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Autore: Clodie Swan    16/05/2020    4 recensioni
Il primo bacio tra Betty e Jughead.
Poco prima di bussare alla finestra di Betty, il ragazzo ripercorre mentalmente gli eventi degli ultimi giorni e si rende conto di essersi innamorato della sua amica.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Inaspettato...

 
Seduto ad un tavolo del Pop’s, Jughead Jones scriveva al suo portatile ormai da diverse ore e, una tazza di caffè dopo l’altra, il suo racconto incominciava a prendere forma. Scriveva lì, circondato dal brusio della gente, dalle luci al neon, dall’odore di patatine fritte e dal profumo di milkshake alla fragola, perché lo faceva sentire al sicuro, protetto in una bolla incontaminata dal sapore Anni Cinquanta, in quello che tutti consideravano il cuore della città. L’ultimo posto che lui poteva ancora considerare come casa sua. Scrivere di Jason Blossom era diventata una necessità, come se la morte di quel ragazzo fosse una metafora di quello a cui stava andando incontro Riverdale. Tutte le cose buone e innocenti che avevano tenuto in vita fino ad allora la cittadina, stavano finendo in macerie come il drive-in, così come la sua famiglia e tutto quello che gli restava era scrivere e cercare di dare un senso alle cose. Lui solo contro il mondo. Lo strambo solitario. Il ragazzo col cappello, sempre in disparte, armato di sarcasmo. Non avrebbe mai immaginato che la morte di Jason avrebbe messo in moto una catena di eventi che avrebbero portato nella sua vita, proprio nel momento più buio, la cosa che meno si sarebbe aspettato di trovare: l’amore…

Dopo la sceneggiata drammatica a cui aveva assistito, Jughead era tornato a casa da solo e aveva vagato per le strade senza una meta precisa. Per qualche ragione si era ritrovato sempre a passare sotto la finestra di Betty, preoccupato per quanto era successo. Aveva pensato di aspettare che le acque si calmassero. Aveva pensato di mandarle un messaggio ma ogni volta che lo componeva lo aveva cancellato insoddisfatto. Anche se lei gli avesse risposto per dirgli che stava bene a lui non sarebbe bastato, voleva assicurarsene di persona. Ma chi voleva prendere in giro? Voleva vederla. Aveva bisogno di vederla. Si fece coraggio e attraversò il vialetto del giardino, appiattendosi contro le pareti bianche della casa diretto sotto quella che sapeva essere la finestra della camera di Betty. Alzò il collo e si sollevò sulle punte dei piedi cercando di intravedere qualcosa e pensò al vecchio metodo del sassolino lanciato contro il vetro. Ma farla affacciare e attirare l’attenzione di qualcun altro forse non era una buona idea. Fece il giro della casa chiedendosi se i Cooper avessero una scala da giardino da qualche parte.

Non avrebbe mai pensato di avvicinarsi così tanto a Betty come era accaduto in quegli ultimi giorni. Betty era sempre stata la brava ragazza della porta accanto, gentile e simpatica, la dolce biondina acqua e sapone con l’eterna cotta per Archie, eppure non si era lasciata abbattere quando il rosso l’aveva respinta, si era rimboccata le maniche e aveva rimesso in piedi il giornalino della scuola per far luce sul caso di Jason Blossom. Aveva scelto proprio lui, Jughead, per affiancarla ed in poco tempo avevano formato una squadra affiatata. Jughead apprezzava l’intuito di Betty, la sua determinazione e insieme condividevano la passione per la scrittura, i gialli ed i film classici. Era stato su consiglio di Betty che aveva proiettato “Gioventù bruciata” per la serata di chiusura del drive-in. Non avrebbe mai dimenticato quando aveva spento per l’ultima volta il proiettore e aveva dato un ultimo sguardo alla cabina e alla vecchia brandina su cui aveva trovato rifugio.

