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Autore: Alaide    11/08/2009    4 recensioni
Come tale, ogni uomo va giudicato per quello che ha fatto. Lancelot è un traditore e non importa altro al momento.
Storia nata per il contest The Trial of Lancelot indetto da Mia90
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia è nata grazie al concorso The Trial of Lancelot indetto, purtroppo cancellato, da Mia90, che ringrazio tantissimo per la stupenda e stimolante idea.


Titolo: He is a man like any other.
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: Nessuno
Rating: Giallo
Note dell’autore: Il titolo è tratto dalla canzone The trial of Lancelot di Heather Dale, canzone che era alla base del contest stesso.
Le notizie circa Sir Kay sono state tratte da The Camelot Project dell’Università di Rochester e da Chretien de Troy, Yvain, Mondadori Oscar
Ho deciso di mantenere i nomi nell’originale e non nella traduzione italiana, per quanto sia in questa che abbia imparato ad amare il mondo arturiano.
Sir Kay si rivolge con il tu al re. La decisione è stata a lungo meditata (nelle traduzioni a volte compare il tu, a volte il voi, a volte il lei, quindi non mi sono trovata davanti ad una scelta univoca). Alla fine ho optato per un tu, proprio a causa di ciò che la Tavola Rotonda rappresenta, ovvero di come, evitando l’esistenza di un capotavola, siano tutti sullo stesso livello di parità.
Introduzione alla storia: Come tale, ogni uomo va giudicato per quello che ha fatto. Lancelot è un traditore e non importa altro al momento.




He is a man like any other


Eccola là, il grande Lancelot.
Solo, disarmato.
Traditore!
Non sono in grado di provare altro che disgusto nei suoi confronti. Ed una profonda gioia.
Ho, e con me stesso posso ammetterlo tranquillamente, sempre detestato quel cavaliere spavaldo ed intrepido, troppo spavaldo, probabilmente.
Non mi sono mai fidato di lui, come, invece, ha fatto il re, l’unico a cui bisogna essere leali e che io, Sir Kay, mai tradirò, sebbene nessuno mi lodi per questo. A che pro lodarmi? Tutti cercano, in fondo, la gloria – anch’io, e non lo nego – e chi mai troverebbe gloria e prestigio, chi si ergerebbe al di sopra degli altri, lodando proprio uno di coloro che vuole superare?
Nessuno.
Eppure è pur vero che tutti coloro che si pavoneggiano nella gloria cadono, ed io godo di questa caduta.
Della sua caduta, soprattutto.
Lancelot ha raggiunto una cima troppo alta e da quella è precipitato, troncando le ali della sua gloria, scivolando prima, forse, della sua completa ascesa. Ed ora è sottoposto al giudizio di quei pari che aveva superato.
D’altronde come poteva essere diversamente? Come poteva non essere sottoposto al giudizio? Nei suoi gesti, nelle sue azioni – nelle sue ultime azioni, a dire il vero – vi è qualcosa di decisamente biasimevole, qualcosa di orribile.
Orribile per qualsiasi uomo, ma, ancor più, per un cavaliere.
Il suo tradimento.
Ed è a causa di questo che il re appare triste e provato. E che altro potrebbe essere?
Uno degli uomini che amava di più lo ha miseramente tradito, infilandosi nel letto di quella sgualdrina di Guinevere. La regina.
Ma io non esito, nel mio intimo, a chiamarla col nome che le spetta.
Mi chiedo cosa pensino gli altri cavalieri, seduti, come me, intorno alla Tavola Rotonda. I loro volti, al pari del mio, sono fissi su Lancelot, vera immagine di un uomo giustamente sprofondato nella vergogna – per quanto ci osservi con fare spavaldo e mormori tra sé parole prive di senso –, privato di quelle insegne che ne determinano l’essere.
Cos’è mai un cavaliere privo di armi?
Nulla.
Solo un fantoccio senz’anima.
Chiunque di noi, che ci troviamo qui, sa che è così, che senza la spada, che rende maggiormente sacro il vincolo con il re, non siamo più nulla. La sua mancanza è solo sintomo di condotta disonorevole o di sconfitta. Mi chiedo come possa un traditore di tal fatta mostrarsi spavaldo ed osare fissare il re in volto, quel re che ha offeso, che ha tradito, che ha deluso, che ora ci chiede consiglio, perché egli, che è il migliore dei re, deve trovarsi in uno stato d’animo tale che gli impedisce l’azione, a causa della falsità di un uomo che riteneva suo amico.
