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Autore: Cornelia84    10/05/2020    0 recensioni
Non posso fare a meno di pensarci tesoro mio. Non posso smettere di sognare ad occhi aperti come sarà. Avrai gli occhi bassi arsi dalla vergogna o ghignerai sprezzante? Proverai a divincolarti nelle lacrime o sarai scosso dalle risate? Urlerai e impazzirai per l’odio o resterai in silenzio trattenendo il respiro per la meraviglia?
Cosa farai la prossima volta che ti renderò perfetto?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Perfect
Non posso fare a meno di pensarci tesoro mio. Non posso smettere di sognare ad occhi aperti come sarà. Avrai gli occhi bassi arsi dalla vergogna o ghignerai sprezzante? Proverai a divincolarti nelle lacrime o sarai scosso dalle risate? Urlerai e impazzirai per l’odio  o resterai in silenzio trattenendo il respiro per la meraviglia?
Cosa farai la prossima volta che ti renderò perfetto?
Perché vedi tesoro, la questione non è se riuscirò a farlo. La vera domanda è quanto tempo ci impiegherò? Come riuscirò a provocare quella crepa? Dove sarà la ferita che ti darà l’ultimo colpo? In che modo ti farò a pezzi?
Certo, visto le premesse, pensavo che sarebbe stato più facile tesoro ma devo dire che è stato così bello giocare con te. La prima volta che ci siamo incontrati eri venuto alla Paravel corp. per implorare per tuo padre, perché l’orgoglioso Lucius Malfoy non poteva perdere la sua posizione in azienda, anche se era palesemente incapace.
Certo in quel momento non sapevi che stessi implorando, ma era una noiosa riunione degli azionisti per presentare il nuovo e giovanissimo CEO e tu eri solo un ragazzino. Tante volte mi hai raccontato la tua solita storiella dicendo: “Sai Harry, se quel giorno mio padre non avesse dimenticato quel fascicolo a casa, non sarei mai venuto lì, neanche morto!” ma lo so che è una bugia. Eri lì per essere la mia perfetta bambolina. Ricordo che eri così bello, un vero piacere per gli occhi: privo di tutte quelle imperfezioni che hanno i corpi giovani, avevi arti e membra fati di muscoli e tendini eleganti. Il viso era affilato ma ancora con il segno della morbidezza dell’infanzia e le labbra rosse e piene leggermente imbronciate. Troppo speciale per essere di chiunque altro, avevi il potenziale di diventare quel compagno perfetto che avevo sempre sognato. Ti desideravo e dovevi essere mio ed io ho sempre avuto tutto quello che volevo.
Mentre ti vedevo sorridere ai colleghi di tuo padre, vedevo quello che saresti diventato un giorno: avevi il potenziale per diventare un vero leader. Ed è stato lì che ho capito che eri troppo bello, troppo dolce, troppo intelligente. Non eri ancora perfetto ma non dovevi preoccuparti tesoro, avrei pensato io a te!
Mi avvicinai e fu tuo padre a dire “ Draco, lascia che ti presenti Harry Potter, il nuovo CEO della nostra azienda. “ e così mi parlasti della tua vita, dei tuoi amici e  dei tuoi sogni. Per settimane e settimane sei venuto da me per sciogliere i tuoi dubbi o cogliere i miei elogi. Certo cercavi tuo padre, ma ogni volta mi assicuravo che lui non ci fosse oppure che fosse sempre troppo impegnato per chiacchierare con suo figlio e d’altro canto io ero sempre “casualmente” nelle vicinanze pronto ad ascoltare, ad essere una guida o a dare un consiglio. E lo vedevo come cresceva in te la voglia di parlare con me, di abbandonarti a me, di darmi la tua vita. Oh non sai quanta gioia avrei preso la tua vita tesoro ma era ancora presto, in quel momento eri ancora un ragazzino spaventato che voleva l’attenzione dei grandi, ancora non ti rendevi conto che il tuo destino era mio, però sapevi darmi tante promesse tesoro! Erano lì nel tuo cuore e sulle tue labbra di pesca ogni volta che te ne andavi dicendo “grazie per avermi ascoltato e mi scusi se l’ho disturbata Sig. Potter”.
