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Autore: Dalybook04    15/05/2020    2 recensioni
-ti piace Antonio?
-Feli, che cazzo di domande fai?
-si vede. Lo osservi sempre, scommetto che sai cose su di lui che neanche lui sa.
-del tipo?
-dimmelo tu.
-ma che cazzo ne so...- sbuffò -il suo sorriso, per esempio, quel cazzo di sorriso di merda che vorrei prendere a schiaffi e bacia...- si interruppe e arrossì.
***
Spamano, accenni leggerissimi alla Gerita e al BTT
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-fratellone?- Feliciano lo chiamò, chiudendo la porta della cucina e infilando il telefono nella tasca della sua felpa.
-che vuoi, Feli, che cazzo vuoi?- sbottò quello, appoggiandosi al bordo del tavolo e posandosi le mani in faccia, esasperato.
-ti piace Antonio?- non suonava proprio come una domanda in realtà, era più una mezza affermazione. Lovino sbuffò una risata.
-Feli si può sapere che cazzo di domande fai?
-si vede, fratellone, da come lo guardi. Lo osservi sempre, scommetto che sai cose su di lui che neanche lui sa.
Il maggiore roteò gli occhi -del tipo?
-dimmelo tu.
-potrei aver notato un paio di cose, ma questo non significa che...
-quali cose?
-eh?
-quali cose? Cosa hai notato, Lovino?
-ma che cazzo ne so...- sbuffò infastidito, togliendosi un ciuffo di capelli dalla faccia -il suo sorriso, per esempio, quel cazzo di sorriso di merda che vorrei prendere a schiaffi e bacia...- si bloccò, tossì, abbassò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe e continuò -cambia in base alla persona che ha davanti. Con i due rifiuti della società è un sorriso idiota, con te e suo fratello è un sorriso fraterno, con i professori un sorriso cordiale ma falsissimo, si vede che li odia, idem con il sopracciglione.
-e con te?
-con me?- fece una piccola risata -non lo so, non riesco mai a guardarlo in faccia abbastanza a lungo da capirlo. Mi viene da prenderlo a schiaffi e divento un pomodoro.
-poi?
-poi... ha una croce al collo, la bacia sempre prima di un esame e crea un contrasto bellissimo con la pelle scura e... e, Dio, mi fa uscire di testa- rise, passandosi le mani tra i capelli -mi fa uscire di testa. Quel fottuto, fottutissimo spagnolo di merda mi fa uscire di testa. Non lo sopporto.
Feliciano sorrise -che altro?
-ma che ne so...- borbottò qualcosa, rosso in viso -dovrebbe mettere più spesso quei jeans neri, quelli aderenti. E la camicia bianca, Dio, ci sta benissimo- sorrise, d'istinto, e sollevò lo sguardo fino al soffitto -e... vorrei davvero capire dove cazzo ha imparato a ballare così... così wow, lo hai visto, no? Balla come se... come se non ci fosse nessun altro al mondo ed è così bello che...- scosse la testa.
-ti piace.
-sono cotto marcio, porca di quella puttana.
-perché non glielo dici? Potreste mettervi insieme.
Lovino rise -ma che scherzi? Lo hai visto? Siamo a centinaia... che minchia dico, milioni di mondi di distanza. Non riesco neanche a guardarlo in faccia senza insultarlo o arrossire o prenderlo a testate, come pensi che possa uscirmene con una cosa del genere?
-ve, Antonio è un bravo ragazzo, non ti prenderebbe in giro...
-non è quello che mi preoccupa, Feli- lo interruppe -a parte quei due scarti umani dei suoi amici che mi prenderebbero per il culo fino alla morte, ma poi non... non me ne fotte un cazzo, 'kay? Sarebbe una perdita di tempo, tanto non mi ricambierebbe mai- rise, una risata nervosa, di chi è sull'orlo dell'esaurimento -come fai a dire "ti amo" a qualcuno quando la distanza è così enorme? Quel bastardo è tra i più popolari della scuola, sant'Iddio, ha tutto dalla vita, è perfetto, perfetto! E io sono solo io, uno che passa metà del tempo a dormire e mangiare e l'altra a insultare chiunque provi a parlarmi. Come fai a... Dio- si mise le mani in faccia e sospirò -come dovrei... come posso anche solo pensarci? Non riesco neanche a immaginare di dirglielo, Feli, figurati farlo davvero!
