Era una
vita che volevo scrivere una fanfiction su Harry Potter,
così mi sono detto: proviamoci.
Solo che ho deciso, invece, di scrivere una storia standard, di
organizzarla in
maniera non-consequenziale dal punto di vista temporale (strettamente
legato alla
questione GRASSO GROSSO matrimonio).
Come inizio non ero molto convinta, ma alla fine, ho deciso ugualmente
di cominciare
così.
Comunque premessa necessaria: questa storia non include nel suo canone,
almeno
non completamente, le vicende della Maledizione dell’Erede
(In realtà la
questione è solo su Astoria Greengrass, sono stata molto
contenta di come
somigliasse agli HC che avevo su di lei) e potrebbe anche variare in
qualche
modo dal canone (come in realtà la presenza di un certo
personaggio di cui nel
canone, non sappiamo nulla e cui giustificare l’assenza
è stato difficile).
Finite queste premesse, spero leggerete.
Un bacio
RLandH
The
Ceremony
Una
vecchia strega
Era
una giornata tranquilla alla Tana, secondo Harry,
ovviamente se si sforzava di evitare la Gazzetta del Profeta, qualcosa
che
proprio non riusciva a fare.
Era lì.
Proprio accanto a lui.
Anche il fascicolo che stava studiando del caso che gli era stato
assegnato
risultava meno interessante … rispetto la Gazzetta.
“Harry, caro, è domenica” aveva detto
subito Molly, sbucando nel suo campo di
vista per strappare letteralmente i fascicoli dalle sue mani,
“Oggi non ci
serve che lavori. Questa sera le cose saranno esattamente
uguali” aveva cercato
di ammorbidirlo.
“Adesso aiutami ad apparecchiare la tavola, tra poco saranno
tutti qui” aveva
detto la donna, prima di chiamare come una cornacchia tutti i figli in
casa a
raccolta.
L’unico che sarebbe mancato era Charlie, in Romania
– e Fred.
Ginny era scivolata di corsa dalle scale, aveva i capelli rossi ancora
umidi
dalla doccia, ma cominciavano i primi caldi della stagione, che si
sarebbero
asciugati probabilmente alla luce del sole ed aveva un occhio pesto.
Sarebbe bastato un colpo di bacchetta, neanche di un guaritore o
medimago, o un
goccio di pozione corroborante, per far sparire l’ematoma, ma
Ginny sembrava
abbastanza contenta di averlo, nonostante l’occhio fosse un
po’ gonfio.
Era colpa di un bolide che l’aveva presa in piena faccia
nella partita che
aveva giocato venerdì sera.
Harry si era alzato dal divano appena in tempo per beccare uno schiocco
sulle
labbra, “Magiomo fuori oggi,
c’è il sole” aveva detto Fleur
immediatamente, osservando il tempo fuori dalla finestra, nonostante
fossero
anni che viveva in Inghilterra non si era ancora abituata al clima. E
ne il suo
accento si era fatto meno marcato.
Suo marito era in giardino con Arthur e la piccola Victoire, stavano
facendo
qualcosa di vagamente illegale, come modificare un trenino babbano, ma
nessuno
ne avrebbe fatto parola al ministero.
“Si, si potrebbe fare” aveva valutato la signora
Weasley, concordando con sua
cognata.
Percy ed Hermione erano scesi dalle scale in quel momento, ancora
intenti in
una discussione a proposito di qualcosa legato al lavoro ministeriale,
un
comma ventidue in piena regola che stava facendo impazzire
entrambi[1].
Però erano ambedue
vestiti, lindi e pinti, sistemati per bene, come se avessero dovuto
andare al
ministero anche quella domenica, invece che il pranzo tipico di
famiglia.
Ginny aveva spostato gli occhi dalla madre, per lanciarli sul divano,
sulla
gazzetta.
“Sono uscite?” aveva chiesto poi.
“Si” aveva ammesso Harry, sconfitto.
Molly aveva captato quello scambio di parole con orecchie drittissime,
“Sono
uscite?” aveva chiesto, rubando letteralmente il
giornale dalle mani di sua
figlia.
In prima pagina in due foto in bianco e nero, della stressa grandezza,
erano
affiancate due immagini di lui e Ginny.
Quella di Harry veniva da una conferenza a cui aveva dovuto parlare a
proposito
della Riforma dell’Insegnamento delle Arti Oscure –
ed Harry non aveva ancora
idea del perché lo avessero interpellato – in cui
pareva un ragazzetto
occhialuto e nervoso, visto che il suo se immortalato continuava ad
aggiustarsi
gli occhiali, come fosse un tic. Invece che il rispettato Auror di
ventidue
anni che era, o almeno che voleva apparire. La foto di Ginny invece era
molto meglio
riuscita, con il suo viso sorridente e sicuro verso
l’obbiettivo, come nel suo
caso era un mezzo busto, ed era possibile riconoscere
l’uniforme delle Harpies.
Il titolo in carattere gigante – era sempre stato
così gigantesco? Sembrava
enorme quel giorno – “L’Eroe del
Mondo Magico si sposa!”.
Come da tradizione Harry e Ginny avevano pubblicato le partecipazioni
sul
giornale, più per rendere contenti i suoi futuri suoceri,
che per reale
interesse suo e della sposa. Avevano scelto Il Cavillo
– per Luna – solo
che quando il ministro Shacklebolt l’aveva scoperto aveva
insistito – in realtà
Hermione si era confidata nel dirgli che non era stata proprio
un’idea del
ministro ma di una serie di machiavellici funzionari – che le
partecipazioni
venissero pubblicate anche sulla Gazzetta del Profeta. Senza
dimenticare
che una serie di tortuose situazioni, non meglio identificate, avevano
trasformato il piccolo matrimonio intimo che Harry aveva pensato di
consumare
con Ginny, in uno un po’ più grande.
