. Certo, non l’aveva mai chiesto direttamente, ma ne era sicuro. In fondo l’avrebbe saputo, curioso come era. Quindi parte del problema non sussisteva.
Feliciano sorride, forse in maniera troppo entusiasta, abbastanza perché gli altri due si voltino nella sua direzione.
« Feliciano, va tutto bene? »
« Magnificamente. » risponde lui, sorridendo felice.
Lui era Feliciano Vargas, innamorato dell’amore, Cupido infallibile, messaggero dell’amore, e avrebbe fatto mettere insieme i suoi due coinquilini. Cascasse il cielo, gliel’avrebbe fatta vedere a quell’epidemia di che pasta era fatto.

Se c’era qualcosa di quella quarantena che Feliciano poteva dire di non sopportare, era di certo l’orario scandito che aveva preso la sua giornata. Certo preso come era da scadenze e progetti mangiava negli orari più disparati, tanto che più di una volta Ludwig era venuto in cucina per un bicchiere di acqua e lo aveva trovato chino sulla pentola a cucinare una spaghettata delle due di notte.
Ora, invece, cercava sempre di mangiare insieme ai suoi due coinquilini.
Peccato che quei due mangiassero allo stesso orario delle galline. Feliciano non se ne capacitava, ma aveva deciso di ingoiare il rospo se quello fosse servito per avvicinare quei due. Cavare qualcosa di bocca a Ludwig era più difficile che farlo con Kiku, questi sembrava molto più propenso a rispondergli quando iniziava una chiacchierata ma ogni volta che passava la palla a Ludwig questo non la coglieva, facendola cadere in una maniera tale che a Feliciano sembrava di vederla letteralmente rimbalzare nel corridoio, come la concretizzazione del suo ennesimo tentativo fallito. Inutile dire che dopo una settimana il suo ripostiglio fosse pieno di palle del genere.
Ora, però, era il momento di passare all’azione e di certo Feliciano non aveva alcun momento da perdere in inutili preamboli. Doveva afferrare quel toro per le corna, anche se Ludwig probabilmente era il toro più riservato e a tratti docile con cui avesse mai avuto a che fare.
« E insomma, Lud, cosa ti piace di solito in una persona? »
Ludwig per poco non si strozza con la saliva e Feliciano gli tocca con affetto la schiena, picchiettando nella speranza che questo lo aiuti. Quando Ludwig però torna del suo colorito normale, Feliciano non tarda di incalzarlo a dovere.
« Quindi? » Ludwig arrossisce, si agita visibilmente, ma probabilmente il suo orgoglio gli impedisce di darsi a una fuga strategica nella propria stanza. Feliciano segna mentalmente un punto per l’amore.
« Io queste cose di solito non te le chiedo. » Feliciano di risposta sbuffa, ma la sua replica viene ben presto assordata dalla musica sparata a tutto volume.
Certo, come se non bastasse, quando preparava la cena, quelli del palazzo di fronte sparavano a tutto volume la musica. E Feliciano adorava la musica, ascoltava di tutto, non era schizzinoso, ma erano due settimane che sentiva puntualmente, come un orologio svizzero, la Caramelldansen. E non ne poteva più. Chiunque avesse detto che il mondo senza musica era blando non aveva sicuramente sentito quella canzone.
Una volta si era affacciato per osservare la fonte, mentre il ragù bolliva pacificamente in pentola, di un simile rumore trapana orecchie e li aveva visti. O meglio, lo aveva visto.
E lo conosceva anche.
Francis Bonnefoy era all’ultimo anno dell’Accademia d’arte di Monaco, era considerato un genio artistico, e ora lo vedeva nudo – o quasi – sopra uno speaker a ballare quella che forse era la cosa più oscena moralmente e coreograficamente parlando. E non poteva nemmeno scaricare il barile sulla psicosi dell’isolamento sociale, perché aveva un ragazzo che amava tanto e soprattutto perché lo faceva dal giorno uno. Come dire, nei geni la follia è un fattore altamente relativo.
