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Autore: Dalybook04    18/05/2020    0 recensioni
Sequel di "Tutti i pomodori con cui mi dicesti ti amo"
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Napoli, ottobre 1722
Il diciannovenne Ludwig Beilschmidt scese dalla nave, un borsone in spalla e un'ombra di sorriso sul bel viso rasato di fresco.
Era a Napoli, nella stessa città del suo amore.
Stava per rivedere Feliciano.
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Feliciano lo guardò, con gli occhi piedi di meraviglia, mentre un enorme sorriso si faceva strada sul suo viso
Cosa doveva fare? Stringergli la mano? Abbracciarlo? Baciarlo?
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Lovino Romano Vargas non era mai stato uno che esprimesse apertamente le sue emozioni, ma nonostante questo suo fratello sapeva bene che stava soffrendo
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La quotidianità di quei mesi venne spezzata da un certo prussiano che amava distruggere ogni tipo di tranquillità
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Dopo tanti anni, finalmente Ludwig riesce a tornare a Napoli dal suo amore d'infanzia, Feliciano, per un anno di vacanza.
L'amore a troverà finalmente un modo?
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Principalmente Gerita, accenni Spamano, Pruaus e Fruk
Genere: Fluff, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del diciottesimo secolo e altre storie'
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Ludwig e Feliciano erano molto diversi.
Penso che a questo punto si fosse già capito, ma meglio puntualizzare.
Ludwig, per chi non lo ricordasse, era sempre stato un bambino molto solo. Feliciano era stato il suo primo e unico amico, forse qualcosa in più già da allora. In quei due mesi con lui aveva sperimentato, insieme all'amicizia, anche l'inizio di quel sentimento, ora così forte. Poi erano arrivati gli anni in accademia: i suoi volevano diventasse un importante generale e ce lo avevano sbattuto senza pensarci due volte; lì, non aveva trovato nessun cenno di dolcezza, solo rigida e ferrea disciplina. Probabilmente sarebbe diventato come volevano i suoi genitori, rigido e inflessibile, senza pietà né sentimenti, se non fosse stato per Feliciano; Feliciano, che era dolce, gentile, imprevedibile e adorabile. I ricordi, dolci e amari, lo tormentavano ogni notte, scaldandogli il viso e inumidendogli gli occhi. Se aveva mantenuto la sua umanità, era stato esclusivamente per lui. La sua memoria era diventata per Ludwig un'ancora di salvezza, tanto che rivederlo era stato come per noi è vedere un personaggio famoso dal vivo: è irreale vedere qualcuno da sempre relegato dietro uno schermo o nei ricordi davanti a te, un qualcosa di irreale e inaspettato. Certo, amava anche suo fratello, ma Gilbert aveva la sua vita, giustamente: Feliciano era tutto suo. Negli anni, quel fuoco che lo riscaldava dal cuore si era fossilizzato in un amore assoluto. Feliciano era semplicemente tutto per lui, tutto quello che importava, tutto quello che dava senso al mondo e a Ludwig di esistere. Ludwig non credeva in Dio, ma Feliciano era lì con lui ora, ed era dolce e gentile e bello e perfetto e tutto ciò che potesse desiderare. Non aveva bisogno di altro.
Feliciano invece era stato un bambino che aveva dovuto imparare a stringere amicizia in fretta. Viaggiava di continuo con il padre, quindi non aveva mai avuto un punto di riferimento stabile. Si faceva degli amici e li perdeva dopo poco, per lui quella era la normalità. Per un po' aveva trovato della stabilità in suo nonno, poi suo fratello era diventato il suo punto di riferimento per ogni cosa. Ma nonostante avesse avuto una figura più o meno stabile a cui riferirsi, di certo il resto della sua vita non lo era stato: dovevano cercarsi da mangiare ogni giorno, non avevano una casa, un tetto, un posto dove tornare, tutto ciò che avevano era l'altro, e anche Lovino non era stato di certo una figura stabile. Era giovane, di certo non era pronto per occuparsi di un fratellino, caratterialmente era tutto meno che sicuro: irascibile, permaloso, giovane, premuroso certo, ma incostante. Nonostante non fosse stato il miglior modello da seguire, comunque c'era sempre stato, aveva fatto del suo meglio e Feliciano lo amava per questo. Poi era arrivato Antonio, che li aveva accolti in casa sua e aveva dato loro un lavoro. Lì, il bambino aveva trovato un po' di tranquillità: una casa, dei pasti regolari e qualcosa da fare ogni giorno, finché non era arrivato Ludwig. Ludwig era stabile. Era saldo, preciso, sicuro, un'ancora che dava a Feliciano una sicurezza nuova, una calma che lo rilassava e lo faceva stare tranquillo. Aveva la voce salda, Ludwig, che con gli anni era diventata più bassa e profonda, ancora più rilassante nonostante i brividi che gli mandava lungo la schiena. Negli anni successivi aveva trovato una sorta di solidità: suo fratello lavorava in quel negozio, poi lo aveva ereditato e guadagnava piuttosto bene, ora avevano una casa, del cibo e una routine. Ma quando lo aveva baciato era subentrata una pace così assoluta che all'italiano era sembrato di respirare per la prima volta senza ansie, pressioni o cambiamenti improvvisi. A Feliciano piacevano i cambiamenti, ma aveva ogni tanto bisogno di un porto sicuro dove riposarsi. Quel porto era Ludwig, saldo come una roccia.
