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Autore: Asmodeus    04/06/2020    3 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “Let’s Love Them Together” indetto da fantaysytrash sul forum di EFP.]
Margaery aveva sempre avuto qualunque cosa desiderasse [...] e anche Sansa avrebbe dovuto essere una sua preda. Ma Sansa era diversa. La prima volta che l’aveva vista, così triste di fianco a Joffrey, non aveva potuto provare altro che pietà e simpatia per lei; e pian piano, ne era stata conquistata. Sansa era innocente e pura [...] Era un cuore ferito da troppe ingiustizie, una bambina cresciuta in fretta ma ancora con la testa piena di sogni e favole. Si era fatta avvicinare senza problemi e senza filtri, si era confidata con lei come ad una amica, ad una sorella, ad una amante.
E per la prima volta, era stata Margaery a essere avvolta dalle radici di qualcun altro.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Margaery Tyrell, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction non mi appartengono, ed essa è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

Nota dell'Autore: Questa storia sì è classificata al 4° posto al contest "Let's Love Them Together" indetto da fantaysytrash sul forum di EFP. Si tratta di una vera e propria sfida, in quanto è la mia prima storia appartenente a questo fandom (che conosco bene, ma su cui non mi sono mai cimentato) e soprattutto è la prima volta che affronto tematiche FemSlash. Si tratta dunque di un esperimento, ma sono fiero di essermi lanciato in qualcosa di nuovo e spero che il risultato vi piaccia. Qualunque osservazione o commento sulla storia è più che benvenuto! Buona lettura a tutti!

 


The Flower and the Maiden Fair

 

Quando ti piace un fiore, semplicemente lo cogli.

Ma quando ami un fiore, lo annaffi tutti i giorni.

[Buddha]



Margaery stava sognando di camminare in mezzo a un giardino pieno di rose bianche purissime e malinconiche quando la brezza marina che soffiava sulla capitale la svegliò col suo soffice tocco. Rabbrividì leggermente a causa del fresco venticello che penetrava dalle finestre aperte e si posava sulla sua pelle nuda, e si rigirò nel letto in cerca di qualcosa con cui coprirsi. La luce della luna piena penetrava dolcemente all'interno della sua stanza, tingendo ogni cosa di un alone latteo e delicato, comprese le forme sinuose rannicchiate al suo fianco e coperte dalle lenzuola che andava cercando. Sansa si era avvolta nel lino formando un bozzolo protettivo intorno a sé, come quasi ogni notte che avevano passato insieme. Margaery all'inizio aveva pensato che fosse semplicemente per coprire le sue nudità dal suo sguardo, ma aveva presto compreso che quello fosse un riflesso incondizionato della giovane ragazza, che non si sentiva al sicuro nemmeno nei suoi sogni.
Osservò il mucchietto di lino e carni al suo fianco per un po', incerta se provare a riprendersi una parte delle lenzuola per coprirsi col rischio di svegliare la ragazza o se rinunciare e rimettersi a dormire cercando di sopportare la brezza marina. L’odore della salsedine continuava però a tenerla sveglia, e non se la sentiva di disturbare Sansa; decise per cui di alzarsi dal letto, rivestirsi con una tunica leggera per affrontare la brezza e camminare un po’ per la stanza, in attesa di recuperare il sonno.

I suoi piedi nudi rabbrividirono a contatto col freddo del pavimento, mentre scivolava giù dal letto il più silenziosamente possibile, attenta a non disturbare Sansa. Si rivestì senza alcun rumore per poi dirigersi verso gli ampi archi delle finestre, aprendole del tutto e lasciando entrare indisturbate brezza marina e luce lunare. King’s Landing si apriva sotto di lei: la grande e placida Baia delle Acque Nere col porto cittadino si estendeva alla sua sinistra; lontano sulla destra si innalzava imponente il grande Tempio di Baelor; nel mezzo, un labirinto di stradine e un formicaio di edifici bui, mentre poche luci illuminavano le finestre delle botteghe dei fornai e delle altre attività che erano già sveglie e in funzione mentre il resto della città ancora dormiva. Il popolino russava in quelle case e sbuffava in quelle botteghe, i septon dormivano beati protetti dagli Dèi, ma solo lei poteva permettersi di passare la notte ad ammirarli dall’alto con quella serenità, consapevole di avere le povere vite di ciascuno di loro in pugno. La città viveva, anzi sopravviveva soltanto grazie alle derrate alimentari provenienti dall’Altopiano, mentre la guerra imperversava ad ovest e a nord. La sua famiglia era la vera padrona della capitale, e lei presto sarebbe divenuta regina di tutti i Sette Regni: anzi, La Regina. Sorrise davanti a quello spettacolo, felice che tutto stesse andando per il meglio.

