Morti e feriti
Erano ore, ormai, che il
professor Agasa girava intorno nella stanza, con mille pensieri in
testa.
“Che fine hanno fatto quei
due?” si chiese per l’ennesima volta, lanciando uno
sguardo ad una sveglia
digitale.
Le 22 e 30.
«Cavolo, Shinichi, almeno
potevi telefonare per dirmi come va!» si arrabbiò,
parecchio in ansia.
In quel momento lo squillo del
telefono lo fece sobbalzare.
«Saranno Heiji e Shinichi!»
sperò, correndo ad afferrare la cornetta ed attivare la
comunicazione.
«Si può sapere dove diavolo
siete?!» esclamò, agitato «E che
cos’è successo? Allora?»
«Ehm... Professore? Sono io, Ran.»
annunciò la voce dall’altro capo
del telefono.
Agasa sobbalzò, sbrigandosi a
dire in imbarazzo:
«Oh, cielo! Ran, scusami!
Pensavo fosse qualcun altro...»
«Sì, sì...
l’ho notato.» ridacchiò un
attimo la ragazza, poi tornò a
chiedere:
«Ho chiamato per sapere di Conan...
Come sta? Me lo puoi passare?»
«Come? Conan?» il professore
iniziò a sudare freddo «Perché...
perché vuoi parlare con lui?»
«Ormai è una settimana
che è lì con te, professore, e non ho mai avuto
modo di sentire come sta oppure farmi raccontare come sta passando
questi
giorni... si sta divertendo? Sei sicuro che non sia un peso, professore?»
«Ma sì, Ran, te l’ho detto!»
rise Agasa, a disagio «E’ un vero angioletto! E
ora... ora sta dormendo,
purtroppo, per questo non posso passartelo... Sai
com’è... i bambini...» rimase
sul vago, non sapendo che altro dire.
«Capisco... Beh, allora
vorrà dire che passerò domani a trovarlo.»
«No!» esclamò Agasa, allarmato.
Ran rimase ammutolita,
spaventata dagli strani modi dell’altro.
E il professore si sbrigò
subito a rimediare, dicendo la prima cosa che gli venne in mente:
«No... sai, domani non c’è!
Shinichi gli ha promesso di portarlo a fare un giro al parco! Eh, eh...
Sono
grandi amici!»
«Ah... Shinichi.»
fece Ran con uno strano tono.
Agasa si diede un colpo sulla
fronte, maledicendosi per la propria stupidità.
Perché aveva fatto il nome di Shinichi?
Non era mai un buon argomento da trattare con quella ragazza...
«Shinichi è passato da te?»
chiese Ran inaspettatamente, con un tono
piatto.
Il professore si riscosse e
rispose con cautela:
«Beh... sì... Pochi minuti, per
salutare...»
«Ah.» si
limitò a dire la ragazza.
«Non temere, Ran, sono certo
che domani ti farà una visitina...» disse il
professore, cercando di salvare la
situazione.
“Già, sempre che sia ancora
vivo...” gli venne da pensare istintivamente.
«Sinceramente non
m’interessa.» la risposta della ragazza
lo fece
stupire.
«Ran... Avete litigato, per
caso?» chiese Agasa «Cos’è
accaduto tra voi due? Eravate ottimi amici.»
«Il fatto è, professore,
che Shinichi... Shinichi non è bravo a
stringere buone relazioni con le altre persone.»
iniziò a dire Ran, con un
tono stranamente calmo e neutro «E’
troppo egoista. Credo non abbia capito che la base fondamentale di ogni
amicizia è la fiducia reciproca. Ma non ce l’ho
con lui; credo semplicemente
che non sia in grado di capire. Lui vive solamente nel suo mondo fatto
di
romanzi gialli e omicidi; non penso abbia tempo per imparare veramente
a vivere
un vita reale. E’ rimasto bambino, ecco.
Perciò non si preoccupi,
professore... io...» fece una pausa, poi riprese
con lo stesso tono distaccato
«A me non interessa.»
Ad Agasa venne da sospirare.
“Poverina...” pensò “E povero
Shinichi, che non sa che casino ha involontariamente causato. Eh...
Ran... se
tu davvero sapessi cosa prova lui per te...”
«Scusami per
il disturbo,
professore.» disse Ran «Magari
richiamo domani all’ora di pranzo.»
«Oh... sì, sì...