-e se... se potessi dirgli quello che pensi davvero, che gli diresti?
Lovino sospirò, sorridendo d'istinto. Feliciano aveva quasi la tentazione di fargli una foto: quello era il vero Lovino, quello che nascondeva sotto parolacce e insulti, quello che era troppo fragile per essere mostrato e che persino lui, suo fratello, aveva visto davvero poche volte.
-che gli direi? Gli direi che è tutto per me. Che lo odio quando lo vedo perché non... non posso, non riesco ad avvicinarmi, parlargli, dirglielo, e lo odio così tanto perché è così idiota! Così idiota che non si rende conto di nulla. Vorrei quasi che mi ignorasse, almeno potrei dimenticarlo, ma no, quel bastardo mi si è appiccicato a cozza e... e ci sto così male, Feli, così male che... che mi viene da piangere, capisci? Mi sento pazzo, completamente pazzo, tanto che non vedo l'ora che se ne vada via e... e poi quando lo va mi manca da morire, mi manca anche ora- sospirò, con gli occhi lucidi -se potessi dirgli tutto quanto... gli direi che è bellissimo, tanto che mi viene la pelle d'oca a guardarlo, che ha gli occhi più belli che abbia mai visto, che è così gentile e dolce, ma lo so, lo vedo, che ha un lato nascosto, oscuro, e vorrei odiarlo per questo ma non ci riesco- fece un'altra risata isterica -non ci riesco perché questo non fa altro che renderlo più umano e mi illude che forse abbiamo qualcosa in comune, perché anche lui nasconde tante cose e, oh, ne nasconde così tante, vorrei scoprirle tutte, anche se mi spaventano, ma in fondo ho paura un po' di tutto- esitò e si leccò le labbra secche. Stava venendo fuori tutto, come un fiume in piena. Erano faticose le emozioni, davvero troppo faticose -vorrei... vorrei che anche lui scoprisse tutto di me, anche se questo mi fa ancora più paura. Gli direi che vorrei, com'è che diceva quel film? Fare l'amore con lui tutta la vita, ecco, anche se pure questo mi fa paura.
-certe cose valgono il rischio.
-non sempre, Feli. Certe cause sono perse in partenza.
Il più piccolo si morse il labbro, vedendo che il fratello si era zittito -che altro gli diresti?
-hai rotto il cazzo con 'sta storia.
-hai altro, fratellone, te lo si legge in faccia. Avanti, sfogati.
Lovino sbuffò, sedendosi sul tavolo -ma che minchia ne so... gli direi che si merita di meglio, non un italiano perennemente imbronciato che non ha le palle per dire le cose come stanno.
Feliciano sorrise internamente. Oh, suo fratello era così prevedibile a volte.
-ti sottovaluti.
-come no- roteò gli occhi -tu e il nonno non fate altro che ripeterlo, non ci arrivate che sono solo realista?
-fratellone...
-gli direi che vorrei tanto un abbraccio- lo interruppe -uno di quelli da film, che dicono più delle parole, hai presente? Tipo quelli che vi siete dati tu e il crucco quando quello è tornato da Berlino. E... e che ho notato che ha sempre le riviste del Segreto nello zaino e che quando si annoia disegna pomodori un po' ovunque e... e che ha sempre dietro un libro di Neruda, piccolino, di quelli tascabili, in spagnolo, e se lo legge quando aspetta l'autobus- si stropicciò gli occhi, stanco -e che anche se sembra il tipo da reggaeton e altre cagate del genere, in realtà ascolta canzoni belle... una volta ero vicino a lui sull'autobus, gli davo le spalle e cercavo di non farmi notare, e ho sentito di sfuggita che stava ascoltando Bella, Ciao.