Un mormorio dietro di lei la scosse dai suoi pensieri, facendola voltare. Sansa si era rigirata in mezzo alle lenzuola, stringendole a sé ancora più ferocemente. Probabilmente stava avendo un incubo, oppure la brezza più forte la stava disturbando. Margaery richiuse dunque le finestre, sempre attenta a non far alcun rumore, poi tornò verso il letto per superarlo e andare a sedersi dal lato della sua giovane compagna. La testa di Sansa faceva capolino dal groviglio di tessuto, il suo viso corrucciato e preoccupato anche nel sonno circondato dall’aureola dei suoi lunghissimi capelli ramati. Un sorriso triste si aprì sulle sue labbra: avrebbe tanto voluto riuscire a renderla felice come merita, scacciando via tutte le sue preoccupazioni e le sue paure. Si spogliò con delicatezza della sottile tunica, per poi scivolare a fianco della giovane Stark e cominciare a liberarla con delicatezza da quegli strati di tessuto.

Lasciò un soffice bacio su quella fronte corrucciata e agitata, nel tentativo di tranquillizzarla; poi scese più in basso, a baciarle teneramente le guance arrossate. Sentì il sapore salato delle lacrime su di esse, indice che anche quella notte aveva pianto nel sonno: avvertì una fitta di dolore e preoccupazione al cuore, miste a rabbia per tutta quella situazione. Baciò ancora una volta quelle guance, mentre si stendeva al suo fianco e la abbracciava con delicatezza, per farla sentire al sicuro. La avvolse come poteva tra le sue braccia, circondandola col suo amore e adagiando la sua testa preoccupata sul suo petto. La sentiva tremare nonostante gli strati di lino che la separavano dalla sua pelle, ed avvertì il freddo del suo corpo nonostante fosse avvolta dalle lenzuola: il suo corpo nudo a confronto era bollente, pertanto la strinse a sé con più forza.

«Non sai quanto vorrei che fossi felice, Sansa[1]» le sussurrò piano, sempre attenta a non destarla. La giovane Stark sembrò rilassarsi per un attimo, allentando la presa sulle lenzuola: Margaery ne approfittò per liberarla da tutto quel tessuto, scoprendone la pelle nuda e scintillante come avorio sotto la luce lunare. Pensò immediatamente alle rose bianche del sogno, così pure e delicate e malinconiche, e scivolò con attenzione più vicino alla ragazza addormentata. Sansa sembrò percepire la vicinanza della futura regina Tyrell, e si accoccolò meglio tra le sue braccia. Margaery sistemò la giovane compagna in modo che fosse circondata dal suo corpo il più possibile, cercando di far aderire le loro pelli per quanta più superficie possibile. Sansa era più alta di lei, ma riuscì a sistemarsi con naturalezza adagiando la sua testa ramata sul petto dell’altra, affondando il volto appena al di sopra del prospero seno della figlia dell’Altopiano. Margaery si sentiva andare a fuoco, ma decise di coprire i loro corpi con le lenzuola ormai libere dalla presa della figlia del Nord: Sansa continuava infatti a tremare, e lei era intenzionata a farla smettere. Avvolse entrambe nel caldo abbraccio del lino, annullò ancora di più la distanza tra i loro corpi nudi e riprese a baciarla con amore, affondando le sue labbra in mezzo ai capelli ramati e inebriandosi del loro profumo.