Anche quel tardo pomeriggio Feliciano sente i primi rintocchi.
Il vicinato non si lamentava probabilmente solo perché Francis ogni giorno metteva addosso un costume nuovo, facendo sembrare quell’appuntamento quasi una sfilata di moda, oppure era la remota speranza che il suo ragazzo si spogliasse e lo raggiungesse nel ballare. Conoscendo Antonio era una speranza fioca, ma questo il vicinato non lo poteva sapere. Probabilmente quell’aspettativa era la parte più succosa di tutta quella baracconata.
Ludwig è seduto al tavolo della cucina, sembra non reagire. Sta studiando e nonostante le proteste di Feliciano su come ben presto sul lato della cucina si sarebbe scatenato il putiferio non se n’era andato. Non sembrava essere minimamente toccato da una cosa simile. Feliciano sospira, temporaneamente rassegnato, e riprende la preparazione mentre sorride sollevato, tornando a mescolare la pastella in cui friggere i fiori di zucca, almeno finché non sente dei passi avvicinarsi alla cucina. Non si affaccia nemmeno, pronto a incontrare qualsiasi richiesta Kiku potesse avere riguardo alla cena, ma una volta dentro l’altro sbatte sul tavolo uno scatolone.
« Basta! Non ce la faccio più! » esclama, cogliendo entrambi di sorpresa.
« Kiku? » chiede Feliciano, incredulo, mentre lo guarda rovistare nella scatola ed estrarre due barre luminose. Per un’assurda associazione gli torna in mente il progetto natalizio a cui aveva partecipato coi colori al neon, e di come Gilbert si fosse dipinto la faccia con quelli, apparendogli una sorta di selvaggio tribale futuristico. Si ricorda di aver riso tanto nel vederlo agitarsi tra i barattoli, e di come questi se lo fosse caricato in spalla proclamandolo sposa della montagna o qualcosa che si era sicuramente sul momento.
Forse poi gli avrebbe mandato un messaggio, dopo cena. Non lo sentiva da un paio di giorni e aveva bisogno di farsi qualche risata in sua compagnia. In fondo Gilbert era carino, e soprattutto era un ottimo compagno di bevute. Certamente non era Kiku che aveva ancora in mano queste barre in mano e si stava precipitando verso il balcone.
Per un allucinatorio istante Feliciano pensa che voglia lanciarle addosso a Francis e si getta per frenare quell’omicidio di genio artistico, solo per vederlo agitarle con entusiasmo, iniziando a cantare perfettamente il testo quasi fosse un nativo svedese invece di venire dall’altra parte del pianeta. Feliciano batte le ciglia, confuso, non riesce a connettere, almeno non finché la canzone termina e la foga che coglie Kiku sembra scemare.
Non ha idea di cosa dire, per qualche breve istante sente solo l’odore della pastella, ma poi la playlist riprende con ancora più foga. Dall’esterno proviene una nuova musica, e un nuovo testo del quale il suo amico scandisce ogni parola. Kiku non si gira nemmeno a guardarlo, cosa che invece fa Feliciano in direzione di Ludwig.
« Ludwig, non dovremmo, non lo so, fare qualcosa? » l’altro ragazzo alza la testa, guarda la situazione ma è come se non riuscisse veramente a vederla.
« No. » replica, tornando ai suoi stampati pieni di numeri e noia. Feliciano fa spallucce. Se Ludwig accettava anche quel lato del suo futuro ragazzo, lui di certo non si sarebbe mai intromesso.
Con calma torna al ripiano della cucina, iniziando ad inzuppare i fiori di zucca.
Il nonno aveva ragione, quando si cucinavano quelli succedeva sempre qualcosa di strano.

Dopo quell’assurda serata, era certamente tempo di volgere la sua attenzione a Kiku.
« No. » risponde questi, cogliendolo di sorpresa. Ludwig aveva finito di mangiare e si era defilato a seguire una lezione online, promettendo di lavare il suo piatto una volta finita, lasciandoli soli al tavolo. Feliciano aveva nuovamente colto la palla al balzo, perché certamente era il momento di lavorare su Kiku.