Fu in uno di questi incontri che mi sussurrasti quasi vergognoso che avresti voluto che qualcuno ti spiegasse quegli strani sentimenti che avevi iniziato a provare per il ragazzo del terzo banco al corso di biologia. Mi raccontasti come ti sentivi: l’imbarazzo nel parlargli, lo stomaco in subbuglio per ogni suo sorriso, lo spiarlo di nascosto da dietro le colonne del corridoio cercando disperatamente il coraggio di parlargli. Tu non lo sapevi tesoro, ma mi stavi regalando il brivido della tua prima cotta adolescenziale ma, tesoro mio, non potevo permettertelo: tu eri solo mio! I battiti del tuo cuore e il tuo pensiero dovevano essere miei soltanto. Tu eri la mia bambolina così decisi che sarei dovuto intervenire. Tu non lo sai, ma “la tua prima cotta” è stata la prima cosa che ti ho tolto: non è stato difficile scoprire il suo nome e quello di suo padre; ed è stato altrettanto facile muovere i fili affinché un così brav’uomo fosse trasferito all’estero. Mi ricordo quando sei venuto quasi in lacrime a dirmi che il tuo “amico” era andato via senza salutari e che ti sentivi triste e com’eri imbarazzato quando ti ho abbracciato per consolarti, perché erano cose che fanno i bambini! Ma tu eri un bambino tesoro mio, eri il mio bambino perfetto!
Poco dopo il tuo diciottesimo compleanno ci incontrammo di nuovo nel mio ufficio, era la prima volta che venivi solo per incontrare me. Avevi scelto un giorno in cui tuo padre era lontano per affari perché volevi fargli una sorpresa. Mi allungasti tremante una lettere dall’aria ufficiale e la presi lentamente, assaporando la tua eccitazione quasi come fosse un vino pregiato. Aveva in cima il marchio della Harvard University e un lento sorriso mi incurvò le labbra. Torcendoti le mani mi dicesti “ Ho mandato la domanda di ammissione sentendo i suoi racconti del periodo del college, Signor Potter, ma non ci speravo tanto perché, nonostante i miei voti siano ottimi, non ho attività extra di particolare pregio ma ci sono riuscito e addirittura con una borsa di studio!”.  Lo sapevo bene piccolo Draco, staccare l’assegno era stato l’unico modo per convincere quel vecchio avido del rettore ad accettarti. Ma tu non lo sapevi ed eri così fiero di essere riuscito ad entrare in una delle migliori università. Quante cose avresti potuto fare, quali esperienze fantastiche avresti vissuto. Sicuramente tuo padre e tua madre sarebbero stati così fieri di te! Dentro di me ribollivo perché pensavi ancora alla tua famiglia, ai tuoi sogni, alle tue speranze però capì che la mia ragnatela cominciava a prendere corpo quando dicesti “Dovrei ringraziare anche lei signor Potter. Conoscerla mi ha ispirato…” e le tue guancie si velarono di rosso. Era mia quella timidezza,vero? Stavo entrando nella tua testa, mi stavo impadronendo del tuo cuore. Non era ancora perfetto, ma ci stavamo arrivando tesoro.
Durante il tuo primo anno di college cominciammo ad ci incontrarci più volte casualmente ad un bar che tu e i tuoi amici di corso avevate scoperto. Tu eri li con i tuoi amici, mentre io mi trovavo spesso lì di passaggio con colleghi, amici oppure appuntamenti galanti. Spesso fingevo di essere di per caso oppure finivamo ignorarci ma io sapevo che eri lì per me, eri solo timido. Lo vedevo dal momento di dubbio che ti baluginava negli occhi quando ti accorgevi della mia presenza e dal timido cenno di saluto che facevi verso di me. Lo so, lo facevi per mantenere le apparenze: eri un ragazzo ed io un uomo adulto. Per questo dicesti ai tuoi amici che ti chiesero chi fossi “ è solo uno che lavora nell’ufficio di mio padre” e alcuni di loro sorrisero per il tuo velato entusiasmo.
