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Autore: CatherineC94    28/05/2020    2 recensioni
"Sai, la prima volta che ti ho visto Harry, ti ho riconosciuto immediatamente. Non dalla cicatrice, ma dagli occhi, come quelli di tua madre, Lily. Si, ah si. La conoscevo; tua madre mi è stata affianco in un momento in cui nessun altro c’era. Non solo era una strega singolarmente dotata, era una donna gentile, fuori dal comune. Sapeva vedere la bellezza negli altri, perfino e forse e particolarmente quando una persona non riusciva a vederla in se stessa. Mentre tuo padre, James d’altro canto..lui aveva un certo talento per i guai. Talento che si vocifera, abbia tramandato a te".
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Mentre fuori infuriava una bufera, dentro alla casetta sbilenca regnava il silenzio; in effetti, non tutte le tempeste infuriavano fuori, al contrario, certe battaglie imperversavano dentro. Dentro la casetta, che un tempo era stata senza alcun dubbio calorosa e ben curata, non c’erano segni della presenza di qualche essere umano; le travi di legno erano quasi corrose dall’usura e dal tempo, mentre uno spesso strato di polvere ricopriva ogni superficie. Quasi come la neve, che silenziosa ricopriva ogni cosa al di sotto della sua semplice e maestosa delicatezza, al contrario la polvere provocava un senso di inquietudine e soffocamento; chiunque, trovandosi in quel posto avrebbe potuto giurare di non riuscire a respirare o ad emettere qualche suono.
C’era una piccola cucina, con un camino imbrattato di fuliggine ed una poltrona rossa sbiadita dal tempo, dove un ammasso di stracci vi era posato con poca cura o mal grazia. Guardando però con più attenzione ed affilando lo sguardo, quel ammasso di sudici stracci si rivelava essere un uomo, ricoperto da un mantello tutto rattoppato e consunto dal tempo; l’uomo era pallido, liso in volto e molto probabilmente anche nel animo. Certe botte, a volte non lasciano i segni; però, nella notte bruciano, come fiamme di Ardemonio.
Il giovane uomo, che non poteva avere più di venti anni, guardava  fisso, come ammaliato il fuoco; fra le mani stringeva un calice contenente chissà quale vecchio intruglio alcolico babbano di suo padre. Suo padre, la sua pacca sulle spalle gli mancava; come gli mancavano i suoi baffetti che sempre aveva preso in giro per via della loro forma strana; invece ora avrebbe pagato oro, per rivederli a suo padre.
Si guardò attorno, mesto ed impregnato di qualsiasi colpa che potesse esistere nel mondo conosciuto; la vita, misteriosa ed imprevedibile poteva cambiare da un minuto al altro, e lui lo sapeva molto bene. In quella casa, dove qualche anno fa ancora viveva sua madre era stato un tempo, assieme ad Hogwarts il porto sicuro, il nascondiglio, la salvezza.
Però sua madre era morta, suo padre anche da qualche anno prima; non avrebbe mai più rivisto il sorriso gentile della sua dolce e premurosa madre o lo sguardo bonario e colpevole di suo padre. Aveva sempre pensato che il prezzo che il mondo gli aveva presentato fosse stato abbastanza caro; però, come se non  bastasse anche i suoi genitori erano periti. Sua madre per ultima, durante una bella giornata di primavera, quando non ti aspetteresti qualcosa di cattivo anzi; erano quei giorni, che il pazzo amico James, definiva come “colorati e spensierati, Lunastorta, colorati e spensierati come noi!”; a quel punto Sirius, l’avrebbe canzonato per i suoi discorsi da femminuccia e Peter avrebbe iniziato a tirare fuori qualche Cioccorana per mettere d’accordo tutti.
Eppure, al di là dei Malandrini, i suoi amici, i suoi fratelli, quel dannato giorno sua madre era morta; uccisa, da un gruppo di Mangiamorte che per vendicarsi su di lui avevano deciso di ucciderla.
Quella mattina calda e dorata, era uscito per qualche commissione; le aveva giurato prudenza, le aveva promesso del cioccolato, debolezza tipica della famiglia Lupin. Invece, al ritorno quando la ritrovò a terra  a brandelli, mentre rivoli di sangue uscivano senza sosta credette  che fosse un incubo; invece la vide guardarlo dolce, mentre rantolava flebile:”R-remus figliolo”.
