Sirius si era svegliato dopo un po' sul
divano di casa Tonks sotto gli occhi di sbarrati di Harry,
Hagrid, Dromeda e Ted e con
puntate addosso tre bacchette e un ombrello rosa. Qualcuno gli aveva anche
levato la bacchetta dopo essere svenuto e provò a fare il bravo; Sirius aveva
chiesto un bicchiere d’acqua mentre sua cugina faceva una serie di incantesimi
e domande assurde per capire se fosse davvero lui.
“Cosa hai ricevuto per il tuo
diciassettesimo compleanno dai tuoi genitori?” si sentì chiedere e rischiò che
l’acqua che stava bevendo sbagliasse percorso.
“Ah! Addirittura
le domande trabocchetto? Niente, mi pare ovvio. L’ultima volta che tu e io ci
siamo visti è stato nel settantasei, dopo che sono scappato di casa prima di
compiere diciassette anni, e tua figlia mi incollò un lecca lecca nei capelli. Fra l’altro l’ho conosciuta prima
di morire ed era un Auror. È ancora un Auror?”
“Da come straparla direi che è davvero
lui” disse Ted sconvolto.
“Come hai fatto a tornare indietro?” gli
chiese sua cugina, sconvolta.
“In verità credo di non essere mai andato
avanti. Sono rimasto in una sorta di limbo. Quanto tempo è passato?”
“Sei morto più di un anno fa”
“Cos… davvero? Ma… Sarà passato qualche
giorno, al massimo una settimana”
“Era il diciotto giugno 1996, oggi è il
ventisette luglio 1997” disse Harry parlando per la prima volta. Il ragazzo teneva
in mano la maschera con cui Sirius si era svegliato, aveva la forma della testa
di un cane-lupo nero con le orecchie appuntite, molto somigliante a Padfoot. Era piuttosto sicuro che Harry non riuscisse a
guardarlo in faccia, troppo sconvolto e restio a fidarsi. Tutti i presenti lo
fissavano con occhi sgranati, ma non poteva biasimarli.
Era morto da un anno?
“Godric, sarà
successo di tutto” commentò sconvolto.
“Non ne hai idea” bofonchiò sarcastico il
ragazzo.
“Mi… devo andare un attimo in bagno” disse
guardando i padroni di casa e Ted gli fece segno di seguirlo.
Chiuse la porta del bagno e si guardò allo
specchio. Aveva bisogno di un attimo per stare da solo e fare mente locale.
Erano nell’Ufficio Misteri, stava
duellando con Bella; una maledizione lo aveva spinto nell’arco di pietra e si
era trovato in una stanza esattamente identica a quella che aveva appena
lasciato, ma completamente bianca, tanto bianca da poter accecare la vista.
Sembrava essere passata a malapena una
settimana, era assurdo che fosse passato più di un anno.
Gli aveva detto che il tempo scorreva
diversamente, ma non credeva…
Prima di avere un attacco di panico, fece
dei respiri profondi e catalogò tutto quello che aveva con sé da quando si era
svegliato.
L’oggetto più insolito era chiaramente la
maschera da cane perché suo fratello aveva sempre avuto uno humor scadente, ma
un chiaro invito a non far sapere in giro che era di nuovo vivo.
Gli abiti erano gli stessi di quando era
morto, ma in tasca aveva la sua prima bacchetta magica, quella che avevano
spezzato davanti ai suoi occhi quando lo avevano portato ad Akzaban.
Cedro, corda di cuore di drago, dieci pollici, rigida. Al polso aveva
l’orologio che i Potter gli avevano regalato per i suoi diciassette anni,
quello che credeva perduto insieme alla bacchetta.
Si spogliò e anche i boxer erano gli
stessi. I suoi abiti erano puliti, avevano solo i segni della battaglia appena
finita, per loro non era passata né una settimana né un anno.
Iniziò a guardarsi nello specchio dietro
la porta e aveva tutti i tatuaggi e le cicatrici che ricordava, ma il suo
fisico era diverso: aveva più muscoli, non gli facevano più male le ossa e non
aveva più quella macchia sull’orecchio sinistro dove non gli crescevano più i
capelli, dovuta a un’infezione da zecche contratta ad Azkaban.
Sembrava ringiovanito, ma non tanto
nell’età, era chiaramente visibile che avesse superato i trent’anni, ma i segni
dei soprusi, i denti che non era più riuscito a rimettere del tutto in sesto
dopo il carcere, le tumefazioni violacee attorno agli occhi dovute
all’incapacità di dormire più di un paio d’ore a notte, le unghie rovinate e le
ossa rotte guarite male, era tutto sparito o sistemato.
La morte aveva cancellato i soprusi dal
suo corpo e Sirius non poteva che esserne grato.
Stava ancora osservando i suoi molari allo
specchio (tutti al loro posto! Neanche uno marcio!), quando qualcuno bussò e lo
fece trasalire.
“Sei morto di nuovo?” chiese sua cugina
“E abbandonarti dopo un’entrata in scena
del genere?” le rispose mentre si rivestiva con un gesto della bacchetta prima
di uscire dal bagno.
“Okay, adesso qual è il piano?”
“Sarebbe il caso di avvertire l’Ordine”
propose la donna e Sirius dovette darle ragione.
Per viaggiare sulla moto in tre fino alla Tana,
Sirius si trasformò in Padfoot e si mise in braccio a
Harry nel sidecar.
“Ricordati l’incantesimo per frenarla o ci
schianteremo” disse a Harry prima di trasformarsi. Come cane era appena più
piccolo rispetto a quando era umano, ma al momento sembrava l’unica alternativa
possibile. Il sidecar era messo talmente male che se avesse provato a ingrandirlo
si sarebbe spaccato per protesta.
Ovviamente anche a casa Weasley tutti restarono estremamente sconvolti all’idea di
vederlo vivo.
“Si, sono tornato, lo so è passato un anno,
fatemi tutte le domande di sicurezza che vi pare. Serve una mano?” disse
guardando i membri dell’Ordine in varie sfumature di ferite da guarire. Quello
messo peggio era George, steso sul divano, tutto il lato sinistro della faccia
coperto di sangue.
“Che incantesimo è stato?” chiese alla
stanza mentre lo osservava.
“Sectumsempra”
gli rispose Fred.