Cominciò a canticchiare poi una melodia antica, sussurrandola appena, le note che si intrecciavano direttamente coi capelli della Stark. Era una ninnananna che sua nonna le cantava da piccola, mentre le insegnava ad essere una donna forte e intelligente in quel mondo di uomini ostili e dementi. Narrava leggende su vari tipi di piante, declamando le proprietà uniche di ogni fiore. Una ballata per insegnare ai bambini dell’Altopiano i nomi delle essenze di Highgarden, eppure nascondeva i segreti di generazioni di matriarche Tyrell ed era nutrimento prezioso per chi avesse saputo come ascoltare. Olenna l’aveva cresciuta in modo che fosse la sua vera erede, istruendola proprio con quella canzone su come essere una leader capace di far prosperare e crescere la propria casata. E lei aveva appreso ogni insegnamento alla perfezione, diventando la rosa più bella di tutti i giardini di Westeros, voluta da tutti e da tutti amata. Aveva messo radici nel cuore del popolino che in realtà disprezzava, avvolto tra le sue foglie il giovane Joffrey che le era sempre più succube, e presto anche Cersei sarebbe stata impotente: un fiore vecchio e appassito soppiantato dalla Regina del giardino.

Eppure, nonostante tutto quel successo con gli altri, continuava a faticare con Sansa. La giovane Stark era una specie a lei sconosciuta, diversa da chiunque altro, e proprio per questo ne era rimasta conquistata dal primo momento. Sua nonna aveva visto da subito in Sansa un fiore meraviglioso che andava coltivato e poi colto in quanto chiave del Nord, ma per lei quella splendida testa incoronata di rame era molto, molto di più. Per questo ora le cantava dolcemente quella ninnananna dal passato: non solo per tranquillizzarla, ma anche per aiutarsi a scoprire i segreti dell’altra, per insegnarle ad essere forte come una solida pianta e per farla sentire davvero parte del suo ampio giardino.

Margaery aveva sempre avuto qualunque cosa desiderasse, in quanto figlia prediletta di suo padre ed erede della Regina di Spine. Aveva imparato da subito che in quanto donna non avrebbe mai avuto il potere fisico dei suoi fratelli o di suo padre, e che in quanto Tyrell le sarebbe sempre mancato anche il manifesto potere politico delle casate più potenti, antiche e guerrafondaie. Ma sapeva anche che il potere non è che un trucco, un’ombra sul muro, e che dunque pure una donna apparentemente inerme come lei poteva proiettare un’ombra capace di oscurare qualunque altra[2]. Da quando aveva memoria aveva dunque imparato a giocare bene le sue carte, sfruttando le sue doti per accrescere sempre di più il proprio potere senza mai dare troppo nell’occhio, come un innocuo fiorellino che allunga le proprie radici ovunque sottoterra. Anche Sansa avrebbe dovuto essere una sua preda, nelle intenzioni di sua nonna: era la chiave del Nord, un’ennesima pedina nei piani dei Tyrell per poter essere sempre dalla parte giusta al momento giusto, com’era sempre stato fin dai tempi di Aegon il Conquistatore. Sansa sarebbe stata il suo lasciapassare per il Nord, a prescindere che il Giovane Lupo vincesse o perdesse nelle Terre dei Fiumi: una volta moglie di Loras, sarebbe diventata di diritto parte della famiglia Tyrell e nessuno gliel’avrebbe più portata via.

Ma Sansa era diversa. La prima volta che l’aveva vista, così triste di fianco a Joffrey, non aveva potuto provare altro che pietà e simpatia per lei; e pian piano, ne era stata conquistata. Sansa era innocente e pura, una rosa bianca libera da ambizioni politiche e che rifiutava di sottostare consciamente invischiata nei giochi dei potenti. Era un cuore ferito da troppe ingiustizie, una bambina cresciuta in fretta ma ancora con la testa piena di sogni e favole. Si era fatta avvicinare senza problemi e senza filtri, si era confidata con lei come ad una amica, ad una sorella, ad una amante.

E per la prima volta, era stata Margaery a essere avvolta dalle radici di qualcun altro.

