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Autore: Irene_Violet    02/06/2020    1 recensioni
[Magic Kaitō/Lupin III]
Fujiko Mine, la donna fatale ha per le mani un obiettivo prestigioso, per mettere le mani sul quale avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile, da parte del talentuoso Kuroba Kaitō. Il furto sarà però solo la punta dall'iceberg di un gioco di rivalse, legato al gioiello in questione. Vi auguro buona lettura! -Irene_Violet.
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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#5 – Il crimine non ripaga

 

【Flashback】

 

Thomas cominciò a narrare di come lui ed Erol si fossero conosciuti durante un gruppo di scavi tenutasi in Cina, con l’obiettivo di riportare alla luce un gruppo di antiche tombe appartenenti ad una famiglia nobile. Per compiere l’impresa, vennero riuniti diversi professionisti da tutto il mondo, per ridare respiro a quel luogo di culto, rimasto inviolato da secoli. L’uomo d’affari e l’imprenditore ittico, erano allora entrambi archeologi impegnati in quell’operazione sul campo. Si conobbero e strinsero un bel rapporto di amicizia, entrambi giovani, competenti nel loro campo, ed entrambi con il sogno di poter fare una grande scoperta che potesse scolpire i loro nomi, nella storia, magari l’uno accanto all’altro. Parlavano spesso del futuro, in quale impresa gettarsi prossimamente, al termine di quelli scavi tanto importanti, cui sarebbero durati parecchio, o almeno queste erano le voci che giravano tra i membri del team di lavoro.

 

≤Quindi Thomas, ci hai già pensato, alla proposta che ti ho fatto?≥ - domando il giovane dalla carnagione olivastra al compagno europeo

 

≤Ah, la storia di quel diamante scomparso? Bé, è allettante, ma… sicuro le tue informazioni valgano la fatica? Insomma, siamo bene o male ancora alle prime armi… Tanti nostri colleghi più esperti hanno setacciato quell’area senza successo, e tu dici che saremo noi a rinvenirlo?≥

 

≤È vero, l’hanno cercato, ma non sono riusciti a trovarlo. Non conoscevano il punto esatto. Alle volte è questione di fortuna. Le informazioni sono buone, quindi sì, noi lo troveremo.≥ - detto ciò l’uomo alzò il proprio bicchiere e propose un brindisi con il suo compagno di avventure - ≤Al nostro futuro successo!≥

 

I due uomini dunque lavorarono sodo, verificando le informazioni ottenute e rinvenendo il famoso “Giallo Austriaco”, accordandosi di comunicare la scoperta a nome di entrambi, poco tempo dopo, il tempo necessario per effettuare opportune verifiche che datassero correttamente la pietra giallastra rinvenuta dai due. CI vollero diversi mesi prima che la scoperta poté dirsi ufficiale ed il gioiello passò tra le mani di diversi gioiellieri, controllandone le condizioni, il taglio; venne dunque fissata una data in cui comunicare la scoperta a livello ufficiale, ma fu proprio alla vigilia di quell’avvenimento che qualcosa cambiò. Thomas non trovò più il giovane turco da nessuna parte, sembrava sparito nel nulla. Aveva lasciato il suo appartamento ed il ragazzo francese venne poi a sapere che aveva presentato domanda per poter abbandonare gli scavi a causa di un problema personale, tornando al proprio paese, in Turchia. Solo diverso tempo dopo, Erol inviò a Thomas una lettera in cui gli comunicava d’aver ricevuto una proposta allettante per il gioiello e che quindi aveva deciso di coglierla al volo. L’ultima frase dello scritto rivoltogli, recitava: “Sono sicuro mi capirai Thomas, non preoccuparti avrai la tua parte”.

