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Autore: Dalybook04    11/05/2020    2 recensioni
Ognuno ha il proprio modo di sfogare il dolore.
Arthur? Arthur gioca a sudoku.
Povero Arthur, ha paura. Non appena chiude gli occhi rivede tutto: il sangue, le urla, il casino, e lui che è-
Niente di importante.
Oh, ecco un quattro
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ci sono modi diversi di affrontare il dolore, Arthur lo sa bene.
Per esempio, nel condominio dove teoricamente vive c'è il tedesco che corre fino a sfinirsi, l'italiano che dipinge e piange, il giapponese che si chiude in camera tutto il giorno, l'altro tedesco che si beve tanta birra da andare in coma etilico, lo spagnolo che spara musica a tutto volume e balla flamenco fino a consumare il pavimento, l'altro italiano che si chiude in un mutismo da record, rinunciando al suo ricco vocabolario di imprecazioni, e si rannicchia su se stesso; e ancora c'è il russo che beve vodka fino a ubriacarsi (e per far ubriacare un russo con la vodka ce ne vuole), lo statunitense che tramuta il dolore in rabbia e la sfoga contro un sacco da boxe, piangendo nel frattempo, l'austriaco che suona il pianoforte fino alle cinque di notte ininterrottamente e l'ungherese che fa di tutto per tenersi impegnata.
Arthur? Arthur gioca a sudoku.
Ci gioca spesso in realtà, glielo ha insegnato Kiku, il giapponese del quinto piano, in generale sfrutta quel giochino tutto numeri quando non vuole pensare e l'alternativa è scolarsi una bottiglia intera di whishy tutta d'un fiato (che poi la seconda opzione è la sua preferita, ma il suo dottore gli aveva raccomandato di stare attento al fegato).
Perché sta giocando a sudoku? Oh be'-

sangue.

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla

capelli dorati incrostati di sangue

e pensare che solo la sera prima in quel capelli ci aveva passato le mani

che li aveva accarezzati

che ora il proprietario è

 

Diciamo che non ne vuole parlare.
Fa per segnare in piccolo un sei e un otto, ma si dimentica di cliccare sulla penna per gli appunti e segna per sbaglio il sei. Il numero si illumina di rosso, si è giocato come uno stupido il primo dei tre errori a sua disposizione. Sbuffa infastidito, posa il tablet sulle proprie ginocchia e slancia le braccia intorpidite verso l'alto, stiracchiando braccia e schiena. Da quant'è fermo su quella poltrona?
Guarda l'ora, sono le undici e quarantasette di sera. Quando ha cominciato a giocare erano le sei e diciannove. Mentre alle cinque e un minuto...
Abbassa lo sguardo e segna un otto, questa volta blu.
I numeri dati dal gioco sono neri, quelli segnati da lui blu e gli errori sono segnati in rosso. Rosso come...

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

occhi azzurri vitrei e senza vita

la camicia di seta bianca che si sporca di rosso

pantaloni neri che si sporcano di terra

l'asfalto gelido contro le sue ginocchia come il peso nel suo stomaco nel capire che

lui è


Arthur clicca sull'uno. Tutti gli uno segnati sul tabellone si illuminano. Trova l'ultimo, tra un otto e un tre.
L'insieme di tutti gli uno sembra quasi che formi una F un po' storta...
Arthur clicca sul cinque. Ce ne sono solo due, ben distanti l'uno dall'altro.
Lui gli diceva sempre che un suo difetto era che, piuttosto che ammettere di stare male, si sarebbe evirato da solo con una forchetta arruginita, e poi rideva. Aveva una risata così bella... cristallina, leggera, quasi innocente, anche se il proprietario di innocente aveva ben poco. Lui per sfogare il dolore faceva tante cose, principalmente faceva sesso, tanto sesso, beveva vino e fumava quelle sue sigarette puzzolenti che piacevano solo lui, sottili, che reggeva tra l'indice e il medio con eleganza. Com'è che si chiamava la marca? Bah, era una marca francese che aveva solo un tabacchino in tutta la città ("e ci sarà un motivo se ce l'ha solo lui!" lo stuzzicava sempre così e quello rideva e gli strizzava una guancia con la mano libera, aspirando di nuovo, per poi baciarlo, espirandogli in bocca quel fumo schifoso. "Le cose migliori sono le più rare, Arthùr" se ne usciva così e chiudeva la conversazione con un altro bacio al sapore di fumo, dopo il quale puntualmente facevano sesso)
Ha quasi voglia di fumarne una. Lo eccitava quando gli espirava in bocca e lui, maledetto, lo sapeva e lo sfruttava a suo vantaggio. Istintivamente Arthur schiude leggermente le labbra e inspira, chiudendo gli occhi.
Chi è questo lui? Lui è...