« Ma non ho ancora detto niente! » protesta Feliciano. Kiku sorride, un sorriso che Feliciano ha imparato essere di circostanza. Non riusciva a capire come Kiku fosse perfettamente in grado di anticiparlo, e anzi, sembrava a volte essere in grado di leggere chiaramente i suoi pensieri.
« Lo hai pensato e ti prego di non importunarmi con simili quesiti. » Feliciano si imbroncia, accigliandosi e cercando un modo migliore di formulare la propria domanda.
« Va bene, lo chiederò a Ludwig allora. » Kiku non sembra stupirsi né della sua reazione, né di quello che dice. « Perché mi vuole bene e risponde sempre alle mie domande, anche quando non le capisce. »
« Sono contento di sentirlo. »
« Non rispondi mai alle domande. »
« Lo faccio solo se necessario. »
« E’ necessario! » sbotta Feliciano. « Per me! »
Kiku lo guarda per un lungo momento. Sembra valutare la situazione. « Perché non puoi accontentarmi almeno una volta? » era una tattica sleale, lo sapeva, ma funzionava. Feliciano ha perso il conto di quante volte l’ha usata col nonno, con i professori, persino con Lovino aveva una riuscita di successo piuttosto alta. Se non funzionava con Kiku, gli sarebbe toccato questionare tutto ciò che concerneva la sua vita.
« Va bene. » asserisce Kiku. « Ma solo stavolta. »
Feliciano gli sorride contento, e resiste dall’afferrarlo, conscio di quanto poco tollerasse il contatto fisico.
« Allora, qual è il tuo genere di persona? »
Kiku rimane in silenzio per un po’.
« Sicuro deve essere di gruppo sanguigno A. »
« Kiku sii serio. »
« Lo sono. » Kiku fa una pausa. « Poi sicuro deve essere responsabile, serio, ma anche avere un lato gentile. E devono piacergli gli animali, certo! »
Feliciano imprime nella sua memoria ogni parola, e cerca di resistere alla tentazione di strillare dalla gioia. Era la perfetta descrizione di Ludwig, così accurata che nessun’altro sarebbe stato in grado di accontentarla. Il suo viso si fa rosso dall’eccitazione, e Feliciano desidera che loro due siano già insieme, che coronino il loro sogno d’amore, e gli siano grati dell’importante contributo che ha dato alla causa.
« Tu perché vuoi sapere una simile informazione? » Feliciano viene bruscamente riportato alla realtà, e torna a vedere Kiku davanti a sé.
« Ecco- io- sto facendo una ricerca, sì! Voglio conoscere quale sia il genere di persona ideale! » fa una pausa. « Per caso non sai che tipo piace a Ludwig? »
Kiku si acciglia un poco, ma Feliciano si sente troppo sulle nuvole per indagare. « Ti prego! Se lo sai dimmelo, lui non me lo dirà mai! »
Feliciano è consapevole che avvicinare quei due era più difficile che tenere insieme i continenti, ma ormai si sentiva troppo investito dalla sua missione per rinunciare.
« Non ne ho idea. » dice Kiku. « Ma cerca di non vessarlo particolarmente su questa faccenda. »
« Vessare? Io? » dice Feliciano, puntandosi una mano sul petto in maniera drammatica. « Non ho mai vessato nessuno! Voglio solo aiuta- impegnarmi, ecco! »
Kiku alza un sopracciglio, ma sorride debolmente.
« A volte più ci impegniamo per gli altri, meno loro si prenderanno cura di se stessi. » dice, e Feliciano annuisce.
« Certo. Ma questo non mi fermerà dal farlo ugualmente. » 
Kiku non gli risponde, finendo di mangiare in silenzio e poi lasciandolo solo in cucina. Feliciano gioca un po’ con il cibo, senza realmente vederlo. Nella sua mente vorticano mille idee su come proseguire. Era ovvio che il tipo di Kiku fosse Ludwig, era chiaro come il sole.