Certo ogni sera, specialmente quando ero lì con una donna ogni volta diversa, mi divertivo a spiarti di nascosto mentre interagivi con i tuoi nuovi amici da dietro il bicchiere e se mi trovavo a ridere ad una battuta civettuola, mi divertivo a sognare che tu lasciassi quel branco di idioti e ti mettessi in ginocchi davanti a me e mi succhiassi il cazzo qui davanti a tutti. Tutti avrebbero saputo che la verità, tutti avrebbero visto come eri il mio giocattolino.  Fu in uno dei miei sogni ad occhi aperti che lo notai e mi domando se anche tu ti fossi accorto di quel ragazzo bruno che palesemente flirtava con te, di come cercasse di attirare la tua attenzione, di come ti ronzasse attorno. Si certe volte sembravi capire qualcosa, arrossendo leggermente o tendendo le spalle, ma la maggior parte delle volte sembravi così inconsapevole.
Una volta ci ritrovammo nello stesso ristorante, non te ne sei neanche accorto quella volta: eri a cena con questo ragazzo soli tutti e due e lui ti teneva la mano sopra la tua sul tavolo, accarezzando dolcemente il dorso con il pollice. Tu avevi gli occhi lucidi e dolci, e i capelli ti incorniciavano perfettamente il viso. Ti eri anche vestito bene, quei jeans scuri ti fasciavano il corpo mettendo in risalto il fatto che non eri più un bambino, e quel ragazzo ti guardava facendoti calde promesse. Era diventato un insetto fastidioso che andava allontanato.
Così ancora per caso una sera, qualche mese dopo, ti trovai mentre te ne stavi in quel bar da solo a piangere e bere così mi avvicinai per chiedere come stavi e ammetto che dovetti sforzarmi a non piegare le labbra in ghigno mentre mi dicevi che stavi male perché, Theo, così si chiamava l’insetto fastidioso, ti aveva scaricato per andare a lavorare in California perché aveva avuto uno stage, una possibilità veramente buona per la sua carriera.
Ti posai una mano sulla spalla dicendo che sono cose che succedono, e che prima o poi avresti trovato la persona adatta a te. Sarebbe successo prima di quanto tu pensassi e magari quella persona era più vicino di quanto credessi. Mi facesti un sorriso, dicendo che anche se ero “vecchio” ero veramente una guida. Io ti guardai negli occhi e ti dissi “Draco, penso che ormai ci conosciamo da quattro anni. Se vuoi posso essere per te qualcosa di più, magari buon amico.” Mi guardasti come se per te si fosse alzato un velo o forse un limite che pensavi di avere fosse venuto meno. Mi sorridesti, aprendo le tue labbra morbide e dicesti “allora alla nostra amicizia Signor Potter!” ma ti corressi sorridendo furbo “Eh no adesso siamo amici, devi chiamarmi Harry!”. Avrei voluto baciare le tue labbra morbide e farti mio ma non era ancora il momento. Sarebbe successo presto, molto presto infondo avevo appena fatto un altro passo.
Non ci furono grandi cambiamenti per un paio d’anni: continuavamo ad incontrarci in quel bar anche da soli, e tu mi parlavi dei tuoi studi o di qualche breve relazione che vivevi in quei momenti. Dentro di me fremevo, dovevi essere mio e basta, ma sapevo che era presto: se ti avessi già chiuso in gabbia, se non ti avessi lasciato vivere le tue esperienze, non avresti accettato che stare con me era l’unica strada per te, l’unica scelta possibile. La cosa buona era che spesso non era neanche necessario intervenire per allontanarli, perché tu spesso perdevi rapidamente l’interesse per loro, dimenticandoti di loro e dicendo ridendo “Harry, penso che la mia relazione più duratura sia quella con te! “ . Si tesoro era così, è così! Eri mio, sei mio!
Pensavo che forse stesse per giungere il momento di fare la mia mossa, che mi avresti permesso di avvicinarmi a te ancora di più, la sera che mi chiedesti di incontrarci da soli al solito bar. Eri lì con i tuoi jeans scuri che ti hanno sempre fatto un culo divino ed eri nervoso, lo capivo da come giocavi con la cannuccia del drink anziché berlo. Ti osservai un attimo da lontano assaporando la tua ansia: cosa mi volevi dire? Forse che avevi capito che non provavi solo amicizia per me? Avevi capito che mi amavi già tesoro? Mi avresti baciato caro, o avresti abbassato gli occhi imbarazzato e allora io avrei dovuto alzarti il mento e avrei dovuto catturare le tue labbra?
Mi avvicinai e mi abbracciasti, cosa che di solito non facevi, e ordinasti il mio drink preferito prima di dire: “Harry, lo sai quanto tengo alla nostra amicizia, penso che tu sia una delle persone più importanti della mia vita e…. uff sono nervoso! Io vorrei presentarti una persona. Mi sono innamorato!”.