“Dannato Mocciosus
unto…” bofonchiò innervosito. Non gli bastava giocare al piccolo chimico,
doveva anche inventare incantesimi che tutti i suoi vecchi amici Mangiamorte
conoscevano perfettamente “L’opzione migliore è il Venera Sanenctum, ma non sono sicuro di quanto riusciremo a
fare per recuperare l’orecchio. Molly, se permetti” disse alla donna che,
ancora completamente sconvolta, si spostò mentre Sirius aveva già iniziato la
cantilena.
Aveva appena finito e l’emorragia si era
fermata lasciandosi dietro una grossa cicatrice, quando sentì una bacchetta
puntata sul collo.
“Dimmi qualcosa che solo Sirius Black
potrebbe sapere” si sentì chiedere da Remus e si voltò lentamente.
L’ultima cosa che voleva era farsi
ammazzare così presto e per di più da lui.
“Oh per Merlino,
da dove comincio. Io e gli altri abbiamo capito che eri un lupo mannaro a metà
del primo anno, ma ne abbiamo parlato con te solo al secondo, abbiamo iniziato
il processo per diventare Animagus alla fine del terzo
anno e siamo riusciti a finirlo al quinto, notevole, ma potevamo fare di meglio
se io non fossi stato un idiota. Io sono un cane, James era un cervo e di
quell’altro neanche ne voglio parlare. La maledizione Sectumsempra
è un’invenzione di Snivellus che la usò su James a
febbraio del ‘76. Per via di quell’attacco ho fatto la seconda idiozia più
grande della mia vita per cui non sei mai riuscito davvero a perdonarmi, non
del tutto, e me lo merito. Continuo? Continuo. Per il diploma andammo al
concerto dei Black Sabbath e passammo tutta War Pigs a saltare perché era il nostro inno di guerra.
Rubasti una delle magliette per me, e io ne fui particolarmente grato una volta
tornati a casa. Hai perso la verginità con u-”
“Basta così!” gridò il mago e Sirius
sorrise.
“Quella sarebbe stata una bella storia. Ciao
Moony”
“È passato un anno… com’è possibile?”
sospirò l’uomo sconvolto, mentre gli sfiorava i capelli e poi una spalla, la
bacchetta finalmente abbassata. Sirius gli prese la mano e fece per stringerla
a sé, ma le sue dita incontrarono qualcosa al suo anulare. Un cerchietto di
metallico, una cosa insignificante, ma abbastanza da mandare il sorriso di
Sirius in frantumi.
Remus non portava mai accessori, solo
l’orologio. Solo l’orologio.
Ci fu un attimo in cui i due si dissero con
lo sguardo cose che Sirius non avrebbe mai voluto sentire e poi Remus tirò via
la mano lentamente. La punta delle sue dita stava ancora sfiorando i lunghi capelli
neri, quando Tonks, che era appena arrivata, s’infilò
sotto il braccio di lui e iniziò a parlare, parlava anche con Sirius ma lui non
sentiva una sola parola, gli occhi fissi sulla mano sinistra di lei su cui
svettava un anello identico. Loro due erano…?
“Io torno da George” disse mentre lei
ancora parlava, per poi voltarsi e andarsene.
La soluzione migliore per il ragazzo, se
voleva nascondere l’orecchio martoriato, era farsi crescere i capelli, scelta
che Sirius e Bill appoggiavano animatamente, quasi tanto quanto si era opposta
Molly. Stavano ancora discutendo di capelli quando Arthur Weasley
ammutolì qualsiasi discussione con la notizia che Alastor era morto in battaglia,
peggiorando notevolmente il clima della serata.
“Chi sarà adesso il leader dell’Ordine?”
chiese Bill
“Perché Alastor era il leader? Dov’è
Silente?” chiese Sirius e tutti i presenti si guardarono a disagio, per poi
votare con lo sguardo all’unanimità per Remus.
“Silente è morto” disse il mago in maniera
sbrigativa.
Silente era morto? Il mago più potente del
mondo magico era morto?
“C-cosa? Chi è stato?”
“Lo ha ucciso Piton”
gli rispose Remus senza girarci intorno.
Sembravano tutti pronti all’impatto,
pronti a vedere Sirius esplodere. Anche Sirius era pronto, in tutta onestà, ma
la rabbia che sentì montare da sotto lo sterno era fredda, non c’era quella
fiamma dirompente che lo aveva sempre divorato fino all’osso.
Frantumò comunque la tazza che teneva in
mano, ma prima ancora che gli altri potessero reagire l’aveva già colpita con
un Reparo e si era curato la mano.
“E quindi il pipistrello ci ha traditi. Ma
che sorpresa!” bofonchiò il bruno mentre sbatteva la tazza sul tavolo
rischiando di romperla nuovamente.
“È la tua vecchia bacchetta?” chiese Remus
sorpreso. Ovvio che lui l’avrebbe riconosciuta, era l’unico dei Malandrini in
grado di utilizzarla. Era una bacchetta piuttosto cocciuta e a Sirius era
mancata come un arto.
“Ce l’avevo in tasca quando mi sono
svegliato. Un dono della morte” disse sarcastico
“E per ogni dono una maledizione” bofonchiò
Remus a bassa voce con sguardo vacuo per poi allontanarsi. I discorsi
diventarono piuttosto tecnici molto rapidamente, spiegarono a Sirius con
esattezza qual era la missione appena svolta, ma quando il discorso si spostò
ai prossimi obbiettivi dell’Ordine, Molly insistette per mandare i ragazzi a
dormire.
“Adesso sono tutti maggiorenni, che scusa
hai?” commentò piccato Sirius e la donna s’irrigidì.
“La tua presenza”
“Ah, quindi adesso sono io il lupo
cattivo,” Tonks, Bill e qualcun altro trattennero una
risata “buono a sapersi” si alzò anche lui, dicendo che aveva già abbastanza da
metabolizzare e che voleva parlare con Harry. Effettivamente non era una bugia.
Seguì il ragazzo fino in camera di Ron che gentilmente si dileguò.
“Come si senti?” gli chiese sedendosi sul
bordo del letto vicino al suo figlioccio.
“Non ne ho idea. Tu sei qui che è assurdo,
ma stasera sono morti Alastor ed Edvige ed è successo per colpa mia”
“No Harry, non è successo per colpa tua.
Loro si sono sacrificati per qualcosa di molto importante, qualcosa che ti vede
esattamente nel centro, ma non pensare mai che sia colpa tua. La colpa è
dell’Oscuro Signore che ha iniziato questa guerra, noi stiamo solo facendo il
nostro meglio per fermarla” disse stringendogli un braccio attorno alle spalle.