"Oh, Lovi, sei così ottuso" lo rimproverò mentalmente Feliciano "Secondo te perché un ragazzo spagnolo stava ascoltando una canzone della resistenza italiana? Non certo per la casa di carta, idiota, lo faceva per trovare qualcosa con cui fare colpo su di te"
-e... e che sono contento in realtà che mi mandi un messaggio per il buongiorno tutte le mattine, anche se non gli rispondo mai o al massimo lo mando a cagare- si morse il labbro -e ho paura per l'anno prossimo, perché lui è all'ultimo anno e non so come farò senza vederlo più e so che si troverà qualcuno di meglio come merita e mi dimenticherà e io non... non posso, non ce la faccio, non... mi sento morire solo a pensarci e mi sento anche un verme, perché sono un egoista di merda e lui si merita di meglio e ha tutto il diritto di dimenticarmi, se fossi al suo posto lo avrei già fatto, perché non l'ha ancora fatto quel cretino? Però se penso di svegliarmi senza il suo buongiorno sto male, non voglio, non... no...- tacque per un po', cercando di non piangere e non far tremare la voce.
-perché non glielo dici? L'hai detto tu, è all'ultimo anno, se andasse male non lo rivedresti più e fine.
-non voglio... non voglio che lui mi veda come un pazzo- ridacchiò -anche se probabilmente lo fa già. Vorrei poterglielo dire, tantissimo, ma non ci riesco, non riesco a trovare un modo, e non so neanche se lo voglio in realtà. Ho paura, Feli, ho una paura fottuta- rise di nuovo e prese la testa tra le mani -cosa fai quando c'è una... una distanza così fottutamente enorme? Come fai a dire "ti amo" quando non riesci a dire una fottuta frase senza infilarci un insulto e rovinare tutto quanto? Come?!- gli si spezzò la voce, una lacrima gli rigò la guancia -se potessi dirglielo... se potessi dirgli cosa provo...- rise, una risata amara, come se quella fosse un'ipotesi troppo assurda per avere delle conseguenze sensate, e si asciugò la guancia.
Feliciano lo abbracciò, infilandosi una mano nella felpa mentre suo fratello sospirava contro la sua spalla.

Antonio, quando aveva ricevuto un vocale di quasi dieci minuti da Feliciano, aveva sbuffato, insomma chi ascolterebbe mai un vocale di dieci minuti? Stava per farlo partire quando l'italiano gli aveva scritto di ascoltarlo per bene e soprattutto da solo, dove nessuno lo avrebbe potuto sentire.
Per questo aspettò, scrivendogli solo un ok, e quando ebbe salutato Gilbert e Francis, salì sull'autobus deserto per tornare a casa, infilò le cuffiette e lo fece partire.
"Fratellone?"
Quella era la voce di Feliciano, e se stava parlando a suo fratello significava che l'altro lì presente era...
"Che vuoi, Feli, che cazzo vuoi?"
Lovino. Si coprì la bocca aperta con una mano. Gli sembrò quasi di sentire Lovino dirgli "chiudila che poi ci entrano i cazzi dentro"
Invece sentì solo Feliciano che chiedeva al fratello se gli piacesse lo spagnolo. Sgranò gli occhi, che quello fosse...
"Il suo sorriso, per esempio, quel cazzo di sorriso..."
Sentì il cuore battere più forte e sorrise.
"Oh, Lovino, se solo potessi vedere quanto sorrido quando ci sei tu!"

I dieci minuti di vocale erano sembrati troppo poco e un'infinità.
Lovino lo amava.
Si diede uno schiaffo per assicurarsi di essere sveglio, poi notò che l'autobus stava passando vicino a casa dei due italiani. Schiacciò sul pulsante per chiamare la fermata e si alzò, togliendosi le cuffie e infilandosele in tasca.
Doveva parlargli, assolutamente. E doveva abbracciarlo, anche.
Quando Feliciano sentì bussare alla porta sorrise. Il suo sorriso aumentò quando vide Antonio.
-è al piano di sopra. Seconda porta a destra, c'è un disegno di un pomodoro con su scritto "vietato entrare non scassatemi le palle", non puoi sbagliare.
L'ispanico annuì e corse su per le scale. Arrivato lì davanti esitò e posò l'orecchio sulla superficie in legno. Quando sentì un singhiozzo si decise a bussare.
-fuori dai coglioni, Feli, non è il momento.