Il re ci chiede, appunto, consiglio.
E, per il cielo, io non mi tiro indietro dal darlo.
«Sire, tu hai amato, un tempo, quest’uomo, ma non v’è amore che debba imporsi in questo momento, né altre considerazioni di sorta.»
Sento gli occhi di tutti fissi su di me, alcuni stupiti.
Forse non mi ritengono capace di alcuna eloquenza. Per loro non sono altro che l’uomo che siede a questa Tavola perché fratello adottivo del re. Per molti non posseggo il loro stesso prestigio, coraggio e senso dell’onore.
Ma io sono ben più leale di tutti loro messi insieme.
Ed ora, mi sento potente, incredibilmente potente.
Il più superbo di loro è là, colmo di vergogna, ed io contribuirò a che cada nel fango.
«Non bisogna pensare, in questo momento, alle imprese, – ben grande impresa ha compiuto! Tradire il re, infangarne l’onore – all’eroismo, alla forza di colui che deve essere giudicato, bensì ai fatti che lo conducono al tuo cospetto, sire»
Ho la netta impressione che vi sarà chi si riempirà la bocca delle gesta di Lancelot, chi ne loderà la cavalleria, chi ne metterà in luce l’audacia, dimenticando la colpa di cui si è macchiato, la colpa peggiore che uno di noi potesse commettere.
Il tradimento.
«Quest’uomo, questo cavaliere, che solo a te doveva essere leale, sire, ha commesso un crimine e per questo crimine verrà giudicato secondo le tue leggi.»
Alcuni degli occhi che mi fissano paiono dardeggiare, ma non me ne curo. Il mio sguardo è fisso sul re, così colmo di dignità anche dopo aver subito quello che Lancelot gli ha riservato.
«Rifletti, sire, e riflettete, voi tutti.
«Quest’uomo che si trova davanti a noi per essere giudicato era tenuto in gran conto, salito, forse, più in alto di tutti noi, ma in lui non c’è nulla di speciale.
«Mi direte che Lancelot è prode, ma tutti noi siamo prodi.
«Mi direte, allora, che egli è il più prode di tutti, ma io vi dico che è soltanto un uomo, un uomo come tutti noi e come tutti gli altri che calpestano la terra.
«Mi potrete dire che Lancelot è audace, ma tutti noi siamo audaci.
«Mi potreste dire, allora, che egli è il più audace di tutti, ma io vi dico che è soltanto un uomo, un uomo come tutti noi e come tutti gli altri che calpestano la terra.
«Mi farete presente che Lancelot è forte, ma tutti siamo forti.
«Mi farete presente, allora, che egli è il più forte di tutti, ma io vi dico che è soltanto un uomo, un uomo come tutti noi e come tutti gli altri che calpestano la terra.
«Protesterete, forse, dicendo che Lancelot è l’emblema stesso della cavalleria, ma tutti noi siamo emblema della cavalleria.
«Protesterete, allora, dicendo che egli è colui che più di ogni altro è emblema della cavalleria, ma io vi dico che è soltanto un uomo, un uomo come tutti noi e come tutti gli altri che calpestano la terra.
«In definitiva, sire, cavalieri, Lancelot, così stimato e così lodato, non è altro che un semplice uomo, come tutti gli altri uomini, noi compresi, che vivono in questo mondo.»
Dico le ultime parole non senza un certo orgoglio, una certa superbia, forse. Ma perché mai dovrei rammaricarmene?
Sono di fronte ad un superbo e questo superbo, così potente fino a poco tempo fa, ora è sconfitto e piegato.
«Non metto in dubbio che Lancelot abbia compiuto gesti audaci e grandi imprese, ma osservatelo ora.
«Un uomo leale non sarebbe mai dove si trova lui ora. Un uomo forte nello spirito, come nel corpo, non sarebbe di fronte a noi per essere giudicato.»
No, egli non è forte nello spirito e per questo mi disgusta ancora di più.
È solamente un debole.
Debole e traditore.
E perché ha poi tradito? Perché è stato sleale?
Per una misera fragilità.
Non ho forse ragione a dire a tutti loro che quel misero vigliacco è soltanto un uomo? Non ho forse ragione a farlo crollare ulteriormente da quella cima su cui era salito?
«Quell’uomo, e non cesserò mai di dire questa parola, perché, come ho già detto, egli è solo un uomo… quell’uomo si è macchiato del crimine più atroce che potesse commettere, perché tale è il tradimento.»