Ma una cosa in comune la avevano: quella notte, dopo quel bacio, nessuno dei due riuscì a chiudere occhio. Rimasero a rotolarsi nel letto, a girarsi e rigirarsi, con due sorrisi enormi, rivivendo quella scena migliaia di volte nella propria mente e desiderando ardentemente il giorno dopo per potersi stringere ancora.
Quando arrivò il mattino, entrambi avevano dormito sì e no due ore, ma Feliciano era comunque quasi saltato giù dal letto ed era corso a fare colazione non appena aveva sentito Lovino chiamarlo.
-Feli! Non correre- lo rimproverò suo fratello, passandogli i suoi soliti biscotti e un bicchiere di latte. Lovino lo squadrò con un sopracciglio inarcato -si può sapere quanto hai dormito? Hai due occhiaie tremende.
-veeee, non riuscivo a dormire.
-è per il crucco, vero?- con un sorrisino, Lovino si sedette davanti a lui -vi siete baciati?
A quella domanda si sentì arrossire, ma sorrise -vee, sì!
-sai che non mi piacciono i crucchi, né mi piace l'idea di essere imparentato con suo fratello- fece una pausa e gli strinse la mano da sopra il tavolo -ma se ti rende felice, non posso desiderare di meglio.
-veeeee, grazie fratellone.
-però...- si morse il labbro -stai attento a non affezionarti troppo.
-ve, fratellone, stai tranquillo- gli strinse la mano e sorrise -è diverso da... dall'altra volta. Lui era partito all'improvviso, ma ora so quando Luddi se ne andrà, posso godermi ogni momento al meglio e non avere rimpianti.
Lovino fece un sorriso amaro -io l'ho saputo una settimana prima e ha fatto male comunque, fa male ancora.
-vee, stai tranquillo fratellone. L'amore trova sempre un modo.
-e allora quanto cazzo ci vuole?!- sbottò l'altro, mentre una lacrima gli rigava il viso. Feliciano si alzò e andò ad abbracciarlo.
-ve, non lo so, ma prima o poi...
Lovino lo strinse e gli lasciò un bacio sulla fronte, poi lo lasciò andare -dai, Feli, mangia e vai dal crucco, o farai tardi. Sai come sono i crucchi: odiano il ritardo.
-ma fratellone...
-dovrebbe essere arrivata la posta, puoi andare a controllare per piacere?
-ve ma io...- Feliciano guardò il fratello, poi annuì -va bene, ve.
Lovino era sempre stato così, uno di quelli che si tengono dentro le cose. Odiava farsi vedere debole, soprattutto da Feliciano. Quando erano rimasti soli, lui si era assunto il compito del fratello maggiore: doveva essere forte per entrambi. Aveva cercato di essere un punto di riferimento e questo significava non mostrarsi né debole né umano. Crescendo Feliciano l'aveva capito, in fondo era molto più intelligente di quanto sembrasse e la sua forte empatia lo aveva sempre aiutato a capire bene le persone. Il fratellone doveva essere forte anche per lui, lo sapeva. Ci provava, e anche se non era perfetto faceva del suo meglio. Feliciano aveva sempre cercato di aiutarlo, di essere un bravo bambino, un bravo ragazzo, un bravo fratello. Per questo quella mattina, capendo che suo fratello aveva bisogno di sfogarsi e che non l'avrebbe mai potuto né voluto fare con lui nei paraggi, andò a prendere la posta senza protestare, mettendoci più del necessario. C'era una lettera scritta in tedesco da Gilbert, per lui e una per suo fratello da Antonio. Esitò, poi decise di leggere la lettera per sé per dare ancora un po' di tempo a suo fratello. Nella lettera, Gilbert gli chiedeva se Ludwig fosse già arrivato ( "e in caso contrario: SORPRESA! Sta per arrivare il tuo principe tedesco fin troppo cresciuto"), gli spiegava come avesse avuto l'indirizzo da Antonio, gli chiedeva di prendersi cura del suo fratellino e si raccomandava di stare attento, informandolo poi che sarebbe venuto a trovarli in primavera, quando avrebbe finito certi affari privati che "non ti racconto per non rovinare le tue povere orecchie innocenti", perché "il mio fratellino non-più-tanto-ino non può stare troppo tempo senza il Magnifico! Nessuno può stare troppo tempo senza il Magnifico!" e infine gli chiedeva di non dire a Ludwig di quella lettera, perché ne aveva mandata una anche a lui e sapeva che "a leggere che ti ho scritto di prenderti cura di lui mi ucciderebbe e sono troppo Magnifico per morire per mano del mio fratellino. Voglio qualcosa di migliore sulla mia lapide, la mia morte deve essere magnifica almeno quanto me!". Feliciano rise, Gilbert non era cambiato negli anni. Lentamente, raggiunse la cucina e bussò alla porta.