-non sono Feliciano- riuscì a dire, mentre il cuore sembrava volergli esplodere come un pomodoro troppo maturo.
Per un po' si sentì solo il silenzio, poi un rumore di passi, un respiro trattenuto e infine, finalmente, la maniglia che si abbassava, lentamente, quasi con paura, e il cigolio della porta. Non appena si fu aperta, Antonio rimase a guardare per qualche secondo l'altro. Era in pigiama, con un paio di pantaloni grigi e rovinati (era una macchia di pomodoro quella?), una felpa larga, i piedi nudi, gli occhi rossi e lucidi, le guance scavate dal pianto e i capelli spettinati.
Era bellissimo.
Rimase impalato, cercando qualcosa da dire. Artigliò l'aria con le mani, deglutì, si sforzò di fare un sorriso mentre l'altro lo guardava confuso e alla fine optò per la cosa più naturale di tutte: abbracciarlo.
Lo strinse, posandogli una mano sulla schiena e l'altra sulla nuca per fargli premere il viso contro la sua spalla.
Lovino era stanco. Troppe emozioni, troppe cose, troppo, e quel abbraccio era così confortevole e il corpo dell'altro così caldo e lo aveva desiderato per così tanto che non ebbe la forza e il coraggio di allontanarsi, ma neanche di stringerlo. Si limitò a sospirare e aggrapparsi con una mano alla sua maglia, sentendo di nuovo le lacrime pungergli gli occhi.
-che ci fai qui, bastardo?- riuscì a chiedergli dopo un po'. "Ti prego, non andartene" lo stava solo pensando ma, cazzo, aveva una voglia di urlarlo...
-hai detto...- deglutì, accarezzandogli istintivamente la schiena. Sentì Lovino stringersi di più a lui e rilassarsi a quelle carezze, per cui continuò. Era così teso... -hai detto che volevi un abbraccio da film, no?
Lovino si irrigidì di nuovo, sgranò gli occhi e cercò di allontanarsi da lui -fottuto Feliciano! Ti ha detto tutto?! Pezzo di...
L'ispanico però continuò a stringerlo -ascoltami, Lovi- l'italiano si arrese, curioso e terrorizzato, e tornò ad appoggiare la testa contro la sua spalla -anche io ti...- deglutì, Antonio, sentendo un groppo enorme in gola che gli impediva di parlare -ti... tu hai un sorriso bellissimo.
Lovino aggrottò la fronte, confuso -cosa?
-sorridi poco, ti avrò visto farlo due o tre volte in tutto il tempo che ci conosciamo, però hai un sorriso così bello che vorrei farti sorridere sempre, per renderti felice- piano piano, sentiva le parole uscire fuori, liberate dall'angolino del suo cervello dove le aveva chiuse per tutto quel tempo -vorrei vederti sorridere e pensare "cavolo, è per merito mio", poter vedere quel piccolo miracolo e pensare che è tutto quanto per me, anche se mi sento egoista a pensarlo, perché non è giusto privare il mondo di uno spettacolo simile.
-bastardo, che cazzo stai...
