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Autore: dramy96123    05/06/2020    1 recensioni
Sugakookie AU Death!Yoongi Human!Jungkook
[...] Il luogo dove le anime la aspettavano, però, quello era spaventoso. Delle fronde oscure coprivano la luce giallastra di un palo, ed era sempre l’unica fonte di luce in un buio infinito.
Ogni volta le anime, e specialmente i bambini, si guardavano sperduti o piangevano. La Morte allora si inginocchiava e aspettava pazientemente che finissero. Loro piangevano e piangevano, sino a che non si accorgevano di lui. Alla fine gli prendevano la mano e lo seguivano, docili, affrettando il passo per non rimanere indietro. E si allontanavano dalla luce.
Ognuno di loro era diverso e speciale, ma la Morte spesso dimenticava. I volti si susseguivano sempre uguali, sempre con la loro storia, spauriti, e lei non poteva certo ricordarli tutti.
Ci fu un’anima però, che vide e rivide, ed entrò nel vuoto del suo petto.
Può la morte innamorarsi? [...]
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta la Morte.

Molti avevano paura di lei, ma lei non era cattiva.

C’era chi piangeva, quando la vedeva, e la Morte provava a consolarli.

C’era chi la accoglieva come un’amica, e allora lei prendeva l’anima per mano, accompagnandola e chiacchierando amabilmente.

C’era chi provava a fuggire da lei, ma ogni volta tornava allo stesso posto, allo stesso cerchio di luce nell’oscurità. La morte aspettava paziente, appoggiandosi al vecchio palo della luce, e quando l’anima era pronta se ne andavano insieme.

C’era chi faceva tante domande, e lei rispondeva pazientemente ad ognuna, anche se erano sempre le stesse, sempre uguali. Alla Morte non importava, perché ogni anima era importante.

C’era però anche chi la considerava spaventosa, e chi implorava.

 

A volte la Morte aveva pietà, e chiedeva qualcos’altro da portar via con sè. Perché era era paziente, e a volte rimandava il viaggio di qualche giorno, mese o anno.

 

La Morte indossava una lunga veste nera, e raramente il volto appariva alle anime spaventate. Il viso era pallido, e gli occhi sottili. La Morte senza età studiava chi aveva davanti, e spesso non parlava. Cercava di sorridere, affabilmente. Le mani dalle dita affusolate erano sempre fredde come il ghiaccio,  e stringevano rassicuranti quelle calde e tremanti delle sue anime. Si prendeva cura di loro e le accompagnava solo per un po’, confortandole in silenzio.

 

Il luogo dove le anime la aspettavano, però, quello era spaventoso. Delle fronde oscure coprivano la luce giallastra di un palo, ed era sempre l’unica fonte di luce in un buio infinito.

Ogni volta le anime, e specialmente i bambini, si guardavano sperduti o piangevano. La Morte allora si inginocchiava e aspettava pazientemente che finissero. Loro piangevano e piangevano, sino a che non si accorgevano di lui. Alla fine gli prendevano la mano e lo seguivano, docili, affrettando il passo per non rimanere indietro. E si allontanavano dalla luce.

 

Ognuno di loro era diverso e speciale, ma la Morte spesso dimenticava. I volti si susseguivano sempre uguali, sempre con la loro storia, spauriti, e lei non poteva certo ricordarli tutti.

 

Ci fu un’anima però, che vide e rivide, ed entrò nel vuoto del suo petto.

Può la morte innamorarsi? 

 

 

La prima volta, Jungkook era un bambino.

Le foglie dell’albero erano verdi e la luce giallognola che usciva dal palo creava delle ombre spaventose ai suoi piedi.

Non aveva pianto e non era nascosto, ma aveva toccato le fronde dell’albero, aspettando. I suoi genitori gli avevano detto che se si perdeva doveva aspettare e rimanere fermo. E chiedere a qualcuno. Si era guardato intorno, ma non aveva visto nessuno.

Si era costretto a stare fermo e a non pensare ai suoi genitori che gli mancavano tanto.

Poi, improvvisamente, qualcuno era apparso proprio di fronte a lui.