Poi la realizzazione lo colpisce.
Kiku era sicuramente innamorato di Ludwig, ecco cosa era chiaro. Ma di certo la sua indole riservata non gli permetteva di fare un tentativo, un primo passo, e Ludwig era certo un pezzo di granito contro il quale i sentimenti altrui andavano spesso a sbattere facendosi anche piuttosto male. Feliciano si afferra il viso, sentendosi molto rosso davanti a una simile rivelazione. Sentiva un profondo desiderio di abbracciare Kiku, e rassicurarlo che lui lo avrebbe aiutato a conquistare Ludwig.
Anzi, no, ora che sapeva ciò che Kiku provava doveva aiutarlo in silenzio, come un’ombra. Non aveva alcuna intenzione di rubare la scena, o la luce della ribalta, al suo amico. E Kiku meritava una storia d’amore con i fiocchi!
Con ritrovata energia Feliciano si alza da tavola, ripulendo i piatti e lavandoli tutti.
Poi prende il telefono, ignorando la chat del corso e visualizzando il messaggio di Gilbert, per poi sfogliare febbrilmente il ricettario che aveva salvato tra le note del telefono.
Non aveva idea su quale piatto sarebbe stato il più romantico da offrire ad una cenetta che gli avrebbe organizzato. Un risotto? No, troppo banale. Un secondo di pesce? Certo, così mentre cenavano la cucina avrebbe avuto un delizioso aroma di porto.
Un dolce, doveva puntare su un dolce.
Feliciano sfoglia il ricettario, con mille idee diverse, e finalmente trova quella perfetta. Sorride, ricopiandosi la lista, e poi un’altra idea lo coglie.
Il cibo univa le persone, e cucinare insieme metteva fine a qualsiasi dissapore e litigio, era un qualcosa che gli aveva insegnato suo nonno quando era bambino. Preparare una cenetta a Ludwig e Kiku sarebbe stato poco, e di certo non romantico come il suo cervello continuava a volergli proporre. Invece cucinare insieme era un qualcosa di nuovo, di inaspettato, di molto, molto, romantico.
Feliciano sorride all’idea, rimirando la lista degli ingredienti e sentendosi fortemente ispirato dalla sua stessa idea. Sì, poteva funzionare. Non importava se quei due erano continenti, lui sarebbe stato il terremoto che li avrebbe riuniti.

Gli ingredienti c’erano già da entrambi i lati.
Da uno, mascarpone e savoiardi, dall’altro che il tipo di Kiku fosse esattamente Ludwig. Ed entrambi avevano solo bisogno di essere sistemati nella maniera corretta per diventare qualcosa di delizioso che rendesse felice gli altri.
« Lud, oddio, no, no, no! » esclama, vedendo l’altro ragazzo mettere gli ingredienti nell’ordine sbagliato. « Fermati! »
Non c’era stato verso di fermarlo. Ludwig ormai aveva fatto un disastro. Feliciano guarda il pastrocchio che sta nella terrina, e si sente davanti a un caso senza alcuna speranza. Sospira affranto.
« Mi dispiace, pensavo- »
« Non ti preoccupare, sono solo uova in fondo! »
Kiku guarda il bordo del grembiule che ha insistito per mettergli. I grembiuli, in fondo, sono così romantici. E poi avrebbe sicuramente aiutato con la costituzione di Kiku, che era magro da far spavento. Non stava partecipando attivamente come Feliciano aveva voluto, ma almeno presenziava lì, e lui di certo si sarebbe impegnato a sostituirlo nel ruolo finché non si sarebbe sentito pronto a prenderlo.
In fondo lavorare a fianco di un ragazzo che ti piace non era affatto facile, e Kiku in fondo non era per niente intraprendente. Quindi toccava a lui.
Ludwig gli è accanto e sta dividendo i tuorli dagli albumi, in una maniera piuttosto impacciata che fa anche abbastanza tenerezza. Feliciano prende i gusci vuoti, buttandoli, e dà un’occhiata a Kiku per cercare di spronarlo ad agire.