“Mi dispiace per Edvige, so quanto ci
tenevi. Se sapessi come ho fatto a tornare indietro, ti restituirei tutti i
cari che hai perso” Harry lo abbracciò, affondando la testa nella sua spalla e
ispirando in maniera forzatamente controllata.
“Non riesco a spiegare quanto è importante
che tu sia qui” disse dopo un po' contro la sua giacca di pelle.
“Ti voglio bene, Bambi” gli rispose
poggiando la testa sulla sua. Erano quasi della stessa altezza ormai e
sicuramente Harry era scomodo, ma poco importava.
“È davvero necessario che mi chiami così?”
chiese il ragazzo con tono distratto.
“Ti chiamavo così quando eri un affarino
grosso quanto un boccino nella pancia di tua madre. Perché? Non ti piace?”
“Non molto”
“Oh mi dispiace, proverò ad utilizzarlo
quanto più possibile” riuscì a fargli fare un sorriso e Sirius la considerò una
vittoria.
“Mi sei mancato, Snuffle”
“Ah, vedo che ti sai difendere anche senza
bacchetta”
Quando Ron infilò
timidamente la testa in camera, Sirius augurò la buonanotte ad entrambi e si
dileguò.
Al piano terra la maggior parte delle
persone erano tornate a casa, compreso Hagrid in qualche modo, e Sirius si rese
conto di non sapere dove andare a dormire.
“Sirius, ho appena parlato con mia madre e
ha detto che se vuoi puoi dormire da lei” gli spiegò Tonks
come se gli avesse letto il pensiero e Sirius dovette utilizzare tutto il suo
arsenale da bugiardo per mantenere un’espressione neutra.
Non era colpa di Tonks
non era colpa di Tonks non era colpa di Tonks.
“Effettivamente credo sia l’opzione
migliore” riuscì a dire tranquillo avviandosi già alla porta. Aveva una
motocicletta da convincere a ripartire, prima di sperare di poter andare a
dormire.
“Sirius, prima che tu vada” iniziò Molly Weasley e Sirius si voltò sorpreso “Prima che morisse,
Silente ha affidato una missione ai ragazzi. Si rifiutano di parlarne con
chiunque, ma Arthur li ha sentiti parlare di qualcosa da trovare e distruggere”
Quindi erano già a quel punto?
“Lo so di non essere nelle condizioni di
chiederti niente, ma se c’è un solo adulto con cui Harry potrebbe decidere di
parlarne…” vide Molly ingoiare parecchio orgoglio per chiedergli una cosa del
genere.
“Proverò a parlare con Harry al riguardo,
promesso” la rincuorò con l’espressione più affabile che gli riuscisse. La
donna sembrò soddisfatta e di certo Sirius non gli avrebbe spiegato che avevano
due scopi piuttosto diversi.
Sirius tornò alla Tana il giorno seguente
per provare a parlare con Harry. Non gli sembrava una grande idea saltare
direttamente al sodo, soprattutto perché aveva una domanda da fargli, una
domanda insignificante, soprattutto al confronto di tutto il resto, ma che lo aveva
perseguitato tutta la notte.
“Harry da…. da quanto tempo Remus e Tonks sono sposati?” gli chiese dopo un po'. Stavano
portando delle sedie da sistemare sotto la grande tenda viola sotto cui si
sarebbe svolto il matrimonio di Bill e Fleur. Davvero
non si aspettava un matrimonio in quel momento, ma chi era lui per giudicare?
“Settimane, non di più. Tonks me lo ha detto prima che lasciassimo Privet Drive. Non so con esattezza, hanno dovuto fare tutto
in segreto per via delle leggi contro i licantropi” gli spiegò distrattamente.
“Ah capisco.
Invece tu hai niente di nuovo da raccontarmi?” meglio sviare, tanto il ragazzo
non ne sapeva niente.
“Non mi sono sposato” rispose scrollando
le spalle e Sirius rise di gusto.
“Ti avrei picchiato se così fosse stato”
disse scherzando e poi si rese conto che girarci in torno proprio non era nel
suo stile.
“So che ti è stato affidato un compito”
ammise senza mezzi termini e Harry s’irrigidì.
“Te lo ha detto Molly?”
“È solo preoccupata, come sempre. Neanche
fossimo in guerra” disse sarcastico.
Harry sbuffò e Sirius si sedette su un
tavolo, guardando fuori.
“So che Silente vi ha dato una missione e
di certo non cercherò di dissuaderti. Anzi, quello che ti sto offrendo è una
mano” gli spiegò. Harry chiaramente non se lo aspettava, nemmeno da lui,
l’adulto più infantile di tutto l’Ordine.
“E ti fideresti di seguirmi? Senza sapere
cosa stiamo facendo?” gli chiese e Sirius annuì.
“Naturalmente”
Prima che Harry gli potesse rispondere, furono
interrotti da Molly Weasley che, dopo che era tornato
dai morti e aveva guarito il figlio, lo trattava marginalmente meglio. Non
bene, ma meglio.
“Harry tesoro, mi chiedevo, che ti
andrebbe di fare per il tuo compleanno?”
“Signora Weasley
una normalissima cena andrà bene, è il giorno prima del matrimonio, non voglio
creare problemi”
“Oh, sciocchezze, non capita tutti i
giorni che uno compia diciassette anni!”
Lo sguardo di Sirius fu attirato dal
proprio polso su cui svettava l’orologio ricevuto a diciassette anni. Era in
ottime condizioni, soprattutto perché non lo vedeva dall’ottobre dell’81 e
probabilmente non era l’originale, ma il grosso graffio sul quadrante che aveva
provocato mentre lui e James scappavano in motocicletta dai Mangiamorte, era
lì. Era possibile resuscitare un orologio?
Lasciò i due a discutere sotto la tenda e
andò in cucina dove trovò George che aveva incantato i bicchieri perché si
lucidassero e li guardava danzare ordinatamente.
“Ehi come va l’orecchio?” chiese al
ragazzo.
“Sto sperando che il mio udito diventi
ultrasonico, ma per il momento non mi sembra sia cambiato niente” disse
scrollando le spalle.
“Fattelo dire da uno con le orecchie di un
cane: non vuoi un udito ultrasonico. Piuttosto, c’è ancora della pozione Polisucco?” s’informò, ma il ragazzo scosse la testa.