Maestoso.
Harry suo mal grado non era semplicemente un auror del Ministero che
convogliava a nozze con una vecchia compagna di scuola – e
giocatrice di
quidditch professionista – no, Harry era un simbolo, era
l’eroe del mondo
magico, il Salvatore, che nonostante tutte i traumi della sua vita,
trovava un
equilibrio, sposandosi con una nota sedicente oppositrice del governo
mangiamorte ad Hogwarts.
“Ufficialmente ci sposiamo” aveva detto Ginny con
una mezza risata, recuperando
il giornale dalle mani di sua madre.
“Oh non mi ricordo quando hanno scattato questa
foto” aveva valutato Ginny
invece, “In questa foto tu sei adorabile” aveva
aggiunto la ragazza, strizzando
l’occhio verso di lui. “Dovrete fare attenzione a
chi invitate, l’Intera comunità
magica smanierà per esserci” aveva detto subito
Percy, gli occhi, dietro le
orecchie a corno, erano scintillati in maniera forse un po’
maliziosa, se
avesse avuto intenzione di dire altro, un esplosione verde lo aveva
messo a
tacere.
Con un’espressione leggermente nauseata, Andromeda Tonks
aveva fatto il suo
ingresso nel salotto dei Weasley, con i capelli scuri striati di
grigio,
raccolti in una crocchia. C’era voluto del tempo
perché Harry vedendola non
avesse l’impressione di guardare una versione più
pulita e delicata di
Bellatrix Lastrange. Andromeda, teneva per mano il suo attivissimo
nipotino,
con i capelli di un viola inteso, ritti sulla testa come un porcospino.
Sistemato in un vestito come un marinaretto, molto babbano.
“Molly spero di non essere in ritardo ma qui qualcuno non
voleva mettere le
scarpe!” aveva detto subito la donna. Teddy non aveva badato
per nulla a sua
nonna o le sue parole, ma lasciate le mani di Andromeda, aveva
sgambettato fino
ad Harry per essere preso in braccio e strillato letteralmente il suo
nome.
Quattro anni di puro caos e meraviglie.
Harry lo aveva baciato sulla fronte, “Guarda!
Guarda!” aveva detto subito il
bambino, l’attimo dopo aveva trasmutato la sua bocca nel
becco di una papera.
“Ora che sta imparando a controllarlo sarà peggio
di prima” aveva detto
Andromeda, bonaria, mentre abbracciava Hermione, Molly e chiunque
trovasse alla
portata delle sue braccia e ringrazia per l’invito a pranzo.
“Tranquilla Dromeda” aveva detto subito la signora
Weasley, “I ragazzi non sono
tornati, sono ancora al negozio” aveva detto la donna,
“Ma non mangeremo se
nessuno apparecchia” aveva aggiunto poi con un certo cipiglio
guardando i suoi
figli.
La donna aveva recuperato dalla sua borsa quello che aveva tutta
l’aria di
essere una tortiera, “Spero non si sia rovinata”
aveva detto, allungandola
verso Molly.
Gli altri avevano tutti lanciato uno sguardo interessato al dolce,
“Torta al
limone” aveva riportato con onesta, un sorriso sul viso, che
celava però
qualcosa. Harry si chiese se nella sua memoria in relazione a quel
dolce, ci
fosse anche i visi di Tonks e suo marito. “Sembra
buona” aveva commentato Fleur
raggiungendoli, dando un occhio alla torta, se Molly avesse avuto
l’intenzione
di allungarla verso la nuora, le mani della giovane donna erano state
presto
piene di nuovo.
Fleur aveva raccolto Teddy direttamente dalle mani di Harry,
“Come sta le
plus bel enfant du monde[2]?”
aveva chiesto, con le labbra piene piegate in un sorriso.
“Viky dove è?” aveva strillato invece
Teddy, “È fuori, andiomo anche
noi, così focciomo contenti
Molly?” aveva domandato retorica la ragazza,
portando via il bambino.
Mentre gli imitavano, Harry aveva chiaramente sentito Andromeda
chiedere a
Percy della ‘Famosissima-Audrey’ facendo diventare
paonazzo il ragazzo sulle
guance, mentre raccontava perché la ragazza non potesse
essere lì.
Ginny aveva accompagnato la madre anche fuori, dopo aver guardato la
sua faccia
sul giornale si era accodata a sua madre, bacchetta alla mano, pronta a
sistemare il tavolo in giardino.
Harry era rimasto in soggiorno con Hermione.
“Così tragico al Ministero?” aveva
chiesto poi, “No. Nulla di irrisolvibile”
aveva detto Hermione, con una punta di insicurezza.
“Hermione” aveva ripetuto Harry, “Sono
gli Esposizionisti, danno un gran
bel da fare, ecco tutto” aveva aggiunto, “Lo
so” aveva commentato Harry, “Il
mio ufficio non si occupa di loro, però ecco abbiamo idea
che alcune frange Esposizioniste
si sono avvicinate al movimento Benista[3]”
aveva commentato.
Hermione si era morsa un labbro, “Spero siano
poche” aveva commentato, “Nel
senso io non sono in completo disaccordo con gli Esposizionisti, ma
ecco, no, i
Benisti no” aveva stabilito secca.
“Tu?” aveva chiesto Hermione a bruciapelo poi.
“Non lo so, non ci ho mai pensato ti confesso”
aveva aggiunto.
“Comunque mercoledì mattino ho un incontro con
Waynar Kowalski” aveva aggiunto
Hermion, prima di prendere anche lei il giornale.
