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Autore: Panterah    11/05/2020    0 recensioni
[American Satan]
[American Satan]Vengono qui raccontati i pensieri di Gretchen, la ragazza di Johnny Faust, nel corso della travagliata ascesa della rockstar e della sua band, i The Relentess, a Hollywood. Viene così indagata la psicologia dei due personaggi, raccontando la storia di un angelo caduto per realizzare il proprio sogno: la musica.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ero ingenua. L’avevo previsto.
Il problema?
Non avevo previsto ABBASTANZA.
E spesso mi trovo a chiedermi… se Johnny non fosse partito per Hollywood, sarebbe stata questione di tempo prima che quell’ombra nella sua anima si rivelasse?
Non lo saprò mai, questa è la verità.
Posso solo ricordare com’era PRIMA; quando lo faccio, però, sento che mancava qualcosa in lui.
Johnny Faust.
Lui è tutto, prima e dopo American Satan. Prendere o lasciare.
Perdere… forse.
Non credevo dovesse perdere così tanto per veder realizzato il suo sogno.
Ma era proprio il suo sogno a renderlo se stesso, a definirlo; l’ha scolpito, e forse non aveva la mano troppo ferma quando gli ha modellato l’anima.
Johnny è iniziato così… la materia prima del frontman dei The Relentless? Un ragazzo con la camicia a scacchi, cartella in spalla fuori dalla scuola, il sorriso semplice di una pagina bianca che deve ancora essere marchiata, sporcata di nero.
Dell’inchiostro, però, in realtà era già stato versato allora, e non sto parlando di quello dei tatuaggi che aveva sottopelle, quanto piuttosto dei testi delle sue canzoni.
Johnny si era anche già trovato dietro le sbarre, prima di American Satan.
La prigione della scuola e dei pregiudizi che ne inquinavano l’aria tipo gas tossico. Tutti lo giudicavano, e sulla base di cosa?
Per l’inchiostro sulla sua pelle invece che per quello sulle sue pagine; per il suo modo di vestire, sebbene ancora sobrio; per la musica che ascoltava, la quale semplicemente gridava al posto suo quando non aveva forze per andare avanti da solo nella vita.
Nonostante tutto, Johnny sorrideva.
Odiava essere odiato, dimostrava solo di saper amare.
Avrebbe potuto maledirli tutti: la gente dal giudizio facile; le etichette che aveva addosso; suo padre, vigliacco scappato prima che nella sua mente se ne formasse il ricordo; tutte le viscide sanguisughe orbitanti attorno a sua madre, ancora così bella, la quale mai si era lasciata abbattere…
No. Johnny concentrava la propria energia solamente nel cercare di realizzare il suo sogno: la musica.
Amava senza riserve lei, sua mamma, e me. Gretchen.
La ragazza che, contro ogni immagine raffigurante la donna di una rockstar, vestiva quasi sempre di bianco, e che sussurrava al suo uomo, prima che partisse: “No sex, no drug.”
Non ero ingenua, solo… anch’io odiavo le opinioni facili e precostituite.
Credevo con tutta me stessa in Johnny.
Pensavo che, realizzato il suo sogno nel mondo della musica, lui avrebbe dimostrato a tutto il mondo l’amore bruciante che lo aveva portato al traguardo della rivincita.
Contro ogni pregiudizio.
Lo aveva scritto lui in uno dei testi delle sue canzoni, ancora incompiute.
“Only actions can speak the truth”
“Solo le azioni possono dire la verità”.
Queste allora erano parole mute composte in silenzio. Johnny le condivideva via webcam con gli altri membri della futura band, i The Relentless, ma ancora non le cantava davvero.
Sembrava volerci dire che, quando le sue canzoni avessero preso vita, avrebbero raccontato la verità su di lui.
A Johnny mancava solo la voce.
Avrei dovuto capire che, in quelle parole, era implicito anche un avvertimento.
Amavo Johnny, vedevo in lui il candore di una nuova pagina di vita, intonsa; di un paio d’ali d’angelo, potenti e pronte ad essere spiegate.
Le sue azioni, e la sua nuova voce rivelata, disperata e folle, mi hanno invece raccontato una verità diversa.
Quello di Johnny era il bianco cera di una candela che viene bruciata, velocemente, dando alle fiamme tutti i fogli ancora da scrivere, in una nube di cenere che annerisce le ali, e l’angelo non può più volare.
C’è chi dice che il diavolo è un angelo caduto, che il rock ‘n roll è satanico: la musica, un mezzo d’espressione così puro e nobile, è stata corrotta e degradata da questo genere di rumori e grida demoniache.
Al contrario, c’è chi, come me, crede che il diavolo sia il fuoco che brucia le ali agli angeli, facendoli cadere. Queste creature alate cercano, con la musica, sì, col rock ‘n roll, di elevarsi… poi ci pensano Hollywood, il suo business, il denaro, la droga, il sesso – quello alienante e senza amore nemmeno per se stessi – a riportarle striscianti e distrutte nel fango.
“Let him burn”
“Lascialo bruciare”.
Ha cantato Johnny.
Non credeva né in Dio, né in Satana, prima dei The Relentless e di American Satan.
Poi, ha pensato di aver conosciuto solo il secondo, e che a causa sua le sue ali fossero ormai ridotte in cenere.
Le ha abbandonate, ed ha imparato a strisciare nell’abisso del vuoto in cui è sprofondato.
Si è trovato sul ciglio del baratro.
Oltre, la morte.
È precipitato.
Poteva morire.
Se le sue ali fossero state bruciate davvero, privo di esse sarebbe morto, la schiena nuda contro la terra fredda.
La fine di Johnny Faust.
Nell’inchiostro da lui versato, e poi lasciato colare dalla sua voce nella musica, c’erano però altre parole, indelebili
“I choose my fate
It’s never too late
Looking through the gates
The devil awaits”
“Io scelgo il mio destino
Non è mai troppo tardi
Guardando attraverso i cancelli
Il diavolo attende”.
Cantando, nella disperazione di un grido d’aiuto che arrivava dritto dall’anima, le ripeteva come una preghiera, a cui si aggrappava con le unghie e con i denti.
Johnny aveva ancora le sue ali d’angelo, ma erano state appesantite dalla cenere del fuoco, nere come il demonio.
All’ultimo, si sono aperte.
Johnny è sopravvissuto.
A salvarlo, la sua musica, e l’amore, da lui sempre donato, che gli è stato restituito… da sua madre, ogni istante al suo fianco, da me, che l’ho perdonato, e dai ragazzi della band, i The Relentless.
Lo abbiamo aiutato a ripulire le sue ali angeliche, che ha finalmente imparato ad usare per volare nel suo sogno musicale.
Johnny Faust.
Lui è tutto, prima e dopo American Satan. Prendere o lasciare.
 
* Ci tengo a precisare che ho riportato il punto di vista di Gretchen per approfondire la psicologia del personaggio suo e di Johnny nel film. Non intendevo mettermi al suo posto come autrice, né rimpiazzarla con chi legge. Se avete visto il film, le ragazzine fan che adulavano Johnny sostituendosi in vari modi (…) a Gretchen erano personaggi tutt’altro che positivi, che avevano capito poco o nulla dell’intera situazione. Concordo appieno. *
 
* La canzone citata è “Let him burn” dei The Relentless. *
   
 
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