“Quella senza i capelli di Harry ce
l’hanno Remus e Tonks”
“Ah, dannazione. Dovrò fare alla vecchia
maniera allora” trasfigurò leggermente un piatto da portata fino a renderlo
perfettamente riflettente e poi iniziò a trasfigurare i propri lineamenti. Si
diede dei corti capelli marroni e un po' di barba, i suoi occhi di una tonalità
nocciola e un naso più largo. Trasfigurò un cucchiaio in un paio di occhiali e
si disse soddisfatto. George approvò con un pollice.
“Direi che è sufficiente. Se non torno fra
tre ore non venite a cercarmi, non ne vale la pena”
-
Sirius dormiva da Andromeda, maggiormente perché
era l’unica persona che gli aveva offerto un posto. Hagrid gli aveva ufficialmente
restituito la moto e lui e Ted ci stavano lavorando
insieme, rimettendola in condizioni ottimali. Il guardiacaccia aveva fatto del
suo meglio, ma era chiaro che fosse molto più bravo ad occuparsi delle creature
magiche piuttosto che di quelle meccaniche.
La complicata rete di incantesimi fatti
sulla moto non era messa male, ma tutta la parte puramente meccanica era pronta
al collasso.
“Congratulazioni” disse Sirius dopo un po'
a Ted che al momento era in piedi vicino al tavolo
del garage.
“Per cosa?” chiese l’uomo stranito.
“Il matrimonio” rispose lui ovvio e
l’altro si accigliò.
“Va a farti fottere, Black” rispose
piuttosto piccato. Non era stata quella l’intenzione di Sirius, lui e Ted un tempo erano andati d’accordo. La motocicletta era
stata sua un tempo e quando se ne era voluto liberare l’aveva venduta a Sirius
ad un prezzo quasi imbarazzante.
“E dai Ted, dico
sul serio. Remus è una brava persona”
“Non è Remus il problema, è l’altro”
“C’è un altro?”
Okay, questa era solo per vedere fino a dove riusciva a far arrivare l’ex Tassorosso prima di farsi maledire.
“Non fare l’idiota Sirius, sei troppo
intelligente” rispose, chiaramente disturbato.
“Senti, lo abbiamo gestito per anni ed
eravamo una banda di adolescenti. Lo chiudi in cantina un giorno al mese e il
gioco è fatto” provò a tranquillizzarlo per poi tornare alla motocicletta.
“Credo che lei sia incinta”
A Sirius cadde una chiave di mano, ma la
recuperò al volo prima che non andasse a terra e continuò come se nulla fosse
successo.
“Non hanno ancora detto niente, ma ho
sempre avuto un sesto senso per queste cose… tu pensi che un bambino potrebbe-”
iniziò Ted, ma Sirius lo interruppe.
“Ted, sono quasi
un esperto in materia: l’unico modo per diventare lupi mannari è essere morsi e
solo se ciò accade durante la luna piena. Lupi non si nasce, si diventa”
“Con tutte le leggi contro i licantropi,
se scoprissero che si sono sposati e che lei è incinta Dora finirebbe in guai
seri e Remus verrebbe giustiziato. Me ne vergogno, ma è che quando uno fa dei
figli vuole il meglio per loro e, ora come ora, Remus non lo è”
Sirius ebbe un moto di istinto protettivo
nei confronti del licantropo, ma riuscì a trattenersi. La morte gli aveva fatto
davvero bene.
“Io lo conosco da quando aveva undici anni
e ti posso assicurare una cosa: non l’avrebbe mai sposata se non l’avesse amata
più di ogni altra cosa. Riesci a vedere solo i lati negativi e posso capirlo,
ma Remus farà di tutto per Dora e il bambino”
I due rimasero un po' in silenzio e Sirius
credeva di avercela fatta. Assurdo. Vedi se gli toccava rincuorare il suocero
del suo…
“Mi pare di ricordare che lo… conoscevi
piuttosto bene qualche tempo fa” iniziò Ted, un
sopracciglio pericolosamente inarcato. Chiaramente l’animagus
aveva fallito alla grande.
“Di che parli?” chiese innocentemente
“Vivevate insieme, no? Dopo il diploma”
“Era per comodità. Eravamo nell’Ordine,
passavamo talmente tanto tempo in giro per Silente che allontanarsi da Londra
era stupido” si giustificò stringendosi nelle spalle.
“A me pare di ricordare diversamente”
Okay, era inutile dissimulare.
“Ted, non fare
domande di cui non vuoi una risposta. E passami il girabacchino” chiarì e
l’uomo sbuffò per poi passargli l’attrezzo.
“Per le palle di Merlino…”
“Hip-Hip Hurrà” bofonchiò Sirius.
-
La sera del compleanno di Harry, Sirius
raggiunse La Tana con la sua motocicletta da poco rimessa in sesto. L’aveva
anche lavata e lucidata prima di pranzo, cosa che chiaramente non le succedeva
da parecchio tempo e adesso sembrava tutta un’altra moto, anche il sidecar
sembrava aver riacquistato la gioia di vivere.
Era arrivato piuttosto presto perché
avrebbe voluto passare un po' di tempo con Harry da solo per spiegargli con
calma il suo regalo.
“Ho qualcosa per te” esordì subito dopo
avergli dato gli auguri. Fece segno alle scale e si rintanarono in camera di Ron per avere un po' di privacy.
Ne aveva già parlato con Molly visto che
si era offerta di regalare ad Harry l’orologio di suo fratello Fabian e a
Sirius si strinse lo stomaco ricordando i gemelli Prewett,
di tre anni davanti a lui a Hogwarts, morti anche
loro in nome dell’Ordine, ma aveva spiegato alla donna che ci avevano già
pensato James e Lily.
“Questo è un regalo dei tuoi genitori per
il tuo diciassettesimo anno” spiegò allungandogli la scatola e il ragazzo
sgranò gli occhi.
La Gringott
offriva un servizio di cassette di sicurezza di cui si poteva usufruire se si
aveva una camera blindata con loro e durante la prima guerra James aveva
organizzato una cassetta per Harry. Era una cosa che avevano fatto molte
famiglie che avevano figli piccoli, non sapendo se avrebbero avuto la
possibilità di vederli compiere diciassette anni. Non c’era niente di valore inestimabile
all’interno, non era il mantello dell’invisibilità, ma c’erano delle lettere
per lui, qualche foto, una ciocca di capelli rossi in un medaglione e il
classico regalo dei diciassette anni. I neogenitori l’avevano messa insieme
nella speranza che un giorno l’avrebbero ritirata loro stessi, ma così non era
stato. Avevano fortunatamente aggiunto la firma magica di Sirius alle persone
che potevano ritirarla ed era quello che aveva fatto.