Quanto vorrei sfidarli a dire che non dovrei parlare con tanto disgusto del tradimento di Lancelot, che anch’io sono un uomo e posso fallire. Non lo nego, ma non v’è tra tutto loro uomo più leale ad Arthur di me stesso.
Io sono al suo fianco da sempre.
Io.
E non quel traditore che egli chiamava fratello, quando io gli sono stato fratello e fratello vero, leale.
«Forse potete pensare che il suo crimine abbietto – e come la mia lingua è tagliente in questo momento – sia in parte scusabile, giustificabile, che si possano addurre ragioni che rendano meno grave quello che Lancelot ha compiuto. Fra di voi può esservi chi crede che vi siano molti aspetti del passato di quell’uomo che parlano a suo favore, ma noi non siamo qui per giudicare quello che ha compiuto onorevolmente un tempo, ma l’atto disonorevole e meschino che ha commesso recentemente, infrangendo ogni legge da noi conosciuta e seguita e distruggendo, di conseguenza, tutto quanto di buono avesse compiuto.
«Come dicevo, vi sarà chi penserà che il suo crimine sia giustificabile, invece sire, cavalieri, non lo è.
«Quali ragioni si possono portare a giustificazione del più infame dei tradimenti?
«Nessuna.
«Direte forse che è proprio il suo essere uomo a giustificarlo.
«Sbagliate.»
Mi fermo per un attimo, quasi volessi che le mie parole facessero realmente effetto. Oppure, più semplicemente, devo prendere fiato. Non sono avvezzo a parlare tanto a lungo in pubblico. Forse perché non ho mai avuto un’altra occasione così realmente ghiotta, così adatta a mostrarmi potente, facendomi provare l’ebbrezza di avere potere su qualcuno che un tempo era potente.
«Se così fosse nessuno condannerebbe un assassino o un ladro.
«Quell’uomo ti ha tradito, sire. Il suo debole animo non ha seguito quelli che erano i tuoi desideri. Il suo debole cuore non ti è stato leale.
«Egli ha dimostrato di non essere il campione che diceva di essere, ma solo un uomo, mosso da sentimenti che non erano la lealtà verso di te, sire, che hanno vanificato persino la sua stessa appartenenza alla cavalleria.
«Può un essere del genere trovare benevolenza presso te, sire?
«No, non può, per quanto egli un tempo si fregiasse del titolo di tuo amico.»
Ed ha ben ricambiato la tua amicizia, non c’è che dire. Così come Guinevere ha ben ricambiato il tuo amore. Di chi ti sei circondato, Arthur? Di un traditore e di una sgualdrina. Vorrei sputare davanti a loro, caduti nel fango, tutto il mio disgusto.
«Egli è un traditore. – e questa parola sembra più terribile pronunciata dalle mie labbra – e solo una sorte attende i traditori.
«Se tu, sire, lo risparmiasti, infrangeresti una legge che tu stesso dici inviolabile. Chi crederebbe più in te, se tu stesso, che sei il re, dovessi piegare la legge ad un tuo capriccio?
«Tutti noi conosciamo la legge dei re e nessuno, nemmeno il re stesso, può sottrarci a tale legge. Che questo sia chiaro a tutti voi e a te, uomo, che sei giudicato, secondo i metri di questa legge.»
Mi risiedo.
Ho detto ciò che dovevo, ciò che era giusto dire.
Ora spetta agli altri parlare, a chi di loro vorrà, ma solo una deve essere la sorte che attende Lancelot, solo una è la sorte dei traditori, per quanto Gawain tenti di dimostrare l’opposto, cercando di diminuirne la colpa.
Ma che altro potevo aspettarmi da lui?
È uno di quelli che, più di altri, si sono lasciati incantare da Lancelot, dalla sua audacia, dalle sue imprese e dalla sua superbia. Forse lo vorrei al posto del traditore… anzi no, accanto ad esso. Non è, di certo, un pensiero degno di un cavaliere della Tavola Rotonda, ma anch’io sono un uomo, proprio come Lancelot.
Siamo tutti uomini.
Io, Yvain, che ho spronato a sconfiggere Esclados, Gawain, Tristan, che sta spendendo le sue energie nella difesa di Lancelot.
Persino Arthur e Galahad, che siede sul Seggio Periglioso, lui che di tutti noi è sicuramente il migliore. Di certo migliore di suo padre che ha tradito il re. Ma ciononostante pur sempre un uomo.
E come tale, ogni uomo va giudicato per quello che ha fatto.
Lancelot è un traditore e non importa altro al momento. Nemmeno il dolore del re.

  
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