 

Anche Benjamin sui discostò presto dall’archeologia, tornando agli studi per poi divenire imprenditore, arrivando al suo ruolo di gestione delle importazioni per un azienda nel settore della pesca. Erol invece, si specializzò in finanza, coltivando solo in parte il suo interesse per l’archeologia. Nonostante gli sarebbe stato di certo riconosciuto il merito della scoperta del diamante, non la rese pubblica se non diversi anni dopo, acquistando una fama più che consolidata. Thomas sospettò che qualunque fosse la “proposta allettante” ricevuta, implicasse il passaggio di diversi anni; di modo che qualunque altro individuo coinvolto, non potesse infine appellarsi alle dichiarazioni che avrebbe fatto Yazici in futuro. Qualunque genere di prova sarebbe stata facilmente bollata come una chiacchiera di poco conto, soprattutto perché non esistevano prove concrete del fatto che avessero preso parte all’iniziativa insieme e di comune accordo. Non estivano documenti, solo parole ed accordi informali presi da due giovani amici, con molte aspettative in comune. Benjamin era stato tagliato fuori dunque, senza alcuna possibilità di appello. Il francese tuttavia non aveva intenzione di arrendersi, rimuginò a lungo su come fargliela pagare in qualche modo, mentre faceva carriera nel mondo dell’imprenditoria. Per un colpo di fortuna, fu proprio l’oggetto della sua vendetta a contattare l’europeo un bel giorno. Yazici aveva bisogno letteralmente di un “porto sicuro” in cui far viaggiare il suo prezioso ritrovamento di diversi anni prima. Benjamin decise ordunque di accettare, fissando tra loro un incontro nel nello stabilimento principale della ditta in cui lavorava nel Nord della Francia. Erol programmò dunque una breve vacanza, in modo da riuscire ad incontrare quanto prima la sua vecchia conoscenza. Forse sperava di riesumare il nome di quella “antica amicizia” spezzata, da bravo archeologo qual’era stato.

 

I due s’incontrarono dunque nello stabilimento designato e Benjamin lo condusse nella zona in cui venivano preparate le casse per la spedizione in territorio straniero; nessuno poteva disturbarli, poiché quello scelto per l’incontro era un giorno festivo, per tanto lo stabilimento era chiuso, in quella data.

 

≤Quindi, pensi che si possa fare, Thomas? Inserire il diamante nel doppio fondo di una cassa...≥ - domandò l’uomo turco, massaggiandosi insistentemente le mani, probabilmente nervoso per la richiesta che stava facendo all’ex amico e collega.

 

≤Certo! Una volta chiuse, le casse non vengono riaperte sino al loro arrivo, in loco. Non hai di che temere, sarà al sicuro.≥ - rispose in tono affabile e con un sorriso accondiscendente sulle labbra, l’uomo dai capelli castani.

 

≤Ah, ne ero sicuro! So che non è per nulla paragonabile a ciò che ti ho fatto passare, ma ti pagherò bene per questo favore. Non temere.≥ - rise rincuorato, l’uomo dai capelli corti e scuri.

 

Thomas era detentore di un’arma da fuoco e di un porto d’armi per passione, quel giorno, aveva deciso di portarla con sé. Una nove millimetri. Quella frase fu il pretesto ideale per fargliela estrarre dalla fondina posta all’interno della giacca.

 

≤Ben detto… Erol. Non è paragonabile. Dovrai pagare un prezzo, più alto.≥

 