-vee, fratellone, posso entrare?
-sì sì vieni, non serve bussare- Feliciano entrò e gli passò la lettera.
-da Antonio.
-ah, era da un po' che il bastardo non si faceva vivo- cercava di non darlo a vedere, ma stringeva quella lettera come fosse oro -tu che hai lì?
-mi ha scritto Gilbert, il fratellone di Luddi. Ve, ha detto che verrà qui in primavera.
-due crucchi in una volta sola. Che gioia. Il bastardo lo sa?
-non lo so, ve, ma ha dato lui a Gilbert l'indirizzo.
-bene, quindi se lo uccido e butto il cadavere in mare non lo saprà.
-veee, fratellone, non si fa!
Lovino sbuffò e gli scompigliò i capelli divertito -che palle che sei, Feli.
Finita la colazione, Feliciano salutò il fratello con un bacio sulla guancia e corse a casa di Ludwig.
Arrivato salutò un'anziana signora che stava uscendo, corse per le scale, si diede una sistemata veloce e bussò alla porta. Ludwig aprì praticamente subito e lo fece entrare. Non appena si fu chiusa la porta Feliciano si mise in punta di piedi e lo baciò, aggrappandosi alle sue spalle ampie e solide.
Anche Ludwig aveva due occhiaie enormi. Si era svegliato presto, aveva fatto colazione con ciò che aveva trovato in casa, aveva letto la posta arrivata, una lettera dei suoi genitori e una di suo fratello, e poi aveva aspettato l'altro, senza riuscire a stare fermo. Aveva provato a distrarsi leggendo, ma continuava a perdere il filo, motivo per cui, non appena aveva sentito bussare, era scattato subito sull'attenti ed era corso ad aprire.
-veee, Luddi, mi sei mancato- gli disse Feliciano, stretto a lui.
-anche tu, Feliciano.
-ve, stanotte non ho praticamente dormito, sai Luddi?- lo baciò ancora, un bacio rapido, dolce -continuavo a pensare a...
-al bacio- concluse Ludwig, rivolgendogli un sorriso timido -neanche io ho dormito, o comunque ho dormito molto poco.
Feliciano aumentò il suo sorriso e si sporse a baciarlo ancora, ma in quel momento furono interrotti dal rumore di un tuono, così forte che l'italiano saltò addosso all'altro per lo spavento e si strinse al suo petto, tremando terrorizzato -ve! Luddi ho paura, tanta paura!
Il tedesco se lo strinse al petto, con un sorriso divertito e intenerito.
-tranquillo, Feliciano- disse piano, accarezzandogli la schiena e i capelli lentamente. Era così piccolo e fragile tra le sue mani, così tenero e adorabile... sembrava un bambino alla ricerca di rassicurazioni, o un gattino alla ricerca di coccole -va tutto bene, sei al sicuro.
-vee, Luddi... ve ti volevo portare in spiaggia! Però piove e ho paura dei temporali e ve non voglio uscire, possiamo restare qui finché ve non finisce ve?- parlava velocemente, inserendo ancora più ve del solito -ve, ti va bene Luddi? Scusa, ve, forse volevi uscire, ma ve ho paura e poi ve se prendiamo freddo poi ci ammaliamo e ve il fratellone mi costringe a ve restare a casa e ve non possiamo ve vederci per tanto tempo e ve...
-va bene, Feliciano, mi va benissimo. Hai ragione, meglio non ammalarsi- si chinò a baciarlo, poi si guardò intorno -uhm, hai freddo? In cucina c'è un camino, possiamo metterci lì per scaldarci, oppure sul mio letto, o uhm non so...
-veee, va bene il camino- si mise in punta di piedi e lo baciò ancora, con un sorriso.
-e, uhm, io...- balbettò qualcosa, stordito da tutti quei baci e rosso in viso, facendo ridere Feliciano -dovrei avere qualche coperta per...
-veee, Luddi, mi va bene tutto, tranquillo- lo baciò sulla guancia e si strinse a lui all'ennesimo tuono.
Come se non pesasse niente, perché in effetti pesava pochissimo, lo prese in braccio e lo portò fino in cucina, sedendosi su una sedia davanti al camino.
