Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Chikachan    10/08/2009    0 recensioni
"Rin stava seduta a fissare le nuvole dalla sua altalena, ad un tratto pareve avere un'idea fulminante e si alzò di scatto:-Fratello mio, vengo a trovarti!- promise a se stessa con determinazione. Rise di quella sua scelta improvvisa che in tanto temponon aveva mai avuto il coraggio di fare e si mise a correre verso il bosco."
Genere: Romantico, Malinconico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
la mia colpa più grande
Salve a tutti! Questa è una piccola fic che ho scritto due anni fa e anche la prima che pubblico qui, quindi siate clementi... Non sono nemmeno capace di usare l'html decentemente >.< sono davvero mortificata... Ma spero che qualcuno vorrà comunque leggere la mia storia e magari lasciarmi un commentino, prometto che posterò storie più belle e mi impegnerò con l'html! Grazie mille ^__^

LA MIA COLPA PIU' GRANDE:

Rin stava seduta a fissare le nuvole dalla sua altalena, ad un tratto pareve avere un'idea fulminante e si alzò di scatto:-Fratello mio, vengo a trovarti!- promise a se stessa con determinazione. Rise di quella sua scelta improvvisa che in tanto temponon aveva mai avuto il coraggio di fare e si mise a correre verso il bosco. Aveva undici, forse dodici anni e i capelli biondo miele tagliati scalati, legati in due treccine sbarazzine. Gli erano occhi neri, scurissimi, nei quali, nonostante la sua allegria infantile, era sempre improntata una strana malinconia. Da quello che ricordava suo fratello non le assomigliava molto: aveva i capelli neri della madre e gli occhi blu del padre, entrambi scomparsi quando lei non aveva che quattro anni. Vivevano isolati nelle verdi campagne d'Irlanda, in una piccola casetta ricoperta di muschio. Suo fratello per sopravvivere lavorava nel bosco, come i loro genitori, ma non sapeva cosa facesse esattamente.
 Mentre correva, distratta, inciampò e finì dritta in un cespuglio. Grazie a questa caduta intravide un ragazzo dai capelli neri nascosto lì dietro. Le voltava la schiena, :-Fratello mio!-urlò afferrandolo fulminea per un polso, prima che potesse scappare. Questi lanciò un grido al contatto con Rin, che spaventata lo lasciò subito andare. -Stupida! Quel braccialetto è d'argento!-disse gurdando il modesto gioiello che la ragazza teneva  le dita. -Tu non sei mio fratello- sentenziò seccata Rin. Quel bracialletto era un regalo del fratellone e lui glielo aveva rotto! E poi che bisogno aveva quello di urlare?!? Approfittando del momento di distrazione  di Rin, tentò di squagliarsela. -Ei, tu! Dove pensi di andare?- gli chiese rincorrendolo. Era davvero veloce, Rin non riusciva ad avvicinarglisi, ma ormai per lei era una questione di orgoglio. -Fermati!!!- ansimò Rin che ,dopo cinque minuti buoni di corsa, riuscì a raggiungerlo. 
Per impedirgli di scappare di nuovo gli si gettò sopra. -Che vuoi da me mocciosa?- disse guardandola finalmente negli occhi. Rin rimase paralizza dallo stupore, le iridi di quel ragazzo erano rosse come il fuoco. Osservandolo meglio il ragazzo, si accorse che somigliava veramente poco a una persona qualsiasi. I capelli erano neri e lunghi, lucidissimi, raccolti sul fondo con un pezzo di stoffa. Indossava una specie di giacca senza maniche a colletto alto e dei pantaloni, tutto era nero con disegnate sopra delle fiammelle. Ma chi diamine era???