D’accordo.»
rispose Agasa, sperando di trovare una soluzione per domani.
Ran riagganciò.
Il professore sospirò
sonoramente e si lasciò cadere seduto sul divano.
«Ma guarda te...» commentò, accendendo
intanto il televisore su un canale a caso.
Apparvero delle immagini di un
edificio in fiamme sul molo.
«... Ancora ignote, quindi, le
dinamiche dell’incidente. Secondo alcune
voci, si pensa possa essere opera di terroristi, ma questa ipotesi non
è stata
ancora confermata.» stava dicendo un inviato a
bordo di un elicottero che
stava rumorosamente sorvolando la zona.
«Ehi, aspetta un po’!» fece
Agasa, alzando il volume con preoccupazione «Ma è
successo al porto! E’ lì che
sono andati Shinichi e Heiji!»
Si portò le mani tra i capelli,
osservando ancora l’immagini del grande magazzino lambito
dalle fiamme, mentre
il giornalista proseguiva:
«Forse sono gli stessi responsabili
dell’esplosione che meno di un’ora
fa ha fatto saltare in aria un’imbarcazione al largo delle
nostre coste. Ancora
nessun ferito o vittima accertata.»
«Oh mio Dio! Ragazzi!» esclamò
il professore, balzando in piedi «Non ditemi che siete
morti!»
Ran
sospirò, posando il
telefono e avviandosi in camera sua, passando accanto al padre che
russava,
completamente ubriaco, seduto scompostamente sul divano.
La ragazza, giunta in camera,
si mise supina sul letto, fissando pensierosa il soffitto.
Sospirò di nuovo, con un’aria
malinconica. Poi però scosse forte il capo, tornando
impassibile e affermando
ad alta voce:
«Non m’interessa più. Shinichi
non m’interessa più.»
Rimase in silenzio a guardare
in su, poi si mise di fianco, portando una mano sotto il cuscino e
giocherellando con una ciocca di capelli con l’altra.
Fissando il vuoto, le venne da
chiedersi:
«Chissà dov’è adesso...
Magari
è tornato a casa sua...»
Storse un po’ le labbra,
infastidita.
«O magari ora si sta divertendo
con gli amici.» sbottò.
La
polizia era a circa cinque
minuti dal magazzino esploso. Il suono delle sirene si faceva sempre
più vicino.
Il fumo riempiva l’aria,
togliendo il respiro. Come un manto, ricopriva gran parte del molo e si
alzava
fino il cielo nero.
Tossendo, Shinichi riuscì
faticosamente a spostare alcuni pezzi di legno e qualche pesce
puzzolente da
sopra di sé, per poi mettersi seduto. Si portò
una mano alla bocca, tossendo
ancora per via del fumo che aveva inalato. Era ricoperto di cenere nera
e aveva
qualche graffio sul viso; anche i vestiti si erano rovinati. Scosse un
po’ la
testa per riprendere lucidità; della cenere cadde a terra
dai suoi capelli
arruffati. Si voltò poi indietro, cercando con lo sguardo
l’amico.
«Heiji?» poi tossì di nuovo
«Heiji? Stai bene?»
Non riusciva a vedere un granché
a causa della fuliggine e del calore del fuoco a pochi metri che gli
facevano
lacrimare gli occhi.
Poi sentì dei colpi di tosse e
infine anche Heiji riuscì a riemergere tra i frammenti di
quelle casse di
pesce.
«Caspita che puzza...» commentò
il giovane di Osaka, poi tossì per la mancanza di aria
fresca.
«Allontaniamoci.» decise
Shinichi, riuscendo a mettersi in piedi. Offrì poi una mano
all’amico, che si
alzò con più fatica.
«Non sto molto bene...»
confessò Heiji, portandosi una mano sulla schiena e
contraendo il viso in una
smorfia di dolore «Ho male un po’
ovunque.»
«Coraggio, ti porto io.» si
offrì l’amico, cingendolo con un braccio.
Heiji, sorreggendosi a
Shinichi, si allontanò con lui da quell’inferno.
Passarono lungo il molo, finché
non raggiunsero un punto riparato dove riprendere bene fiato.
La polizia giunse in quel
momento, con i vigili del fuoco che iniziarono il loro lavoro, mentre i
poliziotti si davano da fare con la perquisizione.