“Non finivi in copertina ormai da qualche
settimana” aveva valutato con un
accenno di sorriso, “Stava andando così
bene” aveva esclamato Harry. Era stato
a causa di un caso a Glasgow; Harry non voleva più pensarci.
Hermione aveva allungato una mano per scompigliarli i capelli, per
quanto
fossero già di loro intrecciati e spettinati.
“Sarà un circo mediatico
insopportabile sì, ma il mondo ne ha bisogno”
aveva sussurrato poi, “Mi dispiace”
aveva concesso.
“Spero che arriverà il giorno in cui il mondo non
avrà più bisogno di me” aveva
confidato Harry, “Di guardare alla mia vita con tutta questa
morbosità”.
Tutto sommato però doveva dire di non avere nulla di cui
lamentarsi, il mondo
magico era in pace, nella maniera in cui il mondo poteva esserlo
– le cose
orribili continuavano a succedere, ma per quelle lui era solo
l’Auror Harry
Potter e non il Bambino-che-era-sopravvissuto – la cicatrice non gli
pizzicava più, aveva una
famiglia che lo riempiva di gioia ed avrebbe sposato Ginny.
Andava tutto bene.
Poi il camino era letteralmente esploso in fumo e colpi di tosse.
“Quella non era metropolvere!” aveva sentito
esclamare Ron, sbucare dal
comignolo con i capelli rossi completamente rizzati sulla testa e la
faccia
coperta di fuliggine viola.
“Era un esperimento, brillantemente, fallito!”
aveva aggiunto George spuntando
dietro di lui, mentre batteva una mano sul moncherino
dell’orecchio per … Harry
non aveva capito esattamente cosa …
Ma era nelle stesse condizioni di suo fratello.
“Non voglio neanche sapere cosa volevi progettare”
lo aveva rimbeccato Angelina
Johnson, che negli ultimi tempi, quando non si allenava, era diventata
un
ospite piuttosto fisso della Tana. Anche il suo viso era
impiastricciato.
“Era Metropolvere a Sorpresa, per fare un
effetto più incisivo negli
ingressi, ideale per le feste” si era difeso George.
Tutti e tre poi avevano occhieggiato Hermione ed Harry.
“Come è andata la mattinata in negozio?”
aveva chiesto subito lei, scampando ad
un bacio che Ron si era porto per darle, Harry l’aveva vista
mimare con le
labbra un ‘Sciacquati la faccia’,
“Fantastica, abbiamo passato la
giornata ad imballare pacchi ed affittare gufi” aveva detto
Ron, spento,
abbassando gli occhi. A quel punto Hermione si era tirata sulle punte
dei piedi
ed aveva schioccato un bacio sulle labbra del fidanzato, guadagnando
un’ombra
di viola anche lei sulle guance, ma il sorriso che era comparso sul
viso di Ron
era abbagliante.
“La Mansarda avrà bisogno di una pulita piuttosto
netta, si” aveva concordato
Angelina.
La domenica mattina il negozio era formalmente chiuso, ma i due
proprietari – e
Angelina, quando capitava – la passavano ad occuparsi di
spedire gli ordini
raccolti, quasi tutti destinati alla Scuole di Magie e Stregonerie di
Hogwarts.
“Gli altri?” aveva chiesto George guardandoli,
“In Giardino, ad apparecchiare
la tavole, dovremmo andare anche noi o vostra madre si
infurierà” aveva detto
Harry, lanciando il giornale sul divano.
Ormai era in ballo.
L’avrebbero aspettato settimane di completa follia per
organizzare il
matrimonio più sospirato del mondo magico, lui che si
sarebbe accontento di
celebrarlo con dieci persone, nel giardino dei Weasley.
“Prima lavatevi la faccia tutti e tre”
però gli aveva avvertiti Hermione,
“Quattro” era stata la risposta di George.
“Ma
potete crederci?” stava dicendo Molly, “Potete
crederci che la mia ultima figlia si sposerà e non i miei
più grandi” aveva
detto occhieggiando i suoi ragazzi, “Con Charlie ormai ho
perso le speranze, ma
voi tre” stava dicendo.
Percy aveva cominciato a guardare con attenzione maniacale il suo
bicchiere di
succo di zucca, il viso allungato era rosso.
Lui ed Audrey erano in rapporto da almeno un paio d’anni,
nonostante Percy
avesse cercato di tenerlo nascosto, onestamente Harry era ignorante di
come
funzionava la loro relazione.
George aveva riso forzatamente, prima di lanciare uno sguardo ad
Angelina
Jonhnson, che di rimando si era ficcata in bocca una porzione
d’arrosto.
Secondo Ginny era palese che i due avessero una relazione, ma
sembravano
intenzionati a tenerlo sottobanco, per un po’ almeno.
Ron aveva strabuzzato gli occhi, ma era ad Hermione che era andata di
traverso
l’acqua.
La situazione tra i due, invece, Harry aveva le notizie di prima mano,
da
entrambi, in due versioni completamente diverse.
Ron si sentiva nervoso, inferiore, nonostante fosse finito sulle
figurine delle
Cioccorane – cosa che continuava a sbandierare a chiunque
– si limitava ad
essere un commesso nel negozio del fratello, con un passato da Auror,
mentre
Hermione era impiegata al ministero con una brillante carriera futura.
La sua amica d’altro canto aveva casualmente fatto notare ad
Harry, con
incremento da quando lui e a Ginny avevano deciso di sposarsi, che non
le
sarebbe dispiaciuto convolare a nozze, non era una sua
priorità, la sua
carriera al ministero lo era, la costruzione di un mondo magico
più illuminato
– e la liberazione degli elfi domestici – quindi
sì non era una cosa senza cui
non poteva morire, però non sarebbe stato qualcosa di
negativo.