Harry sembrava terrorizzato anche solo
all’idea di sollevare il coperchio, ma Sirius lo incoraggiò con una mano su una
spalla. All’interno dell’impersonale cassetta metallica, c’era una grossa
scatola di legno con una “P” incisa sopra. Il ragazzo la estrasse dalla prima
scatola e sfiorò la chiusura che si aprì magicamente, facendolo sobbalzare.
Harry prese un respiro profondo e sollevò il coperchio, osservando il contenuto
con attenzione.
“Le altre sono cose più personali, direi
di cominciare dal pièce de résistance” disse
indicandogli la scatola di velluto blu che era in cima.
L’orologio all’interno era esattamente come
quello al polso di Sirius. Il cinturino era nero con i dettagli argento, il
quadrante era di madreperla con quattro inserti di corallo a segnare i punti
principali e delle barrette argentate per segnare gli altri mentre le tre
lancette segnatempo erano dorate.
“Questo era di James, tuo nonno Fleamont li regalò uguali a me e tuo padre” disse
mostrandogli il proprio polso “Sia lui che i Black andavano in giro con degli
orologi da taschino, ma non credo sarebbero durati a lungo in mano a me o
James, ad essere onesto”
“Audax at fidelis” lesse Harry dal retro del quadrante.
“Audace ma fedele” tradusse Sirius, “È il
motto dei Potter, ma anche una buona descrizione per entrambi i tuoi genitori”
Sirius si tolse il proprio orologio, mostrando che anche il retro del suo
portava la stessa incisione.
“Non sapevo nemmeno che i Potter avessero
un motto” disse Harry quasi vergognandosi. Sirius non riusciva neanche a
contare il numero di volte che James aveva urlato “Audax at
fidelis!” prima di lanciarsi a fare qualche cazzata.
“Naturalmente. La tua famiglia discende
direttamente da Ignotus Peverell,
l’unico motivo per cui non è fra le ventotto famiglie purosangue è perché a i
tuoi avi non è mai andato giù il modo in cui molti volevano discriminare i
babbani e i natibabbani e hanno sempre combattuto per
i loro diritti”
Harry lo guardò e poi tornò a guardare
l’orologio.
“È davvero molto bello”
“Tuo nonno aveva buon gusto” disse
scherzando e Harry accennò un sorriso mentre metteva l’orologio.
“Quando tutta questa situazione sarà
finita, ci sono un sacco di cose che mi piacerebbe mostrarti. Un’intera casa di
ricordi, di storia di cui potremmo parlare con calma. Questo è solo un assaggio”
Harry annuì energicamente, si asciugò gli
occhi e poi guardò nella scatola.
“Ci sono parecchie altre cose qui dentro”
“Sono qui per questo”
La serata si concluse molto più
rapidamente di quanto avrebbero voluto tutti, visto che l’improvvisa visita di Scrimgeour metteva a repentaglio la libertà di Tonks e Remus e Sirius era ancora legalmente morto. Aveva
intravisto una bellissima torta a forma di boccino dorato che non avrebbe mai
assaggiato, ma rimase giusto il tempo necessario ad essere invitato al
matrimonio di Bill e Fleur il giorno dopo e andare vagamente
panico perché non aveva un regalo da portargli. O un abito da mettere.
Andromeda lo avrebbe sicuramente aiutato
ad inventarsi qualcosa.
-
Al matrimonio di Bill e Fleur Sirius era uno spettacolo, modestia (Ah!) a parte.
Come aveva già potuto constatare, la morte
gli aveva fatto bene; qualcosa dell’aura da spettro che si trascinava dietro
dalla sua fuga da Azkaban sembrava essersi alleggerita, aveva meno occhiaie, i
suoi occhi brillavano e aveva una forma fisica diversa da quella di uno
scheletro. Per distinguersi nella massa aveva rasato completamente la barba e
aveva incantato capelli e sopracciglia dello stesso rosso dei Weasley, aggiungendo un’abbondante spruzzata di lentiggini
su volto e mani.
Essendo stato invitato solo una manciata
di ore prima, era stato impossibile far confezionare un abito di fattura magica
e quindi aveva ripiegato su quella babbana. Il commesso aveva chiamato la
giacca frac e aveva insistito per gilet e ascot grigi con una camicia bianca che
Sirius, aveva dovuto concedere, gli stavano piuttosto bene. Aveva anche
aggiunto un fazzoletto da taschino viola, visto che era il colore che avevano
utilizzato per le decorazioni.
Alla festa aveva ballato con la maggior
parte delle donne disponili e anche qualcuna meno, come ad esempio Molly Weasley che era fuggita dopo pochi passi. Aveva flirtato in
francese con le dame della famiglia della sposa e le aveva abbandonate dopo il
baciamano.
Aveva da poco scoperto che mentre lui era
morto Bill era passato sotto gli artigli di Greyback,
il souvenir chiaramente visibile a tutti, e che Molly sarebbe stata sicura che
a quel punto Fleur avrebbe annullato il matrimonio. Solo
a quel punto Molly aveva scoperto di che pasta era fatta la ragazza; non per
nulla era stata fra i campioni del Torneo Tremaghi.
Era una bella serata, per essere nel bel
mezzo di una guerra. Sperava solo che sarebbe durata.
Avevano mascherato Harry con della Pozione
Polisucco rendendolo l’ennesimo pel di carota in giro
e Sirius aveva quasi dimenticato che faccia gli avevano dato. Dopo l’ennesimo
ballo, si era seduto a godersi la scena degli sposi che si guardavano come se
non ci fosse nessun altro. Ah, essere giovani e innamorati nel bel mezzo di una
guerra. Sirius non era stato molto bravo ad esserlo, al primo giro e al secondo
era stato stroncato in partenza.
Prima di dare tempo ai suoi demoni di
soffocarlo, gli passarono davanti i gemelli e si ritrovò a sorridere
automaticamente.
“Ragazzi vedete di non sabotare la torta,
intesi?” li avvisò
“Chi?” “Noi?” “Ma non faremmo mai una cosa
del genere” “Già, per chi ci hai preso?”
