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Autore: CatherineC94    25/05/2020    2 recensioni
"Vide Ginny due tavoli più in là, con la testa posata sulla spalla della madre: ci sarebbe stato tempo per parlare più tardi, ore e giorni e forse anni" Harry Potter e i Doni della Morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Ginny..'
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Quella mattina Hogwarts era silenziosa; i prati erano come disseminati di una stran luce color oro che simboleggiava ciò che era avvenuto poco tempo fa. Inutile a dire che, dopo un po’ di sonno dovuto alla stanchezza, il giovane mago aveva faticato ad addormentarsi; era tipico, si era detto, quando avvengono così tante cose difficili in un piccolo lasso di tempo le immagini si parano davanti agli occhi rendendo incapace il sonno.
Così aveva trascorso le prime ore mattutine seduto sotto l’enorme albero di fronte al Lago Nero nel parco; quel luogo era per Harry una sorta di ristoro. Molte persone erano passate di lì, i suoi genitori, il suo padrino, Silente, lui e Ginny; quel posto era, senza alcun dubbio la calamita per le giornate malinconiche che lasciano un  sapore amaro in bocca.
La continua ricerca di un legame con la sua famiglia lo assaporava ancora, alla luce degli ultimi eventi; quella notte terribile avrebbe voluto stringerli tutti: sua madre, suo padre, Sirius, Remus. Una fitta gli strinse il cuore pensando al suo amico deceduto da poco.
Quanto avrebbe voluto poter salvare tutti; Fred, e tutti coloro che negli anni avevano sacrificato loro stessi per proteggerlo. L’avrebbe fatto; avrebbe barattato se stesso per far si che non perissero.
Harry Potter guardò il lago invaso dalla luce del sole; era beato, dorato e splendido quasi in pace mentre lui no, lui non lo era.
“Harry”.
Il mago si voltò, conoscendo quella voce; raddrizzandosi e tentando di riflesso di aggiustare i capelli indomabili. Era Ginny, che con gli occhi arrosati e stanchi che si avvicinava mesta, sedendosi alla sua destra; era sempre bella, splendida anche se martoriata dal dolore per la perdita del fratello.
Harry in panico, non riusciva nemmeno a trovare una parola di conforto, la voce si ruppe in gola; si maledisse per la sua insita incapacità.
“Ti stanno cercando tutti” gli disse con voce limpida, guardando il lago come rapita dagli stessi pensieri di Harry; l’uomo annuì, seguendo il suo sguardo.
Poi, dopo un momento che sembrò un secolo rispose con voce roca “ Lo so”; voleva aggiungere che l’ultimo suo desiderio era quello di parlare o incontrare qualcuno, ma non lo fece
Ginny continuò a guardare diritta.
“Non saprei cosa dire a nessuno” aggiunse Harry con voce meccanica; sbuffò sentendo il peso di tutto premuto sul petto. Tempo fa aveva creduto che porre fine a tutto, avrebbe in qualche modo messo a tacere il dolore e la tristezza che per anni aveva dentro; invece, il peso era scivolato su di lui, dopo che il corpo di Lord Voldemort era caduto a terra, privo di vita.
Ginny lo guardò per la prima volta quella mattina, nei suoi occhi stanchi ardeva un fuoco che scaldò il cuore di Harry, o per lo meno ciò che era rimasto; “ Sei stato la loro, anzi la nostra speranza. Hai sacrificato te stesso, dovresti parlare con loro”.
Ad Harry venne un gruppo alla gola, mentre ai lati degli occhi sentiva delle lacrime comparire; di getto, allungò il braccio e la strinse. Il suo cuore nel petto esultò, bramoso di un suo abbraccio, del suo conforto dal momento in cui era comparsa alle sue spalle; Harry singhiozzò, mentre Ginny, trattenendo quelle poche lacrime che le erano rimaste lo strinse ancora più forte.
Lei era forte, e in quel momento doveva esserlo per entrambi.
Harry si beava del suo profumo, pensando a come aveva potuto resistere distante; come aveva potuto decidere di allontanarla? Ginny era stata il miraggio di una vita che non gli era sembrata sua; la vita di un giovane mago, senza cicatrice, senza una spada di Damocle posta sopra la testa.
Sotto quell’albero, dove molti erano passati, dove molti si erano riparati aveva durante quei mesi remoti, vissuto un periodo di assoluta felicità; la guardò, e con un impeto d’orgoglio notò che Ginny aveva uno sguardo duro e fiero.
“Adesso tutto cambierà. Io so bene cosa ti dissi al funerale di Silente..” iniziò a dire Harry  a mo’ di promessa; Ginny scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo fintamente esasperata.
“Pensi che io ti abbia mai preso sul serio? Avevo fatto di tutto per stare con te. Nemmeno Voldemort in persona mi avrebbe potuto far cambiare idea; credo che quel giorno, in camera mia fosse  stato chiaro” rispose con voce sicura la donna, stringendo la mano coperta di graffi di Harry.
Il cuore di Harry si riempì di gioia, mentre un sentimento di leggerezza s’impadronì di lui; avrebbe potuto fluttuare sul lago in quel momento e non gli sarebbe importato.
“Però” aggiunse Ginny duramente” Non farlo mai più. Non voglio più vederti fra le braccia di Hagrid morto o fintamente morto. Non credo di poter sopportare ancora una scena del genere”.
Harry sorrise dolce e stringendola ancora di più sussurrò:” Mai più. Lo prometto”.
All’improvviso una consapevolezza nuova lo investì, inebriandolo ed elettrizzandolo; avrebbero avuto, giorni, mesi ed anni per viversi; nessuno avrebbe potuto dividerli.
Il vociare delle persone rimaste quella notte al castello man mano che il sole saliva aumentavano; molti erano rimasti per soccorrere i feriti  e piangere i  morti.
“Dovremmo rientrare” disse Ginny, baciando il lato basso della mandibola di Harry; l’uomo di rimando, per la prima volta dopo molto tempo sorrise.
Si alzò, aiutando Ginny e stringendo le sue spalle, iniziarono ad incamminarsi verso il castello, silenziosi ed in pace.
Arrivati all’imboccatura del ponte, Harry si fermò all’improvviso lasciando Ginny confusa; rapido avvicinò un mano al suo viso, ed avvicinando le sue labbra a quelle della donna, inaspettatamente la  baciò.
“ Poi non avremo l’occasione”disse Harry sereno staccandosi da lei, mentre Ginny lievemente rossa in viso si lasciò trascinare verso la Sala Grande.
Quel giorno sapeva di promessa, come l’alba dopo la notte più oscura.
   
 
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