Fu come la sensazione di ricevere un pugno nello stomaco quando realizzai cosa avevi detto, e seguendo il tuo sguardo vidi un giovane uomo che seduto ad un tavolo stava sorseggiando una birra. Ci avvicinammo e fu la serata perfetta: ti sedesti vicino a Blaise, così si chiamava, e ti facesti appoggiare la mano su una spalla. Era cresciuto il mio piccolo Draco, lo vedevo da come ridacchiavi alle battute del ragazzo e da come lo guardavi. Ho dovuto esercitare tutto il mio controllo tesoro, perché sul serio mi prudevano le mani. Se avessi potuto, avrei cavato i tuoi occhi luminosi perché li usavi per guardare lui e non ME con passione e dolcezza e le tue belle mani le avrei mozzate perché stavano lì mollemente appoggiate sulla sua coscia e non sulla mia. Però per tutta la serata ti sorrisi indifferente e interpretai il ruolo che volevi che avessi: l’amico molto più grande che ti da la benedizione ma decisi che per te avrei ucciso quel lurido verme proprio lì davanti ai tuoi occhi.
Su una cosa avevi ragione tesoro, lui per te era diverso, eri veramente innamorato di lui e lo vedevo dalla tua espressione sognante, dai progetti che facevate insieme, dal fatto che lo presentasti perfino ai tuoi genitori e non lo avevi mai fatto prima! Davanti a te sorridevo sempre soddisfatto, augurandoti un futuro perfetto e tutte le gioie del tuo cuore, ma dentro maceravo e programmavo vendetta. Cominciò lentamente, con una parolina sussurrata appena di come Blaise fosse spiritoso, di come piacesse alle persone, di come avesse palesemente flirtato con questo o con quello. Sei sempre stato così insicuro piccolo Draco, una così facile preda e non era difficile far arrivare a casa tua regali o biglietti indirizzati a Blaise per far scattare la tua stupida gelosia e farvi litigare per poi, approfittando delle tue richieste di aiuto e di conforto, allontanarlo da te. Ma il maledetto era resistente e tu continuavi a ripetere “lo perdono” e “non ha importanza, lo amo!” e neanche allontanarlo con il lavoro funzionò perché lo stronzo era un’idealista e quando ti chiesi come avreste fatto a portare avanti la relazione mi rispondesti “ Harry, io e Blaise abbiamo parlato e non ci importa se il suo lavoro è a New York, ci sono le telefonate e internet e poi nei weekend o durante le vacanze possiamo vederci!”
Decisi allora che dovevo distruggerlo e farti mio, per questo organizzai le cose per bene: non vi vedevate da 3 settimane perché tu eri stato impegnato con gli esami e Blaise con il lavoro e ti mancava così tanto! Eravamo al nostro solito bar ma non avevi fatto altro che parlare di lui, così ti consigliai di andare a passare un weekend romantico nella grande mela e, quando mi dicesti che non avevi molti soldi al momento, ti dissi che avresti potuto prendere la carta aziendale di Lucius, infondo ero il capo dell’azienda lo avrei saputo se fosse stato un problema! Eri così titubante, come se stessi facendo qualcosa di losco, però volevi così tanto passare del tempo con il tuo Blaise, così ti aiutai a prenotare una camera in uno dei miei Hotel preferiti che ti consigliai caldamente, e poi ti dissi che avresti potuto portare Blaise in un bel ristorante sulla 16th avenue con una vista mozzafiato. Ti dissi anche di non dire nulla a Blaise, così gli avresti fatto una bella sorpresa senza pensare che la sorpresa era lì per te. Non fu difficile convincere un collega di Blaise a corteggiarlo spietatamente, lo avevo pagato profumatamente ma penso che la piccola troia si sarebbe fatto scopare anche gratis, quindi per te tesoro mio fu come una fucilata nel petto quando entrasti quel venerdì sera nell’ufficio del tuo amato ragazzo e lo trovasti sprofondato in quel culo disteso sulla sua scrivania. Ho dovuto farmi dare le registrazioni delle telecamere di sicurezza per godermi la scena di te che lasci in silenzio la stanza mentre il figlio di puttana ancora con le braghe calate urla il tuo nome e ti chiudi in ascensore per piangere disperato, e ti confesso che negli anni mi sono fatto le mie seghe migliori guardando la tua faccia accartocciata dal dolore ancora e ancora. Era quello che ti meritavi, perché non avevi amato me!