Yazici si voltò, per chiedere cosa volesse dire, o che se voleva poteva essere il francese a proporre un prezzò, in quel momento, l’uomo si trovava vicino ad un’unica cassa rimasta aperta, contenete dei molluschi. Cosa estremamente insolita, visto che per l’appunto, la fabbrica era chiusa in quei giorni. Quando il colpo di pistola venne sparato, Erol cadde nella cassa, uno schizzo macchiò il coperchio, diversi altre goccioline di sangue schizzarono sul pavimento, ma non avrebbe avuto importanza. Munito di guanti e dell’occorrente per igienizzare il posto, Thomas chiuse quella cassa gelida riempita di ghiaccio secco, con gran cura, dopodiché si impegnò a rimuovere le tracce dell’omicidio avvenuto, ripulendo gli schizzi di sangue. Prima di tutto ciò, aveva naturalmente provveduto a disattivare le telecamere di sorveglianza presenti nell’area. Se tutto fosse andato secondo i suoi calcoli. Il giorno seguente, il cadavere sarebbe salpato per il Giappone e dal suo ritrovamento, ci avrebbero messo un po’ ad identificarlo. Thomas non toccò il diamante, quello sarebbe stato compito di una professionista. Aveva infatti fatto la conoscenza, di una particolare donna cui accompagnava da ormai qualche mese Erol Yazici, ella rispondeva al nome di Fujiko; scoprì parlando di lei con Yazici, in maniera informale, chi fosse in realtà. La donna aveva avvicinato il truffatore, perché aveva mire sulla grande scoperta fatta dal turco. Quindi perché non fornirle l’occasione per recuperarlo? Le inviò una lettera proponendole un invito ad una cena a base di pesce, ed una proposta allettante: “Vorrebbe sapere, come mettere le mani sul diamante dorato? Credo di avere un carico che fa al caso vostro, mademoiselle Fujiko Mine”.


Lui le espose tranquillamente che il suo unico desiderio era far perdere a quell’uomo, quel prezioso con cui gli aveva rovinato la vita. Non importava che fine facesse, l’importante era che non lo possedesse più Erol, disse. Dunque se fosse riuscita a rubarlo, Fujiko avrebbe potuto tenerlo e farne ciò che voleva. Per lo meno, era ciò che lei avrebbe dovuto credere fino alla fine. Anche Fujiko confessò di voler attuare una piccola vendetta, attribuendo la responsabilità del furto a qualcun altro. I due brindarono allegramente alla buona riuscita delle rispettive “vendette surgelate”. Thomas Banjamin, era sì un tipo paziente, ma non il tipo che ama stare con le mani in mano. Partì anche lui per il paese del Sol Levante, per poter assistere all’impresa anche se indirettamente, attendendo il momento giusto per riprendersi ciò che era suo. Dopotutto non aveva mai detto di voler rinunciare a Giallo Austriaco. Questo – nonché il fatto che ella sapesse dei rapporti che collegavano il defunto Yazici a Thomas – portò naturalmente l’uomo a prendere la decisione di manomettere i freni dell’auto presa a noleggio dalla ladra, per eliminare quello che sarebbe stato, un testimone davvero scomodo.

 

«Peccato non abbia trovato il diamante nella sua stanza d’hotel altrimenti non vi avrei certo scomodato, spingendovi a venire sin qui.» - ammise amaramente scrollando le spalle.

 

«Ha pensato quindi l’avessi io. Ed ora sì, che ha dei testimoni scomodi da eliminare. Non prendiamoci in giro. Si è già sporcato le mani, non vedo perché trattenersi ora.» - sorrise beffardo il ladro in giacca rossa - «Lei si è sentito derubato da un suo amico, ed ha provocato un incidente a Fujiko che doveva essere la sua complice. È evidente lei disprezzi quelli come noi, anche se in questo momento, mi dispiace dirglielo, anche lei è diventato un ladro. Anzi, lei è un assassino signor Thomas, il che è molto peggio!»

 

L’espressione del volto dell’uomo si deformò notevolmente per la rabbia. Gli occhi sembravano bruciargli nelle orbite, mentre gli si corrucciò la fronte - «Adesso ne ho abbastanza, Lupin! Avanti, dammi il diamante e non riempirti la bocca. Siete il genere di persone senza scrupoli che non possono permettersi di fare la morale a chi che sia!»

 

Lupin alzò gli occhi al cielo, per poi sospirare - «Touché! D’accordo, allora…!» - l’uomo si mise di lato, piegando ed alzando la gamba sinistra e la mano destra, dove stringeva la custodia contenente il diamante - «Allora, al volo!!»