-adoro il fatto che mi chiami bastardo- continuò -perché chiami solo me così, come se bastardo fosse qualcosa riservato a me e basta- Lovino tacque e il moro sorrise -pensavi non me ne fossi accorto, eh? Io pensavo non ti fossi accorto di Bella Ciao. L'ho ascoltata per te, perché so che ti piace e volevo trovare qualcosa di cui parlare con te. Quando parli di qualcosa che ti piace ti si illumina lo sguardo, lo sai, Lovi?- si accorse che stava piangendo e gli accarezzò i capelli -no, non piangere. Hai due occhi troppo belli, non serve piangere. Mi piacciono i tuoi occhi, sai? Non ho ancora capito di che colore siano, sono mezzi verdi e mezzi castani, ma hanno delle paiuzze dorate che riflettono la luce e sono bellissimi, potrei passare giorni a osservarli e l'ho anche fatto, quando non te ne accorgevi. Sono spesso bui, quando sei triste, ma non hai da essere triste, Lovi, non ha neanche senso che tu abbia l'autostima così bassa, perché sei un ragazzo meraviglioso e ti...- gli morì la voce. Perché non riusciva a dirglielo? -anch'io ti vorrei dire tante cose, tantissime, troppe. Tipo che ti...- rise, imbarazzato -non ci riesco, ti giuro che vorrei dirtelo come non voglio nient'altro al mondo, ma mi si tronca la voce in gola, penso sia l'ansia. Ma sì, Lovi, anche io, tantissimo. E non devi avere paura, continuerò a mandarti il buongiorno, anche la buonanotte se vuoi, tutto quanto, non importa se mi rispondi o no, puoi anche mandarmi a quel paese, continuerò a farlo, perché voglio farti sorridere per tutta la vita, voglio abbracciarti come nei film, baciarti come nei film, voglio ballare con te, ascoltare musica con te, parlare di tutto con te, fare l'amore con te, amarti, per tutta la vita. Voglio scoprire ogni lato di te che tu mi vorrai mostrare e farti vedere tutto ciò che nascondo, voglio amarti per tutto quello che sei, voglio... voglio dirti tutto, anche quello che non mi vuole proprio uscire di bocca- prese un respiro profondo e inspirò il suo profumo, che gli diede quel coraggio che gli mancava. Sorrise e deglutì terrorizzato. Doveva dirlo, era il momento giusto e quel tenero, dolce e scorbutico ragazzo ne aveva bisogno per alzare almeno un po' la sua autostima. Era così insicuro... -ti amo, Lovino.
Questo, nel frattempo, aveva ripreso a piangere più forte. A quella dichiarazione singhiozzò.
-è un sogno...- sussurrò -sto sognando... non può essere vero.
Antonio lo baciò sulla tempia -sono qui, mi amor, non stai dormendo.
Pianse più forte e, lentamente, come se avesse paura di vederlo sparire e al tempo stesso stesse racimolando la forza, sollevò le braccia fino a stringerlo a sé a sua volta, piangendo contro la sua maglietta.
-su, querido, faccio così schifo con i discorsi da farti piangere?
-zitto, bastardo- singhiozzò e finalmente sollevò lo sguardo, con un sorriso timido e gli occhi rossi -hai parlato fin troppo.
Antonio sorrise -questo- si indicò la bocca -è come sorrido quando vedo te.
L'italiano annuì.
-perché ti amo.
Annuì di nuovo.
-e dovresti amarti anche tu.
Annuì.
-perché ora sei tu quello zitto? Mi sta venendo ansia.
-perché non... che cazzo posso dirti? Sai già tutto, quel coglione di Feli te l'ha detto.
-oh, Lovi, non fare il finto tonto, ne hai di cose da dirmi.
-tipo?
-dimmelo tu- sorrise di più. Erano così vicini...
-però anche tu devi dirmi qualcosa.
-certo.
Lovino annuì, con lo sguardo fisso nei suoi occhi -non so cosa dire.
-comincio io?
-'kay, ma prima possiamo entrare in camera?- che imbarazzo, restare abbracciato alla tua cotta di sempre che si dichiara nel bel mezzo di un corridoio.
-va bene- Lovino si allontanò da lui, entrò in camera con l'ispanico al seguito, chiuse la porta e tornò ad abbracciarlo, attratto tra le sue braccia come da una calamita -amo quando dici 'kay invece di okay. È una cosa tua, un po' pigra e un po' menefreghista.
Lovino fece un sorrisetto e appoggiò la testa nell'incavo del suo collo -'kay.
-potrei ascoltarti tutto il giorno.
-'kay.
-ora però tocca a te.
-'kay...- sospirò contro il suo collo, dandogli i brividi -non so... amo la tua voce quando parli spagnolo. È tipo... più vera, non so come spiegarlo. Però mi piace.
-oh. ¿Tu lo dices, querido?
Lovino sospirò di nuovo e annuì. Si allontanò dal suo abbraccio e si sedette sul letto, per poi allargare le braccia per invitarlo a tornare da lui. Antonio non se lo fece ripetere due volte e lo raggiunse, stringendolo ancora tra le braccia -adoro quando hai quell'aria un po' maliziosa- aggiunse, mezzo sdraiato sulle lenzuola, con Lovino rannicchiato al suo fianco.