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

una sigaretta ancora accesa caduta in terra

rumori

una sirena

i soccorsi arrivano

ma lui è


Nessuno di importante.
Arthur si risveglia dal suo sogno a occhi chiusi e chiude la bocca, dandosi del cretino.
Stare con lui ti ha rincoglionito, si dice. Poi si dà di nuovo dello stupido perché sta pensando ancora a lui.
Torna al suo sudoku e si accorge di un due che avrebbe potuto individuare facilmente anche prima
Che sciocco, si dice. Come ho fatto a non vederlo?
Già, Arthur, questa è proprio una bella domanda. Come hai fatto a non vederlo? Come hai fatto a non vedere quello che stava accadendo? Come hai fatto a non vedere che ti stavi distraendo dal tuo vero scopo? Non eri lì per piacere, Arthur, eri lì per lavorare. Non dovevi farti distrarre, non lo avevi mai fatto in tanti anni di lavoro. Ti sei sempre vantato di conoscere te stesso molto bene e di essere sempre professionale. Allora come hai fatto a non vederlo? Come hai fatto a non vedere che quello che doveva essere solo sesso stava diventando ben altro? Come hai fatto a non vedere che ti stavi innamorando? Come hai fatto a non vedere, alle cinque e 40 secondi circa, che il proiettile indirizzato a te stava andando dritto verso di lui?

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

la bambina è lui

è in ginocchio

la testa gira

il mondo gira

perché gira

non deve girare

non può girare

non ora che lui è


Te lo dico io perché non l'hai visto, Arthur. Perché sei un idiota. Come ti sei potuto permettere di essere umano per una volta nella vita? Male, Arthur, molto male. Tu non devi essere umano. Non lo puoi essere. Non con il lavoro che hai scelto. Pensavo avessi imparato la lezione quando hanno ucciso tuo fratello, ma a quanto pare sei così testardo che ti rifiuti di impare dai tuoi errori. Bravo, Arthur, complimenti.
Smettila di ignorarmi, sai che non funzionerà. Non puoi farlo per sempre. Guardati, razza di stupido. Per convincermi, e quindi convincerti, che non sei un idiota ti sei fidato dell'istinto e, dove c'era il dubbio, hai messo il sette dove invece andava il nove. Bravo scemo che sei. Un idiota sei e un idiota rimani.
Un idiota perché ti sei lasciato andare. Un idiota perché ti sei innamorato. Un idiota perché non ti sei accorto di quel ricercato in quel negozio, lo scagnozzo del boss che dovevi trovare, lo stesso che ha preso la pistola e ha sparato. Un idiota perché eri felice di andare al tuo primo appuntamento ufficiale con lui, che ti aveva anche fatto i complimenti per come ti eri vestito perché "non è così male, mi aspettavo peggio". Un idiota perché ti sei fidato del tuo istinto e hai messo il sette al posto del nove.
Complimenti.
Ma non puoi andare avanti così per sempre. Prima o poi devi cedere. Lo sai, piccolo cordardo, ma stai seguendo il tuo istinto e mi ignori con questo giochino del cazzo.
E pensare che davi dello stupido ad Achille perché, dopo la morte di Patroclo, non è più riuscito ad andare avanti. E ora ti sei ridotto peggio di lui.
Achille riusciva a piangere almeno.
Tu non riesci neanche a dire il nome di F-

