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Autore: alyeskaa    18/05/2020    0 recensioni
«A volte non ti seguo, Jimmy. Non ho idea di cosa tu stia parlando. »
«Quello che cerco di dirti, Robert, è che io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me. Siamo parti complementari. La mia musica non può esistere senza la tua voce.»
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, Robert Plant
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: non scrivo a scopro di lucro, non intendo offendere nessuno. Gli avvenimenti narrati sono completamento frutto di fantasia. I Led Zeppelin non mi appartengono, non me li porto a letto (purtroppo), e insomma tutte queste cose.
 
 
Musica. Era una musica leggera quella che attraversava il vetro di quella finestra, quella delle corde di una chitarra pizzicate piano per andare a formare degli accordi.
Robert si fermava, in ascolto.  Non conosceva la canzone- probabilmente era lo spettatore di una melodia che non era mai esistita fino ad allora.
Gli piaceva l’idea di essere lì, non davvero solo, e sentirsi parte di qualcosa di così grande; era come assistere Michelangelo mentre dipingeva la Cappella Sistina.
E non c’era nulla di paragonabile alla successione di note che accarezzava il suo udito. Era un canto magico ed ipnotico. Anche senza davvero vederle, nella sua mente riusciva a raffigurare benissimo le dita che stavano creando tutto ciò.
La musica era qualcosa che lo possedeva e lo liberava al tempo stesso. E quella canzone sembrava quasi abbracciarlo, toccare ogni centimetro della sua pelle, proprio come un amante. Quella sensazione di essere al sicuro che anelava da tutta una vita.
Bussava piano al vetro della finestra, mettendo abbastanza forza nelle nocche per sovrastare- a malincuore- il motivo. E quando questo si fermava, il suo posto veniva preso dal rumore meccanico della finestra che andava ad aprirsi.
«Robert.» Se possibile, la sua voce era più dolce di ogni suono avesse mai prodotto con la chitarra.
«Jimmy, non vorrei infastidirti. Che suonavi?»
«Oh, quando la Musa ispirazione mi viene a trovare, non faccio domande. Cerco di creare qualcosa. »
Robert sorrideva a quel suo modo unico che aveva di esprimersi, rendendo mistica anche la più semplice delle frasi.
«Già, è sempre bello creare qualcosa. »
«La musica che produciamo entra a far parte di un progetto più grande, quello dell’esistenza. Seguiamo una sola regola: quella dell’amore; la più grande espressione d’arte. E la musica è lì per parlare, ciò che è taciuto dalle parole. Vedi, Robert, questa musica arriva lì dove le parole non riescono. »
Rimaneva in silenzio, per qualche istante. Era sempre così difficile stare al suo passo. Se c’era qualcosa di davvero meraviglioso in Jimmy Page, era la sua mente. Piena in una maniera indescrivibile; sembrava aprire tutte le porte che a Robert apparivano inaccessibili.
«Wow. È davvero una bella concezione… » poi abbassava lo sguardo, e sorrideva, di un sorriso quasi timido. «sembra quasi che io non ti serva.»
Il click che seguiva la sua affermazione lo costringeva ad alzare gli occhi. Jimmy si era acceso una sigaretta, e la fumava con una lentezza esasperante, mentre il fumo denso contornava la sua figura.
«Nient’affatto. L’Opera, per essere completa, ha bisogno di tutte le sue parti. Non puoi raggiungere la Rubedo, non senza prima aver attraversato l’Albedo, e la Nigredo. »
A Robert sfuggiva una risata. «A volte non ti seguo, Jimmy. Non ho idea di cosa tu stia parlando. »
Anche gli angoli delle labbra dell’altro si sollevavano, quasi impercettibilmente. «Quello che cerco di dirti, Robert, » adorava il modo in cui ripeteva il suo nome quando gli parlava, lo pronunciava in un modo unico, tutto suo. «è che io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me. Siamo parti complementari. La mia musica non può esistere senza la tua voce. Ed entrambe raccontano qualcosa, anche se in maniera diversa. Ma è nel loro incontro che ci eleviamo, e facciamo arte. »
«Arte, eh? »
«L’obiettivo ultimo di ogni essere umano. L’unico segno del nostro passaggio in questa esistenza, » spegneva la sigaretta sul davanzale della finestra. «l’unica nostra arma contro lo scorrere esonerabile del tempo. In quanto artisti, abbiamo in mano qualcosa di più grande di noi: consolare coloro che sono stati spezzati dalla vita. »
«Suona come una grossa responsabilità. »
L’altro sorrideva al suo, involontario, gioco di parole. «Forse lo è. O forse è solo una grande necessità. La mia anima non smette di urlare, e l’unico modo in cui sa esprimersi sono quelle corde. »
Robert ci pensava un attimo. Pensava a tutto ciò che Jimmy si portava dentro, di quante cose era pieno come persona. E il modo in cui lo aveva detto, La mia anima non smette di urlare … lo trovava magnifico, e anche un po’ malinconico.
«Forse è vero. Mio dio, potrei morire se non cantassi. Sai, non so dirlo come te, ma anche io spesso ho bisogno, insomma, di buttare tutto fuori. »
«Potremmo morire anche dentro la nostra arte. Ma che importa. Ogni cosa che è creata, è destinata a distruggersi. E quando la materia raggiunge la fine, inizia davvero un processo di purificazione. Quello che creiamo non è umano, è qualcosa di più grande di noi. »
«Questo mi spaventa, quasi. » Era sempre così sincero con lui, perché non poteva essere altrimenti. Gli risultava naturale.
«La paura, Robert, non può che farti bene. È lei a ricordarti che sei vivo. E un giorno, immagino, capiremo che siamo tutti più grandi delle nostre paure. »
C’era un attimo di silenzio tra i due. I loro occhi si incrociavano, quasi aggrappandosi gli uni agli altri. C’era qualcosa, in quel momento, che Robert non era in grado di descrivere; perfino il termine “magico” gli risultava riduttivo. Non era paragonabile neppure alla sensazione che aveva provato poco prima, ascoltando una canzone che ancora non esisteva- una canzone proveniente da un altro grado dell’esistenza. Restare in quell’attimo per sempre, questo gli sarebbe piaciuto. E tutto il discorso dell’amico iniziava ad avere senso un po’ alla volta, a concretizzarsi quasi.
Jimmy si schiariva la voce, rompendo il silenzio- che, in realtà, era molto rumoroso, scandito dal battito dei loro cuori e dalle urla delle loro anime. «Comunque, immagino non sia questo il motivo della tua visita. »
«Oh. Io… uhm, volevo solo vederti. Spero di non…» non averti disturbato avrebbe voluto aggiungere, ma le parole continuavano a morirgli in gola.
«Spero di non trattenervi. » Gli andava incontro l’altro, anche se per un momento sembrava parlare con se stesso.
«Cosa? »
Jimmy sorrideva. «Oh, lo ha detto Newman. Spero di non trattenervi. Afferri l’idea? Trattenere…»
Robert ci rifletteva per qualche istante, sempre catturato dallo sguardo magnetico dell’altro, sentendosi morire e rivivere in un ciclo continuo, come una fenice.
«Certo,» sorrideva. «trattenere. Afferro benissimo il concetto.»

 
 
Note: piccola shot senza pretese, e probabilmente senza senso, buttata giù alle quattro di notte. Avevo solo bisogno di scrivere: la mia anima non smetteva di urlare. Tra l’altro, non pubblico qualcosa su questo sito da anni. Questa storia, immagino, sottolinei molto quanto sia cambiata come persona da allora, e spero quindi qualcuno sia in grado di apprezzarla.
 
   
 
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