Come previsto appena uscito da quell’ufficio, mi chiamasti in lacrime e sconvolto mi dicesti cosa fosse successo e che avevi bisogno di me, oh si tesoro tu hai sempre bisogno di me! Ti dissi di tornare all’albergo che ti avevo fatto prenotare perché eri troppo sconvolto e non eri in condizioni di tornare a casa da solo: “Sta tranquillo Draco, massimo un paio d’ore. Prendo un volo e ci vediamo al bar dell’hotel, va bene amico?”.
Certo tu non potevi sapere che ero già lì a New York con te, che ero partito con il mio jet dopo te e che alloggiavo nell’attico di quell’albergo che ti aveva affascinato tanto, perché l’albergo era mio. Ammetto che mi sono goduto in tutti i sensi la tua punizione quel giorno, guardandoti dagli schermi della sicurezza per tutto il tempo che ti feci aspettare lì seduto al bar in lacrime, gustandomi il mio scotch, e mi sono goduto ancora di più il tuo sguardo di gratitudine quando mi hai visto entrare e mi hai abbracciato e ti sei lasciato portare sul divano. Ti sei stretto a me e hai pianto la tua delusione perché non potevi perdonare il suo tradimento “Mi fidavo di lui, Harry! Pensavo che mi amasse e invece mi ha ferito…” ed io asciugai le tue lacrime e ti dissi “lo so che fa male Draco, ma credimi passerà. Io ci sono e ci sarò sempre per te.” E tu accennasti un si e mi abbracciasti ancora. Non eri pronto, ma c’eri quasi quando mormorasti “Non so cosa farei se non avessi te, Harry.”
Fu così facile entrare nella tua crepa, viziarti con piccole attenzioni accompagnarti verso la “guarigione” dalla tua delusione e quando finalmente ti sentisti meglio, arrivarono quelle parole che aspettavo da anni. Me le dicesti una sera di primavera, mentre camminavamo dopo un acquazzone: tra poco ti saresti laureato e stavi cominciando a fare colloqui di lavoro ed eri tutto eccitato per l’inizio di questo nuovo capitolo della tua vita quando dicesti: “Sto capendo che la mia vita è cambiata completamente. Qualunque cosa fossi in questi anni, non lo sono più. Ma non credo che mi dispiaccia, specialmente dopo quello che è successo con Blaise. Penso di avere veramente bisogno di un cambiamento, però ho anche capito che sono così fortunato!” ti chiesi “Perché?” e tu ti fermasti e mi guardasti negli occhi prima di dire “Ho riflettuto che ormai ci conosciamo da 6 anni e, da quando sei entrato nella mia vita mi sei sempre vicino. Lo so che sembra strano e non voglio creare imbarazzo tra noi, non voglio perdere quello che abbiamo, e capisco che sei molto più grande di me ma… ho capito che ho bisogno di dirtelo. Io credo di provare per te qualcosa di diverso dall’amicizia, io non sono sicuro se sia amore o…” ma non ti ho fatto finire di parlare, prendendo le tue guancie tra le mani e baciandoti. Non so come tu ci sia riuscito ad essere così fottutamente perfetto tesoro! Avevi detto esattamente quello che volevo che mi dicessi e in che modo superbo! Ti abbandonasti alle mie labbra, eri mio, solo mio!
Non ci ho messo molto a capire che non mi bastava il tuo amore tesoro: volevo tutto, volevo ogni fibra del tuo essere, ogni pensiero della tua testa, anche se devo dire che da subito il beneficio di avere il cazzo piantato nel tuo culo divino è diventato il motivo per cui mi svegliassi ogni mattina. Dopo l’università ti proposi di venire a lavorare nella mia azienda, magari il caro Lucius poteva andare in pensione e lasciarti il suo posto. Ammetto che fui un po’ grossolano ma sarebbe stato così delizioso, l’avverarsi di un sogno: avrei potuto averti nel mio ufficio, sempre a mia disposizione. Magari ti avrei ordinato di metterti sotto la scrivania a succhiarmi il cazzo mentre studio carte noiose o avrei potuto fotterti sulla Chaise longue per scaricare il nervoso di una riunione particolarmente snervante. Ma no, il mio piccolo tesoro era troppo onesto e pulito per lavorare con il suo fidanzato “Non è giusto Harry. Io voglio dimostrare di essere bravo in quello che faccio, non voglio essere solo il “figlio di Lucius” o peggio “il ragazzo del capo”. Voglio fare carriera a modo mio, facendo vedere quello di cui sono capace! E poi mio padre adora il lavoro e se andasse in pensione mentre si sente ancora in grado di lavorare farebbe impazzire la mamma!”