« Lud, non pensi che Kiku possa aiutarti? »
« No, faccio da solo. » Feliciano sbuffa, Ludwig e la sua ostinazione tutta tedesca nel voler fare le cose fino a renderle alla perfezione. Non stava collaborando, e la cosa era piuttosto frustrante. Kiku, dal canto suo, non reagiva minimamente.
Finalmente i tuorli erano separati. « Kiku, puoi aiutarci con lo zucchero? » gli chiede, facendosi quasi da parte perché questi si avvicini all’altro ragazzo. Feliciano lo osserva, e si sistema al fianco di Kiku, costringendolo a farsi più vicino a Ludwig. Kiku lo guarda accigliandosi, ma Feliciano gli passa lo sbattitore, incoraggiandoli ad aiutarsi a vicenda. « In fondo siete voi che mi avete chiesto di insegnarvi a cucinare dolci. » Si defila un poco dalla composizione, osservando compiaciuto la perfetta scena che stava accadendo davanti ai suoi occhi. Quei due stavano parlando quietamente tra di loro, e lui di certo non si sarebbe messo ad origliare. Stavano cucinando insieme, e questo era molto importante.
Ludwig, dal canto suo, sembrava parecchio preso dalla faccenda. Kiku un po’ meno, ma Feliciano aveva ancora mille modi per permettergli di farsi notare da Ludwig. Il pomeriggio in fondo era appena iniziato.
La crema si fa più omogenea, e anche gli altri due sembrano rilassarsi un po’ di più. Feliciano dentro di sé applaude e apre il mascarpone, assaggiandolo. Di certo Lovino non gli mandava ingredienti di scarsa qualità, tanto che aveva dovuto farsi forza per non divorarsi tutti i savoiardi e lasciarne una giusta quantità per il tiramisù, cosa che gli era riuscita solo pensando agli scopi più alti per cui si stava trattenendo. Ormai era arrivato troppo in là per poter rovinare tutto con la sua ingordigia, che nascondeva dietro alla sua nostalgia di casa.
La crema aumenta di volume, e Feliciano batte contento le mani, avvicinandosi e spingendo ulteriormente Kiku verso Ludwig. Non si rende immediatamente della cosa, tanto è preso dal voler assaggiare il composto.
« Basta, Feliciano. » la voce di Kiku lo coglie di sorpresa, tanto che Feliciano sobbalza dalla sorpresa. Kiku lo sta guardando, e si defila dalla sua posizione. Feliciano si rende conto di averlo forse spinto un po’ troppo, e la sua mente cerca una scusa per quel comportamento.
« Ma- »
« Non ti sei reso conto di essere odi- » soffia Kiku, apparendogli improvvisamente esausto. « No, niente. »
Se c’è un qualcosa che lui capiva al volo era certamente quando diventava davvero un fastidio, o che la sua presenza non era decisamente gradita nell’ambiente in cui si trovava. Era una sensazione sgradevole, ma mai sbagliata. Il suo labbro trema un poco, ma cerca difficilmente di controllarsi e di non cedere a una lamentela perché sa che rovinerebbe tutta la fatica. Probabilmente però Ludwig nota la cosa.
« Felic- » gli dice, infatti, cercando di attirare la sua attenzione. Feliciano si allontana di qualche passo, cercando di controllarsi.
« Vado a prendere delle uova nella dispensa. » replica lui mettendo su un sorriso. « Torno subito! »
Di uova certo non avevano più bisogno, ma improvvisamente Feliciano si sentiva di troppo, o almeno di essere stato forse un po’ troppo insistente. Sapeva bene che Kiku mal tollerava il contatto fisico forzato, e lui in preda all’entusiasmo lo aveva spinto più e più volte contro Ludwig. Per quella volta aveva decisamente esagerato. Feliciano sospira, prendendo in mano zucchero e il superstite pacchetto di biscotti. Doveva decisamente darsi una calmata, in fondo non era nessuno per spingere a forza Kiku tra le braccia di Ludwig. Lui era il messaggero dell’amore, lui doveva aiutarli e non infastidirli.
