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Autore: Ireth Anarion    04/05/2020    1 recensioni
Raga. Vi giuro che non è come sembra, io shippo da morire ShinKami, è solo che ogni tanto mi sento stronza e mi piace far soffrire i miei bambini preziosi.
Questo è un piccolo, minuuuuscolo percorso introspettivo nei pensieri di uno Shinsou non ricambiato da Kaminari. Onestamente mi sono divertita a scrivere, anche perché è durato pochissimo.
Grazie a chiunque la leggerà!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitoshi Shinso, Kaminari Denki, Kyoka Jiro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi balenava in testa da un po' di giorni e alla fine l'ho buttata giù. La causa è stata una fanart Denki/Kyoka in cui lui la spinge sensualmente contro il muro; ho immaginato cosa avrebbe potuto provare Hitoshi di fronte a questa scena e così ecco qui questa robetta di 1.232 parole. Non ho idea del perché sia in seconda persona, mi è venuta così e sinceramente non ho voglia di cambiarla. Si tratta di introspezione, quindi ci sta.
Vorrei precisare che NON ho nulla contro la Kami/Jirou, assolutamente, massimo rispetto per questa coppia. E giuro che shippo ShinKami, anche se qui ho maltrattato il mio povero bambino. 
Sinceramente, non mi aspetto una grande risposta, anzi. Ad ogni modo, grazie a chiunque leggerà!

 

 