“Non la torta, mi raccomando” insisté e i
due sbuffarono.
“Sei noioso da quando sei resuscitato”
“Questa me la pagherete dopo, senza
fretta”
Fu sorpreso dalla risata divertita di
qualcuno alla sua destra. Era l’ennesima testa rossa, ma questa la riconobbe. Era
il secondo della notevole prole dei Weasley, Charlie,
che aveva fatto da testimone al fratello maggiore.
“Quei due ti ascoltano, è sorprendente”
commentò con un’espressione piuttosto colpita.
“Gli ho dato fin troppi spunti su come
fare danni. Mi ci rivedo più di quanto possa sembrare plausibile e poi riuscivo
a distinguerli anche prima dell’orecchio, che è una cosa che fa sempre piacere,
immagino” disse mentre giocherellava con un tovagliolo.
“Sono sempre stati questa unica entità….
Hanno aperto un negozio di scherzi e stanno andando bene, nel bel mezzo di una
guerra, chi lo avrebbe detto” disse Charlie, dall’altro lato del tavolo.
“La gente ha bisogno di distrarsi, di
alleggerire la tensione. Comunque credo che non siamo
stati presentati, stasera sono Sirius Red, di solito il colore è un altro. Tu
sei Charlie, giusto?” disse offrendogli la mano. Lo aveva intravisto la sera
precedente, prima di dover fuggire a gambe levate.
“La tua fama ti precede, soprattutto con
mia madre” commentò il rosso e Sirius ghignò.
“Ah Molly, si è raccomandata di tenersi a
distanza? Quella donna mi odia, dice che sono una cattiva influenza. Ci
crederesti?” disse scherzando e riuscendo a farlo sorridere.
“Non so quanto ancora negativamente
possiamo essere influenzati, a dire il vero” ammise e Sirius dovette dargli
ragione. Effettivamente nessuno dei fratelli che aveva conosciuto aveva
intrapreso una carriera banale.
“A proposito, Harry mi ha detto che lavori
con i draghi in Romania” Charlie sembrò pronto all’impatto, chiaramente
abituato ai commenti negativi, ma Sirius sorrise “È la carriera più pazzesca
che abbia mai sentito. Godric, perché non ci ho
pensato?”
Iniziarono un’accesa discussione in cui
Sirius si sorprese di ricordare molto più di quanto non immaginasse riguardo ai
draghi e Charlie si sorprese del genuino interesse dell’altro accompagnato da
domande pertinenti.
Dai draghi passarono alla musica e
continuarono con altro, seduti sempre più vicini a parlare e ridere.
“Ahahaha e lui
che ha detto?” Sirius aveva le lacrime agli occhi da quanto aveva riso.
“A quel punto era talmente incazzato da
non riuscire nemmeno a parlare. Semplicemente gridò ‘Punizione Weasley!’ mentre tutti gli altri ridevano. Era il suo primo
anno e noi siamo stati pessimi, ma non ero nemmeno un suo alunno, Pozioni non
mi era mai particolarmente interessata. I miei fratelli mi hanno detto che ha
sempre avuto un odio spregiudicato per i Grifondoro e
credo sia stato anche merito mio” concluse con un certo orgoglio grattandosi
una tempia. Aveva degli occhi estremamente azzurri e Sirius non aveva fatto
caso a quando il giovane aveva cambiato posto, andando a sedersi vicino a lui.
“Mi spiace, ma quello è merito mio” gli
spiegò Sirius, altrettanto soddisfatto.
“Come?”
“Non solo mio, più che altro ho fatto la
mia parte, ma eravamo a scuola insieme” rivelò per poi prendere un sorso di
champagne. Era di quello buono, con gli omaggi della famiglia Delacour.
“Godric” esclamò
Charlie sconvolto.
“Oh sì, gliene abbiamo fatte passare di
tutti colori e lui ha sempre abbondantemente contraccambiato”
“Non mi ha mai fatto una bella
impressione, c’erano alcune mie compagne che gli morivano dietro, ma
personalmente non ci ho mai visto niente di buono”
“E dai Charlie, non farmi vomitare,
parliamo di altro” il giovane rise di gusto e poi si guardò attorno, come per
darsi un attimo e raggruppare i pensieri.
“Quali sono i tuoi progetti?” gli chiese e
Sirius restò sorpreso.
“I miei progetti?”
“Beh, sei vivo, ma il mondo magico ti
crede ancora morto, io direi che hai un vantaggio non indifferente”
Sirius avrebbe voluto avere qualche
grandiosa risposta, ma la realtà non era niente di speciale.
“Al momento non ho neanche un posto in cui
vivere, sono sul divano di mia cugina. Effettivamente dovrei mettere insieme le
idee e decidere cosa fare” soprattutto se Harry non lo avesse voluto con lui.
“Io fra un mese torno in Romania, sia per
lavoro che per l’Ordine” il ragazzo prese un respiro profondo “Se vuoi vedere
come vanno le cose lì, non mi darebbe fastidio un po' di compagnia”
Sirius rimase di sasso. Questa davvero non
se la aspettava.
“Pensaci” aggiunse Charlie prima di
alzarsi e andarsene.
Sirius stava ancora provando a capire se
Charlie Weasley ci avesse appena provato con lui o no,
quando il Patronus di Kingsley Shacklebolt si infilò
dentro la tenda, arrestando tutti i festeggiamenti.
“Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivato”
In un attimo fu l’inferno. Sirius incrociò
lo sguardo di Remus che non aveva guardato per tutta la serata, ma di cui aveva
tenuto d’occhio ogni spostamento, e l’uomo gli indicò Harry e i suoi amici con
un cenno della testa.
Bacchetta alla mano si tuffò verso di loro
scansando invitati che scappavano. Lanciò uno sguardo a Remus e Tonks che restarono a combattere, ma continuò. Harry era
più importante.
“Grimmauld
Place” urlò a Granger che aveva già afferrato Ron per
mano, Sirius acchiappò Harry per le spalle e prima che il ragazzo capisse cosa
stesse succedendo, si erano materializzati davanti alla porta di quell’antro
malefico.
Entrarono senza perdere tempo e si
sedettero in salotto facendo alzare una nuvola di polvere.
“Direi che da questo momento è guerra
aperta. Voi siete già pronti, giusto?” disse lanciando uno sguardo a Hermione, una volta datogli tempo di riprendere fiato. La
ragazza annuì, indicandogli una borsetta che cozzava col suo vestito.