Shinichi lanciò uno sguardo a
Heiji, appoggiato ad un muro di spalle con il respiro un po’
pesante, poi si
lasciò scappare un piccolo sorriso, dicendo:
«Ti dona quell’acconciatura.»
alludendo ai capelli in disordine dell’amico.
Heiji lo guardò storto,
commentando:
«Senti chi parla.»
Shinichi tornò serio e si diede
un’occhiata intorno.
«Non dovremmo farci trovare
dalla polizia... Ci sarebbero troppe cose da spiegare e... Finiremo
solamente
nei guai, ecco.» ragionò il detective, portandosi
una mano al mento. Poi
aggiunse, incupendosi:
«Inoltre devo trovare Ai...
Forse siamo ancora in tempo.»
«Non siamo nella condizione di
fare niente.» gli fece notare Heiji «Non sappiamo
nemmeno dove sia andata
quella bionda...» si interruppe, guardando davanti a
sé.
Anche Shinichi si voltò a
guardare.
A parecchi metri di distanza,
Stella stava facendo sciogliere ad Ai gli ormeggi di un rapido
motoscafo,
tenendola sotto tiro che la sua arma.
«Intende scappare per via mare
prima che la polizia blocchi tutta la zona!» capì
Shinichi, muovendosi
d’istinto in quella direzione.
Heiji lo fermò, esclamando:
«Aspetta! Cosa vuoi fare?»
L’altro si voltò verso di lui,
con un’aria decisa.
«Heiji... prendi.» si mise una
mano in tasca e gli tirò un oggetto.
L’amico lo prese al volo,
confuso. Era un cellulare e sembrava funzionasse ancora.
«E’ un regalo del dottor
Agasa...» spiegò Shinichi «Resistente
all’acqua e praticamente
indistruttibile.»
«Cosa vuoi che ci faccia?
Avverto la polizia?» chiese Heiji, capendoci sempre meno.
Shinichi lo guardò con
un’espressione cupa, dicendo:
«Chiama Agasa. Chiedigli di
venirti a prendere in fondo al molo... Dirigiti lì, intanto;
la polizia è
troppo occupata a controllare i dintorni del magazzino per accerchiare
del
tutto il porto. Da laggiù potrai andartene
indisturbato.»
«Frena, frena!» fece Heiji,
stupito «E tu che diamine vorresti fare?»
L’amico abbassò lievemente lo
sguardo.
«Questa è davvero la mia ultima
occasione.» mormorò «Vado da
Ai.»
«Shinichi, è una follia!»
esclamò Heiji, allarmato, ma l’altro, ignorandolo,
partì di corsa verso Stella
e la scienziata «Aspetta!»
Heiji provò a seguirlo, ma non
riusciva a correre, tremendamente indolenzito.
«Maledizione!» ringhiò a denti
stretti, camminando più velocemente possibile.
«Ora sali.» ordinò Stella, indicando con
un gesto il motoscafo.
Ai, che non aveva smesso un
momento di piangere, obbedì lentamente, non riuscendo
nemmeno a reagire da
quant’era sconvolta.
Stella la seguì, impassibile.
«Qui.» la bionda afferrò la
scienziata per una spalla e la fece sedere su un sedile, poi
entrò nella
piccola cabina per azionare il motore.
In quel momento, arrivò
Shinichi. Il ragazzo si nascose, chinandosi basso, e si
preparò a salire.
Ai alzò gli occhi in quella
direzione e lo vide; involontariamente le uscì un singulto
di felicità.
«Shini...» si interruppe
subito, portandosi una mano alla bocca.
Il detective le fece segno di
non parlare, mentre saliva sul motoscafo.
«Insomma, Sherry, piantala.»
sospirò Stella, infastidita, inserendo le chiavi.
Shinichi si avvicinò
furtivamente, ma andò a sbattere con il piede contro una
piccola scatola di
legno e quindi si fermò di colpo.
Stella, sentito il rumore e
immaginando fosse Ai, si voltò indietro, dicendo:
«Ma che...?» si zittì, visto
Shinichi, ed alzò velocemente la pistola contro di lui
«Fermo lì!»
Shinichi si immobilizzò.
La bionda corrugò la fronte,
alquanto irritata.
«Accidenti, ragazzino... Sei
parecchio fastidioso.» commentò, avanzando verso
di lui «Si può sapere quanto
diavolo è dura la tua pellaccia? Non sei ancora
morto?»