Aveva iniziato a frequentare Sansa sempre più spesso, a includerla tra le sue dame di compagnia ma sempre con una posizione di rilievo. Passavano ore insieme nei giardini della Fortezza Rossa, a conversare e a sognare del giorno in cui sarebbero divenute sorelle davanti agli Dèi grazie al suo futuro matrimonio con Loras. Sansa era stata cresciuta da Catelyn Stark per essere una vera lady, per questo era rimasta succube dei Lannister e aveva sofferto per mano loro; ora Margaery la stava impercettibilmente istruendo ad essere più che una lady. Le parlava di Highgarden come se fossero già lì insieme, e si immaginavano entrambe sdraiate sulla soffice erba dell’Altopiano a baciarsi dolcemente e a discutere di cavalieri e leggende antiche. Avevano spinto più in là il loro rapporto già la prima notte che avevano dormito insieme, ufficialmente per permettere a Sansa di riposare meglio sentendosi al sicuro. Quella era una verità, dopotutto, e Sansa ormai passava quasi ogni notte nelle sue stanze, accoccolata al suo fianco, nel tentativo di dormire serenamente e in pace. Ma era anche un paravento che nascondeva baci bollenti e intrecci di dita, giochi proibiti e piaceri dati l’una all’altra con una delicatezza e una passione possibili solo tra due donne. Nessuno come la giovane Stark riusciva a rendere Margaery così vulnerabile; nessuno come la splendida Tyrell riusciva a penetrare la corazza difensiva di Sansa. Non avevano mai definito ufficialmente il loro rapporto, e sia in pubblico che in privato entrambe continuavano a parlare di cavalieri e principi. Eppure, sapevano entrambe che il loro rapporto andava al di là dell’amicizia e dell’amore tra sorelle: la figlia dei fiori aveva istruito Sansa nell’arte dell’amore, e ogni loro incontro, pubblico o segreto che fosse, rinnovava tale sentimento. Erano l’una il rifugio sicuro dell’altra, il ventre segreto e fecondo che le proteggeva e le faceva crescere insieme.

Margaery sapeva bene che tutto ciò non sarebbe potuto durare a lungo, e che non avrebbero mai potuto vivere il loro amore in libertà, alla luce del sole. Quella piantina così bella e fragile che stavano annaffiando insieme avrebbe dovuto imparare a crescere all’ombra di vegetali colossali, in modo da poter prosperare riparata da foglie più ampie e cortecce più resistenti. Ma era determinata a far sì che quello splendido sogno d’estate durasse il più possibile, e crescesse sufficientemente forte da resistere alle tante sfide che le attendevano. Sansa doveva ancora imparare a trarre il meglio dalle circostanze in cui si trovavano donne come loro[3], ma Margaery cercava di insegnarle anche quello pur senza farsi mai scoprire.

Il respiro di Sansa era ormai diventato regolare ed entrato in sincronia con quello di Margaery, mentre la ninnananna di Olenna era ormai terminata. La giovane Tyrell si sistemò meglio nel letto, attenta a non scuotere troppo la sua amata. Giocò per un po’ coi suoi lunghi capelli, osservandoli illuminati dalla luce della luna ormai vecchia. Presto sarebbe giunta l’alba, e si sarebbero dovute separare, tornando a fingere che ciò che esisteva tra loro non fosse che un sogno. Si consolò col pensiero che la sua rosa bianca sarebbe stata protetta da suo fratello, e che presto Loras l’avrebbe condotta al sicuro lontano dalla capitale, dove anche lui avrebbe potuto vivere in pace la sua vita. Sorrise pensando ad Highgarden e alla sicurezza di casa, dove nessun amore doveva temere di dire il proprio nome[4], e pian piano si riaddormentò, Sansa stretta con amore tra le sue braccia.

Il sogno la riportò nel giardino pieno di rose bianche e pure, e stavolta non era sola. Sansa era al suo fianco, e camminavano insieme mano nella mano, felici, mentre un bardo cantava “Le stagioni del mio amore”:

Ho amato una fanciulla rossa come l’autunno, con il tramonto nei capelli.[5]

 

 


[1] Citazione da Game of Thrones - 3x07, “The Bear and the Maiden Fair

[2] Ovviamente questa è una storpiatura della frase di Varys: “Power resides where men believe it resides. It’s a trick. A shadow on the wall. And a very small man can cast a very large shadow”; da Game of Thrones – 2x03, “What is Dead May Never Die

[3] Di nuovo, una citazione da Margaery stessa, in Game of Thrones - 3x07, “The Bear and the Maiden Fair

[4] Questo è un riferimento alla famosa descrizione dell’omosessualità fatta dall’amante di Oscar Wilde, lord Alfred Douglas: “Io sono l’amore che non osa pronunciare il suo nome”; lord Alfred Douglas, “Two Loves”, in “The Chameleon”, dicembre 1894.

[5] Stralcio della poesia, contenuto in George R.R. Martin, “A Clash of Kings”, Capitolo 55 – “Catelyn VII”

   
 
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