E poi forse Kiku non aveva bisogno del suo aiuto, forse aveva anche i suoi stessi piani per tutta quella storia. Con orrore Feliciano si rende conto che non gli ha palesato che lui sapeva, o che voleva aiutarlo.
Non era stato un buon amico, certo, ma da quel momento in poi aveva deciso di essere uno, e di buona qualità. Un po’ come gli ingredienti che gli mandavano da casa.
Feliciano torna in cucina con un umore rinnovato, e li vede.
Ludwig stava tenendo Kiku tra le braccia. Questi sembrava aver ritrovato il buonumore, e stava sorridendo. Si baciano davanti ai suoi stessi occhi, Feliciano vede chiaramente tutto questo.
Si sente improvvisamente tradito, pieno di rabbia.
In una presa improvvisa di impeto, frustrato, lascia cadere gli ingredienti che aveva in mano, facendo rumore ma non curandosi di attirare l’attenzione degli altri due, e si volta, sbattendo la porta dietro di sé.

Si era rifiutato di uscire dalla sua stanza fino alla mattina successiva, quando la fame aveva prevalso sulla rabbia che provava per simile situazione. Feliciano ciondola nelle sue pantofole, sentendosi frustrato e arrabbiato col mondo intero. Non stava affatto tenendo fede al suo nome, ma era troppo stanco persino per convincersi a tirarsi su in qualche maniera. Un po’ rimpiange di aver abbandonato a metà la preparazione del tiramisù, sarebbe stato un’ottima colazione e almeno per un po’ avrebbe placato il suo cattivissimo umore.
Invece non riusciva a ricordare cosa avesse in dispensa, tanto quella faccenda lo aveva scombussolato.
Feliciano ciondola fino in cucina, apre il frigorifero e vede una teglia di tiramisù sul suo ripiano. Si strofina gli occhi, confuso. Era sicuro di aver abbandonato a metà la preparazione il giorno prima, e invece la teglia era lì, perfetta. Sembrava quasi essersi materializzata lì per suo desiderio.
« Lo abbiamo finito noi. » dice una voce, facendogli chiudere di scatto lo sportello del frigorifero. Ci sono Kiku e Ludwig all’uscio, sembrano restii a varcare la soglia senza il suo permesso. Però altre cose senza chiedergliele le facevano uguale.
Feliciano storce la bocca, ma ritrova di fatto la calma che non ha avuto tutta la notte. Per quanto potesse essere arrabbiato, non riusciva a esserlo davvero avendoli entrambi di fronte a sé.
« Già che siamo qui, tanto vale mangiarlo. Metto su il caffè. »
Sapeva benissimo che volevano parlare, Ludwig e Kiku erano persone che affrontavano i problemi direttamente. Almeno Ludwig, Kiku di solito andava sempre in supporto o la prendeva talmente alla larga come quando si voleva lamentare di come lui cucinasse a notte inoltrata o dipingesse con materiali non esattamente convenzionati dall’accademia o dalla morale comune. Feliciano ricorda di come avesse mandato avanti Ludwig per affrontare la faccenda, offrendogli poi assistenza quando si era trovato in difficoltà. Forse era anche quell’atteggiamento che palesava il genere del loro rapporto, solo lui non ci aveva prestato attenzione.
Gli altri due ragazzi si avvicinano, prendendo piatti e tazze, Ludwig prende il tiramisù dal frigorifero, lo tiene con improvvisa cura. Probabilmente lo aveva finito di cucinare da solo, oppure insieme a Kiku. Un simile quesito stuzzicava la sua curiosità. Feliciano rimane appoggiato al ripiano della cucina, li osserva. Sa che devono dire qualcosa, ma non sembrano aver ancora trovato le parole adatte per rivolgersi a lui.