«Libera Ai, Stella.» le disse
Shinichi, risoluto, mentre la scienziata, ancora seduta, si morse un
labbro,
preoccupata.
La bionda si lasciò andare ad
una breve risata.
«Ah!» fece «Non credo tu sia
nella posizione di dettar regole.» si rifece seria,
raggiungendolo e
afferrandogli un braccio, costringendolo così a voltarsi. Lo
spinse quindi giù
dal motoscafo e il ragazzo cadde a terra in ginocchio, ferendosi.
Stella si
posizionò sul bordo dell’imbarcazione, puntandogli
contro l’arma, e dichiarò
con un’aria gelida:
«Ti ammazzo qui, ora, così sono
certa che non rispunterai una nuova volta.»
Shinichi si voltò indietro a
guardarla, mentre la bionda si preparava a premere il grilletto; ma non
fece in
tempo. Ai, dietro di lei, si alzò di scatto e, con un urlo,
la spinse giù
dall’imbarcazione, facendola finire a terra, di fianco, sul
cemento del molo.
Shinichi si rialzò subito e le prese la pistola, per poi
puntagliela contro.
Stella, lievemente affannata
per il dolore della caduta, guardò prima Ai, ancora sopra il
motoscafo, poi
girò lo sguardo impassibile verso Shinichi ad un metro da
lei con l’arma in
mano.
«Beh? Che aspetti?» gli chiese
la bionda freddamente «Perché non mi ammazzi? Hai
paura?»
Shinichi tirò un po’ le labbra,
esitante, mirando ancora contro la donna.
«Shinichi...» mormorò Ai,
guardandolo.
Lui abbassò lentamente la
pistola, rilassando i tratti del volto.
«Hai paura davvero, allora.»
commentò Stella, dura.
«Già.» rispose Shinichi,
gettando con calma la pistola in mare «Ho paura di diventare
come te.»
Stella storse le labbra, torva,
poi chiese bruscamente:
«Quindi cosa vuoi fare ora?
Chiamare la polizia che sta setacciando questo porto? Mi fai arrestare?
Con
quale accusa? Non hai prove contro di me... Sono appena saltate in
aria.»
sorrise furbamente.
Shinichi si corrucciò, pensando
a qualcosa da dire, quando notò i fari di una macchina farsi
vicini.
Ai allora sussultò, dicendo allarmata:
«Shinichi! Shinichi...
nascondiamoci!»
Lui alzò gli occhi verso la
scienziata, non capendo.
«Cosa?» chiese, confuso, mentre
anche Stella voltava il capo per vedere chi si stesse avvicinando. Non
sembrava
una macchina della polizia...
Ai, ora veramente spaventata,
corse dentro la cabina per nascondersi. Shinichi, preoccupato, le
andò dietro.
«Ehi, Ai, aspetta!»
Una volta che l’ebbe raggiunta
nella cabina, lei si sbrigò subito a chiudere la porta e a
tirarlo giù,
facendolo accucciare di fianco a lei. Stava tremando.
«Che cos’hai?» le domandò.
«Ssst!» Ai prese a tremare
ancor di più «Ho... ho una brutta
sensazione...» sussurrò «Dobbiamo...
dobbiamo
rimanere nascosti...»
Shinichi, sorpreso, alzò un po’
la testa per poter sbirciare dal finestrino della cabina.
«Attento!» bisbigliò Ai.
«Do solo un’occhiata...» la
rassicurò lui, osservando con attenzione la macchina grigia
metallizzata che si
era appena fermata a qualche metro dal loro motoscafo.
Stella, ancora seduta a terra,
si alzò lentamente, fissando con un’aria scura
l’automobile.
Dall’auto, infine, scesero due
uomini.
Shinichi si sentì raggelare.
«Gin e Vodka...» mormorò il
ragazzo, e i battiti del suo cuore presero ad accelerare.
«Lo immaginavo...» Ai si portò
le mani sui capelli, terrorizzata quanto Shinichi.
Stella era rimasta immobile,
con un’aria impassibile. Anche Gin e Vodka non si erano
mossi, rimanendo vicino
la macchina.
«Guarda un po’ chi si rivede...»
commentò la bionda, glaciale.
«Come ti va, Stella?» esordì
Gin, tranquillamente «E’ un bel pezzo che non ci
vediamo...»
Lei rimase in silenzio qualche
istante, poi domandò con calma:
«Come avete fatto a trovarmi?»