Come ti senti?
    Quando lo vedi camminare per i corridoi della scuola con i suoi amici e all’improvviso scoppia a ridere, con quella spontaneità che è parte di lui tanto quanto la cautela è parte di te.
    Quando arriccia il naso e tira indietro il capo, ridendo di gusto, tenendosi la pancia con una mano.
    Come ti senti quando si avvicina e ti sorride con le labbra e con gli occhi, quando ti posa fugacemente una mano sulla spalla prima di ritirarla e chiederti com’è andata la tua giornata? Non sai fare altro che strofinarti dietro al collo e sorridere a tua volta, timidamente, guardando in basso, verso la sua cravatta. Perché la verità è che ami quegli occhi e non hai il sacrosanto coraggio di guardarli. Ti senti agitato, come quando stai per affrontare la prossima prova e la tua vittoria potrebbe determinare le sorti della tua futura carriera alla UA.
    Ti senti felice quando si siede accanto a te e ti parla, a mensa, con quei suoi gesti ampi delle braccia, raccontandoti di tutte le cose che lui e la sua classe hanno fatto. Sei felice di vedere che lui è felice, semplicemente, e più di una volta ti ritrovi a ignorare il cibo che hai davanti per goderti la sua piena presenza. Adori il modo in cui si sistema i capelli e anche il modo in cui stringe il cavetto del tuo cellulare in una mano per caricartelo. Così. Casualmente. Perché Denki è una persona gentile e fa le cose senza che tu gliele chieda, senza farti pesare nulla anche se è il suo potere e lo mette a tua disposizione. Non puoi fare granché oltre a posare una guancia su una mano e guardarlo, guardarlo ancora, come ipnotizzato, e pensare che sia così bello e che tu invece sia un idiota un po’ cupo e sinistro, totalmente diverso da lui.
    Senti un tumulto di emozioni quando ti definisce “suo amico”. Quando ti chiama per nome, ti tratta come se ti conoscesse da una vita, ti prende in giro con dolcezza e poi torna a caricarti il cellulare.
    Senti calore, senti gioia, sei impaziente di andare in mensa solo per il piacere di vedere il miele dei suoi occhi e riempirtene la vista per il resto della giornata.
    Gli altri lo notano, sai? Mano a mano che i giorni passano. Fanno domande a cui tu dài risposte vaghe, commentano, ma nessuno capisce fino in fondo e a te non importa. È il tuo mondo, dopotutto. Perché dovrebbe entrarci qualcun altro?
    Preso come sei da quelle emozioni, non te ne accorgi subito. Succede poco a poco, si insinua lentamente, strisciando sotto terra così da non farsi scoprire se non fino all’ultimo.
    E come ti senti quando lui guarda lei?
    Quando lo vedi morire per lei, mentre la osserva, intenta a chiacchierare con le sue amiche dall’altra parte della sala, e casualmente si aggiusta un jack dietro la spalla e finge di non guardarlo quando invece è palese che si sia accorta del suo sguardo sognante? Cosa provi quando lascia cadere il discorso con te e con naturalezza si fissa sui suoi lucidi capelli corti, sulla sua figura esile? E quando, mentre siete nei corridoi prima delle lezioni, lo vedi allontanarsi da te senza dire una parola per andarle accanto, poggiandosi con un braccio contro al muro per attirare la sua attenzione e parlarle pericolosamente vicino al viso?
    Il tuo stomaco si stringe e diventa freddo, i tuoi occhi si spengono. Sono sempre spenti, diresti. Ma quando lo vedi in quel modo succede ancora di più.
    E quando li vedi insieme? Quando camminano per andare in classe, lei con le guance rosse e lo sguardo corrucciato verso il pavimento, i libri stretti al petto, e lui felice come sempre, forse ancora di più, con la cartella stretta in una mano mentre l’altra si muove piano vicina alla sua. Provi dolore? Ti fa male?
    Cos’è quel senso di vuoto e sconcerto che ti stringe la gola quando, giorni dopo, stai camminando per tornartene al tuo dormitorio e li scorgi a baciarsi di nascosto sotto un albero del giardino della scuola? Quando la mano di lui le accarezza una guancia con il dorso e vedi un po’ della sua lingua entrarle nella bocca, e quando lei, rossa in viso, se lo spinge di più contro prendendolo per la nuca. Cos’è quella pesantezza alle gambe? Quel bisogno di scappare ma al tempo stesso l’incapacità di muovere un solo passo, perché ti senti perso e in preda al panico e non sai più cosa fartene del tuo cuore?
    E poi… perché lo ignori? Perché eviti i posti in cui sai che lo incontreresti, perché appena lo vedi – appena li vedi – il tuo stomaco si stringe e ti volti immediatamente per sparire prima che lui si renda conto che sei lì? Per quale motivo ti comporti in modo così assurdo? I tuoi compagni non sanno mai cosa ti prende, in quei casi. Semplicemente, all’improvviso ti irrigidisci e te ne vai. Così. Di punto in bianco.
    Potresti usare il tuo Quirk.
    Ci hai mai pensato? Certo che l’hai fatto. È ciò che ti chiedi ogni sera, quando non hai sonno e fissi il soffitto della tua camera, con le mani dietro la nuca e gli occhi che bruciano ma che non accennano a volersi chiudere. Potresti andare da lui, chiedergli qualunque stupidaggine e poi attivarlo. “Baciami”, lo pregheresti, fissando i suoi occhi vacui, privi di volontà. “Sono qui, di fronte a te. Perché non mi vedi?”. Farebbe tutto ciò che desideri. Sarebbe finalmente tuo.
    Potresti usare il tuo Quirk.
    Ma non te lo perdoneresti mai, non è vero? Non è ciò che vuoi, non è un’illusione di pochi secondi quello che stai cercando. Però sai anche che non avrai mai ciò che desideri davvero, non è così? Lo sai, e nonostante tutto preferisci… questo? Fingere, star zitto, scappare. Guardarlo da lontano mentre si innamora di lei giorno dopo giorno, mentre ormai neanche fa più caso alla tua presenza. Né alla tua assenza.
    Sei stato solo di passaggio. Te ne rendi conto? Fugace, veloce come una rondine che taglia il cielo e vola via. Nel momento in cui lui le sorride con tutto il viso, con tutto il corpo che irradia felicità, mentre la sua mano non si sposta dalla spalla di lei e, anzi, se la attira accanto e se la stringe contro, tu realizzi quanto lieve è stato il tepore della vostra amicizia rispetto a ciò che c’è adesso davanti ai tuoi occhi. Un fuoco divampante, un legame completamente diverso, di tutt’altra natura.
    Hai davvero osato sperare che potesse esserci questo, tra te e lui? Che potesse, magari un giorno, ricambiarti? No, non l’hai fatto. Non sei così stupido. E perché dovrebbe, in fondo? Siete diversi come il giorno e la notte. Non avete nulla in comune, niente, neanche il più piccolo pensiero.
    E alla fine, quando non c’è più neanche bisogno di evitarlo perché tanto lui non alza neanche lo sguardo per vedere se sei lì? Quando il tuo diventa uno dei tanti volti tra la folla e la tua voce una delle tante presenti nel cicaleccio della mensa? Cosa resta? E cosa stringi all’altezza del petto, da sopra la divisa della scuola? Il tuo stupido cuore ridotto in pezzi?
    Come ti senti, Hitoshi Shinsou? Come ti senti ad amare qualcuno che non ti ama?







Che depressione, ragazzi.
Ad ogni modo. Per chi avesse letto la mia BakuDeku, lo so, 
lo so che avevo pseudo-promesso un continuo, ma in questi giorni sto lavorando a un'altra storia che trovo più stimolante. Spero di non bloccarmi e di riuscire a portarla su questa piattaforma, mi sta piacendo tanto come sta venendo fuori. 
Non ricordo se dovevo dire altro, quindi per ora vi saluto! 
A presto!









 
   
 
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