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

la bambina è lui

il sangue gli sporca le mani

quante volte quelle mani si sono sporcate di rosso

ma il fatto che sia il sangue di lui le rende mille volte più sudice

è sudicio

Arthur sei sudicio

non ti meriti di vivere

non ora che per colpa tua lui è


Ti sei salvato per i capelli, Arthur, lo sai, sì?
Perché al ricercato il boss ti ha descritto come biondo, occhi verdi, grandi sopracciglia. Gli ha anche fatto vedere la foto. Ma tu, piccolo furbetto, prima di cominciare quella missione che ti ha portato in quel condominio che ti ha portato da lui, te li sei tagliati, per non dare nell'occhio. Il tizio ti ha intravisto, ma quando hai girato l'angolo si è confuso e ha sparato a lui.
Lui aveva i capelli lunghi, morbidi, leggermente più chiari dei tuoi e più ondulati.
Ma quel tizio che ne poteva sapere?
Così sei sfuggito alla morte. Altro che mantello dell'invisibilità, sono bastate un paio di forbici.
Però so che la brami, Arthur caro. Lo so, sono la tua coscienza.
Vorresti morire solo per sfiorare i suoi capelli, rivedere il suo sorriso, riassaporare le sue labbra, risentire la sua risata, anche se non te lo meriti.
Ah, e anche per smettere di provare quel dolore soffocante che continui ad ignorare.
Comunque lì c'è un quattro.
Sai cos'è il quattro? Te ne aveva parlato Kiku, ricordi?
Il quattro in Giappone è il numero fantasma.
E sai chi ora è un fantasma?

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

la bambina è lui

sente il sapore del sangue in bocca

si è morso il labbro così forte che ora sanguina

tutto per non piangere

sta per piangere

perché lui ora è


Oh, Arthur, dovresti rilassarti.
Piangi. Non morirà nessuno se piangi un po'. Forse se avessi pianto più spesso, se avessi detto a lui la verità, se non fossi stato così testardo, forse ora non saresti qui, in una camera fatiscente di un motel ancora più fatiscente, a giocare a sudoku.
Le anime che non parlano finiscono nei Campi degli Asfodeli, secondo i Greci, lo sai?
Forse ci sei già dentro e questa è la tua punizione.
Te la sei decisamente meritata.
Oh e smettila di bere! Nessun whisky, per quanto buono, può aiutarti. Forse però ti aprirà la bocca.
Volevi urlare qualche ora fa, ricordi? Ti è sembrato di urlare, ma non lo hai fatto. Ti sei illuso di aver urlato, ma invece era solo una bambina, spaventata alla vista del sangue. Povera piccola, sarà rimasta traumatizzata a vita. Quanta altra deve soffrire per colpa tua?
Cos'hai fatto tu, allora?
Tu sei solo caduto a guardare.

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

la bambina non è lui

lui guarda un paio di occhi vuoti

prima erano così luminosi

così pieni di lui

lui che per qualche motivo si è guadagnato il suo amore

lui che ora è

 

Dillo Arthur.
Di' che è-
Avanti, non puoi censurare la tua coscienza per sempre! Sai meglio di me che il problema è che lui non è più un bel niente!
Dillo.
Dillo.
Dillo!
Piangi Arthur, devi piangere, devi urlare, devi urlare il suo nome.
Eccolo, sta arrivando, lo senti? Quel tizio, quello che lo ha -
Sta venendo per te, sta salendo le scale. Neanche ci hai provato a nasconderti, perché lo vuoi anche tu, vuoi che ti trovi.
Bravo, scolati il bicchiere e chiudi il sudoku. Non ti servirà essere sobrio. Hai una pistola nascosta sotto la giacca, quella che hai appeso all'appendiabiti. Che fai? La vuoi prendere?
No? Va bene, distrugge il tuo orgoglio ma è giusto così, è giusto farsi ammazzare da quella pistola. Ti metterà la coscienza a posto, sarò soddisfatta.
Ma prima dillo. Puoi decidere quali saranno le tue ultime parole. Ti alzi in piedi, è vicino. Avanti, dillo.
Apre la porta.

Ma è la morte,

la giustizia

o solo un uomo con una pistola?

Ora o mai più.

 

sangue

un corpo

il suo corpo

che cade

urla

casino

una bambina che urla e piange

la bambina non è lui

lui è a terra, vicino a lui

Dillo, Arthur, dillo

ha i capelli spettinati

sporchi di sangue e polvere

e pensare che risplendevano d'oro alla luce del sole

se ne vantava sempre

li curava con così tanta attenzione


Dillo.

e ora sono sporchi

i suoi occhi sono vitrei

il suo sangue è per terra

la sua pelle è cadaverica

Ce la puoi fare

 

è morto

 

Forza

sei forte

ce la puoi fare


Dillo.
Ancora un passo

Fallo per me

 

Francis è morto


Chiudi gli occhi e sussurri qualcosa.

 

Bravo, mon amour

finalmente sei tornato da me

   
 
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