Così era morta, senza un perché o una causa reale; si era illuso che avrebbero preferito uccidere lui, una bestia immonda ed invece avevano deciso di prolungare la sua pena; da quel giorno era scomparso, aveva dormito per strada o nei boschi. I suoi amici avevano fatto di tutto per mettersi in contatto con lui, ma aveva preferito evitarli; fra pochi mesi James avrebbe sposato Lily, e gli altri compresi dovevano stare al sicuro. Il mostro era lui e stava aspettando di essere eliminato una volta per tutte; aveva anche pensato di consegnarsi volontariamente a Lord Voldemort, ma gli occhi imploranti e dolci di sua madre in  punto di morte ricomparivano prepotenti, e rinunciava.
Buttò il calice ed iniziò a tracannare direttamente dalla bottiglia; poteva anche morire di cirrosi, era sempre un modo per scomparire dalla circolazione in effetti, e non richiedeva coraggio, del quale ultimamente era palesemente privo.
“Qui c’è molto da fare per rimettere in sesto tutto”disse una voce limpida e sollevata dietro le sue spalle; Remus nemmeno si diede la pena di voltarsi; sapeva bene chi fosse.
“Torna a casa Lily, a quest’ora il cervide di James starà dando di matto non vedendoti” ribatté roco l’uomo, mentre beveva un altro sorso. La guardò di sbieco; i lunghi capelli rossi, gli occhi verdi ed il  solito cipiglio severo erano le caratteristiche principali di Lily Evans. Lily, era stata una delle sue più grandi amiche ad Hogwarts; quando poi aveva rinunciato all'idea di ammazzare James, e si erano messi insieme aveva costituito per Remus, una seconda ed allargata famiglia.
“Oh, se ne farà una ragione. Dopo i primi quindici minuti di isteria da dodicenne si sfogherà con l’altro scemo” disse sorridente, mentre Remus già s’immaginava la scena: James che saltellava in preda all'ansia e Sirius che lo seguiva  facendosi grasse risate.
Trattenne un sorriso, ostinandosi a guardare il fuoco.
Lily dal canto suo, con uno svogliato colpo di bacchetta rassettó la stanza, facendo scomparire la polvere ed evocando una sedia accanto alla poltrona di Remus; l’uomo sbuffando, posò gli occhi su un dettaglio che la polvere aveva coperto: sul divano, c’erano ancora i ferri e la lana. Probabilmente sua madre gli stava cucendo una sciarpa; questo lo fece sentire ancora più male. Trattenne le lacrime con un groppo alla gola, mentre borbottava a Lily di andarsene; la donna spostò i capelli di lato e disse tagliente: “Sono contenta di vederti ancora fra di noi, fra parentesi, avresti potuto farci sapere che stavi bene. Stavamo per impazzire davvero, menomale che Silente ci teneva aggiornati”.
A Remus cadde quasi la mascella per lo stupore; dannato preside, eppure aveva fatto tutti gli incantesimi necessari per passare inosservato ma lui era riuscito a rintracciarlo lo stesso.
“Quello sa sempre tutto” risposte Remus un po’ risentito, un po’ amareggiato per la sua incapacità.
“ Non gli sfugge niente”convenne Lily, mentre guardava con curiosità Remus, avvolto in lunghi stracci.
Remus sentendosi osservato, sentì che la rabbia si montava dentro; forse era perché la luna  piena si stava avvicinando, o forse perché voleva arrabbiarsi. Scattò, e senza accorgersene aveva iniziato ad inveire contro la donna che, a braccia conserte lo guardata imperturbabile.
“Cosa vuol dire quello sguardo?DIMMELO LILY, voglio sentirmelo dire! Dimmelo che sono un mostro! Dimmelo che mia madre, mio padre sono morti per causa mia! E voi potreste essere i prossimi… La gente come me andrebbe sterminata, distrutta!”urlò e potette giurare di sentire le mura della piccola casetta  vibrare.
Lily lo guardò fisso, mentre una furia cieca attraversava i suoi profondi occhi verdi.
“Sei uno stupido oltre che uno straccione” ribatté osservando lo stato in cui era ridotto : gli stracci, la balba lunga, le occhiaie e la furia cieca.
“L’altro giorno ho parlato con James. So che cosa hanno fatto per te, pensavo che.. diamine! Diamine che fosse chiaro!” disse rabbiosa” Io so da anni che sei un lupo mannaro, dal secondo anno e non mi è mai importato, anzi. Ti ho sempre reputato una persona meravigliosa; un amico buono e sincero pronto ad aiutare qualsiasi persona. Ricorda che non sono le etichette sociali, ma le azioni, che contano e che qualificano un uomo” concluse secca.
Remus la guardò stupefatto.
“E poi, noi ti vogliamo bene Remus. Non devi allontanarci, perché noi ti sosterremo sempre, anche  se sei intrattabile una volta al mese. Pensa un po’, io lo sono tutti i giorni”disse ancora serafica, facendogli l’occhiolino. A quel punto Remus, con il cuore colmo di amore e commozione non resistette, e cadendo sotto il peso delle sue stesse ginocchia scoppiò o piangere, dopo mesi e mesi, mentre Lily faceva apparire una tazza fumante di cioccolata.
 