“Hai deciso se mi vuoi con voi?” chiese a
Harry. Gli aveva proposto il suo aiuto e poi lo aveva lasciato stare, dandogli
un paio di giorni per pensare.
“Silente ha detto-” iniziò, ma Sirius lo
interruppe.
“Silente è morto”
“Anche tu fino alla settimana scorsa”
rispose Harry. Per qualche motivo quella frase fece male, ma lo ignorò.
“Ma adesso sono qui, per te. La decisione
sta a te, ma voglio che ci pensi bene. Se decidessi di non farmi venire, sappi
che ti aiuterò comunque in qualsiasi modo. Adesso, cosa sapete di questi horcrux?”
I tre si guardarono, provando a capire chi
dei tre avesse parlato.
“Nessuno di voi tre vi ha tradito. Ho
parlato con R.A.B., Regulus Arcturus
Black”
Era una delle prime cose di cui avevano
parlato lui e suo fratello quando era morto. Reg gli aveva spiegato come e
perché era morto e Sirius lo aveva abbracciato.
“Regulus?”
chiese Harry sconvolto.
“Mio fratello”
“Ma non è…?” iniziò Ron,
ma Sirius lo interruppe.
“Morto? Oh sì, ma come ha detto Harry, lo
ero anche io fino a cinque giorni fa, quindi…” scrollò le spalle e si accomodò
sulla poltrona alzando una nuvola di polvere. I pochi progressi fatti a quella
casa erano chiaramente spariti del tutto.
“Quanti pensate ne abbia? Reg diceva che
li aveva studiati e che è davvero assurdo che ne abbia molti” chiese.
“Per ora siamo a tre: l’anello, il diario
e il medaglione. Due distrutti, il terzo ancora non sappiamo dove sia” spiegò Hermione che si era seduta su un puff.
“Immagino che voi abbiate la copia,
giusto?”
Harry annuì e gli allungò il medaglione.
Dentro c’era anche un messaggio di Regulus, sempre
così altisonante. Gli provocò un soffio di malinconia.
“Ricordo qualcosa di simile a questo,
quando ci siamo liberati di un po' di cianfrusaglie che erano in questa casa”
provò a lisciarsi la barba, ma trovò solo le sue guance rasate. Si ricordò dei
capelli rossi e li ritrasformò del loro colore naturale. Anche la faccia di
Harry aveva preso a muoversi, tornando ad essere la sua.
C’era solo un essere vivente che poteva
aiutarli a trovare il medaglione. Che nervi.
“Si sarà nascosto da qualche parte per
spiarci” borbottò fra sé “Chissà se adesso è tuo o è di nuovo mio” Aveva anche
promesso a Reg che non gli avrebbe fatto niente e se ne stava già pentendo.
Kreacher era ancora di
Harry, ma l’elfo ebbe comunque un moto di terrore quando vide il suo vecchio
padrone lì. Sirius non perse nemmeno tempo a insultarlo.
“Rispondi al tuo nuovo padrone e facciamo
in fretta” disse sbrigativo.
Il medaglione l’aveva preso quel ladro da
quattro soldi di Mundungus e con l’aiuto di Dobby, Kreacher riuscì a portarlo
a Grimmauld Place. Gli ci vollero alcuni giorni per
rintracciarlo, ma Sirius fu piuttosto sorpreso del lavoro dei due elfi.
L’uomo lo aveva guardato con il terrore negli
occhi e Sirius aveva ghignato come solo i Black sapevano fare. Una volta finito
il loro scambio di informazioni, l’animagus lo Obliviò.
“Non possiamo rischiare che parli con
qualcuno, sia del medaglione che di me” Sirius riteneva che c’era
un motivo se suo fratello gli aveva dato una maschera e per una volta, voleva
seguire il consiglio datogli. Per di più, se la Umbridge
avesse saputo che cercavano il medaglione in suo possesso, sarebbero stati guai
seri. “Si meriterebbe la morte per quello che ha fatto ad Alastor, ma questo dovrà
bastare” disse lasciandolo ai due elfi domestici che lo riportarono dove lo
avevano trovato.
“Sei bravo con gli incantesimi di Obliviazione?” si sentì chiedere da Hermione.
“No”
-
“Infiltrarci nel ministero non sarà per
niente facile” disse iniziando a ragionare, ma Harry lo interruppe.
“Andremo solo noi tre” annunciò Harry e
Sirius fu pronto a controbattere, ma il ragazzo lo fermò “Silente ha affidato a
noi tre questa missione e nessun altro e poi l’Ordine ha bisogno di tutte le
persone disponibili” e Sirius si trattenne. Merlino quanto era diventato bravo
a trattenersi, se ne sorprendeva ogni volta.
“Almeno prima decidiamo il da farsi
insieme”
Parlarono a lungo tutti e quattro,
provando a mettere insieme un piano che non finisse nello scatafascio completo,
ma lo spazio di manovra era davvero molto poco.
Decisero che la cosa più intelligente da
fare sarebbe stata decidere e monitorare attentamente chi utilizzare per
infiltrarsi nel Ministero e si diedero tutto il tempo necessario per farlo.
Sirius odiava dover stare in quella casa,
riusciva a dormirci solo come Padfoot e le grida di
sua madre di certo non aiutavano. Per di più la casa era sorvegliata da
Mangiamorte e come scherzo del destino, l’unico a poter lasciare Grimmauld Place era proprio lui.
Sottoforma di cane sgattaiolava dal retro
e riappariva parecchie strade più in là. Faceva spesa nei negozi babbani,
osservando con attenzione gli altri clienti e imitandoli in modo da non
sembrare un coglione e poi faceva materializzare quello che comprava
direttamente nella casa. Dopodiché utilizzava per entrare lo stesso modo che
aveva utilizzato per uscire.
Era appena sgattaiolato dentro dalla
finestra sul retro e si stava dirigendo in cucina, ma si arrestò quando sentì i
ragazzi che parlavano con qualcuno.
“Giusto per essere chiari” sentì dire a
Harry “Vuoi lasciare Tonks a casa dei suoi genitori e
venire con noi?”
Buon Godric.
Poteva essere un solo coglione.
“Sarà al sicuro, loro si prenderanno cura
di lei” Il suo tono indifferente era una delle cose più patetiche che Sirius
aveva sentito negli ultimi anni, ma ancora non aveva finito “Harry, sono sicuro
che James avrebbe voluto che restassi con te” Addirittura?