-veeeee, grazie Luddi!- Feliciano rise, si alzò e prese una coperta poggiata in un angolo, correndo e rifugiandosi da lui quando ci fu l'ennesimo tuono. Con un piccolo sorriso divertito, il biondo prese la coperta dalle sue mani tremanti e coprì se stesso e soprattutto Feliciano, ancora stretto con forza al suo petto.
-veeeee, mi piace restare così- si sistemò meglio tra le sue braccia, cercando una posizione comoda per entrambi, e sospirò, con la testa infilata nell'incavo del collo dell'altro; sentendo il suo fiato sul collo a Ludwig vennero i brividi.
-anche a me, Feliciano- prese ad accarezzargli la schiena, lentamente, per calmarlo, raggiungendo a volte i capelli.
-vee, Luddi- lo richiamò Feliciano dopo qualche minuto di silenzio -ti piace se faccio così?- e gli lasciò un piccolo bacio sulla pelle candida del collo. Un bacio leggero, appena percepibile, ma al tedesco vennero i brividi.
-e-ecco...- balbettò qualcosa, prima che un divertito Feliciano gli prendesse il viso tra le mani e lo baciasse di nuovo sulle labbra.
-vee, Luddi, la sai una cosa?- gli sussurrò sulla bocca con un sorriso dolce -ti amo tanto tanto.

Alla fine, quella posizione divenne scomoda. Così, dopo pranzo si spostarono sul letto del tedesco, che era decisamente troppo stretto per due persone, soprattutto quando uno dei due era Ludwig Macho Patato Beilschmidt. Non che importasse, anzi: Feliciano colse l'occasione di avvinghiarsi ancora di più all'altro, il freddo fu un'ottima scusa per fare il cosplay di un koala, come diremmo oggi.
Si accorsero che si era fatta sera solo perché lo stomaco di Feliciano brontolò verso l'ora di cena.
-oddio! Il fratellone mi ucciderà!- esclamò alzandosi, sentendo subito freddo, e infilando le scarpe di corsa. Fortunatamente, aveva smesso di piovere, anche se il cielo era ancora ingombro di nuvoloni.
-Feliciano, mi raccomando- Ludwig lo raggiunse e lo aiutò a infilarsi la giacca, per poi mettergli una sua sciarpa; era adorabile con quella indosso, notò, e Feliciano non commentò, ma gli stampò un bacio sulla guancia -stai attento, corri a casa. Se dovesse riprendere a piovere, riparati da qualche parte e aspetta che si calmi, e non correre o rischi di scivolare.
-ve, va bene Luddi- prima che aprisse la porta si scambiarono un altro bacio, più lungo -ve, sono tranquillo, se avessi paura ho la tua sciarpa a proteggermi!- e trotterellò via, dopo avergli dato un altro rapido bacio sulla guancia. Ludwig arrossì e chiuse la porta, sospirando innamorato.
Per tutta la sera rimase in ansia a controllare che non riprendesse a piovere, anche mentre si preparava una rapida cena, fino a quando non si disse che ormai Feliciano doveva essere arrivato a casa sano e salvo. Lesse un po' prima di andare a dormire, ma il pensiero fuggiva sempre all'italiano. Alla fine rinunciò e si mise a letto; sorrise sentendo che le coperte avevano l'odore di Feliciano e dormì sonni tranquilli e sereni tutta la notte.

Il giorno dopo splendeva il sole. Feliciano si svegliò con ancora la sciarpa dell'altro sul viso e quando vide che c'era bel tempo sorrise: quel giorno avrebbe portato Ludwig in spiaggia. Non per fare il bagno, era troppo freddo ormai, ma una passeggiata aveva tutta l'intenzione di farla. Si alzò, raggiunse suo fratello in cucina e gli stampò un bacio sulla guancia per il buongiorno.
-'giorno fratellone.
-'giorno Feli. Anche oggi vai dal crucco?
-sì, ve, visto che c'è bel tempo pensavo di portarlo a fare una passeggiata sulla spiaggia.
-che idea carina. Buttalo in acqua da parte mia.
Feliciano gli tirò uno schiaffetto sulla spalla, facendolo ridere -Lovi! Non è una cosa bella da dire!
Lovino alzò le spalle con un piccolo sorriso sarcastico -ops?
-vee, fratellone, ti volevo chiedere...
-dimmi.
-ecco, ve, non è che... una sera potrei andare a dormire da Luddi?
Lovino divenne di un bianco cadaverico -c-cosa?!
-ve, io...
-Feli, capisco che tu sia felice di averlo ritrovato e sia entusiasta ed emozionato per tutte queste novità tutte in una volta, ma...- fece una pausa, cercando le parole giuste.
-ma...?
-ma non dare il culo al primo crucco che passa!