Era una figura tanto più alta di lui, vestita di nero, e l’aveva trovata spaventosa. Anche quando si fu inginocchiata, macchiandosi la veste di polvere, Jungkook era rimasto nascosto dietro al palo, abbracciato ad esso, studiandola. Non era riuscito a vedere il suo viso, e due lacrime gli avevano rigato le guance. Aveva paura. Avrebbe voluto che i suoi genitori fossero stati lì a proteggerlo.

Per qanto la Morte aspettasse pazientemente, quel bimbo era rimasto lì, dietro al palo, testardo. Aveva provato ad offrirgli la mano, ma non era successo niente.

Quando finalmente aveva parlato, a Jungkook tremava leggermente il labbro inferiore.

“Voglio tornare a casa” aveva detto a bassa voce. La Morte aveva abbassato la mano, senza rispondere.

“Voglio tornare a casa” aveva ripetuto più forte, con la voce tremula. Ancora una volta, la Morte non aveva parlato. Aveva scosso la testa, con dolcezza.  

Ma Jungkook era determinato. Si era fatto coraggio e aveva afferrato con la piccola mano la veste scusa, tirando leggermente.

“Fammi tornare a casa” aveva detto. Era riuscito a vedere solo gli occhi da sotto il cappuccio della figura, e quasi era scoppiato a piangere. Ma si era fatto coraggio.

La Morte aveva sospirato e si era avvicinata, provando pietà.

“Dammi qualcosa in cambio e aspetterò.” La voce gli era sembrata così profonda che gli aveva tremato il cuore. Jungkook aveva annuito, tremando, e solo allora aveva accettato di prendergli la mano. Erano dita gelide, e lui era rabbrividito. Poi si erano allontanati, nel buio, lontano da quel singolo albero dalle foglie verdi e dallo sgangherato palo della luce.

 

 

I suoi genitori erano morti in quell’incidente d’auto. Lui, jungkook, era miracolosamente salvo, senza un graffio. Era riuscito a spiegare che un signore vestito tutto di scuro lo aveva salvato, ma nessuno aveva visto nulla. Nessun signore con un cappuccio dalle dita gelide, nessun albero, nessun palo della luce. Il bambino, avevano detto gli esperti, aveva chiaramente subito un trauma, e provava a reagire con l’immaginazione. Tipico dei ragazzini. Jungkook non aveva insistito.

 

 

 

La seconda volta, Jungkook aveva vent’anni.

Quando si svegliò, era accovacciato contro un vecchio palo della luce. Lo scricchiolio delle foglie secche lo riscosse quando provò a muoversi. Era inconfondibile, pensò, era l’albero di quando era bambino, anche se ora le foglie erano giallastre. Gli erano cadute tra i capelli. Jungkook si alzò in piedi, guardandosi intorno e vedendo solo buio. Un solo pensiero gli martellava in testa

Non ancora.

Per favore, non ancora.

Ricordava perfettamente quello che aveva visto da bambino. Sì, aveva pensato anche lui che fosse stato solo un sogno, certo. Cosa poteva saperne lui? Era solo un ragazzino, aveva subito un trauma. Ma quel posto esisteva, era reale, era lì, e quella spaventosa figura lo avrebbe preso.

Jungkook si lasciò scivolare giù, coprendosi il viso con le braccia, disperato e tremante.

 

Passò diverso tempo.

Quando alzò la testa, la Morte era davanti a lui, con il cappuccio a coprirgli solo metà del viso. Jungkook perse un battito, pronto a trovarlo spaventoso, pronto a fuggire, pronto a piangere e implorare per la sua vita.

Si stupì, invece, scoprendo che non provava nulla del genere.  

Si alzò in piedi, e vide che quella figura dal vestito scuro era più bassa di lui, che cosa ironica. Non era terribilmente alto, nessuna spaventosa falce. Niente zanne insanguinate, ma una bocca piccola e sottile.  Le dita che mostrava non erano brutti artigli, erano pallide e affusolate. Il corpo di jungkook ricordava quanto fossero gelide.

Lo trovò... bello. Possibile? Possibile che si potesse considerare attraente la Morte?

Possibile che si fosse infatuato della Morte?

“Sapevo che non era un sogno” disse. Poi, esitando “Ti ricordi di me?”

La Morte annuì lentamente, e gli offrì la mano. Jungkook sentì un gran desiderio di afferrarla, ma resistette. Non era il momento. Non era così che doveva fare.  