Così ti facesti assumere da quella piccola agenzia di pubblicità e cominciasti a lavorare allegramente. Ti confesso che iniziai a seguirla  e stavo solo aspettando il momento giusto per acquistarla e regalartela mio tesoro. La prima cosa che facesti con il tuo stipendio fu prendere in affitto un piccolo appartamento in centro e quante sere abbiamo passato abbracciati su quel divano di pelle preso in saldo, spesso mezzi nudi dopo il sesso a guardare la tv. Certo io avevo il mio attico e avrei voluto così tanto che tu venissi a vivere con me, ma tu volevi la tua libertà. Pensavi che fosse perché io sono più grande di te, pensavi che fosse perché volevo una famiglia e dei figli. Come spiegarti che non me ne fotteva un cazzo di marmocchi e l’unica cosa che volevo era averti solo per me! In quel periodo la tua grande paura era il giudizio della gente e dei tuoi genitori perché sono così più grande e spesso dicevi “Harry lo sai, non mi va che dicano che sto con te solo per i soldi o la carriera! Lo so che ci conosciamo da anni ma stiamo insieme da poco” ma so che erano scuse. Lo capì quando, una sera che eravamo andati a cena dai tuoi, sentì tua madre borbottare che ero troppo “vecchio” per il suo bambino, avevo quasi quarant’anni! Decisi quindi di aspettare, di conquistare la fiducia di Narcissa e di farle capire che ero perfetto per te e tu eri perfetto per me e che mai nessuno ti avrebbe amato come ti amavo io e ammetto che non fu difficile farlo, grazie ad una spinta del destino.
Era da poco passato il nostro primo anniversario quando Lucius mi chiese di parlare in privato, e mi disse che avevano scoperto che Narcissa aveva un cancro e così era lì per chiedere il pensionamento perché voleva passare con lei questa tempesta e se possibile invecchiare accanto a lei. Fu con grande gioia che le accettai e mi assicurai che uscisse con quanto più denaro possibile e mi accorsi che non lo facevo perché erano i genitori di Draco, non solo almeno. Mi accorsi, come aveva detto Draco, che Lucius letteralmente viveva per quel lavoro, ma amava talmente Narcissa da rinunciarci per stare con lei e questo lo rispettavo e poi ammetto di aver gioito perché il destino, il karma o chi sa chi, mi aveva donato la strada per avere finalmente Draco tutto per me.
Il mio tesoro fu distrutto dalla notizia e avrebbe lasciato il lavoro su due piedi per assistere sua madre, ma lo convinsi a non farlo, e che avrei fatto tutto il possibile perché Narcissa guarisse. Non lo feci per buon animo, se Draco avesse lasciato il lavoro avrebbe cominciato a pensare solo alla sua famiglia e mi avrebbe messo da parte, ma se avessi pagato le sue cure, mi avrebbe amato ancora di più! Ma di nuovo mi spiazzasti quando mi dicesti “Harry, grazie! È così bello quello che stai facendo per me! Ma non posso chiederti di pagare le cure, sul serio. Non sarebbe giusto!”
Accettai le tue parole ma presi anche la palla al balzo per dirti “Tesoro non voglio metterti ansia, ma adesso che tuo padre ha chiesto il pensionamento potresti venire a lavorare nella compagnia, avresti uno stipendio migliore e così potresti aiutare i tuoi. “. Resistesti un po’, la tua carriera stava andando bene, ma alla fine accettasti la proposta, anche perché numeri alla mano non avresti potuto dire no, mi ero assicurato che l’ufficio personale ti assicurasse uno stipendio più che generoso. L’unico paletto che ponesti fu di occuparti di un settore diverso dal mio, per evitare qualunque sospetto di nepotismo. Ti lasciai fare, infondo era bello regalarti questa pia illusione! Infondo la Paravel Corp. era la ditta della mia famiglia, veramente credevi che nonostante fosse così grande, ci fosse qualcosa che potesse sfuggirmi? Così cominciammo a lavorare insieme e, nonostante la preoccupazione e il dolore di vedere una persona amata soffrire, cominciasti a brillare. Era così bello assistere ai tuoi progressi, alle tue vittorie. Ascoltavo i giudizi positivi dei colleghi con l’orgoglio di un padre, e se qualche invidioso osava denigrarti in qualche modo, veniva prontamente sbattuto fuori in un modo o nell’altro. Eri come una pietra preziosa, un diamante ed eri mio.
