Capitolo III- Il Ladro
Incavolato
- Dark…
- Lasciami in pace.
- Non e’ colpa mia se le piaccio.
- Si’, invece che e’
colpa tua!!! Ora sta zitto, voglio dormire.
Ecco, se l’era presa, beh, dopotutto come dargli torto? La
ragazza che gli piaceva era gia’ innamorata di qualcuno e per di piu’ quel
qualcuno era proprio lui…
Si addormento’ con la testa piena di pensieri e il
mattino dopo si sveglio’ con un caldo allucinante e in un bagno di sudore. Si alzo’
e inizio’ a girargli la testa, c’era qualcosa che non andava, fece qualche
passo e cadde a terra, perche’ gli erano cedute le gambe? Senti’ dei passi
avvicinarsi alla sua porta e dopo qualche istante entro’ la madre fissandolo sconcertata.
– Daisuke, che cos’e’ successo?
- Mi gira la testa…
La donna si avvicino’ e gli mise una mano sulla fronte. –
Ma sei bollente! Fila a letto, oggi non vai a scuola.
- Vuoi far preoccupare
Riku, cosi’ magari viene qui e ti rimane vicino, povero piccino.
- Non e’ vero!
- Cosa? – gli chiese la madre guardandolo perplessa.
- Scusa, eh eh…
Appena lei usci’ dalla stanza ricomincio’ a parlare con
Dark: - Come puoi aver detto una cosa del genere? Sai benissimo che mi piace
Risa.
- Si’, certo, dopo
quello che ha detto ieri Riku, immagino che tu abbia deciso di cambiare amore, dopotutto
Risa e’ irraggiungibile per te.
- Piantala!!
Inizio’ a tossire violentemente, ma perche’ gli era
venuta la febbre? Forse le sue escursioni notturne non erano salutari, ma no,
era Dark che andava in giro, mica lui, e poi la sera prima era sano come un
pesce.
- Ti sei addormentato
pensando alla situazione, forse hai una febbre da stress.
Una febbre da stress? Poteva essere vero, dopotutto erano
alcuni giorni che era teso come una corda di violino quando andava a scuola,
forse il motivo della sua malattia era proprio quello.
- Daisuke, ti ho portato la colazione!
La madre entro’ portando un vassoio con sopra delle fette
biscottate, della marmellata, un coltello e un bicchiere di te’ caldo.
- Quando starai meglio chiamami, capito?
- Si’, grazie mille.
Certo che era strana la madre: tutti i giorni doveva
superare delle trappole per arrivare in soggiorno messe appositamente da lei e
dal nonno, mentre le rare volte che si ammalava lo accudiva come se fosse un
bambino.
- Infatti tu sei un
bambino.
- La vuoi piantare di ascoltare i miei pensieri?
- Non posso farci
niente, sono dentro di te e mi devo assorbire per forza i tuoi crogioli
mentali.
- Mi spieghi perche’ ce l’hai con me?
- Perche’ e’ per colpa
tua se Riku ha pianto!
Ecco il motivo, e non era neanche una motivazione
stupida.
- Ovvio che non e’
stupida.
- Come faccio a farmi perdonare?
Perche’ quel ragazzino
riusciva a colpirlo ogni momento che passava? Una persona normale avrebbe detto
che non era colpa sua, mentre lui si assumeva la colpa e cercava un modo per
farsi perdonare… perche’?
- Devi passare piu’
tempo con Riku.
- D’accordo, se lo faccio mi perdoni?
- Dipende da come
andranno le cose.