“Molly, non tormentare i ragazzi” aveva detto
invece Arthur Weasley, venendo in
soccorso dei suoi figli, posando poi una mano sulla spalla di sua
moglie.
“Ma sì, Molly” aveva aggiunto poi
Andromeda, “Sono giovani, non è più
come hai
nostri tempi” aveva dato manforte Andromeda, “Senza
considerare che anche Ted
si prese una vita per chiedermi la mano e pensare che vivevamo insieme
da anni,
in una mansarda a Nocturne Alley” aveva ridacchiato, il suo
tono era gioviale,
ma era carico di nostalgia “Avevo pure già avuto
Nimphadora” lo aveva detto
senza lacrimosità nel tono, ma gli occhi si erano velati di
tristezza, “Dai ai
ragazzi il tempo che serve loro” aveva aggiunto poi
più morigerata.
Le parole della donna non avevano comunque alleviato la tensione dei
tre
fratelli.
“Arthur no” aveva ripreso a parlare Molly,
“Sempre stato un uomo sicuro di se”
aveva riferito prendendo la mano di suo marito. “Anche
Bill” aveva cinguettato
Fleur, posando la testa sulla spalla di suo marito con un sorriso
zuccheroso,
che l’uomo aveva ricambiato.
Ginny aveva ridacchiato, infilando i capelli rossi dietro
l’orecchio, “Ad Harry,
lo ho chiesto io” aveva ammesso senza un minimo di imbarazzo,
strizzando
l’occhio – sano – verso il fidanzato.
“Si, confermo mi sono quasi strozzata con l’anello
nella torta” aveva scherzato
Harry con estremo divertimento.
Il resto del pranzo si era svolto più o meno bene.
Almeno fino a che Percy non aveva mangiato per sbaglio uno dei dolcetti
che
George – spergiurando fossero sicuri – aveva finito
per assumere una tintarella
azzurro acceso, ma era comunque stato divertente, come quasi tutte le
domeniche.
Harry viveva nella periferia della Londra babbana, con Ginny, con un
bagno
piccolo come una scatola da scarpe ed un divano-letto in soggiorno, un
ficus in
cucina e Kreacher, tra gli allenamenti di Ginny ed il lavoro come Auror
non
passavano molto tempo lì dentro e Harry preferiva di gran
lunga le domeniche
alla Tana.
Aveva sempre amato il tempo trascorso lì.
L’appartamento era solo momentaneo, sia Harry, sia Ginny
guadagnavano
abbastanza, oltre alla fortuna dei Potter su cui potevano contare, ma
stavano
mettendo da parte per il ‘futuro’, il matrimonio,
sistemare Grimould Place e
altre cose.
La
calma scesa nel momento in cui Andromeda si era
prodigata nel distribuire le varie fette di dolce, in piattini
lievitanti, si
era interrotta a causa di un rumore secco. Una smaterializzazzione,
tutti gli
occhi si erano voltati nell’angolo del giardino dove erano
comparse un paio di
figure, terrorizzando un paio di gnomi da giardino.
Un uomo con un paio di baffi a manubrio rosso fuoco e con la testa
lucida
rasata, vestito con un doppio petto, Harry lo aveva visto spesso ai
grandi
momenti della famiglia Weasley: matrimoni, funerali e battesimi.
Durante le
Nozze di Bill e Fleur, fortemente alticcio, aveva scambiato Harry sotto
pozione
polisucco per suo figlio.
Per il resto non ci aveva parlato molto.
L’uomo teneva il braccetto di una strega anziana, vestita di
tutto punto, con
un cappello appuntito come una freccia verde petrolio ed una mantella
che la
riparava dal freddo, nonostante il tempo primaverile aveva mitigato il
clima.
“Gawain!
Non ti aspettavo!” aveva
esclamato con gioia Arthur, “E mamma!”
aveva esclamato poi, dirigendosi
verso i due.
Gawain aveva abbracciato suo fratello, dando un paio di pacche sulle
spalle al
fratello; differentemente da Arthur che era alto e allampanato, Gawain
era più
basso di lui ma più robusto, come George e Charlie.
La madre di Arthur – ed Harry realizzava di non averla mai
vista fino a quel
momento – era una cosa piccola, bianca e farinosa, tutta
curva.
“La mamma ci teneva a venire” aveva detto subito
Gawain, mentre Arthur
abbracciava la donna.
“Quella è la nonna” aveva sussurrato
Ginny al suo orecchio, “Credo sia la prima
volta che la vedo” aveva commentato Hermione, incerta.
“Ci credo, erano vent’anni che non usciva da casa
sua” aveva detto invece
George, “Praticamente da quando è morto il
nonno” aveva considerato Percy,
“Praticamente l’ultima volta che è
venuta a trovarci Ginny era più piccola di
Viky” aveva raccontato Bill,
lanciando
uno sguardo alla sua bambina, che entro il mese prossimo avrebbe
compiuto due
anni, con il viso sporco di zucchero, mentre se ne stava al fianco di
Teddy che
si divertiva a cambiare le fattezze della sua faccia per farla
ridacchiare
ancora di più.
Anche Molly si era alzata per andare incontro ai nuovi venuti,
salutando sua
suocera con due baci frettolosi sulle guance, “Ella
è bello vederti!” aveva
detto, con una certa tensione.
Arthur aveva preso sottobraccio sua madre, imitando Gawain ed aveva
aiutato la
strega verso la tavola, dove Molly aveva fatto apparire due sedie in
più.