«E’ da un po’ che siamo sulle
tue tracce.» rispose Vodka.
«E quando abbiamo sentito di
questa strana
esplosione...» continuò
Gin «Non so... E’ stata come un’intuizione.
Qualcosa mi diceva che dietro di tutto c’eri tu e
così siamo venuti a
controllare. Direi che ho buon fiuto per queste cose.»
«Già. Ottimo.» disse la bionda,
neutra.
Dopo una breve pausa, Gin le
domandò con noncuranza:
«Sai per cosa siamo venuti
qui?»
Lei non mutò affatto la sua
espressione, quando rispose con calma:
«Naturalmente. Non sono
stupida.»
«Bene. Sarà tutto più semplice,
allora.» affermò Gin. Dopo di che estrasse la
pistola e sparò.
Stella fu colpita in pieno
petto e, con un gemito soffocato di dolore, cadde
all’indietro, finendo così in
mare. Il suo corpo senza vita prese ad affondare nell’acqua
scura.
Shinichi deglutì a fatica la
gran quantità di saliva che aveva in bocca.
“Dannazione...” pensò,
spaventato.
Poi Gin e Vodka si girarono in
direzione del motoscafo.
Shinichi si sbrigò ad
abbassarsi, tremando un po’, e Ai gli afferrò
forte un braccio, terrorizzata a
morte.
«Andiamo a vedere.» decise Gin,
avanzando verso l’imbarcazione.
Vodka gli andò dietro.
Quando salirono sul motoscafo,
Shinichi si sentì letteralmente il cuore in gola.
“Andate via, andate via, andate
via...” si ripeté più volte, chiudendo
con forza gli occhi e sudando freddo quanto Ai.
Gin allungò la mano verso la
maniglia della cabina, pronto ad aprire la porta.
Si udirono delle voci sempre
più vicine e un elicottero sorvolò la zona
proprio in quell’attimo, illuminando
i dintorni, poi si voltò, pronto a tornare indietro e fare
luce su tutte le
barche ormeggiate.
«Accidenti... la polizia.»
sbottò Vodka, alzando gli occhi al cielo.
Gin abbassò la mano,
allontanandola dalla maniglia, e alzò gli occhi a sua volta.
«Andiamocene, prima che ci
scoprano.» disse con calma.
Vodka annuì e si allontanò. Gin
osservò per un ultimo istante la porta chiusa della cabina,
poi se ne andò a sua volta.
Senza correre, la macchina
attraversò il molo e si allontanò nel buio,
indisturbata.
Shinichi poté tornare
finalmente a respirare.
«Credo proprio di essere morta
dalla paura...» confessò Ai, riprendendosi.
Shinichi allora si voltò a
guardarla, sorridendole dolcemente.
Anche la ragazza alzò gli occhi
su di lui, sorridendo a sua volta.
«Grazie di tutto.» disse Ai,
con le lacrime agli occhi per la felicità.
«Non ti avrei mai
abbandonata... Te l’avevo promesso.»
annuì Shinichi.
Lei sorrise ancor di più e lo
abbracciò con affetto.
«Shinichi...» mormorò dopo un
po’, fissando il vuoto e continuando ad abbracciarlo.
«Sì?» lui voltò appena gli
occhi verso di lei, senza muoversi.
«... Ricordi tutto?» chiese Ai.
Shinichi girò lo sguardo,
puntandolo al pavimento. Sapeva bene a cosa stava alludendo.
«Sì.» rispose.
Lei non disse nulla per un po’,
poi sussurrò con un’aria pensierosa:
«Ti prego... Non pensarci più.
So bene quanto tieni a Ran e non voglio certo sostituirmi a
lei.»
Il cuore del detective prese a
battere più forte al pensiero di Ran.
«Ai, io...» provò a dire, ma
lei si staccò dall’abbraccio per guardarlo in
faccia con un’espressione serena.
«Va tutto bene. Davvero.» lo
rassicurò.
Lui non seppe che dire.
A quel punto, sentirono una
macchina fermarsi lì vicino. Per un attimo si allarmarono,
temendo che fossero
tornati Gin e Vodka, ma poi udirono delle voci famigliari.
«Shinichi! Ai! Dove siete?»
«Ehi, Shinichi, rispondi,
insomma!»
Shinichi si alzò in piedi,
rallegrato.