-ma no, fratellone! Ci siamo baciati due giorni fa, non lo faremo così presto.
Lovino fece una faccia disgustata -non lo farete e basta.
-sì, sì, come vuoi- ma sottovoce, nascosto dalla tazza di latte, sussurrò un "per ora".
-comunque se vuoi va bene, ma qui, così posso tenervi d'occhio. E prima dobbiamo fare un discorsetto.
-l'abbiamo già fatto il discorsetto, fratellone.
-e allora lo rifaremo! Senti- gli prese le mani, serio come la morte -lo so che sei convinto di amare il crucco...
-ma io lo amo.
-è un crucco, Feli, sono il nemico.
-lo dicevi anche degli spagnoli, o sbaglio?- il maggiore arrossì -dai, fratellone, non generalizzare. Luddi è buono e gentile e mi ama.
-sì, sì, come vuoi. Ma! Vedi di non lasciarti guidare troppo dagli istinti. Avete ancora tempo. E soprattutto non devi farlo perché ti senti costretto. La castità è la più grande virtù, ricordalo sempre! Non lasciarti convincere, devi essere sicurissimo.
-ve, non so fratellone...- Feliciano si fece pensieroso, rigirando un biscotto caduto nel latte -ve, non ne abbiamo ancora parlato, Luddi è molto timido, quando l'ho baciato la prima volta è diventato tutto rosso, ve era adorabile! Però sono piuttosto sicuro di, ve, sai...- fece un gesto noncurante con la mano verso il fratello -volerlo fare, ecco. Soprattutto con lui, ve.
-Dio, Feli, non puoi dirmi certe cose. Ti ho praticamente visto nascere, cazzo, sentirti parlare così è un trauma.
-ma ve, che ho detto di male? È una cosa normale, ve, anche tu lo hai fatto...
-sì ma io sono più grande!
-avevi un anno più di me.
-un anno è un abisso enorme e incolmabile!
-vee, allora aspetterò di compiere vent'anni, tanto Luddi sarà ancora qui.
Lovino sbatté la testa contro il tavolo -dove ho sbagliato con te?! Perché non ritorni piccolo e innocente?
-veee, che intendi?
-che sei e rimarrai sempre il mio fratellino! Non posso sentirti parlare di cose del genere!- venne colto da un brivido -se penso a te che... ew, no, assolutamente no.
-ma ve, se avessi dei dubbi posso chiedere a te, ve?
-devi! E se il crucco facesse qualcosa che non vada...
-sì, sì, ve, devo venirtelo a dire- Feliciano roteò gli occhi.
-bravo!
Ripresero entrambi a mangiare, finché a Feliciano non venne in mente una cosa.
-vee, fratellone, posso chiederti una cosa?
-vai, dimmi.
-ve ma... fa tanto male? Cioé, so che lo fa, ma ne fa proprio tanto tanto?
Lovino sembrò pensarci, arrossendo lievemente -be', sì, fa male, ma...- assunse un'aria malinconica, un'espressione con cui Feliciano lo aveva visto spesso negli ultimi anni -se lo fai con la persona giusta e al momento giusto... nel senso... non ci pensi molto, perché è tutto così... bello e... cioé, hai capito no? Passa in secondo piano, ecco- fece una pausa -anche se poi ne giorni successivi fa un male boia.
-tanto male?
-eeeh, non lo so Feli, immagino dipenda da persona a persona. Sai che io sopporto male il dolore, no? E poi penso dipenda anche dal... ehm... dall'altro, ecco. C'è chi è più delicato e chi meno, credo. E poi anche le, uhm, le... hai capito.
-vee, fratellone, tu l'hai fatto solo con il fratellone Antonio?
-e certo, Feli. Tu potresti mai farlo con qualcuno a parte il crucco?- il minore scosse la testa -appunto.
-e lui...?
-da quel che so, no. Mi fido, ma se scoprissi il contrario...- fece una faccia scura -la pagherebbe cara, molto ma molto cara- fece una pausa, scosse la testa per allontanare il pensiero e tornò normale -ma comunque, non è neanche detto che sia tu a stare sotto. Chissà. Se facessi male a quel crucco mi renderesti molto fiero.
-fratellone!
-e va bene, non ti dirò più di far soffrire il crucco- finì il suo caffé tutto ad un fiato, si alzò mettendo la tazzina tra le cose da lavare e tornò a guardare Feliciano -a proposito, il bastardo ti saluta e ti augura buona fortuna con il crucco- brontolò qualcosa tra i denti.
-veee, ringrazialo tanto. Che ti ha detto? Va tutto bene laggiù?
Lovino alzò le spalle -le solite cose. Gli manco, lì si annoia, vorrebbe tornare eccetera eccetera.
-ve, allora perché non torna?
