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Autore: _Gone_    05/05/2020    2 recensioni
“Quindi Sherlock, tu sei la mia mamma?”
Una bambina di appena cinque anni era riuscita a zittire Sherlock Holmes, che cercava in sé tutto il tatto che mai aveva avuto nella risposta adatta da dare.
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(Parentlock!)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Sherlock, ma tu sei la mia mamma?”
La domanda era arrivata all’improvviso, in quel freddo pomeriggio di dicembre. 
Il Natale si avvicinava e con esso anche tutte le tradizioni che i coinquilini del 221 di Baker Street seguivano rigorosamente da quando Rosie aveva messo piede in quella casa, quattro anni prima.

John si trovava in ambulatorio, una delle ultime volte prima del suo congedo natalizio e, come di consueto, toccava a Sherlock badare alla piccola Watson.
Inizialmente la presa di posizione gli era pesata: non si era mai preso cura di nessun altro essere umano, come avrebbe potuto badare a una bambina di appena un anno? 

Pian piano, grazie alla scienza delle deduzioni, imparò a capire quando Rosie aveva bisogno di essere cambiata, nutrita e addirittura cullata e con il tempo cercava di insegnarle tutto ciò che conosceva, nonostante a volte John non fosse d’accordo.

Quel pomeriggio stavano giocando a “Risolvi il crimine”.
Sherlock sapeva benissimo che la morte della bambola dai capelli ramati era stata causata dall’orsetto di Peluche con gli occhi grandi, non solo perché non si fosse mai fidato di quei bottoni decisamente troppo ampi, ma anche perché era stato lui a preparare la scena del crimine, lasciando qualche indizio sparso per la casa.

“Quindi Sherlock, tu sei la mia mamma?”
Una bambina di appena cinque anni era riuscita a zittire Sherlock Holmes, che cercava in sé tutto il tatto che mai aveva avuto nella risposta adatta da dare.

“Piccola Watson, non è una domanda inerente al caso che stiamo seguendo, non trovi che dovremmo prima risolvere il mistero?”
Se ne lavò le mani, doveva essere facile con una bambina così piccola.
Si,

Ma non con Rosie.

“E’ stato il mio orsetto, hai lasciato dei peli sulla bambola. Stai più attento la prossima volta.”
 Saltellò da una parte all’altra della stanza mostrando le prove al suo collega, 
“Allora, la mia mamma?Il mio amico Jack mi ha detto che tutti hanno una mamma. Perché io non dovrei avercela? Anche questo è un mistero da risolvere?” continuò, arrampicandosi sulla poltrona preferita del suo papà e accomodandosi per bene, in attesa di una risposta.

Il detective la fissò dritta negli occhi, Quella bambina stava imparando bene.

“Rosie dovresti essere più ragionevole di così. Cosa ti è stato detto sulle mamme?” Iniziò, posizionandosi anch’esso sulla poltrona che le stava di fronte.
Era un caso
E andava risolto.

“Che sono buone, che preparano da mangiare, che giocano con i loro figli... Come tu fai con me. Quindi, il caso è risolto: Sei la mia mamma."
“Rosie, non essere ridicola. Un particolare non di poco conto è che le madri sono delle donne, proprio come te, e tu sai benissimo che io sono un uomo.. proprio come tuo padre. Motivo per il quale il caso è chiuso: io non sono tua madre.”

La bambina portò le ginocchia al petto, infuriata per quell’affermazione. Strinse gli occhi e urlò:
“E allora chi diamine è la mia mamma?!”

“Dovremmo riguardare il tuo vocabolario, Rosamund, non è carino da parte tua. 
 Abbi pazienza e ti racconterò della tua mamma,
Di quella vera.”


“Mary Watson, questo era il suo nome. Quando la conobbi stava già per sposare il tuo giovane padre. 
Era una donna forte e scaltra, neanche io riuscì a risolvere il suo mistero, la prima volta che le rivolsi la parola.
Non puoi vederla perché il suo caso l’ha risolto da sola e si è rivelata la donna più coraggiosa che io abbia mai potuto incontrare. 
Tu diventerai come lei, Rosie, perché gliel’ho promesso.
 Capisci?”

La piccola Watson si limitò ad annuire, in attesa di conoscere di più. 
Seguì un pomeriggio intenso, pieni di racconti, anche se non troppo dettagliati, di quando a risolvere i casi non erano in due, ma tre persone.
La cosa più simile all’avere una famiglia che Sherlock pensava di aver mai conosciuto... Prima di Rosie.
Era di
fficile raccontare la persona che Mary era stata e vederla rivivere ogni giorno negli occhi di quella piccola creatura che scorrazzava per i corridoi del 221 di Baker Street, era difficile persino per Sherlock, perché consapevole del fatto che, da qualche parte, anche Rosie avesse un palazzo mentale in cui immagazzinare tutte le informazioni che stava ricevendo, quindi doveva scegliere con cura quale immagine la bambina dovesse crearsi della sua vere madre.
Quella stessa madre che non era più lì a causa sua.

A volte Rosie strizzava gli occhi, provando a immaginare i lineamenti della persona che l’aveva tenuta per mano per troppo poco tempo.
Sherlock tirò fuori qualche foto del matrimonio dei coniugi Watson, insieme a qualche ricordo malinconico del giorno.

Le manine del frutto di quell’amore travagliato lasciavano impronte sul viso di quella che era stata Mary Watson, insieme a qualche commento.
“Era veramente bella la mia mamma,
La più bella di tutte le mamme dell’universo.”

E persino Sherlock si sentì mancare il terreno sotto i piedi, per qualche istante, memore di una promessa che non era riuscito a mantenere, schiavo dei sensi di colpa.

John non aveva mai nominato Mary prima di quel giorno, quando trovò i suoi due coinquilini a frugare tra i cassetti in cerca di prove. Si unì anche lui al racconto, consapevole del fatto che sarebbe arrivato il momento in cui sua figlia avrebbe posto delle domande, ringraziando il cielo per la presenza fredda di Sherlock, vicino a loro, in un momento delicato come quello.

Una volta finite tutte le storie che riguardassero la porzione di vita che i due amici avevano condiviso con la donna che aveva salvato la vita ad entrambi, era già ora per Rosie di mettersi a letto.

Così, anche quella giornata si sarebbe conclusa esattamente come le precedenti: le coperte rimboccate da quegli due strani uomini che fingevano di non essere altro che due normali amici, un bacino sulla fronte e la lucina con l’ape sul comodino accesa, contro i mostri della notte.

“Sherlock..” Sussurrò la piccola Rosie tra uno sbadiglio e l’altro, “Tu non ti chiami Mary.. E non sei una femmina.. Ma sei lo stesso la mamma migliore del mondo."
Sussurrato all’orecchio, come fosse una segreto,
Qualcosa che il giorno dopo avrebbero fatto finta di non essersi detti.

Ed un sorriso,
Insieme alla consapevolezza di star tenendo fede a una promessa
Fatta anni prima
Ad una cara amica.

Note:
Innanzitutto: grazie per aver letto!
Ultimamente il pensiero di Sherlock che fa il bravo genitore mi attanaglia giorno e notte, così ho provato a scriverci su qualcosa, cercando di mantenere i personaggi quanto più "realistici" possibile. 
Mi farebbe davvero piacere conoscere la vostra opinione a riguardo, quindi scrivete una recensione se vi va.

 _Gone_🌸

   
 
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