Era difficile decifrare quanti anni avesse la signora, probabilmente
era più
giovane di quanto non avesse mai visto Silente, ma sembrava molto
più anziana
della McGonagall[4].
Molly
si era prodigata subito nell’elencare i suoi
figli, chiedendo ad ognuno di essi se la vecchia lì
ricordava.
“Lui è Percy, lo ricordi Percy?”
più o meno per ogni figlio a cui la vecchia
rispondeva con un movimento tenue del capo, annuendo, alternato dalla
presentazione degli altri commensali, “Lei è
Angelina, la fidanza di George,
ricordi George?” aveva chiesto poi.
La ragazza si era fatta paonazza sulle gote scure a quella
presentazione,
“Invece questa bambina adorabile è
Victoire” aveva detto Molly, “La tua prima
pronipote” aveva esclamato entusiasta Arthur, letteralmente
sollevando dalla
sedia la bambina, per portarla vicina alla donna,
“L’abbiomo chiamota
così in onore della vittoria della guerra” si era
inserita immediatamente
Fleur.
La madre di Arthur aveva guardato la bambina e la bocca rugosa si era
arricciata in un sorriso, aveva mosso la mano, con lentezza,
accarezzandone i
capelli biondo-argentei.
“Non è rossa” aveva commentato, il suo
tono era sembrato confuso.
“No, ha ripreso da Fleur” aveva detto Bill, con un
sorriso pieno di vita, “La
prima” aveva insistito la vecchia.
“Si, noi Weasley siamo rossi da generazioni” era
intervenuto Gawain, “Tuo padre
diceva sette-generazioni” aveva commentato la donna.
“Victoire è il simbolo di una nuova era”
aveva esclamato Ginny.
Molly aveva ripreso a presentare gli ultimi ospiti come tra cui lui,
Teddy ed
Andromeda.
La vecchia signoria Weasley aveva incatenato lo sguardo verso
Andromeda, “Sei
stata fortunata” aveva detto poi lapidaria,
“Somigli più a Druella rispetto a
Cygnus” aveva detto.
La signora Tonks era rimasta in silenzio per qualche istante, sbattendo
gli
occhi scuri, “Si, me lo ha detto molte volte, da
ragazzina” aveva ammesso con
un certo imbarazzo.
“Del brandy?” aveva chiesto poi George,
“Ho mai rifiutato del Brandy?” aveva
chiesto Gawain con un sorriso bello contagioso, oltre i baffi a
manubrio rossi,
dei Weasley aveva anche la carnagione pallida, puntellata di lentiggini
rosee.
Gli occhi però non erano azzurri, ma di un castano scuro,
Harry poté indovinare
non fosse un eredità materna. La vecchia aveva occhi chiari
come suo figlio,
anzi nel guardarli bene, anche se il colore era diverso Harry
riconosceva la
stessa forma di quelli di Ginny.
Ebbe l’impressione che da giovane la donna doveva somigliare
a sua nipote in
qualche maniera.
“Tu, mamma, vuoi del brandy?” aveva chiesto Arthur;
Harry non era sicuro di
aver mai visto così il signor Weasley, sembrava contento e
nervoso allo stesso
tempo. “Sono troppo vecchia” aveva risposto sterile
la donna, sollevando una
mano, guantata di verde brillante per rifiutare il bicchiere.
“Come stanno i ragazzi e Marna, Gawain?” aveva
chiesto invece Molly.
“Stanno tutti bene, degli scalmanati” aveva detto
subito l’uomo, “Artie si è
trasferito in Congo, alleva Mokele mbembe[5]
e in inglese oltre Ciao e Papà
sa dire anche Scoiattolo,
non so perché” aveva raccontato.
“Artie è il nostro primo cugino” aveva
spiegato Bill, “Si ha vissuto tutta la
vita con la mia ex moglie, Annika, in Russia”
aveva raccontato l’uomo, “Sandy si sta
preparando per i G.U.F.O., come
tutti i Weasley è diventato un prefetto” aveva
detto con orgoglio.
George aveva tossicchiato, “Mi sento profondamente
offeso” aveva detto pomposo,
“Si, lui era al primo anno …” aveva
mormorato Ginny, ricordando probabilmente
l’anno in cui Hogwarts era stata in mano ai Carrow.
Gawain aveva annuito, “Si ed adora sua cugina”
aveva detto l’uomo con un
sorriso bello pieno “Ha il tuo poster in camera” le
aveva raccontato. Ginny
aveva riso in maniera frizzante e piena di vita, “Invece
Bilius ha cominciato
quest’anno. Marna è un po’ triste
perché dice che è orribile rientrare la sera
e non avere i bambini per casa”, aveva raccontato con una
punta di
divertimento, “In realtà mancano molto anche a
me” aveva aggiunto.
“Grifondoro, vero?” aveva domandato invece George,
“Ovviamente” aveva detto
pieno di orgoglio l’uomo, “Come tutti in famiglia
d’altronde” aveva riportato
con un certo orgoglio.
Fleur aveva guardato suo marito con un cipiglio, giustamente lei veniva
da
un’altra scuola, c’erano state un paio di risate a
tavola, interrotte solo
dalla vecchia signora, che aveva sollevato una mano ed aveva tirato un
buffetto
a suo figlio, “Non è vero” aveva detto
poi, sorridendo arcigna.
“Me ne dimentico sempre, avevamo il nemico in casa”
aveva ridacchiato Gawain.
“Oh, lei non era grifondoro … signora
Weasley” aveva detto un po’ incerta
Angelina.
Tecnicamente a quel tavolo c’erano tre persone che potevano
fregiarsi di quel
titolo e di norma Angelina chiamava così solo Molly.
C’era volte in cui anche Harry la chiamava ancora
così.