« Feli, non essere arrabbiato. » inizia Ludwig, non guardandolo direttamente. Qualcosa in Feliciano scatta come una molla.
« Arrabbiato? Arrabbiato? Voi due avete fatto tutto alle mie spalle! » risponde quindi, puntando il dito contro di loro come per accusarli. In verità non si sentiva realmente arrabbiato, non più almeno, ma una parte di lui non resisteva all’idea di fare una sceneggiata.
« Non sapevo che ti piacesse- » inizia Kiku.
« Io avevo preparato tutto perché vi metteste insieme. Settimane di pianificazione. Altrettante di sforzi, solo per scoprire che stavate già insieme! Io ho usato dei savoiardi per voi! Savoiardi! »
Ludwig e Kiku aprono la bocca, apparendo confusi.
« In che senso? »
« Io volevo che vi metteste insieme! Avevo pianificato cene, allusioni, serate in compagnia, dopo le quali vi sareste messi insieme e mi avreste ringraziato. Magari un giorno vi sareste sposati e avreste chiamato me come testimone di nozze, anche se ancora non avevo deciso di chi lo sarei stato! »
Cala un silenzio che viene interrotto da Kiku, che scoppia a ridere. Kiku che rideva era un qualcosa di molto raro, tanto che gli altri due lo osservano prima confusi e poi sempre più interdetti da una simile reazione. Dopo un po’ il ragazzo si calma, asciugandosi le lacrime che gli erano venute agli angoli degli occhi.
« Scusate, la situazione era così paradossale che non sono riuscito a contenermi. »
Ludwig batte le ciglia, evidentemente interdetto da quel susseguirsi di stranezze nell’ultimo periodo. « Io pensavo fossi interessato a me. » dice, rivolgendosi a Feliciano.
« Signore, no! » esclama questi. « Certo hai dei muscoli fantastici Lud ma non sei per niente il mio tipo! »
« E quale sarebbe il tuo tipo? »
« Mi fa domande personali? »
« Contando che tu mi hai tormentato, penso di averne il diritto. » Feliciano gonfia le guance, poi sorride.
« Non ti preoccupare, penso conoscerai molto presto chi sia il mio tipo. » bofonchia ridacchiando, lasciando gli altri due abbastanza confusi ma ormai non più stupiti. « Vogliamo fare colazione piuttosto? »
Gli altri due annuiscono. Feliciano spegne la moka e versa il caffè a sé e Kiku, li osserva armeggiare coi piatti e le fette di tiramisù.
In fondo, ora che ci pensava, il suo risultato lo aveva ottenuto. Aveva aiutato a Ludwig e Kiku non a nascere come coppia, ma a palesarsi, quindi non era affatto una sconfitta. In fondo, l’amore era un sentimento che lui continuava ad amare con la stessa intensità e ora due delle persone a cui teneva di più erano insieme.
Non poteva esserci un risvolto migliore.
Feliciano poteva dirsi contento, anche se ammetteva a se stesso che per almeno un paio di mesi avrebbe appeso la sua missione di Cupido al chiodo. Voleva evitare di cacciarsi in un disastro di simile portata, anche se dubitava che poteva rendersi ridicolo ancora di più. Era pur sempre meglio non tentare il fato, e questo lo aveva imparato fin troppo bene.
La tavola per la colazione è ora imbandita, e Feliciano si siede insieme agli altri due, sorridendo contento nel vedere il dolce nel proprio piatto. Non faceva colazione in quel modo dall’ultimo Natale, ed era passato un tempo indegnosamente lungo da allora.
Con un certo entusiasmo Feliciano prende una generosa cucchiaiata di dolce, pentendosene praticamente subito dopo. Questi rimane sulla sua lingua per un po’, giusto il tempo di essere buttato giù con una lunga sorsata di caffè bollente. Feliciano tossicchia, guarda l’evidente colpevole di quell’attentato al palato.
« Ludwig. »
« Sì? »
« Per favore non fare mai più alcun tiramisù. Nemmeno se sono terribilmente arrabbiato. »

   
 
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