Accompagnare nella sua malattia Narcissa è stato anche il passaporto per avere la benedizione della tua famiglia e sorprendentemente fu tua madre a suggerirmi che il tempo era maturo per l’idea più stupefacente che potesse esistere. Un pomeriggio andammo in ospedale e mentre era seduta a letto a sfogliare una rivista di gossip, stavamo parlando del più e del meno mentre tu eri in corridoio a parlare con i medici. Stava lì a fissare il vuoto dalla finestra con un leggero foulard che le nascondeva il capo senza più capelli quando mormorò “ Draco è così fortunato ad avere qualcuno su cui fare affidamento in questo momento. Sono felice che abbia accanto qualcuno che lo ama e l’unico rammarico è che avrei tanto voluto vedere sposato il mio bambino….”. Oh santa gioia si, Narcissa aveva ragione! Tu sei così fortunato ad avere il mio amore! Perché non ci avevo pensato? Io e il mio Tesoro uniti per sempre. Tutti sapranno che sei mio! Ma tu tesoro in passato eri sempre stato terrorizzato dall’idea e adesso ogni tuo pensiero era per tua madre, non sarebbe stato facile convincerti vero? Non sarebbe bastato chiederti di sposarmi mettendomi in ginocchio dopo averti regalato una serata romantica. No, avrei fatto molto peggio!
In quel periodo eri sempre così triste e divorato dalla preoccupazione e dalla tristezza che è stato facile convincerti a passare sempre più tempo a casa mia e a farti lasciare il tuo appartamento: “Draco pensa alla comodità! Casa mia è più vicina all’ufficio e all’ospedale, protrai passare più tempo con tua madre!” “ Ne sei sicuro? Non vorrei invadere il tuo spazio o…” rispondevi titubante ma io ti baciavo profondamente e ti dicevo “Non essere idiota Draco! Puoi stare da me tutto il tempo che vuoi.” Avrei voluto aggiungere “Anche per sempre” ma ci saresti arrivato.
Ci svegliavamo al mattino abbracciati sotto le coperte e la sera ci riaddormentavamo accora stretti allo stesso modo. Il paradiso era nella mia casa perché ogni giorno ti svegliavi e il tuo primo pensiero era per me. Cominciai a sussurrare alla tua mente lasciando cadere ogni tanto osservazioni su come stesse migliorando tua madre, o che lei mi aveva detto che era felice di vederti insieme felici, oppure quella volta che Lucius ti disse quanto fosse orgoglioso della tua promozione e che fosse ora che tu ti sistemasti. Erano piccole spinte, appena percettibili, che avrebbero creato l’idea nella tua testa: più il lavoro diventava soddisfacente, più tua madre guariva, più potevo vedere come io occupassi sempre più spazio nella tua testa: la mattina preparavi la mia colazione preferita che mangiavamo insieme prima di andare in ufficio; mettevi più spesso quel completo grigio perché ti avevo detto che mi piaceva vederti addosso; la sera mi cucinavi l’arrosto perché ti avevo detto che era il mio piatto preferito. Una volta addirittura, solo perché mi ero lasciato sfuggire durante il sesso che una delle mie fantasie era il gioco del capo con la segretaria, venisti nel mio ufficio rosso come un peperone e guardandoti le spalle come se fossi un ladro e con la scusa di consegnarmi dei documenti di poco conto,  ti desti a me contro la scrivania mormorando “Signor Potter la prego! Non è professionale!”.