«Ma questi sono il dottor Agasa
e Heiji!» capì.
Con Ai uscì fuori dalla cabina.
Il dottore e Heiji li stavano chiamando sul molo.
«Siamo qui!» annunciò Ai,
salutando con una mano per farsi vedere.
Fu il dottore a scorgerla per
prima.
«Heiji, guarda! Eccoli!» indicò
Agasa, felice.
Heiji si voltò verso i due che
si stavano avvicinando e tirò quindi istintivamente un
sospiro di sollievo.
«Ehilà, Heiji!» esclamò
Shinichi, appena giunto «Quindi hai chiamato il professore!
Bene, così potremo
andarcene insieme.»
Appena l’amico gli fu
abbastanza vicino, Heiji si mosse in avanti con uno scatto fulmineo,
nonostante
i muscoli doloranti e lividi, e afferrò Shinichi per la
maglia, per poi
rivolgergli uno sguardo accigliato.
«Tu sei pazzo, Shinichi!»
inveii il giovane di Osaka «Credevo proprio non saremo mai
riusciti a
raggiungerti in tempo! Quando ho visto che non riuscivo a correre ho
capito che
non ti avrei mai raggiunto... per questo ho chiamato il professore. Ma
credimi;
ho davvero pensato che tu fossi morto.»
«Suvvia, non mi è capitato
nulla.» lo calmò Shinichi, staccandogli la presa.
«Dov’è quella donna?» chiese
Heiji, preoccupato.
Shinichi divenne serio e per Ai
fu lo stesso. Fu proprio lei a rispondere:
«E’ morta.»
«Oddio, Shinichi, l’hai
ammazzata tu?» domandò subito Agasa, allarmato
«O magari tu, Ai?»
«E come, soprattutto?» aggiunse
Heiji, senza parole.
«Non siamo stati noi.» li
rassicurò il detective, poi disse subito:
«Vi spiegheremo tutto; non
preoccupativi. Ma non qui; andiamocene.»
Agasa annuì, salendo in
macchina e mettendo in moto.
Ai salì subito dopo e Shinichi
aiutò Heiji ad entrare nell’abitacolo, prima di
sedersi a sua volta.
Infine, il dottor Agasa si
allontanò in fretta, proprio mentre i poliziotti finivano di
setacciare anche
quella parte di molo e l’elicottero passava per
l’ultima volta lì sopra.
«Dunque
è così che è andata...»
sospirò il dottor Agasa, tra il preoccupato e il sollevato,
dopo aver ascoltato
l’intera storia.
«Infatti.» annuì Shinichi,
appena finito di lavarsi e cambiarsi, strofinandosi i capelli bagnati
con un
asciugamano e sedendosi intanto sul divano.
Accanto a lui si trovavano già
Heiji e Ai; entrambi avevano fatto la doccia e avevano anche loro i
capelli
ancora umidi. Ai stava medicando i graffi del giovane di Osaka,
fasciando le
ferite più brutte e spalmando pomate sui lividi.
«Ahi!» esclamò Heiji, appena la
scienziata posò la mano sull’ematoma sulla sua
schiena.
«Tranquillizzati, Heiji, ora ti
massaggio delicatamente la zona per spandere la pomata...»
gli disse dolcemente
la ragazza, iniziando il massaggio.
«Così va meglio...» si
rilassò
lui, provando un po’ di sollievo dal dolore.
«Ai, dovresti mangiare
qualcosa! Sei diventata così magra...»
notò Agasa.
«Dopo, professore. Ora finisco
di medicare Heiji, poi tocca a Shinichi.» Ai sorrise in
direzione di
quest’ultimo, che arrossì.
«Ma io sto bene...»
sdrammatizzò, anche se in realtà qualche livido
faceva male anche a lui.
Agasa sorrise e aggiunse:
«Certo che sei molto bella, Ai,
nel tuo vero aspetto di donna...»
Ora fu il turno della ragazza
di arrossire.
«Gr... Grazie.» balbettò, in
imbarazzo.
«Quanto dureranno ancora gli
effetti del tuo farmaco?» chiese a quel punto Heiji.
Anche Shinichi si fece attento.
«Beh... probabilmente ancora
solo per poche ore.» sospirò lei «Ormai
è parecchio che siamo così.»
«E a te non è mai capitato di
tornare piccola anche solo per un attimo?» le
domandò Shinichi.