Lovino fece un mezzo sorriso, un sorriso amaro -perché è un codardo. Ha paura delle conseguenze- alzò le spalle -abbiamo entrambi troppo da perdere. Io non posso andare da lui, sia perché non ho i soldi, sia perché lì non avrei niente da fare e soprattutto perché non posso lasciarti qui, non potrei portarti con me e neanche lo vorrei. Lui non può venire qui perché lì ha da fare e non vuole deludere la sua famiglia. Potrebbe tornare in Spagna e trovare una scusa per venire qui, per una vacanza o che ne so, ma se tornasse sua madre lo obbligherebbe a sposarsi. E quindi siamo bloccati in questa situazione di merda.
Era la prima volta che parlava così apertamente a Feliciano. Di solito, appena si accennava all'argomento, Lovino si chiudeva a riccio e diceva il meno possibile. Non lo nominava neanche, lo chiamava "il bastardo" o con un generico "lui", come se chiamandolo direttamente richiamasse a sé anche tutta la tristezza. Anche Feliciano cercava di dire e parlare di Antonio il meno possibile, per non intristire troppo suo fratello. Aveva imparato quando chiedere e quando no: i giorni migliori erano quelli subito dopo l'arrivo di una nuova lettera, perché con quelle Lovino sembrava sentire meno la lontananza, quasi che leggere le parole dell'altro gli desse la sensazione di averlo vicino.
-per quanto riguarda il crucco, va bene, invitalo pure qui, ma solo a dormire. Se vi venissero strane idee, ricorda che ho la camera affianco alla tua e le pareti sono sottili- gli baciò la fronte -vado ad aprire il negozio. Torna per cena, crucco o meno.
-ve, va bene fratellone.
-ti lascio la settimana libera, ma poi qualche volta vienimi ad aiutare, d'accordo? Magari al mattino, c'è più gente e ho bisogno di una mano per sistemare. Poi al pomeriggio sta' pure col crucco.
-veee, grazie fratellone!- Feliciano lo abbracciò forte, sorridendo.
-sì, sì, prego- gli diede un paio di pacche sulle spalle -ora mollami, devo andare.
-vee, va bene- Feliciano tornò al suo posto, finì di fare colazione e andò da Ludwig.

Il negozio di Lovino era di medie dimensioni; un tempo era un forno, ma lo avevano trasformato in un qualcosa di simile ai supermercati odierni; vendevano un po' di tutto, principalmente alimentari. Ogni domenica mattina, inoltre, i due fratelli si alzavano all'alba per preparare del pane, del quale parte veniva venduta e parte tenevano per sé. In fondo al negozio, dietro al bancone, c'era una scala che portava al loro piccolo appartamento; affianco alla scala c'era la porta che portava nel vicoletto sul retro dove il più giovane dava da mangiare ai gatti.
Quella mattina, come ogni altro giorno, Feliciano trotterellò giù dalla scala, dove suo fratello stava chiaccherando con Giuseppe, un vecchio pescatore che andava ogni settimana da loro a comprare da mangiare e a volte regalava loro qualche pesce.
-ciao, Giuseppe!
-Feli!- lo abbracciò e gli scompigliò i capelli con affetto -stavo giusto parlando con tuo fratello. Lo sai che gli spagnoli vogliono riavere questo posto?
-veee? Davvero?
-pare stiano cercando di riprendersi qualcosa, Sicilia e Sardegna tipo, e ai crucchi questo non è piaciuto per niente; ma di più non so. Ah! A questi imperi non va mai bene niente. Hanno le Americhe, o almeno una parte, di che altro hanno bisogno?
-sempre meglio gli spagnoli dei crucchi.
-su questo ti do ragione. Sono senza emozioni, quelli. Fanno quasi paura.
-vee, non è vero! Un mio amico è tedesco, anche se non è austriaco, viene dalla Prussia- si fece pensieroso -o forse dal Sacro Romano Impero... non ricordo bene.
-i crucchi sono crucchi- replicò Lovino. Giuseppe concordò con un cenno.
-vee, ma Luddi è Luddi. Lui è gentile e forte e mi vuole bene.
Giuseppe alzò le spalle -lo voglio proprio conoscere, un crucco che prova sentimenti.
-veee, ma anche il fratellone di Luddi prova sentimenti.
-lui è il crucco irritante- replicò Lovino -il tuo "Luddi" è il crucco pompato.
-Lovi!
Giuseppe scoppiò a ridere -be', ragazzi, vi saluto. Alla prossima- fece un cenno di saluto a Lovino, scompigliò i capelli a Feliciano e se ne andò.
Feliciano diede un bacio sulla guancia a suo fratello -vee, vado.
-mi raccomando, torna prima che sia ora di cena, così saprò se preparare anche per il crucco o no.