“Come posso chiamarti?” chiese invece. La Morte rimase per un momento in silenzio, e abbassò la mano lentamente.

“Puoi darmi qualunque nome tu voglia” La voce, da bambino, gli era davvero sembrata così oscura e terrificante? Era così piacevolmente roca, e calma. Jungkook l’avrebbe seguita ovunque.

“Yoongi allora.” Disse senza pensarci. Luminoso.

“Yoongi sia.” alzò nuovamente la mano, invitante. Jungkook si costrinse a fare un passo indietro,

“Non ancora...Come sono morto? Non me lo ricordo. Sono ancora giovane.. Ho tante di quelle cose da fare...” stava implorando? Non lo sapeva. Parlava velocemente, distrattamente, così impegnato a cercare di vedere sotto il cappuccio. La mano di Yoongi si fermò a pochi centimetri dalla sua.

“Nessuno ricorda come succede. Lo ricordavi, da bambino?”

No, non lo ricordava.

“Quella volta mi hai salvato. Mi hai dato più tempo... “

La morte sospirò e rimase di fronte a lui, in silenzio. Jungkook provò di nuovo.

“Non ancora... ti prego, non ancora.”

Possibile che la morte avesse un debole per lui? 

“Dammi qualcosa in cambio e aspetterò.” fu quello che cantilenò la morte, di nuovo. Jungkook ricordava. Aveva voluto i suoi genitori, quella volta.

La morte alzò le dita e passò una mano tra i suoi capelli, dolcemente. Jungkook pensò di vedere lo scintillio dei suoi occhi, da sotto il cappuccio. Le dita si fermarono, la Morte giocò delicatamente con una delle sue ciocche.

Poi tirò.

 

Asssolutamente incredibile, dicevano. Possibile che fosse senza neanche una ferita, nonostante quell’orribile, tremenda caduta? E ancora una volta, Jungkook aveva provato a parlare di quelle fronde in autunno - ma erano in primavera, Jungkookie, tutto bene? - di una figura scura, bellissima, che lo aveva salvato - suggestione, non poteva essere altro. - di quel vecchio palo della luce. Nessuno gli aveva dato retta, anzi le occhiate si erano fatte circospette - che fosse pazzo? - così smise.

Ma su una cosa avevano sbagliato. Neanche una ferita, avevano detto. Ma avevano sbagliato, pensò Jungkook, mentre si aggiustava i capelli coprendo la ciocca mancante.

 

 

 

La terza volta, Jungkook aveva ventitrè anni.

L’albero era spoglio. Niente se non i rami coprivano la luce giallognola del vecchio palo.

Aveva passato tre anni a non pensare altro che a Yoongi. Lo sognava e si agitava fra le coperte, mentre immaginava le dita gelide tra i suoi capelli e i suoi occhi che lo fissavano. Aveva chiesto del tempo in più, ma a che scopo, se non poteva avere quello che voleva? E lui voleva rivederlo.

Tutto gli sembrava grigio, in vita. Si rifiutava di uscire, di vedere i suoi amici. Non che facesse qualcosa a casa, se non fissare il muro. Si diceva fosse depresso, da quella caduta. Ma lui non era depresso, era disperato.

Si era innamorato della Morte.

Aveva fatto ricerche, aveva cercato, sperando di trovare persone con la sua stessa esperienza. Beh, se ce n’erano state, non ne avevano parlato. Che fosse pazzo, davvero? Che si fosse innamorato di un sogno?  

Ma non era un sogno.

E aveva solo un modo, per provarlo.

Poteva sperare di essere ricambiato? La morte lo aveva salvato non una, ma due volte. Non voleva forse incontrarlo ancora e ancora, proprio come lui? Ah, avrebbe rinunciato a tutti i suoi capelli. Non erano più ricresciuti, ma glieli avrebbe donati tutti. Una ciocca, per ogni incontro, poteva sperarci?

Non ricordava come era tornato lì, ma poteva immaginarlo. Era quello che aveva voluto fare da giorni, mesi. Evidentemente aveva trovato il coraggio.

 

E questa volta Yoongi non si fece attendere.

Sentì solo un vento impetuoso sbatterlo contro il palo, poi la mano ferma della Morte contro il suo petto, e il volto scoperto di Yoongi tanto vicino al suo, distorto in un ringhio. Jungkook tremò.

