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Autore: N e v e r l a n d 91    11/05/2020    1 recensioni
[Dall'ultimo capitolo:]
La matita che teneva tra le mani sembrava essere una HB, lo capiva dalle strisce verdi e nere che ne dipingevano il legno. La mano che la sosteneva era più robusta della sua, pressava il polpastrello del pollice contro il legnetto e lo sfregava lentamente verso il basso, fino a toccarlo con la punta dell’unghia per poi ritornare in su, di nuovo con il polpastrello. Se non fosse stato limitato dalla sua stessa mente Dean si sarebbe permesso di giudicare quei movimenti quasi erotici, nella loro genuinità. Continuava ad osservarli con una sorta di ipnotico vincolo, dato dalla sua concentrazione e dall’assimilazione delle nozioni spiegate. Era così intensamente estraniato dal mondo che si era permesso di osservarlo senza il timore di essere beccato, fino a quel momento.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Crowley, Dean Winchester, Gabriel, Michael, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Prologo

"Say something, I’m giving up on you"
 
 

8:20 PM

« Ancora non riesco a capire come tu mi abbia convinto a venire. »
« Ho detto che ci sarebbe stato molto cibo gratis Dean, non è stato poi così difficile! »
Il biondo roteò gli occhi, allungando una mano verso l’ennesima tartina e portandola alla bocca in un morso tutt’altro che modesto. A qualche metro da loro, due ragazze puntavano le dita verso di lui, lasciandosi sfuggire qualche risatina imbarazzata che Sam colse e ignorò.
« Potresti far finta di comportarti in maniera civile, almeno?»
« E’ una riunione dei vecchi alunni, Sam. Ci sono solo ex secchioni pronti a rinfacciare agli ex Quarterback  il loro successo ed ex cheerleaders che fingono di essere felici in un matrimonio fallito. Oggi si scoperebbero volentieri i secchioni che un tempo prendevano in giro, quindi datti da fare, Sammy!»
« Credi che andrei con una donna sposata?»
« Se la donna in questione fosse Rubi…sì.»
Sam sbuffò una risata e scosse appena il capo, rassegnato dalla cocciutaggine del fratello. Il viaggio verso il Kansas era stato stancante ed il tempo passato nel motel troppo poco per poter essere rigenerante. Dean si era lamentato per gran parte del tempo ed anche ora che si trovavano nella palestra di quella che un tempo era la loro scuola non sembrava entusiasta di rivedere i vecchi compagni.
Sam non riusciva a comprendere tutto quell’astio per il Summit, in fondo il periodo del liceo era stato il migliore per suo fratello: Il miglior Quarterback  che la scuola avesse mai avuto. Ogni giorno era un party e quando non poteva essere a casa loro, si prodigava a organizzarlo altrove.
Dean, dal canto suo, si sentiva soffocare dalle mura della palestra che sembravano essersi terribilmente rimpicciolite. Trovava asfissianti le pareti, la musica, perfino l’alcol sembrava essere sbagliato.
Detestava il Summit, gli portava alla mente dei ricordi che avrebbe preferito dimenticare. Soffocare da qualche parte nella sua mente e acconsentire affinché venissero estirpati chirurgicamente. Il suo futuro era stato deciso da quella scuola e in quella scuola. Le sue scelte sbagliate sembravano riecheggiare tra i mattoni verniciati di rosso e propagarsi oltre i corridoi e le aule. Ogni punto gli portava alla mente un ricordo e nessuno di questi sembrava essere emolliente per la sua anima.

«Nessuno ha portato la torta di mele?»
La voce d’un uomo dal familiare accento europeo si fece largo tra i suoi pensieri, costringendolo a tornare alla realtà.
«Alce, avrei scommesso che almeno uno di voi due zucconi avrebbe portato la torta di mele.»
Quella voce gracchiante fece stridere le orecchie di Dean, che si trovò costretto a sporgersi per dare conferma ai suoi sospetti e forma a quel suono molesto.
« Crowley, vedo che stavolta hai ricordato i pantaloni.»
L'espressione del maggiore era goliardica, trasudava una qualche acuminata soddisfazione condita dall'ego e Sam scostò lo sguardo verso un punto indefinito della stanza esprimendo ancora una volta con il silenzio disappunto per il commento inappropriato del fratello.
« Sì, Dean… Non posso però dire lo stesso del tuo bavaglio. »
L’inglese sollevò un dito in direzione del colletto della camicia del biondo e sfoggiò un mezzo ghigno divertito nell’indicarlo.
« Comunque la flanella non assorbe le macchie, vai tranquillo.»
Crowley aveva il tipico atteggiamento borioso di chi voleva ostentare il successo ottenuto dopo anni di soprusi e violenti commenti. La consapevolezza d'esser riuscito nella vita in ciò a cui Dean Winchester non era mai arrivato lo appagava già  abbastanza da interessarsi ad una stupida battuta lanciata al sol scopo di pungere.
Eppure pungeva.
Dean continuava a prudere come le camicie di flanella che tanto amava indossare.
L’abito d’Armani di Crowley invece esprimeva eleganza da tutti i pori. Quello stile Italiano che il biondo non avrebbe mai avuto nella vita.
« E’ che non ci volevo nemmeno venire, qui... »
Rispose, sfregando un fazzoletto di carta sulla macchia evidenziata dall’inglese.
«Mi ha costretto Sam.»
Continuò il biondo e Crowley scostò lo sguardo al più alto dei due, affilandolo leggermente.
« Non credo ci fosse l’obbligo di presenza, Alce.»
Sam allora scosse la testa, trovava infantile quella discussione puerile per quanto concerneva il senso della loro presenza lì.
« Volevo solo fare qualcosa di carino per una volta, Dean. Scusa se ci ho provato.»
Il tono offeso del fratello costrinse Dean ad accorgersi dell’esagerazione delle sue affermazioni. Arricciò quindi le labbra e si strinse nelle spalle come per scrollarsi di dosso la responsabilità delle sue stesse parole.
«Ma guardate che bello. Ogni faccia che credevo mai più avrei visto nella vita ora appare davanti a me.»
Gracchiò Crowley in direzione della folla e Dean per un momento gli fu grato d’averlo liberato da quell’ostica discussione. Ignorò quindi Sam, avvicinandosi al terzo elemento del gruppo e lanciando uno sguardo anche lui verso la sala, ora colma di persone.
«Non trovi sia un incubo?»
Chiese, estraendo una fiaschetta dall’interno della giacca in pelle marrone e portandola alle labbra in un gesto secco, quasi abitudinario.
Crowley gli lanciò un’occhiata confusa vista l’innumerevole quantità di alcol presente sul tavolo alle loro spalle, ma decise di ignorarlo.
«Uno dei peggiori.»
Dean sorrise e Sam approfittò di quel momento per allontanarsi da quella  conversazione circostanziale  e raggiungere finalmente Nick. - il motivo principale per cui aveva costretto Dean a viaggiare fino in Kansas per quel ritrovo di vecchie anime ormai dimenticate- .
Quando le luci iniziarono ad abbassarsi per lasciare posto a quelle della console di Gabriel, la folla che fino a pochi minuti prima adornava i muri della palestra iniziò ad avvicinarsi al centro di essa, concedendosi il gusto di aprire le danze e scaldare così quell’atmosfera arcigna.
In breve tempo il buio si ricoprì di luci azzurre e bianche, avvolgendo i volti dei presenti e perfino Dean, dall’alto del suo inguaribile cinismo, dovette ammettere che era malinconicamente bellissimo.