-ve, va bene fratellone- saltellando allegro, Feliciano uscì dal negozio e andò a casa di Ludwig.

-ve, ve, Luddi, oggi che c'è il sole ti va di andare a fare una passeggiata in spiaggia?- glielo chiese subito, non appena il tedesco gli ebbe aperto la porta. Ludwig sorrise divertito facendolo entrare.
-va bene, Feliciano- chiuse la porta alle sue spalle, lo attirò a sé e lo baciò. Quando si allontanarono, Feliciano rise, allacciando le braccia intorno al suo collo.
-come mai tutto questo entusiasmo?- si strinse ancora di più a lui e lo abbracciò. Ludwig mugugnò seppellendo il viso contro la sua spalla.
-mi mancavi- rispose infine, stringendo forte l'altro tra le braccia. Feliciano ridacchiò. Ludwig, alto, forte e muscoloso, in quel momento sembrava un grande orsacchiotto bisognoso di coccole -vee, Luddi, stasera ti va di venire a dormire da me?
A quella domanda, il tedesco divenne di dieci tonalità diverse di rosso. Feliciano come artista poteva ben dirlo, visto che le riconobbe tutte.
-cosa...- si schiarì la voce, allontanandosi da Feliciano senza riuscire a guardarlo negli occhi -cosa intendi?
-vee, voglio dormire abbracciato a te, Luddi!- si mise in punta di piedi e gli stampò un bacio sulla guancia; si ritrovò a pensare a quanto lo stesso gesto potesse essere diverso. Poco prima, aveva dato un bacio sulla guancia a suo fratello per salutarlo, ora lo stava dando a Ludwig. Amava suo fratello e amava anche Ludwig, ma in modi così diversi che si stupì quei due sentimenti fossero comunque chiamati amore. Strinse la mano al suo ragazzo -non ti va, Luddi?
-oh...- Ludwig si rilassò, stringendogli a sua volta la mano -sì, certo che mi va.
-veeee, e poi mio fratello ha la stanza accanto alla mia, l'amore dovremo farlo qui, ma per quello avremo tempo.
Questa volta, il viso del tedesco raggiunse una tonalità di rosso che neanche Feliciano seppe identificare.

Alla fine, dopo che Ludwig si fu calmato, andarono in spiaggia, portandosi dietro il necessario per un picnic. Camminarono tutto il tempo mano nella mano. Feliciano non si fece problemi a prendergliela in pubblico, così come non si faceva problemi a prenderla a suo fratello o, in generale, a chi volesse bene; qualsiasi suo amico lo avrebbe potuto confermare: era fatto così, cercava perennemente un qualche tipo di contatto fisico, per assicurarsi che l'altra persona fosse con lui. Con Ludwig era una situazione ben diversa, ma nessuno, a una prima occhiata, avrebbe potuto intuirlo, e in fondo non è che importasse a qualcuno. Lì, in pieno centro, Napoli era così affollata che nessuno prestava attenzione ai due, e chi l'avesse fatto avrebbe giustificato quelle mani strette con una necessità di non perdersi nella folla, il che era vero, ma solo in parte. In realtà Feliciano gli aveva preso la mano perché voleva, aveva bisogno di sentirlo vicino, non riusciva a non sfiorarlo, almeno in un punto, voleva stringerlo forte a sé il più possibile e anche per non perderlo nella folla.
Quando arrivarono in una zona meno affollata, però, Feliciano fu costretto a mollargli la mano per non insospettire qualcuno, tuttavia si strinse al suo fianco e gli sorrise quando le loro spalle si sfiorarono.
-vee, Luddi, c'è un posto nascosto sulla spiaggia che conosciamo solo io e il fratellone e dove non va più nessuno. Lì ci sarà più...- stava per dire intimità, ma si corresse prima -tranquillità.
-va bene, Feliciano- Ludwig ricambiò il sorriso. A Feliciano piaceva il sorriso di Ludwig. Era piccolo, quasi invisibile, e il fatto di essere il solo a notarlo e a godere di uno spettacolo simile lo faceva sentire importante e speciale e gli faceva venire tanta voglia di baciare l'altro. Affrettò il passo, non vedeva l'ora di essere lì e baciarlo ancora.
Raggiunsero la spiaggia, ma Feliciano non si soffermò neanche un istante lì e Ludwig si limitò a seguirlo, guardandosi intorno. Non era particolarmente affollata, ma c'erano diversi pescatori e alcuni bambini che giocavano a prendersi. Sorrise, ricordando quando lui e Feliciano erano piccoli e l'italiano si intrufolava nel suo letto perché aveva qualche incubo.
Alla fine il castano si arrampicò su alcuni scogli, aiutando poi l'altro a fare lo stesso.
-stai attento- gli ricordò Ludwig, prendendogli la mano per impedire che cadesse.