 

Detto ciò, Lupin lanciò energicamente la scatolina, davanti allo sguardo incredulo di Thomas, che volle tentare di prenderla, ma allo stesso tempo non voleva abbassare la guardia verso il ladro, dunque rimase semplicemente con lo sguardo all’insù. Lupin dal canto suo non perse tempo, estraendo la sua Walker e sparando un colpo verso la scatolina.

 

«S-Sei un pazzo!»

 

Quando il proiettile colpì la scatolina perforandola, questa esplose in una folta cortina di fumo bianco che invase il molo temporaneamente.

 

Tossendo, Thomas urlò ai suoi mercenari appostati - «Merda, sparate!!»

 

In quella cortina di fumo, si poté udire nitido il suono di un motore, Jigen era partito a tutta birra con il muletto, ed anche se aveva una visuale minima, cominciò a sparare ai tiratori. Mentre il sicario era impegnato a fermare i mercenari, KID approfittò del passaggio per sparare contro Thomas che ripresosi stava mirando in direzione di Lupin. Una delle carte del ladro in bianco disarmò l’uomo in completo marrone, che vide la sua pistola cadere nella baia del portò.

 

«Non diceva di non guadagnare nulla dall’ucciderci. È proprio un ladro sa? Noi viviamo di bugie.» - sorrise spavaldo Kaitō, dando uno sguardo al suo collega più esperto - «Se davvero vuole il vero diamante, dovrà venirlo a prendere.» - lo intimò il mago, facendo apparire nella mano sinistra una scatolina identica a quella lanciata in aria poco prima.

 

Il suo commento, tuttavia venne prontamente ignorato da Thomas, il quale vedendosi accerchiato, poiché Jigen aveva messo fuori gioco i suoi scagnozzi, si precipitò verso la barca tentando di scappare a largo. Era stato sconfitto su tutta la linea, quindi il modo migliore di spuntarla, era quello di battere in ritirata. Una volta allontanatosi, prese il cellulare dalla tasca e compose sul tastierino il 110, il numero per chiamare la polizia.

 

«Me la pagherete… io non sono uno sporco criminale come voi, mi sono solo ripreso quello che era mio di diritto… me la pagherete… denuncerò la vostra posizione e poi...» - Thomas deglutì - «Chi crederebbe mai a dei criminali internazionali, non hanno la minima prova contro di me… Sì, sarò io ad averla vinta senza ombra di dubbio… Ah… Ahahah… Ahahahahahahaha!»

 

Qualche istante dopo, l’uomo udì un click alle sue spalle: «L’ho portato nella sezione import-export di cui sono a capo ed allora Erol mi ha offerto dei soldi… soldi che sarebbero dovuti essere anche miei! Allora gli ho sparato, è stata una gran fortuna, avere proprio una Walker P38 […] Ho manomesso i freni dell’auto, non potevo cedere il diamante a quella donna, dopo tutta la fatica che ho fatto […] Tu, Lupin non eri calcolato, ma se posso uscirne pulito, allora meglio per me!»

 

L’uomo si voltò lentamente con espressione stranita. Gli occhi di Thomas, incontrarono la figura di un bambino occhialuto con in mano uno smartphone con un audio in riproduzione, ed un sorrisetto sornione in viso.

 

«Non ci sono prove? Fossi in lei non ne sarei così sicuro, signor Thomas...»

 

«Chi diavolo sei moccioso!» - sbottò l’uomo, corrucciandosi.

 

«Edogawa Conan, sono un detective!» - rispose senza esitazione il ragazzino, guardando l’uomo con gli occhi azzurri pieni di convinzione.