La vecchia con quegli occhi così chiari li aveva guardati,
“Io sono un membro
della nobilissima casa di Salazar Serpeverde” aveva la donna
piena d’orgoglio,
“E prima che qualcuno di voi dica qualcosa: Merlino
è stato il più grande mago
al mondo oltre che un fiero sostenitore dell’integrazione tra
Maghi e Babbani”
aveva stabilito la vecchia.
“Ricordo che una delle prime cose che mi hai detto
è che tutti i maghi cattivi
finivano a Serpeverde” aveva ricordato Harry a Ron, oltre che
non avrebbe mai
accettato di essere un serpeverde.
Ginny aveva portato
la mano davanti alla
bocca, “Credo che mamma abbia citato molte volte la nonna
come esempio per
questo” aveva sussurrato lei.
“Nonna Weasley una serpeverde, inaspettato” aveva
ridacchiato Angelina,
strizzando l’occhio a George, “Segreti che non
avresti mai voluto che venissero
rivelati” aveva aggiunto.
“Ma anche molti maghi oscuri, Nonna” aveva valutato
Percy, “L’Ambizione può
guidare su strade tortuose” aveva cercato di limitare i danni
la donna, dando
uno sguardo piuttosto allusivo a suo nipote. Harry ebbe la sensazione
che la
donna sapesse bene del periodo di allentamento che Percy aveva avuto
nei
confronti della sua famiglia gli anni della guerra.
Notò che anche Percy, come tutti i presenti al tavolo
– o quasi – aveva
riconosciuto chiaramente il commento, così il ragazzo aveva
deglutito un po’
forzatamente abbassando lo sguardo.
Molly era venuta in soccorso di suo figlio, “Ma come mai sei
qui Ella?” aveva
chiesto poi, passandole una fetta di dolce al limone, per quello la
donna non
si sentiva vecchia evidentemente.
“Ci vive la mia famiglia, pensavo di essere ben
accetta” aveva risposto la
donna con acredine.
“Certo!” aveva detto subito Molly, punta di
vergogna, cosa che evidentemente
Ella doveva aver saputo.
La donna aveva sorriso, “Ho letto sul giornale che la mia
unica nipote si
sposa” aveva detto poi, gettando uno sguardo a Ginny,
“Di solito Artur mi
scrive sempre” aveva aggiunto con una punta di risentimento.
“Ma lo avrei fatto. Oggi!” aveva cercato di
giustificarsi il signor Weasley
colmo di imbarazzo, “Nonna” aveva parlato Ginny,
“È colpa mia” aveva detto,
“Non ero sicura di quando sarebbe uscita la
pubblicazione” aveva ammesso. Harry
sapeva che non era del tutto vero, sapevano da giorni in che giorno
sarebbe
uscita la foto.
“Menti così bene che fingerò di
crederti” aveva stabilito Ella; “Zio Bilius ci
ha sempre detto che Ginny era uguale alla nonna” aveva
sussurrato George ad
Angelina, che aveva ridacchiato.
“Sono contenta che tu sia venuta, Ella” aveva detto
poi Molly, “Solo che dopo
aver mancato le nozze di Bill …”
aveva
aggiunto poi, plateale.
“Ho avuto un intossicazione da Betulla Marciotta, Molly, ho
una certa età” si
era giustificata la signora anziana, “La nascita di
Victoire” aveva insistito
la signora Weasley, “Si. Quella è stata una mia
mancanza” aveva ammesso, “Mi
pare però di aver fatto recapitare un ottimo dono,
però” aveva aggiunto.
“Oui, era molto grazioso” aveva
rivelato Fleur, con un sorriso
zuccheroso sulle labbra, prima di spiegare fosse un vestito pieno di
pizzi e
merletti, fatto a mano. “Ma quindi una delle caratteristiche
necessarie per
essere una signora Weasley è saper lavorare a
maglia?” aveva chiesto Angelina,
“Inizi a prendere appunti?” l’aveva
provocata Ginny con una risata.
“Io sto imporondo
l’uncinetto” aveva ridacchiato Fleur, alcuni occhi
si
era arpionati sulla figura di Hermione, “Che
c’è?” aveva domandato quella
confusa.
Le orecchie e le guance di Ron avevano raggiunto la stessa
tonalità dei suoi
capelli, “Hermione si è messa avanti” si
era inserito Harry, “Durante il nostro
quarto anno era diventata un portento a fare cappellini”
aveva raccontato,
ricordando quanto tempo aveva passato ad osservare la sua amica
sferruzzare.
“Non somigliavano neanche a cappelli” aveva
esclamato Hermione, “Oh, be, gli
elfi domestici non erano del tuo stesso parare, visto che avevano
smesso di
pulire la torre per evitare di raccoglierli” aveva fatto
notare Ron.
“L’unico che non si sta applicando dunque
è il nostro Harry” aveva detto
George, “Scherzi? Ricamo benissimo” aveva
ridacchiato l’uomo, facendo ridere
l’intera tavolata.
“Si”
aveva detto Ella Weasley, incrociando le dita
nodose sul ventre, “Si?” aveva chiesto Ginny,
“Un Potter” aveva ripetuto la vecchia,
“Sembrano fatti tutti uguali, quasi fatti con un incantesimo
duplicante” aveva
ridacchiato poi, aveva un sorriso arcigno.
“Ne ha conosciuti molti?” aveva chiesto Harry, che
sedeva al fianco della sua
fidanzata, mentre l’anziana signora sedeva di fronte loro,
sul divano.
Ella era piccola di statura, aveva gli occhi chiari, ma la forma,
così da
vicino, non poteva che ricordare quella di sua nipote. La pelle era
chiara,
come la carta, tirata sulle ossa, come un teschio, i capelli erano
bianchi come
il nevischio, tirati in una crocchia severa.