-ve, Luddi, sembri mio fratello!- l'italiano rise, arrampicandosi fino in cima e allontanandosi da Ludwig che, non abituato, faceva fatica a stargli dietro. Una volta in cima, Feliciano scese giù, scomparendo alla vista, Ludwig sentì subito l'ansia assalirlo e si affrettò a raggiungerlo. Quando arrivò in cima, vide che c'erano una discesa e in fondo c'era una zona di spiaggia, costeggiata da tre lati da scogli e dal quarto dal mare. Sembrava che qualcuno avesse sistemato gli scogli lì di proposito per ritagliare quel rettangolo solo per loro, un miracolo o un dono di Nettuno.
Lì, immerso nel mare fino alle caviglie, c'era Feliciano, che lo chiamava agitando la mano. Il tedesco si affrettò a raggiungerlo.
-ve, ve, Luddi vieni qui, l'acqua è un po' fredda ma si sta bene- l'italiano uscì dall'acqua per corrergli incontro e Ludwig si affrettò ad abbracciarlo.
-ve, Luddi, tutto bene...?
-non sparire così! Mi hai fatto preoccupare.
Feliciano sorrise intenerito e ricambiò la stretta -ve, scusa Luddi, non lo farò più- si sporse e lo baciò, con un ampio sorriso sulle labbra. Era tutto perfetto. Il sole, il mare, la brezza che gli spettinava i capelli, la sabbia che gli accarezzava i piedi, quel bacio e soprattutto era perfetto Ludwig, alto, forte, premuroso e solo suo. Sembrava quasi che Dio avesse ritagliato quell'angolo di spiaggia e quel momento solo per loro, come ricompensa per gli anni passati separati e per il poco tempo a loro concesso. Per tutto quello che avevano e avrebbero passato, un momento perfetto come quello sembrava il minimo, la minima ricompensa, tuttavia Feliciano era fiducioso. L'amore avrebbe trovato un modo, Feliciano avrebbe fatto in modo che fosse così. Lo avrebbe trovato per suo fratello e Antonio, per Gilbert e il suo amante, per tutti gli amanti del mondo, anche per lui e Ludwig. Lo avrebbe fatto affinché, un giorno, forse persino in un'altra vita o in Paradiso, tutti gli innamorati potessero amarsi senza nascondersi e senza vergogna, perché momenti così perfetti meritavano di essere condivisi con il mondo. L'amore era una cosa bellissima, e le cose bellissime andavano condivise, raccontate e sperimentate da tutti coloro lo volessero. Perché lui e Ludwig si dovevano nascondere? Perché loro non potevano sposarsi e vivere insieme, mentre coppie di persone che neanche si conoscevano erano costrette a farlo? Perché Ludwig avrebbe dovuto sposare una donna che nemmeno conosceva, ma non poteva sposarsi con chi amava davvero? Perché una cosa bella come il matrimonio per quasi tutti era diventato più un dovere che un piacere? Perché Feliciano, Ludwig, Lovino, Antonio, Gilbert, perché tutti loro e tutti quelli come loro non potevano essere felici e mostrarsi al mondo per come erano? Perché dovevano soffire? Dio non voleva la sofferenza, non voleva che le brave persone soffrissero. Feliciano era sempre stato buono: andava a messa ogni domenica, rispettava ogni festa, aiutava quando poteva i poveri, si era sempre comportato al meglio, e anche Ludwig, sebbene non credesse in Dio, era una brava persona. Allora perché tutto quel dolore? Perché dovevano nascondersi? Perché anche quel momento perfetto era destinato a finire?
Feliciano si rifiutava di credere che Dio fosse così crudele. Se ci avesse creduto, se si fosse arreso a un'idea simile, sarebbe crollato. No, ci doveva essere un piano in tutto quello. Alla fine, lui e Ludwig si sarebbero ritrovati, in qualche modo, forse in un'altra vita, forse no, ma prima o poi sarebbe successo. Prima o poi quei momenti perfetti sarebbero stati all'ordine del giorno, prima o poi avrebbero avuto la casa che sognavano, prima o poi avrebbe rivisto suo fratello felice di nuovo, prima o poi Feliciano avrebbe avuto la certezza di risvegliarsi ogni giorno tra le braccia dell'altro, prima o poi... prima o poi sarebbe andato tutto bene.
-vee...- Feliciano si allontanò dall'altro e sorrise. Ludwig arrrossì.
-Feliciano, io...- si schiarì la voce -io ti... ti amo, Feliciano.
Feliciano sorrise se possibile ancora di più e gli saltò al collo, baciandolo ancora e ripetendogli dei "ti amo anch'io" sussurrati direttamente sulle labbra.
Quello era davvero un momento perfetto e Feliciano era sicuro che ce ne sarebbero stati altri, prima o poi, che sarebbero diventati la normalità.
   
 
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