“Beh, io no. Sono piuttosto sicuro che mio
padre avrebbe voluto sapere perché non vuoi restare con tuo figlio”
Ci fu una pausa in cui Sirius pensò di
intromettersi, ma voleva davvero un ultimo assaggio dell’idiozia di quell’uomo.
“Tu non capisci” cominciò
“Allora spiega” Ah, Harry gli dava davvero
delle grandi soddisfazioni.
“Ho fatto un grosso errore a sposare Tonks. È stata una scelta affrettata e l’ho rimpianta molto
da allora”
“Quindi il tuo piano è lasciare lei e il
bambino e scappare con noi?”
A quel punto Moony
si lanciò in un drammatico monologo che gli strinse il cuore, ma gli fece anche
venire una gran voglia di spaccargli la faccia.
Harry intanto sembrava perfettamente in
grado di gestire l’uomo e Sirius fu tentato dal lasciarlo continuare, ma i due iniziarono
ad alterarsi e quando furono sul punto di tirare fuori le bacchette preferì
intervenire.
“Prima di tutto, se fossi stato un
Mangiamorte a questo punto sareste tutti molto morti, meno quaranta punti a Grifondoro” disse senza neanche un velo di ilarità.
“Pads” iniziò
Remus, ma Sirius lo inchiodò con lo sguardo prima che potesse continuare.
“E secondo, hai
davvero la faccia tosta di chiedere a un ragazzo i cui genitori si sono
sacrificati per lui pur di tenerlo in vita, che non sa nemmeno quale sia la
voce di suo padre, di giustificare l’abbandono di tua moglie e tuo figlio? Sei
davvero caduto in basso” La sua voce fu un sibilo velenoso e il licantropo
s’infervorò.
“Tu non capisci!” gli gridò contro e a
quel punto anche lui perse le ultime briciole di pazienza. Non era così
bravo.
“Io sono l’unico a poter davvero capire! E
lo capisce anche una strega in gamba e intelligente che per qualche assurdo
motivo si è innamorata di un imbecille codardo che si è sempre nascosto dietro
un grosso sacco di pulci! Invece di ringraziare qualsiasi divinità conosciuta,
hai intenzione di abbandonarla?!”
“Come puoi non capire?” gli chiese
disperato con le lacrime agli occhi e Sirius dovette farsi violenza per non
sciogliersi. Strinse i denti e continuò.
“Io capisco che devi tornare da Tonks e implorare. Hai fatto una scelta, prenditene le
responsabilità. Ha ragione Harry, sei un codardo”
Remus iniziò a sfoderare la bacchetta, ma
Sirius gli fu addosso con tutte e quattro le zampe e gliela fece cadere di
mano. Padfoot lo trascinò fuori dalla cucina affondandogli
i denti nel braccio e ritrasformandosi a metà strada.
Remus se lo scansò di dosso violentemente,
mandandolo contro il quadro di sua madre che iniziò a urlare insulti, chiamò a
sé la bacchetta con un Accio e se ne andò.
“Avete esagerato” commentò Hermione, Ron sembrava pensarla
come lei. Harry e Sirius si guardarono.
“I genitori non dovrebbero mai abbandonare
i propri figli. A meno ché non siano obbligati” disse
Harry e Sirius non trovò niente da aggiungere se non annuire.
Aveva l’impellente bisogno di lavarsi i
denti.
Dopo che Sirius e Harry si furono calmati,
i tre ragazzi gli spiegarono le cose utili che aveva detto Remus prima di
iniziare a sparare stronzate e Sirius ebbe l’orribile sensazione che non era
come la prima volta, era peggio. Al primo giro almeno non avevano mai toccato Hogwarts.
Il primo settembre la gazzetta annunciò
che Severus Piton sarebbe
stato il nuovo preside di Hogwarts, il giorno dopo i
ragazzi si sarebbero infiltrati nel ministero.
Provò a convincere di nuovo Harry a farsi
accompagnare da lui, ma fu inutile. Sirius sapeva che quella sarebbe stata
l’ultima volta che li avrebbe visti per parecchio tempo. Uscito da lì sarebbe
dovuto scappare, nascondersi, ma ormai era diventato un campione. Sperava solo
che anche quei tre imparassero rapidamente come si faceva e senza un comodo
travestimento da cane.
“Prendete questi” disse dando a Hermione un sacchetto di galeoni e un fascio di banconote
babbane.
“Questa è la Polisucco.
Non so dopo oggi quanta ve ne resterà, ma qui ci sono dei capelli più o meno
della vostra taglia, per ogni evenienza” disse allungandole un astuccio di
cuoio in cui erano contenute le restanti dosi e i capelli accuratamente
catalogati.
Si voltò verso Harry.
“In caso di emergenza manda un Patronus,
okay?”
Harry annuì e Sirius lo abbracciò,
affondando il viso nella sua spalla.
“Sono fiero di te, Harry. Se hai bisogno
di aiuto, dillo all’orologio. Ti troverò, te lo prometto”
Prima che i ragazzi potessero andare via,
Sirius aggiunse delle protezioni alla casa inserendo le loro firme magiche fra
quelle che potevano entrare. Abbracciò di nuovo Harry e diede una pacca sulle
spalle degli altri due.
Sirius li capiva, alla loro età certamente
non avrebbe voluto la McGranitt a fargli da
babysitter in una missione affidatagli da Silente in persona, ma c’era comunque
la puntura della delusione che gli infastidiva il fianco.
Si trovò da solo in quella casa, non
sapendo cosa fare o dove andare.
Per un attimo i suoi pensieri andarono a
Remus, ma poi ricordò la sua scenata patetica e si raggelò.
Era da solo.
Non mi darebbe fastidio un po' di
compagnia,
aveva detto Charlie.
Nemmeno a me, pensò mentre si
lasciava la casa alle spalle.
Se siete arrivati fin qui,
meritate un boccino d’oro ciascuno.
Approssimativamente, questa
sarà la lunghezza di tutti i capitoli, rigo più rigo meno
Sono piuttosto lunghi,
soprattutto per i miei standard, but that’s how we
roll
“Audax at
fidelis” è un motto vero, ma non è dei Potter. Ho
cercato su internet “motti in latino” fino a quando non ne è venuto fuori uno
che mi piaceva. Mi è parso azzeccato.
Il prossimo capitolo….
Romania!
Fate i bravi, e lavatevi le
mani
The Cactus Incident