“Si, mia cugina ne sposò uno, si chiamava
Charlus” aveva stabilito, “Stessi
capelli indisciplinati” aveva detto, “Solo
notevolmente più brutto” aveva
aggiunto onesta.
Ginny non era riuscita a trattenere una risata, “Quando
Jasper Potter ha
sposato Elizabeth Prince eravamo tutti molto stupiti” aveva
raccontato, “O
almeno così mi disse mia madre. Quando li ho conosciuti io
erano entrambi due
vecchi fiammagranchi” aveva detto.
“Comunque ho visto un paio di ritratti, lui era un uomo
attraente e sua moglie
era una vera bruttezza” disse la vecchia sfacciata,
“Quando hanno avuto dei
figli, Henry era bello come il sole e James era uno degli uomini
più brutti che
avessi mai visto, suo figlio Charlus tristemente era uguale[6]”
aveva raccontato, “Naso
adunco, giurerei anche un occhio pigro” aveva raccontato.
Harry era rimasto in silenzio, affascinato.
Non aveva avuto modo di conoscere molte persone che potessero parlargli
de
Potter, nonostante tutto, quando era rimasto morto, Harry non aveva
più un solo
parente in vita; non sapeva neanche quanto questi uomini di cui parlava
Ella
Weasley, fossero vicini a lui nel sangue.
“Però Charlus la faceva ridere, un
sacco” aveva raccontato la donna con una
punta di divertimento, “E nonostante tutto non aveva
interesse nelle
quisquiglie di purezza o meno” aveva raccontato Ella,
“La mia famiglia non ha
apprezzato molto le mie scelte matrimoniali, ma Drusilla e Charlus non
hanno
mai fatto finta che non esistessi” aveva raccontato.
“Di rimando io ho sempre
preferito essere Ella Weasley che Cedrella Black” aveva
aggiunto.
Aveva fatto una pausa, gli occhi azzurri si erano distratti per un
secondo,
fissandosi sull’orologio della famiglia.
Dalla prima volta che Harry lo aveva visto, era cambiato, i posti
segnate erano
ingrossati, con le rispettive abitazioni, anche le lancette erano
aumentate,
come quella di Harry – ed una era caduta.
“Riguardo a Charlus e Dorea … adoravo loro figlio
Jeremiah, per fortuna
somigliava un sacco a mia cugina, sempre quei capelli ingestibili, ma
occhietti
grigi ed un nasino all’insù” aveva
raccontato poi, “Un bel giovane troppo attratto
dai vizi, per questo si è dedicato a troppe facezie e non ha
mai pensato di
sistemarsi. D’altronde era anche giovane” aveva
detto, “Però ti avrebbe preso
con sé, sicuramente, se avesse
potuto” aveva affermato.
Purtroppo per Harry, anche se quella circostanza si fosse resa
possibile, si
sarebbe dovuto arrangiare a vivere ugualmente con i Durslay, anche in
quel
caso.
“Sfortunatamente è morto prima della tua nascita,
credo fosse il
mille-novecento-settantadue; aveva solo ventisei anni. La gente disse
che fu un
incidente, ma Jemmy era uno che tra i suoi molti vizi aveva anche la sincerità
e non si era mai imbavagliato nel denunciare ciò che non
riteneva giusto, è non
erano poche le ingiustizie in quegli anni” aveva ammesso,
senza nascondere
l’amarezza.
“Mi sembra sia un tratto di famiglia” aveva
commentato Ginny, allungando una
mano per sfiorare la punta dei capelli irsuti di Harry.
“Lei … lei conosceva anche i miei parenti
più stretti?” aveva chiesto poi con
coraggio Harry, Ella stava sorridendo arcigna e sinistra verso la
nipote.
“Non conoscevo tuo padre, no” aveva ammesso,
“Tuo nonno Fleamont aveva, credo,
dieci anni più di me” aveva detto, “Non
abbiamo frequentato Hogwarts assieme,
ma è capitato di incontrarlo in qualche salotto”
aveva raccontato, “Prima che
sposasse tua nonna Euphemia, era un gran partito, non adatto a me,
certo” aveva
ridacchiato, “Uno degli uomini più brillanti di
quegli anni, prima di lui i
Potter erano benestanti, poi … Oh be, diciamo che non
avevano nulla da
invidiare a famiglie più illustri” aveva
raccontato.
“Pero tu gli somigli, proprio” aveva dichiarato
Ella, con un sorriso criptico,
“Trovo sempre che i nipoti somiglino ai nonni”
aveva raccontato, prima di dare
uno sguardo a Ginny.
“Ho visto una tua foto, in soffitta, da giovane”
aveva raccontato proprio la
sua promessa sposa, “Certo io non ho mai posseduto capelli
così belli” aveva
detto la vecchia, allungando una mano per raccogliere una ciocca di
capelli
rossi della nipote, “Erano la parte che preferivo di tuo
nonno” aveva
raccontato, “Io avevo questo biondo spento, come se un
pittore si fosse
dimenticato di rifornire il pennello nel colore” aveva detto.
“E come lo hai conosciuto, il nonno?” aveva chiesto
Ginny, incuriosita.
“Sull’Espresso per Hogwarts, al primo
anno” aveva raccontato, “Non volevo
sedermi né con mia sorella né con i miei
cugini” aveva aggiunto, “Così mi ero
infilata
in uno scompartimento, Tim era lì, incastrato tra le tue
prozie: Daisy e Ethel[7]”
aveva ricordato,
“L’undicenne più adorabile che avessi
mai visto, aveva questi occhioni grandi e
la zazzera rossa” aveva aggiunto, il tono duro si era
macchiato di dolcezza.