-amo il tuo profumo.
-amo quando citi qualcosa in italiano o latino.
-amo osservarti mentre leggi- Lovino lo baciò sulla guancia -sei adorabile quando sei concentrato.
-amo il tuo broncio, ti rende così tenero!- lo baciò sulla fronte -e amo quando mi baci sulla guancia.
-così sono due cose- brontolò -non vale.
-tocca a te, querido, per due volte.
-mh...- si sdraiò su di lui, con un sorriso leggero -amo quando suoni la chitarra e...- stava succedendo davvero? Oh, Dio, dove avrebbe trovato la forza? Era tutto così perfetto... be', tanto valeva rischiarsela. Se era vero bene, altrimenti sarebbe stato solo un sogno. Ma, se fosse davvero stato così, sarebbe stato così brutto... -e amo te.
Antonio sorrise e sollevò il viso -amerei baciarti.
-anche io...- lo sussurrò, in fondo erano così vicini che non serviva un volume particolarmente alto e dirlo ad alta voce lo imbarazzava e lo mandava in crisi. Lo guardò negli occhi -però ho paura.
-di cosa?- posò le mani sui suoi fianchi, stringendoli e accarezzandoli, nascose il viso nell'incavo del suo collo e gli sfiorò la pelle morbida con il naso, ridacchiando.
-che... di... deluderti credo o... o di rovinare tutto e...
-non puoi deludermi, querido- gli lasciò un bacio sul collo, facendolo tremare -ti amo, Lovi, non potresti mai deludermi.
-tsk, dici cosi ma...
-pensi che io sia tranquillo?- gli prese una mano e se la posò sul petto -senti, sto per avere un infarto.
Lovino arrossì e tolse la mano, appoggiando il viso rosso contro il suo petto e chiudendo gli occhi -è troppo. Troppo tutto insieme. Non ce la faccio, ho bisogno di un... una pausa.
-va bene, querido. Tutto il tempo che vuoi- prese ad accarezzargli i capelli, con dolcezza, per tranquillizzarlo. Cominciò a canticchiare una canzoncina in spagnolo, per distrarlo e distrarsi -bésame... bésame mucho... como si fuera esta noche la última vez... bésame... bésame mucho...
Lovino si tirò su posandosi sui gomiti e lo guardò -zitto.
-como?
-zitto...- portò il peso su un lato e con la mano libera gli tolse alcuni ciuffi dal viso, con un piccolo sorriso -zitto, bastardo.
Antonio sorrise e sollevò una mano per accarezzargli la guancia. L'italiano si appoggiò alla sua mano, come un gattino in cerca di coccole. Era così adorabile.
-sei così carino, Lovinito!
-zitto- arrossì e nascose il viso contro la sua mano, paonazzo -sei imbarazzante.
Antonio rise e gli fece abbassare la testa, fino a baciarlo sulla fronte -Lovi, es tan lindo
Quello sbuffò -rompicoglioni.
Lo guardò negli occhi, in quei due fari verdi così luminosi, e... ed erano così limpidi, sinceri e innamorati e non riusciva a distogliere lo sguardò. Trattenne il fiato e schiuse leggermente le labbra, sentendo il cuore dritto nelle orecchie.
-sei un bastardo...- sussurrò.
Chiuse gli occhi e si chinò su di lui, lentamente, e finalmente sentì quel sorriso tanto osservato e amato sulla sua bocca. Sorrise istintivamente. Era così bello... era solo un bacio a stampo, non poteva reggere di più, ma era così... Antonio gli strinse i fianchi e si premette contro la sua bocca, stava sorridendo, stava sorridendo tanto da sentire quasi male alla bocca. Si sentiva completo, ecco il termine giusto: come se ad un tratto avesse trovato il suo posto nel mondo.
Lovino si allontanò e lo guardò per qualche secondo. Quel maledetto, bellissimo e dolce spagnolo ricambiò lo sguardo, con gli occhi più luminosi che mai e le labbra leggermente rosse. Si chinò di nuovo su di lui, fino a ritrovare la sua bocca.
Amava anche baciarlo, a quanto pareva.
   
 
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