<<  Dorme? >>

La mia voce calda spezzò il dolce silenzio del salotto. Nell’aria c’era un lieve profumo di lavanda, e la mia vecchia divisa del quiddich, dai colori ancora vivaci nonostante gli anni, fungeva da coperta per quell’ esserino dai capelli neri che mi chiamava papà.

Lily era seduta sulla cassapanca davanti alla finestra e al suono della mia voce si voltò rapida, trattenendo a stento il suo magnifico sorriso.

<<  Sì…ma non certo grazie a te >> sussurrò ilare, cercando poi di ricomporsi per  assumere un’aria di rimprovero che non le apparteneva.

<<  Ma amore >> supplicai <<  c’è l’ha nel Dna…hai visto  anche tu come si è illuminato quando il boccino ha cominciato a volare per tutta la stanza?! Era così felice… >> ricordai emozionato.

Era proprio un Potter, decisamente mio figlio.

<<  Certo, ma non sei rimasto tu in casa a rincorrere disperata una pallina volante, cercando oltretutto di non calpestare Harry a bordo del suo manico di scopa >> mi ricordò, senza però  riuscire a trattenere una risata al pensiero del nostro ometto intento a muoversi frenetico seguendo eccitato il volo del boccino.

Sempre ridendo mi buttai sul divano, esausto, stiracchiandomi e sbadigliando rumorosamente, meritandomi una bonaria occhiataccia da parte di mia moglie.

 

Poi all’improvviso la porta si spalancò ed un gelo irreale si impadronì della casa, penetrando nei muri e raggelandoci il sangue.

Senza domande, senza esitazioni mi alzai di scatto e guidai la mia famiglia fino alla cameretta del piccolo, chiudendo a chiave la porta pur consapevole che nulla avrebbe mai  potuto fermarlo.

 Dovevo fare in fretta, mantenere il sangue freddo per  concedere loro il tempo di scappare.

Privo com’ero della mia bacchetta mi accingevo ad affrontare il più crudele mago di tutti i tempi armato unicamente del mio coraggio, con un remotissimo barlume di vittoria.

Harry, ignaro del destino che ci attendeva,  aprì gli occhi e si stiracchiò tra le braccia della madre: era così piccolo, puro….innocente!

No quasi ruggii. Non potevo permetterlo. Pur non avendo molte speranze non mi sarei mai piegato senza combattere. Dovevo lottare per offrirgli l’occasione di vivere.

 Afferrai la mano di Lily , perdendomi per un breve istante  nei suoi magnifici occhi verdi, e la baciai ,forse per l’ultima volta, quasi con disperazione. Dolorosamente mi staccai da lei e la guardai, senza paura e con un pizzico di rassegnazione.  Non avevamo mai avuto bisogno di parole ed anche il nostro congedo fu sinceramente silenzioso : qualsiasi parola sarebbe risultata  superflua e solo i nostri sguardi suggellarono la promessa di ritrovarci presto di nuovo insieme, foss’anche in un altro mondo.

L’eco della crudeltà di Voldemort era così forte da rimbombarmi sinistro nelle orecchie, dettando il feroce pulsare del sangue nelle mie vene. Che cosa curiosa: così vicino alla morte, così attaccato alla vita. Ma non c’era tempo per rimpianti, né per ripensamenti.

<<  Lily, prendi Harry e corri! Scappa lontano, io lo trattengo… >> mi accomiatai, preparando il mio cuore alla più lacerante separazione.

 

Già in corridoio mi voltai, richiamato dalla flebile vocina di Harry che mormorava confuso il mio nome, quasi per richiamarmi a sè; fu solo un attimo, una sbirciata alla vita che non avrei potuto accompagnare per mano nel suo cammino; e così me ne andai, fiero,  dopo aver guardato mio figlio per l’ultima volta.