10:30 PM

Il cocktail alla banana di Gabriel era una bomba.
Ne avevano bevuti una quindicina e ora l’unico sapore che Dean aveva sulla lingua era quello di lime e vodka.
Per tutta la serata non aveva fatto altro che chiedere a Gabriel cosa c’entrasse la banana ed ogni volta aveva ottenuto una risposta differente da quella precedente. Per ora la teoria più palpabile era quella di Crowley che sosteneva fosse un’ode alle doti sessuali di chi lo offriva. In quel caso Dean doveva averle ostentate fin troppo quella sera.
La serata di Dean era esplosa così velocemente che a fatica era riuscito a connettere tutti gli eventi:
aveva rivisto tutti i suoi amici del liceo e per qualche ora s’era sentito libero di scherzare, accusare e rivangare o quantomeno di fingere che la sua vita non fosse un totale disastro.
Stava andando tutto troppo bene, perfino la presenza del gruppo degli sfigati non lo infastidiva più. Il cibo, speziato dall’alcol, aveva raggiunto un gusto dieci volte migliore rispetto al primo morso.
« Devi ancora spiegarmi cosa fai per vivere.»
La voce di Crowley non mancava di gracchiare e nemmeno dopo averla ascoltata per ore riusciva ad assumere un tono più gradevole.
Era comunque abbastanza sorpreso dall’interesse dell’inglese, anche perché leggeva alcun velo d’ironia o spocchiosaggine nel tono della voce ma semplice interesse, cosa che imbarazzò non poco Dean poiché non poteva nascondersi dietro una battuta di scherno.
«Sono in polizia. Un semplice sbirro di quartiere, Crowley.»
Scrollò le spalle e l’inglese affilò appena gli occhi, assumendo una di quelle espressioni feline che riportarono Dean ancora una volta al passato.
«Non è semplice essere un poliziotto. Perché lo sminuisci?»
«Non lo sto sminuendo!»
«Il tuo tono era rassegnato.»
«Pensavo che mi avresti schernito, vista la tua maturità!»
«Era quello che volevo fare, ma non posso farlo se fai quel tono da depresso!»
Dean rise, scuotendo appena il capo. Stranamente Crowley non riusciva ad essere pungente come si era ripromesso e questo, forse, era dovuto anche all’alcol.
«Tu invece cosa fai per…»
«Castiel! Alla buon’ora!»
Una voce in lontananza pronunciò quel nome. Una voce talmente lontana da potersi facilmente scolorire tra il berciare caotico della folla  e, nonostante tutto, apparire come un’insieme di sillabe agglomerate a caso e mal interpretate. Uno spartito di suoni che non volevano dire nulla e volevano dire tutto. Era strano, strano in un modo terribile e angosciante, il pugno nello stomaco che percepiva e la mano che lo stringeva fino a togliergli il fiato si infittirono, indirizzando tutto il bruciore nelle orecchie e ricacciandolo attraverso lo stridio d’un suono sordo, fastidioso. Ripensò alla sensazione di vuoto che aveva percepito in auto. All’ansia, all’asfissia.
Gli mancava il respiro e nemmeno sapeva perché.
«Io invece cosa… cosa, Dean?»
La domanda di Crowley lo richiamò all’attenzione, la fronte dell’inglese era corrugata e alla ricerca di risposte che probabilmente non sarebbero arrivate tanto presto. Dean era paralizzato come alla vista di un fantasma. Spiazzato, soffocato.
Mangiato da un nome.


 

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Salve a tutti! Vi presento questa storia nuova AU in cui spero di donare delle gioie ai nostri amori, ma sono abbastanza sicura che non sarà così facile conoscendoli... spero vi piaccia! 

  
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