“Tim?” aveva chiesto Ginny, “Tuo nonno
non è mai stato molto contento del suo
nome: Septimus” aveva risposto la donna.
Ella aveva ripreso a parlare poi, “Comunque non abbiamo avuto
contatti fino a
quella dannata lezione sugli Avvicini al terzo anno, difesa contro le
arti
oscure” aveva raccontato, “Quel birbone di
Dumbledore si divertì un sacco a
mischiare le case quell’anno” aveva aggiunto.
“Difesa? Pensavo insegnasse Trasfigurazione” si era
lasciato sfuggire Harry,
ripescando i ricordi del diario, “Si, ha cambiato cattedra
dopo, penso proprio
l’anno dopo il mio settimo” aveva raccontato Ella.
“Ma non sono venuta qui per parlare di vecchie cariatidi, ma
per darti una
cosa” aveva detto la signora, rivolgendosi a Ginny, poi aveva
infilato una mano
nella sua borsa, era datata, la pelle era completamente rovinata e le
frange
erano tutte arricciate e di lunghezza diversa. Aveva estratto da essa
una
scatolina di legno laccata di rosso, dandola poi a Ginny.
La ragazza l’aveva presa ed aperta, al suo interno
c’era un bracciale rigido
d’argento – o oro bianco – su cui era
stata incastonata una pietra nera, dalla
sfumatura violacea.
“Apparteneva a mia madre, Lysandra Yaxley” aveva
raccontato Ella, Harry aveva
avuto un leggero fremito nel ricordo del mangiamorte che aveva quello
stesso
nome, “Sarebbe dovuto andare a mia sorella Callidora, la
maggiore di casa”
aveva raccontato, “Ma lei me lo infilò di forza il
giorno del mio matrimonio.
Serviva qualcosa di antico” aveva
aggiunto.
“Pensavo che la famiglia ti avesse scacciato” aveva
notato Ginny, “Lo ha fatto.
Un giorno sono uscita di casa e non ho più visto mia madre,
la maggior parte dei
miei cugini, mia sorella minore. Ho anche scoperto che zio Sirius aveva
bruciato il mio nome dall’arazzo di famiglia” aveva
detto.
“Callidora però aveva sposato Harfang Longbottom.
Un matrimonio combinato,
nessun amore, Harftag era un arrivista prima di ogni altra cosa ed
aveva
sposato una ragazza di una rispettabilissima famiglia per avere facile
accesso
alle conoscenze giuste, ma non aveva pregiudizi di sorta”
aveva fatto una pausa
“O meglio ne aveva solo sulla stupidità”
aveva raccontato, “Sono venuti al
matrimonio mio e di Tim” aveva detto, “Lei non mi
ha detto mezza parola, tranne
infilarmi di forza il braccialetto” aveva aggiunto,
“Callidora non ha mai
potuto soprassedere sulla purezza del sangue. Era intrinseco in
lei” aveva
detto, “Certo, Tim era un purosangue, nonostante le sue
convinzioni” si era
lasciata sfuggire.
“Comunque avrei voluto dare quell’affare alla mia
prima figlia femmina, ma non
ne ho avute” aveva detto, “Forse sarebbe stato
più appropriato per il tuo
battesimo, ma meglio tardi che mai” aveva dichiarato.
“Grazie nonna” aveva detto poi Ginny, osservando il
bracciale.
“Sono felice che tu ti sia trovata un
brav’uomo” aveva stabilito Ella
sorridendo gentile, “Adesso devo parlare con tuo
padre” aveva aggiunto poi,
“C’è
un avvenimento che ho mancato e non potrò mai fare
ammenda” aveva detto agra.
Harry ebbe l’impressione di sapere a cosa si stesse riferendo[8].
[1] In
realtà non so se Harry possa
aver mai letto “Catch-22” però mi piace
pensare che poi, con più calma, abbia
recuperato libri, anche babbani.
[2] Il
più bel bambino del mondo,
fonte: google translate.
[3]
Giuro
più avanti darò una
spiegazione legittima (e forse soddisfacente) su di
loro.
[4] Ho deciso di
lasciare i cognomi
originali, mentre per le Case, Incantesimi, Piante (etc …)
ho deciso di andare
per il vecchio adattamento (Insomma: Grifondoro, Serpeverde, Fattura
Orcovolante e compagnia. Mi tengo riserve sulla questione
Salice-Schiaffeggiante/Platano-Picchiatore).
[5] Il Mokele
Mbembe (“Colui
che ostacola il corso dei fiumi” da lingua lingala)
è una creatura la cui
esistenza non è stata ancora dimostrata;
vivrebbe in Congo.
[6] Il James a
cui si fa riferimento è
il nome che ho scelto per il padre del Charlus Potter che ha sposato
Drusella
Black, che ho impropriamente fatto divenire fratello di Henry Potter
(nonno di
James) che avrebbe poi avrebbe avuto come figlio Fleamont, che avrebbe
avuto
James, nominato così in onore del prozio (forse).
[7]
Tecnicamente,
se non ricordo male,
Ginny era la prima femmina nata in generazioni nella famiglia Weasley,
ho
cambiato questa cosa per puro divertimento, Ginny è
l’unica femmina della sua
generazione. Ho deciso invece di fare di Septimus Weasley
l’unico maschio con
sei sorelle maggiori (per ‘rovesciare’ la
situazione di Ginny) ma in realtà è
più probabile che fosse il settimo di sette maschi e che lo
abbiano chiamato
così perché non avevano più fantasia
ahah.
[8]
Si,
non so se serve specificarlo,
però era il funerale di Fred.