La mattina seguente, Remus si alzò di buon ora; la prima tappa fu il bagno;si diede una sistemata e subito dopo si vestì , con degli abiti nuovi che Lily aveva portato la sera prima. Poco dopo le nove, si materializzò nel piccolo viale a Godric’s Hollow; suonò alla porta dove si affacciò un trotterellante ed emozionato Peter Minus; “Remus!!”squittì facendolo entrare. Lily si affacciò  dalla porta della cucina radiosa, mentre degli altri due Malandrini nemmeno l’ombra; questo fece innervosire Remus, e pensò che forse i due non volevano vederlo dopo tutti quei mesi di silenzi ed ansie.
“Vai fratello, ora” sussurrò una voce vagamente familiare da sopra l’imboccatura delle scale; nemmeno il tempo di chiedersi come o perché che si ritrovò ricoperto di una melma verde.
Grasse risate irruppero nell’anticamera di casa Potter, mentre James e Sirius si precipitavano come dei razzi da lui; alzò le braccia sconfitto, mentre quella sostanza appiccicosa lo bloccava in quella posizione.
Evanesco” “Gratta e netta”mormorò fintamente stanco, mentre James lo guardava sorridente ed anche un po’ emozionato e Sirius, con un cipiglio sostenuto cercava di trattenere la sua risata simile ad un latrato.
“Ramoso.. guarda un po’ chi è tornato a casa.. Lessie, o Bessie, Messie? Lo strambo lupo o forse cane, babbano?”disse Sirius con fare provocatorio; Remus non lo stette a sentire, e facendo un balzo si tuffò in avanti abbracciandoli.
“Felpato il nostro ragazzo è diventato grande. Hai visto? Si è fatto crescere anche i baffetti!” scimmiottò James con fare canzonatorio mentre Remus gli dava un colpo in testa e Lily li guardava con occhi brillanti, poggiata allo stipite della porta.
“Ragazzi, venite o mi finisco la torta di Lily” urlò Peter, mentre i tre ridendo si precipitavano in cucina.
 
 
 
Hogwarts, 1993
Remus rapito dal panorama greve sospirò; se allora sentiva che il mondo fosse orribile, in quel preciso instante avrebbe preferito che la terra l’inghiottisse. Di fronte a lui, girato di spalle, Harry il figlio di James e Lily guardava spaesato e triste il cielo; così sospirò e si fece coraggio per la prima volta in vita sua e disse:
“Sai, la prima volta che ti ho visto Harry, ti ho riconosciuto immediatamente. Non dalla cicatrice, ma dagli occhi, come quelli di tua madre, Lily. Si, ah si. La conoscevo; tua madre mi è stata a fianco in un momento in cui nessun altro c’era. Non solo era una strega  singolarmente dotata, era una donna gentile, fuori dal comune. Sapeva vedere la bellezza negli altri, perfino e forse e particolarmente quando una persona non riusciva a vederla in se stessa. Mentre tuo padre, James d’altro canto..lui aveva un certo talento per i guai. Talento che si vocifera, abbia tramandato a te[1]”…
 

[1] Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, il film.
   
 
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