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Autore: Rosette_Carillon    28/05/2020    2 recensioni
Anche quando dovuto a una scelta consapevole, cosa implica mantenere le distanze e rinunciare al contatto umano?
Albafica è certo delle decisioni che ha preso, ma questo non lo fa stare meglio. Combattere nel nome di Atena è un onore, ma la solitudine porta sofferenza.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agasha, Aries Shion, Pisces Albafica, Pisces Lugonis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                Calendula e rose
  

 
 
 






 
 
 
 
 
 
 
La testa poggia contro il petto ampio di Lugonis, il suo corpo sorretto dalle braccia del maestro.
La stretta del cavaliere dei Pesci trema leggermente, il cuore batte rapido per la preoccupazione. Ha sentito il sangue gelare quando, di ritorno dalla tredicesima casa, ha trovato il corpo del suo allievo riverso fra le rose. I capelli sparsi sulla schiena, azzurro cielo in mezzo a quel rosso che profumava di morte.
<< Albafica! >> gli scosta i capelli dalla fronte, gli accarezza una guancia: è fredda.
Il giovane apre gli occhi, stordito, e cerca di mettere a fuoco la figura del maestro. Lugonis lo solleva e lo porta in casa, lo adagia sul letto e lo copre bene. Si spoglia dell’armatura e la mette via prima di sedersi accanto a lui.
<< Sei ancora debole, devi riposare, >> gli accarezza i capelli lentamente, rilassandolo, si rigira le lunghe ciocche fra le dita, affonda la mano nella massa azzurra. << Riposa, >> mormora. Cerca di mostrarsi rassicurante, ma ha paura. Quel ragazzino è l’unico essere vivente che gli sia concesso sfiorare e, forse si tratta solo di puro egoismo, forse non vuole trovarsi nuovamente solo, ma l’ha comunque cresciuto lui, e vederlo star male lo distrugge.
<< Riposa, >> lo ripete ancora, continuando ad accarezzargli i capelli. Sa che ad Albafica piace, sa che lo rilassa e lo conforta quando è agitato, e sa quanto quelle attenzioni lo facciano sentire amato.
Albafica si passò distrattamente una mano fra i lunghi capelli. Lo sguardo perso nel vuoto, la mente fissa su in ricordo lontano. Erano passati anni dalla morte del suo maestro, e in quel lungo lasso di tempo non aveva più avuto nessuno contatto fisico. Ormai non ricordava più cosa si provasse a essere sfiorato da una mano gentile, anche distrattamente, a essere abbracciato.
<< Sommo Albafica! >>
La voce della giovane richiamò la sua attenzione. Vide la sua mano avvicinarsi a lui, e istintivamente si scostò con un movimento rapido << che fai? >> Ragazzina testarda. Perché non capiva?! Nessuno poteva toccarlo.
<< Avevate una foglia fra i capelli, >> si difese Agasha.
<< Sarebbe potuta essere la foglia di una delle mie rose. >>
La giovane mise il broncio, offesa e stanca di tutte quelle preoccupazioni << so riconoscere le foglie di una rosa. Quella era di calendula. >>
Il cavaliere, dopo un attimo di esitazione, si rilassò << perdonami, >> mormorò chinando la testa con un sospiro rassegnato << non devi comunque toccarmi, lo sai. >>
<< È il vostro sangue a essere velenoso, non è vero? >>
<< Esatto. >>
Agasha deglutì e si fece coraggio per continuare. Le prossime parole avrebbero provocato una reazione che non era in grado di prevedere << nei capelli non scorre sangue. >>
Il cavaliere la guardò interdetto. Non sembrava adirato, ma incuriosito da quel discorso di cui non riusciva a seguire il filo, pertanto la giovane decise di tentare nuovamente la sorte << lasciate che vi spazzoli i capelli. >>
<< Prego? >>
                                                                                                                                                §
 
Sul punto di annunciare la sua presenza, Shion cambiò idea e tacque. Osservò in silenzio Albafica che, gli occhi socchiusi e il volto rilassato, si lasciava docilmente pettinare i capelli.
Lasciava che la giovane alle sue spalle districasse gentilmente le lunghe ciocche, sia passandovi le mani con tocco delicato, si aiutandosi con un pettine in legno, i cui denti, occasionalmente, oltrepassavano la massa di capelli e scivolavano dolcemente lungo la sua schiena.
Era da tanto che non vedeva il cavaliere dei Pesci così sereno, forse non l’aveva nemmeno mai visto. Era una piacevole visione che sarebbe rimasto a osservare a lungo, invece sorrise e si allontanò silenziosamente.
 
 
 

 
 
 
 







NOTE:
Non ho scelto a caso il fiore della calendula. Nel linguaggio dei fiori esso esprime sentimenti di dolore e dispiacere, tuttavia questo fiore viene usato come rimedio naturale. Insomma, la calendula racchiude l’idea di tutta la fic: Albafica soffre per la solitudine, che viene alleviata dalla presenza di Agasha. Non credo comunque che Albafica avrebbe ceduto così facilmente, dopotutto lui è sempre stato ben conscio di cosa avrebbe comportato il tipo di vita che aveva scelto. Non rischierebbe la vita di qualcuno, soprattutto di una ragazzina, solo per qualche attenzione.                       
Qui l’ho voluto immaginare particolarmente stanco e sofferente per via del suo isolamento, magari dopo essere tornato dall’isola dei Guaritori (Albafica Gaiden), dove prendere in simpatia un bimbetto a cui, alla fine, scompiglia affettuosamente i capelli.


 
 
  
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