 

Thomas sembrò voler caricare il bambino per rubargli di mano il cellulare, distratto da Conan, l’uomo non sentì il rumore di una moto d’acqua diretta verso la barca a motore che procedeva diritta. Sulla moto di erano: Fujiko alla guida che dava gas a più non posso mentre Goemon era appollaiato alle sue spalle, armato della sua fedele Katana. L’azione di fece davvero frenetica nei momenti successivi: la moto d’acqua schizzò di fianco alla barca, Fujiko prese Conan circondandolo al volo con il braccio destro, per sottrarlo all’aggressione del tale, mentre Goemon smontò dalla moto d’acqua per foderare la sua spada, si portò poi in un attimo sulla parte della barca dove era posto il motore, saltando di nuovo in sella alla moto, il tutto nel giro di pochissimi secondi. Aveva tagliato la barca a metà, in maniera parallela all’uomo – ovvero lungo la larghezza – facendo anche a brandelli i suoi abiti e fornendogli addirittura una visita gratuita dal barbiere, nel processo. Benjamin Thomas dunque si ritrovò a cadere in acqua, quasi non capendo come ci fosse finito. Fujiko, fermò la moto, guardandosi indietro, con un sorriso malizioso.

 

«Bonsoir cherì, andavi da qualche parte?» - domando ironica la ladra - «Spero tu abbia apprezzato la bambola che ho usato come controfigura.»

 

Dopo aver anestetizzato Thomas con un ago soporifero, egli venne legatp come un salame ed imbavagliato da Goemon, lasciandogli poi il suo posto sulla moto d’acqua, mentre il samurai, utilizzò un pezzo di legno della barca ancora a galla per remarsi nuovamente fino al porto.

 

Mentre la moto d’acqua con a bordo Fujiko, Conan ed il colpevole, il samurai intento a remare con la Zantetsu-ken riposta nel fodero, sbuffò - «Non pensavo sarei mai arrivato a tanto… questa spada non merita tanta vergogna.»
 

«Lupiin!»

 

«Fujiko-chan! Bentornata!»


DI ritorno verso il molo, Fujiko posteggiò il veicolo lasciando finalmente la presa sul piccolo Conan, ed adagiando l’uomo rimasto in boxer, al sicuro, nel frattempo, Lupin e gli altri la raggiunsero, Jigen si occupò prima di spostare l’uomo privo di sensi n po’ più in dentro rispetto a dove Fujiko l’aveva scaricato al principio del pontile, poi notò che fine avesse fatto Goemon e ridacchiando, si pose una mano sul cappello, per poi inforcare la moto d’acqua a sua volta.

 

«Ho capito, recupero Goemon e tagliamo la corda prima di voi» - commentò Jigen accendendo il mezzo ed allontanandosi.

 

«Ottimo Jigen! Ah e ringrazia Goemon da parte mia! Digli che vi offro un pranzetto coi fiocchi!» - asserì Lupin, salutando il fido compagno con la mano mentre si allontanava.

 

Intanto Conan si era allontanato per chiamare effettivamente la polizia, e richiamarla sul luogo in modo che potessero arrestare il criminale - «Le pattuglie sono di strada.» - informò il gruppo di ladri, che si dette una fugace occhiata vicendevolmente.

 

Poi Lupin annuì a sé stesso con aria soddisfatta - «Bene, direi che il nostro lavoro qui è finito! Possiamo anche andarcene ora.» - asserì il ladro, per poi voltarsi verso KID e tendergli la mano - «Ma prima...»

 

Il mago dal mantello bianco assottigliò lo sguardo - «Cosa?»

 

«Non fare il finto tonto. Il diamante autentico… Dammelo!» - lo intimò Lupin con aria seria.

 

«Mpfh… non so dove sia. Non posso darti qualcosa che non ho. E poi non è il gioiello che sto cercando, quindi piuttosto se l’avessi, lo restituirei.» - affermò stizzito Kaitō con un ostentata aria di superiorità dipinta in viso.

 

«Cos’è quell’aria impertinente? Guarda che questo non fa altro che dimostrare quanto tu sia un pivello sai!» - ringhiò Lupin tentando di fare a sua volta la voce grossa.