Il giorno però che mi hai aperto totalmente il tuo cuore è stato pochi mesi fa. Ormai vivevamo nel nostro nido e dire che “conviviamo” è una pura formalità  e mentre eravamo nudi abbracciati sul divano dopo aver fatto l’amore, mi hai sussurrato all’orecchio “Chiedimelo”. “Chiederti cosa?” ho finto non capire, mentre passavo le dita tra i tuoi capelli e tu hai sbottato “Sul serio? Vuoi farlo in questo modo? Cos’hai mente? Cena e rose come una ragazzina! “ “Ancora non capisco Draco, dovrai essere più preciso davvero! Insomma non abbiamo alcuna celebrazione a breve, comunque mi ricorderò al nostro anniversario che non vuoi cena e rose, non c’è problema e, per inciso avevo già in mente qualcosa diverso da una cena e comunque lo so che preferisci altri fiori!” mi hai fissato a lungo in silenzio poi quasi balbettando hai detto “Ma… allora… la scatolina blu che ho visto…”
Si gioia, sapevo che l’avresti vista quando stamattina l’ho tirata fuori dal cassetto e l’ho messa in tasca. È un anello di mio padre, appartiene alla mia famiglia da generazioni. Ammetto che non è proprio un anello di fidanzamento convenzionale, è solo una fascia d’oro bianco con un piccolo smeraldo, ma quando sono andato a prenderlo nella mia cassetta di sicurezza ho capito che aveva il tuo nome sopra e sapevo che un solitario non ti avrebbe convinto. Ho scelto comunque di continuare la sceneggiata quando ho detto “Scatolina…. Ah si! È un vecchio anello di mio padre e non mi piace neanche! Stavo pensando di darlo alla fondazione per l’asta di beneficenza. Perché cosa pensavi che fosse?”. È stato così bello vederti abbassare gli occhi, vedere il rossore che si allarga sulle tue gote e come stavi trattenendo il fiato, cercando le parole “Bhe insomma… credevo che tu volessi, sai… chiedermi di sposarti. Ma quanto pare mi sbagliavo, quindi…” ma l’ho visto il velo di delusione nei tuoi occhi, l’ho sentito vibrare nella tuo voce. Ho scelto quindi di restare un attimo in silenzio per assaporare la tua resa, prima di dirti esattamente quello che so che vuoi sentire dalla mia voce “Draco, io ti amo e non ho bisogno di una cerimonia o di un anello ma… “ “ma…” oh quanta sete nel tuo respiro “Ma se tu vuoi che ti chieda di sposarmi io lo farò esattamente in questo momento. “ e la luce che illumina i tuoi occhi è impagabile. Ti basta un cenno per farmi capire che è quello che vuoi e mi basta allungare la mano nella tasca dei pantaloni per  trovare la scatoletta. Anche se a metà strada mi fermo e dico “Tesoro, forse dovrei chiedertelo tra qualche giorno, insomma non ho un anello adatto tipo uno di diamanti! Non ho niente di bello in casa, solo questo vecchio di mio padre che avevo preso per l’asta di beneficenza…” ma tu mi vuoi così tanto che mi dici “Non importa davvero Harry, io voglio solo che tu me lo chieda, fanculo se l’anello non è perfetto!”
Adesso, dopo la nostra semplice ma sentita cerimonia, dormi tra le mie braccia mentre lascio scivolare il dito su quel vecchio anello di mio padre che hai voluto fosse la fede che ti lega a me. Sono stato il tuo mentore, il tuo amico, il tuo consolatore, il tuo amante ed ora sono tuo marito, ma non è ancora abbastanza.
Voglio ancora di più.
Non voglio dividerti con nessuno.
Forse potrei spedire Lucius e Narcissa in una lunga luna di miele per festeggiare la loro nuova vita, che ne dici tesoro?
Forse dovrei rinchiuderti in casa, magari potremmo adottare dei bambini: tornare a casa ogni sera e trovarti a crescere amorevolmente i miei figli. Saresti sicuramente un padre meraviglioso, e storceresti il naso dicendo che sembri una casalinga degli anni 50.
Non posso fare a meno di pensarci tesoro mio. Non posso smettere di sognare ad occhi aperti come sarà. Avrai gli occhi bassi arsi dalla vergogna o ghignerai sprezzante? Proverai a divincolarti nelle lacrime o sarai scosso dalle risate? Urlerai e impazzirai per l’odio  o resterai in silenzio trattenendo il respiro per la meraviglia?
Cosa farai la prossima volta che ti renderò perfetto?

   
 
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