La scala era di legno e sembrava piuttosto stabile, in compenso era piuttosto pesante e Jughead ebbe il suo bel da fare per trasportarla in silenzio senza farsi notare. Non voleva attirare nemmeno l’attenzione di Archie o di suo padre, o di chiunque avrebbe potuto interrompere la sua impresa romantica. Jughead non si era mai innamorato, e non si considerava nemmeno un romantico, se non quando si trattava di godersi un vecchio film in bianco e nero, eppure si stava arrampicando su una scala da giardino con il cuore che gli batteva all’impazzata per bussare alla finestra di quella fino a poco tempo prima aveva considerato una semplice amica. Lui e Betty erano stati in classe insieme fin dalle elementari, avevano giocato, partecipato a feste e gite con gli altri compagni ed erano usciti con Archie un’infinità di volte e per molto tempo loro tre erano stati inseparabili. Non si erano mai frequentati da soli prima di allora e Jughead non aveva mai messo piede in casa di Betty fino a quando era andato a prenderla per andare al funerale di Jason. Era riuscito a rimediare un completo nero, con camicia bianca e cravatta ma si era categoricamente rifiutato di togliersi il cappellino. Quando Betty, vestita con sobria eleganza e i capelli sciolti, si era girata a guardarlo gli aveva rivolto uno sguardo divertito e compiaciuto che lo aveva fatto arrossire. Si erano seduti vicini in fondo alla sala, pronti a salire le scale al momento opportuno per poter andare ad indagare nella camera da letto del ragazzo. Una camera immensa in cui avrebbe potuto entrare comodamente la sua roulotte. Cosa avrebbero dovuto cercare esattamente? Manuale: in fuga dai genitori di Jason Blossom. Oppure un appunto: In caso mi sparino in fronte – istruzioni per l’uso. Era così avvincente indagare nella stanza della vittima, come in un vero giallo e proprio in quel momento, Nonna Blossom aveva fatto la sua entrata in scena stile horror. Betty si era istintivamente rifugiata contro di lui e Jughead le aveva messo la mano sulla spalla come per proteggerla. I capelli biondi di lei gli avevano solleticato il naso col loro profumo per un breve minuto. Ci ripensò il giorno dopo, quando nella redazione del Blue and Gold si erano resi conto che gli indizi stavano puntando pericolosamente verso la famiglia di Betty. Impaurita ma comunque determinata a scoprire la verità, Betty aveva coraggiosamente attaccato il nome dei genitori sulla bacheca nella lista dei sospettati e Jughead guardandola ammirato si era reso conto per la prima volta di quanto fosse bella. Quando ebbe posizionato la scala sotto la finestra di Betty la appoggiò delicatamente sotto il davanzale e si guardò ancora intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno. Sperava proprio che nessuno lo scambiasse per un ladro, forse avrebbe potuto farsi passare per lo spazzacamino. Ma i Cooper ce l’avevano il camino? Ripensandoci bene lo aveva notato quella mattina stessa quando Betty lo aveva invitato a colazione.

Il piano era semplice: Jughead avrebbe distratto Alice e la ragazza avrebbe sbirciato tra le cose di sua madre per scoprire dove tenessero nascosta Polly. La signora Cooper aveva accolto Jughead con uno sguardo ostile, da fargli quasi passare l’appetito, il che diceva tutto, e lo aveva sorvegliato a vista come fosse un maniaco sessuale. La cosa però giocava a loro favore: pur di non lasciarli soli, Alice lo aveva accompagnato nell’altra stanza per mostrargli il bagno dando così a Betty lo spazio di manovra che le serviva. Una volta a scuola, nella redazione che ormai era diventata la loro base operativa, gli aveva mostrato cosa aveva trovato: sul libretto degli assegni spiccava l’indirizzo di un istituto di carità, che secondo una breve ricerca su internet, si trovava a poche fermate di autobus da lì. Ci sarebbero andati insieme dopo la scuola. Mentre digitava sulla tastiera Jughead aveva guardato Betty china sullo stesso schermo, senza maglioncino, con indosso un top giallo oro che le lasciava le braccia nude. Il ragazzo si era nuovamente sorpreso della sua bellezza e s i era scoperto quasi geloso quando a mensa Archie, che arrivava sempre con l’ultimo treno, aveva provato ad intromettersi. “Posso esservi d’aiuto?” aveva chiesto timidamente il rosso. Jughead lo aveva liquidato bruscamente sollevato che neanche Betty sembrasse interessata a coinvolgerlo. Quella era la “loro” indagine! Betty aveva voluto lui al Blue and Gold non Archie! Certo, il viaggio in autobus verso un istituto di suore per ragazzi disagiati non era la più romantica delle uscite...ma avrebbero indagato di nuovo insieme, da soli, per qualche ora. Le suore, invece, li avevano separati subito perché le visite, giustamente, erano consentite soltanto ai parenti e Jughead si era ritrovato a gironzolare nell’atrio di quel posto da brividi chiedendosi se anche lui potesse correre il rischio di essere etichettato come ragazzo problematico e rinchiuso lì dentro con la camicina azzurra e il golfino rosso. Solo l’idea gli aveva dato i brividi. Era mille volte meglio dormire nel ripostiglio del bidello. Ad interrompere quel momento deprimente era sta la furiosa entrata in scena di Alice Cooper che tra urla e grida isteriche aveva interrotto l’incontro delle due figlie e si era portata via Betty. La sua amica non aveva potuto fare altro che rivolgergli uno sguardo disperato prima di andarsene con la madre. Jughead si era ritrovato da solo ad aspettare il prossimo autobus ma non avrebbe accettato comunque un passaggio dalle Cooper: non aveva più un indirizzo dove farsi accompagnare.