 

«Bé, a dispetto di tutto questo “pivello” ha fatto un buon lavoro con quel furto. Hanno comunque pensato fossi tu.» - sorrise il mago divertito.

 

«Hmph! Non farmi ridere, un lavoro del genere potrei portarlo a termine bendato e con mani e piedi legati, razza di marmocchio che non sei altro!»

 

Il rumore di un motore interruppe il confronto tra i due, poterono osservare Fujiko in sella alla sua Harley Davidson, nascosta in precedenza della ladra.. Ella sorrise verso Lupin, il mago ed il bimbo con gli occhiali.

 

«Bene ragazzi, è stato un piacere fare affari con tutti voi!» - rivolse loro un sorriso seducente ed ammiccò dicendo - «Allora alla prossima Kiddo-sama e spero di rivedere presto anche a te piccoletto! A presto!»

 

La donna fece un sinuoso movimento con il busto ed una catenina che aveva appesa al collo, si mosse. Alla luce della luna, il Fiorentino brillò di giallo dorato, poggiandosi poi sul seno prosperoso della ladra. Poco dopo, dette gas e si dileguò nella notte, spalancando con irruenza il cancello del molo. In lontananza cominciavano a farsi udibili le sirene delle volanti della polizia, sia Conan che KID non parvero per nulla sorpresi. Dunque in fin dei conti, dopo l’incidente al quale era sopravvissuta, era tornata in fretta e furia a recuperare la pietra, per poi riorganizzarsi. Dunque la pietra era stata in suo possesso per tutto il tempo, ecco perché nessuno era riuscito a rinvenirla. Aveva saputo dell’operazione contattando Jigen e quindi si era coordinata in gran segreto, in modo da farla pagare all’uomo che aveva tentato di ucciderla e come al solito, senza troppe cerimonie, aveva deciso bene di tagliare la corda a missione completata.

 

«E quindi alla fine, Fujiko ci ha usati come al solito… mi aspettavo almeno un minimo di gratitudine, insomma qui quello che ha avuto più grane di tutti sono io!» - sbottò Lupin per poi sospirare tristemente, facendo ondeggiare la mano per aria - «Non fa niente, l’importante è che non mi vengano accollati omicidi di cui non sono responsabile!»

 

Il ladro andò a recuperare la sua Fiat, anch’essa nascosta nella zona in cui erano custoditi i muletti. Conan che era arrivato lì in skateboard lo aveva nascosto nell’unica barca a remi presente al molo e lo recuperò poco dopo, forse si sarebbe fatto dare un passaggio da una delle auto della polizia per rincasare, ma in caso contrario, non aveva di che preoccuparsi avendo con sé l’invenzione di Agasa. Kaitō poteva contare sul suo deltaplano con motore, per cui doveva solo prendere una rincorsa per spiccare il volo. I tre si radunarono ancora una volta sul molo, prima di separasi, ognuno pronto a mettersi in viaggio per la sua strada.

 

«Quindi? Hai intenzione di lasciarci liberi eh, genietto?» - domandò Lupin III con aria divertita nei confronti del liceale rimpicciolito.

 

«Bé, per una volta tu non c'entravi davvero in questa storia e visto mi hai aiutato a catturare il colpevole, potrei chiudere un occhio» - asserì Conan, squadrando prima Lupin e poi KID - «E poi non è detto che la polizia faccia lo stesso.»

 

«Dacci tregua, grande detective. È stata una serata stressante, non fare l’uccello del malaugurio!» - sospirò il mago grattandosi leggermente la fronte.

 

«Oh, giusto, marmocchio… mi stavo dimenticando di darti una cosa.»

 

Lupin frugò nel vano portaoggetti della sua auto e ne estrasse una busta di carta sigillata, che Kaitō prese tra le mani con aria alquanto perplessa

 

«Dopotutto visto che anche tu sei stato ingannato da Fujiko, non mi sembra il caso di usarle, quindi penso sia giusto che le abbia tu. Fanne buon uso.» - concluse il ladro in giacca rossa ammiccando.