Ai scosse il capo.
«No, mai effettivamente.»
Shinichi andò ad appoggiare la
schiena contro lo schienale del divano. Sospirò.
«Spero solo che duri abbastanza...»
Gli altri lo guardarono con
un’aria incuriosita e Heiji lo interrogò:
«“Abbastanza” per cosa?»
L’amico lanciò istintivamente
un fugace sguardo in direzione di Ai, poi tornò a fissare il
pavimento, confessando:
«Vorrei solo... incontrare
Ran.»
Heiji non disse nulla, capendo.
Anche Ai non parlò, continuando a massaggiare la pomata
sugli ematomi del
giovane. In fondo, sapeva bene di non poter essere
all’altezza di quella
ragazza. Se da una parte questo le faceva rabbia e tristezza,
dall’altra era
così dispiaciuta per Shinichi che amava Ran davvero tanto.
“E’ un amore così vero, contro
il quale io non potrò mai competere.” si rese
conto.
Agasa sospirò un attimo, poi
iniziò a dire con un tono dispiaciuto:
«Shinichi... vedi... Prima ha
telefonato Ran.»
Lui alzò immediatamente gli
occhi verso il professore, che continuò:
«E... beh... Mi è sembrata
molto triste, in realtà, quando mi parlava di te.»
«Le ha parlato... di me?»
mormorò Shinichi, incupendosi un po’
«Che cosa ha detto?»
«Beh... Lei...» Agasa cercò le
parole giuste «Lei sente molto la tua mancanza. Nonostante il
tono freddo e
distaccato che mostrava, sono certo che stia soffrendo
enormemente.»
Il ragazzo storse un po’ le
labbra.
«E’ colpa mia.» Shinichi
abbassò lo sguardo «E’ perché
non ricordavo niente e quindi mi comportavo come
se nulla fosse. Come se in realtà non l’avessi
abbandonata... Sono stato uno
stupido; ogni volta che ci sentivamo per telefono le promettevo che,
appena
sarei “ partito per tornare in città”,
lei sarebbe stata la prima a saperlo. E
invece è rimasta delusa, perché così
non è stato.»
«Ma non è stata colpa tua in
fondo, no?» gli fece notare Heiji.
«Io...» fece l’altro,
stringendo un po’ i pugni.
«Vedrai che si sistemerà
tutto.» lo rassicurò Ai con un’aria
tranquilla.
Shinichi alzò sorpreso lo
sguardo per guardarla.
«Ti basterà parlarle.» gli
spiegò lei «E chiarirti. Vedrai che
andrà bene.»
«Ma non posso certo dirle la
verità.» disse Shinichi, un po’ scuro in
volto, pensando anche al bacio che gli
aveva dato la scienziata - un segreto tra loro due, di cui
né Heiji né Agasa
sapevano nulla -.
Anche lei sembrò pensare alla
stessa cosa. Mutò appena l’espressione del viso,
ma questa rimase comunque
dolce quando disse:
«Non c’è bisogno di raccontarle
tutto. Sarebbe troppo rischioso. Ricorda che tu lo fai per
lei.» fece una
pausa, poi riprese con naturalezza:
«Esprimile piuttosto i tuoi
sentimenti. Sono sicura che ti perdonerà, se sarai
sincero.»
Lui rimase a guardarla in
silenzio ancora un poco, poi annuì appena con il capo,
decidendo:
«E va bene. Farò così.»
Continua...
Scusate il ritardo nel postare il capitolo, ma oggi la linea di Internet qui da me va e viene, quindi è praticamente un miracolo se sono riuscita a pubblicare! ^^'
Mi spiace, ma oggi sono impegnatissima, tra i lavori di casa e qualche imprevisto, perciò devo andare subito, quindi non riesco a rispondere alle recensioni, per sta volta... Lo farò nel prossimo capitolo, come sempre, non temete! -_^ Scusatemi ancora! ^^''
Mercoledì 12 sarò fuori tutto il giorno, quindi il prossimo capitolo sarà postato Venerdì 14. Spero non vi dispiaccia! ^^''' In oltre il prossimo sarà l'ultimo: l'epilogo! T_T Me è disperata... questa storia è durata poco! ç_ç
In ogni modo ringrazio tutti coloro che hanno recensito (**) e chi ha letto solamente lo scorso capitolo.
Un bacione, a Venerdì 14! ^^