-Perchè mi stavi seguendo?- gli chiese Rin con foga. -Bella, guarda che eri tu a inseguirmi!- le rispose. Rin si attorcigliò i capelli imbarazzata:-Ti...ti avevo scambiato per mio fratello... E poi... Hai rotto il mio prezioso braccialetto!!!- disse lei mostrandoglelo adirata. Il ragazzo non disse nulla. -Io vado a cercare mio fratello, non ho tempo da perdere con uno s-t-u-p-i-d-o!- Rin continuava a sbraitare scandendo bene le parole. -Stupida sarai tu! Dove pensi di andare? Finirai male!- le rispose con astio. -Tsk... Di certo verranno a rapirmi le fate cattive!- fece lei scettica, mostrandogli la lingua. -Invece sono pericolose... Trascinano gli esseri umani nel loro mondo, con l'ingannno promettendo loro ciò che più desiderano. Voi, umani, vedete il piccolo popolo bellissimo, misterioso, irresistible... Ma in realtà siamo creature orribili che agiscono seguendo i nostri più meschini desideri. Vi facciamo prigionieri e quando finalmente ,e nemmeno sempre, vi lasciamo tornare nel vostro mondo, spesso siete di almeno dieci anni più vecchi ,se vi va bene, se ci stanchiamo presto del nostro "giocattolino"- disse quello strano ragazzo mentre Rin lo ascoltava attonita. Sembrava che lui avesse ritrovato la calma invece la riperse subito, frustrato dal silenzio della ragazza, che probabilmente non credeva a una parola di quello che aveva detto. -Cadiamo facilmente in tentazione. Perchè credi che tuo fratello non ci sia mai? Perchè non accetti la realtà? Lui è morto, caduto vittima di qualche fata, e tu , di questo passo, farai la sua stessa fine!!!- il ragazzo si fermò, come se si fosse pentito di quello che aveva detto. Il viso di Rin era improntato dal terrore, tentò di sorridere ma aveva gli occhi sbarrati:-Sì, cerrrto. E allora chi mangia cosa preparo per cena e mi lascia pronta la colazione? Chi mi bacia la notte e mi rimbocca le coperte? Chi mette le monete sul tavolo ogni settimana? Mi fai solo ridere!-. -Sono io- disse lui semplicemente, con espressione amara - Nè i tuoi genitori nè tuo fratello sono mai arrivati al posto dove avrebbero dovuto lavorare, sono stati cattuarati prima e una volta liberi, probabilmente, si sono semplicemente dissolti-.Rin scoppiò a piangere senza ritegno contro il petto del ragazzo, battendo i pugni e agitandosi, mentre lui aspettava paziente che smettesse.
Più tardi Rin aveva gli occhi rossi e gonfi, ma stava immobile fra le braccia di quello strano tipo. -Perchè...Perchè l'hai fatto? Perchè ti sei sostituito a mio fratello se sapevi che non sarebbe tornato?- non c'era alcuna traccia di accusa nella sua voce, era piatta, innaturale. -Vedevo la tua tristezza, la tua paura mentre aspettavi inutilmente il ritorno di tuo fratello. Non potevo sopportare il tuo viso marcato dalla disperazione mentre guardavi il tramonto dalla tua altalena, mentre cercavi una ragione per vivere. Non potvo sopportare che qualcuno ti facesse del male. Dovevo, volevo proteggerti da loro. E' ciò che ho sempre fatto- la sua voce si spense nella fatica della confessione. Rin rimase silenziosa, ancora sconvolta dalla marea di cose che le erano piovute addosso. -Devi strami lontana Rin, io sono pericoloso almeno quanto loro, se non di più. Il tuo braccialetto, finchè lo porti nessuno è in grado di portarti via con sè....-. La ragazza lo interruppe:-Qual è il tuo nome?- chiese. -Alain... Rin senti, devi andartene prima che io...- non fece in tempo a finire, proprio in quel momento le cadde il prezioso monile. Fu accecata da una luce abbagliante e davnti a lei si aprì un luogo bellissimo, sembrava il paradiso: con colori e musiche che non consceva... Qualcuno sussurrò al suo orecchio:-Mi dispiace Rin...-. Lei stette in quel luogo per un tempo indefinibile come ingoiata da quel bagliore e poi, all'improvviso, tutto divenne nero...
Nel cielo all'ennesimo tramonto c'era una macchia nera, due enormi ali: un uomo o forse solo un ragazzo con gli occhi di brace, stringeva a sè una donna bellissima di circa venticinque anni, dai lunghi capelli color miele, addormentata. In grembo lei aveva una bimba di forse un anno, con la stessa testina bionda della madre e gli occhi rossi che scrutavano attenti le verdi distese d'Irlanda. Alain accarezzò il viso della donna. Mormorò:- Ti avevo detto di stare attenta, sciocca Rin. Anche il mio amore è pericoloso-.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Chikachan