 

«Che roba è?»

 

Le dita protette dai guanti, aprirono l’involucro marroncino, a pensarci bene dalla grandezza della busta, gli sembravano tanto delle foto, ed infatti intravide delle immagini da 20x30 cm., ne prese una e la alzò appena in modo che la luce lunare lo aiutasse a vedere. In pochi secondi il suo cervello processò cosa vi fosse stampato sopra e nessuna poker face poté impedirgli di mostrare almeno un minimo di imbarazzo. Mentre un tic nervoso s’impadronì del giovane mago, rimise a posto la fotografia, richiudendola e tenendo il bordo della busta con forza, per la frustrazione. Le immagini non erano molte, si trattava di cinque foto, la prima ritraeva Aoko nel proprio letto beatamente addormentata. Non sapeva come fossero le altre ed in quel frangente non gli importava neppure, la sola idea gli mandava letteralmente il sangue alla testa.

 

«Q-Queste… dove le hai prese queste?!»

 

«Ma che domanda, le ho fatte io!»

 

Affermò Lupin dimostrandosi anche piuttosto sorpreso, ci fosse stato bisogno di specificarlo.
 

«N-NANI?!?» -

 

Kaitō non si trattenne dallo sbottare contro al collega più anziano che al contrario si accese una sigaretta, con aria di chi non ha colpe, cominciando a fumare tranquillamente. Conan in tutto ciò, più che incuriosito da quello che la busta contenesse, si sorprese per la reazione di KID. Non sembrava il solito snob dall’aria impettita, al contrario pareva sconvolto, fumava di rabbia.

 

«Sì, l’altra sera quando sei scappato dalla stanza di Fujiko ti ho cercato in lungo e in largo e quando ho capito di averti perso, ero così frustrato che ho guidato verso il tuo quartiere ed ho fatto visita alla persona in questione. Ah, qui in Giappone la piccola criminalità è così limitata che tenete le finestre aperte, senza la minima preoccupazione al mondo! Vero? Scommetto che non sono il primo...»

 

Kaitō ebbe un sussulto, a cui Conan reagì con un sorrisetto divertito, quella reazione da parte del mago, l’aveva già vista. Lupin aveva colto nel segno, anche se questo non significava avesse ragione il ladro in giacca rossa. Aveva pur sempre appena confessato una violazione di domicilio compiuta la notte prima. Intanto KID sembrava essersi calmato quando snocciolò un altro interrogativo:

 

«Quante copie ne hai fatte?»

 

«Eheh, un paio. MI dispiace per te, ma anche questa è una buona regola che un ladro deve rispettare.» - ghignò maligno Arsène - «Mentre frugavo nella stanza di Hotel di Fujiko ne ho anche approfittato per copiare nuovamente tutti i miei dati. Quindi ho tutto quello che mi serve… su questo hard disc» - con aria trionfante mostrò il supporto in questione, per qualche secondo.

 

Fu un tempo più necessario, perché Kaitō gli lanciasse una delle sue carte da gioco, colpendolo al polso e facendogli perdere la presa sul supporto. Il giovane lo prese al volo e lo maneggiò qualche istante, guardandolo da ogni lato.

 

«Oh, ma certo. Quindi sono qui dentro, eh?» - così dicendo se lo gettò alle spalle, destinando il dispositivo ad un contato con l’acqua tramite un piccolo splash sordo - «… Ops, deve essermi scivolata la mano.»

 

Lupin sbiancò per qualche attimo, prima di esplodere in un’esternazione di rabbia, che lo portò quasi ad uscire dalla macchina tramite il finestrino aperto.

 

«Maledetto KID!! C’erano le foto compromettenti di Fujiko che avevo fatto tanta fatica per recuperare!!» - asserì in un grido soffocato, tentando di afferrare la cravatta rossa del mago.