Ed ecco che era lì e cominciava a salire il primo gradino chiedendosi come lo avrebbe accolto Bettty e se avesse dovuto confessarle quei sentimenti a cui non sapeva dare ancora un nome. Era un brutto momento per lei e la sua famiglia, sicuramente aveva altro per la testa. Sua sorella era incinta del fidanzato morto e i genitori le avevano mentito. Doveva essere a pezzi. Lui sapeva bene come ci si sentiva. Ne sapeva di certo qualcosa sull’essere delusi dai genitori. Coraggio Jughead un altro scalino, si disse. Si rivide per un attimo di fronte alla sua roulotte mentre la madre caricava le valigie nel bagagliaio della macchina con rabbia con suo padre che le urlava dietro. Jughead aveva preso in disparte la sorellina e aveva cercato di rassicurarla. “E' solo per un po' di tempo, Jellybean. Presto potrete tornare, vedrai. Risolveremo tutto. Andrà tutto bene.” Le aveva ripetuto con dolcezza diverse frasi del genere anche se lui stesso era il primo a non crederci. L’aveva stretta forte forte e l’aveva salutata con un sorriso mentre la macchina si allontanava. Poi era andato a piangere singhiozzando di nascosto dietro la roulotte ed era tornato dentro solo quando il padre si era addormentato sul divano ubriaco e lui aveva finito le lacrime. Qualunque cosa stesse provando Betty non gliela avrebbe lasciata affrontare da sola. Le avrebbe detto che tutto sarebbe andato bene, anche se non era vero. “Andrà tutto bene” a volte poteva anche significare “va tutto di schifo ma non sei da sola”.

Jughead bussò al vetro della finestra. Betty era seduta alla sua specchiera pensierosa e si tormentava la catenina che portava al colo ma si girò di scatto quando lo vide e corse subito ad aprirgli. Il suo volto era un misto di sorpresa e contentezza. Sembrava davvero felice di vederlo. Jughead sentì un tuffo al cuore per l’emozione e sorrise sfoderando una battuta d’entrata “Ehi Giulietta! La balia è fuori servizio?” Betty sollevò il vetro e si spostò per farlo passare. Jughead cominciò a preoccuparsi seriamente. Ora che la figlia maggiore era incinta, i Cooper avrebbero murato viva la minore? Betty si sfogò con lui, combattuta perché non sapeva più se credere alla versione di Polly o a quella dei genitori, e si sentiva di impazzire insieme alla sua famiglia. Jughead le posò la mano sulla spalla, come stava facendo spesso in quei giorni, adorabile spalluccia! “Noi non siamo i nostri genitori. Non siamo le nostre famiglie.” Era quanto poteva dirle in quel momento per rassicurarla. Betty annuì. “E poi...” proseguì Jughead. E poi tu sei meravigliosa, sei forte, sei coraggiosa e non faccio che pensarti… Betty lo guardò perplessa. “Cosa?”gli sorrise, incoraggiandolo a proseguire. E poi mi piaci da morire ma non so come dirtelo. “Cosa?” ripeté lei incuriosita dal suo improvviso silenzio. Lo guardò con una tale dolcezza i quei grandi occhi verdi e lui non poté resistere. D’impulso le prese il volto tra le mani e la baciò. Chiuse gli occhi, premette delicatamente le sue labbra contro quelle di lei e le sentì morbide e dolci. Betty sollevò il viso verso di lui e Jughead protrasse quel dolce contatto il più a lungo possibile, come se il resto del mondo potesse scomparire durante quel bacio.
Il suo primissimo bacio.
Quando si staccarono, i loro nasi si sfiorarono in una carezza e Betty socchiuse le labbra sospirando e sorrise guardandolo con aria sognante. Per un momento tutto fu perfetto. Poi quel momento finì.
“La macchina!”sussultò Betty all’improvviso. “Wow! E a questo che pensi durante il nostro momento?”esclamò Jughead più divertito che offeso. Betty dopo un’improvvisa illuminazione, aveva avuto la folle idea di andare a cercare la macchina che Jason aveva nascosto per fuggire con Polly, in modo da confermare o smentire quanto le aveva raccontato sua sorella. E Jughead, poiché era un investigatore altrettanto folle, accettò di accompagnarla. La scala era ancora a disposizione e la macchina di Alice era parcheggiata nel vialetto con le chiavi attaccate. Jughead si mise al volante e partì poco prima che iniziasse a piovere diretto verso la Route 40. Seduta al suo fianco, Betty gli rivolse un sorriso timido ma raggiante e appoggiò la mano sulla sua mentre lui innestava la marcia. Jughead la guardò speranzoso e ricambiò il sorriso, lasciandosi travolgere dalla felicità.
Non c’era bisogno di aggiungere altro.. Accelerò e proseguì verso la loro prossima avventura. Ovunque li avrebbe portati.
  
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