 

«Che peccato… Possiamo dire che siamo pari adesso kekeke»

 

Conan osservò i due battibeccare piuttosto interdetto, in qualche modo si chiedeva come due personaggi simili, fossero nella lista dei criminali internazionali. Per quanto fossero abili, comportamenti del genere, li considerava decisamente discutibili.

 

«Senti un po’ tu...» - grugnì Lupin con gli occhi iniettati di sangue, davanti ad un KID visibilmente più rilassato. I ruoli si erano invertiti in fretta.

 

Ma altrettanto in fretta, era sopraggiunta la polizia, più di quattro auto erano dirette verso il molo a sirene spiegate, e due di queste erano occupate da due figure di conoscenza dei due ladri gentiluomini, che non persero tempo ad attirare la loro attenzione.

 

«LUUPIIIN!! Ti dichiaro in arresto!!!»

 

«KID Fermo dove sei!!!»

 

 

««Non va bene...»» - commentarono i due all’unisono.

 

Arsène desistette nel suo intento di trovare una soddisfacente rivalsa su KID, mise in moto la sua FIAT senza perdere un secondo, spegnendo la sigaretta nel portacenere dell’auto e con un sorriso, rivolse un cenno di saluto ai suoi compagni di disavventura.

 

«Va bene! Sarà per la prossima volta marmocchio, sei fortunato che abbiamo ricevuto visite così presto. Ci rivedremo anche con te genietto, una volta o l’altra. Ora se volete scusarmi...» - premette sull’acceleratore, sgommando in direzione del cancello del molo, unica via d’uscita e direzione da dove stavano arrivando le auto delle forze dall’ordine - «Devo aprirmi la strada verso la libertà!»

 

«LUPI… Eh?»

 

L’ispettore Zenigata sbiancò vedendosi piombare addosso l’auto del suo storico rivale - «Oh… indietro indietro!»

 

Il ladro riuscì nel suo intento dopo aver speronato la vettura dell’ufficiale dell’Interpol, praticamente costringendolo, quasi a collidere con l’auto guidata da Nakamori, per evitare di perdere la fiancata, la stessa manovra la dovette eseguire la pattuglia che sopraggiungeva alle loro spalle. Neppure i poliziotti in questione, si spiegarono come l’azione fu possibile senza delle conseguenze più gravi di una minima collisione. Quando Zenigata si sporse dal finestrino, si vide salutare con la mano da parte del ladro in giacca rossa.

 

«Luupiiin!!»

 

«Ciao Tottsan, quanto mi sei mancato! Ci vediamo presto d’accordo? Adieu!!»

 

Naturalmente Zenigata disse ai suoi di fare inversione, per seguire l’auto di Lupin, senza perderla di vista, facendo lui la medesima operazione. Quanto a Nakamori, intravide KID ancora sul pontile ed accelerò nella sua direzione.

 

«KID!!»

 

Il mago non attese oltre e tiro la cordicella, dando avviò al motore, l’elica cominciò a girare ed in poco tempo dopo una breve rincorsa, Kaitō volò sopra le loro teste facendo loro un cenno di saluto. Nakamori avrebbe volentieri ceduto all’impulso di imitare il collega dell’agenzia internazionale, se non avesse notato Conan che attirò la sua attenzione muovendo le breccia in aria. Sopraggiunsero poco dopo anche l’agente Satō e l’ispettore Megure. I due ladri avevano lasciato il compito al piccolo detective di relazionare l’accaduto alle autorità, essendo l’unico dei presenti in quel luogo in buoni rapporti con la giustizia.

 

Dunque il bambino delle elementari, il giorno seguente dovette saltare la scuola per fare rapporto alla polizia; la registrazione sul suo cellulare, fu la prova determinante di cui Benjamin Thomas, dovrà rispondere durante il suo processo per numerosi capi d’accusa, primi fra tutti: Furto, omicidio e tentato omicidio.

 

 

 

 

Conan: «Piuttosto… cos’era quella faccenda delle foto?»

   
 
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