“Non ancora, mi avevi detto”

Oh, sì, la Morte sapeva essere spaventosa.

“Tante cose ancora da vedere, eri ancora così giovane, mi avevi detto.”

La pressione delle sue dita si fece dolorosa, ma lui non osò muoversi.

“E’ così che tratti la mia gentilezza?”

La sua debolezza.

“Butti così il dono che ti ho dato? Era questa, la tua preziosa vita?”

“Volevo rivederti” Balbettò lui, e la voce era così implorante, così debole, così inaspettata, che persino la Morte non riuscì a reagire.

“Yoongi” Lo aveva detto in un respiro. Finalmente aveva potutovedere tutto il suo viso, e Jungkook pensò che ne era valsa la pena.

Era sceso un silenzio innaturale. Poi, lentamente, Yoongi aveva allontanato la mano da lui.  

“Cosa dovrei fare adesso, con te?” La voce era stanza. A jungkook aveva fatto male il cuore.

Lo aveva deluso? Aveva rovinato tutto.

“Quello che vuoi. Posso seguirti ovunque, ora.” rispose Jungkook senza fiato. Non avrebbe mai osato chiedere, non avrebbe tirato ancora una volta i fili. Voleva stringere quelle dita e seguirlo, ovunque.

Ma Yoongi scosse la testa, lentamente. Non avrebbe saputo dire se era arrabbiato o no.

Sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto, e lo aveva deluso. Jungkook si odiava.  

“Non ancora.” disse soltanto.

Jungkook rimase in silenzio.

“Mi prenderò qualcosa in cambio. E aspetterai.”

poi le mani di Yoongi si avvicinarono a lui. Jungkook ne fu attirato, e chinò la testa docilmente. L’ultima cosa che vide fu il viso serio di Yoongi, prima che cadesse il buio.

 

 

 

Il tentato suicidio non aveva funzionato. Erano tutti così sollevati, e al contempo così preccupati per lui. Piansero molto, i suoi amici, non capendo perché aveva voluto fare un gesto simile. Erano seguiti abbracci, lacrime, domande. Tante domande.

Ma stavolta Jungkook non parlò dell’albero spoglio, nè della figura nera, nè del palo che creava la polverosa luce gialla. Non parlò di Yoongi, nè di come avesse perso la vista.

 

 

Passarono i giorni, poi i mesi, poi gli anni. Jungkook si abituò alla sua vita da cieco. Non si lamentò mai, la sua risposta era benevola e un po’ divertita, ogni volta. Aveva litigato col suo ragazzo, diceva scherzosamente. E ogni volta aggiungeva che sperava lo avesse perdonato. Non rispondeva ad altro.

La schiena gli si era incurvata, e così le dita, leggermente tremanti. Le rughe si erano fatte tante, sul suo viso, ma quelle più profonde erano agli angoli della bocca, perché non aveva mai rinunciato a sorridere. Delle macchie erano comparse sulla sua pelle e le ossa si erano fatte fragili, ma lui aveva aspettato pazientemente. E non aveva più desiderato saltare la fila. Aveva deciso di godersi ogni attimo, per comparire senza vergogna davanti a Yoongi. Per dimostrargli che non avrebbe mai più gettato via un suo dono. L’attesa doveva essere una punizione, ma lui l’accolse con gratitudine.  

 

 

La quarta volta, Jungkook è anziano.

Dall’albero spuntano fiori di pesco che cadono lentamente tra i suoi capelli radi. Il palo regala una lieve luce ai petali rosati ai suoi piedi.

La prima cosa che vedono i suoi occhi è il volto sorridente di Yoongi.

Jungkook sorride di rimando, e cerca le dita della Morte per primo. Le loro dita si uniscono.

“Hai aspettato con pazienza.” risponde con la solita voce roca. Jungkook non l’avrebbe mai dimenticata. Ha conservato con cura i suoi ricordi, il suono della sua voce e la sensazione della stoffa ruvida contro la sua mano. Più di tutto, ha fatto ricordare ai suoi occhi ciechi il suo volto, mai sbiadito.

“Sono stato bravo” è un’affermazione, ma suona come una domanda. Il suo labbro inferiore trema, come quando era un bambino. Yoongi si avvicina lentamente.

“Sono pronto adesso.” E’ un sussurro, quello di Jungkook. Niente rimpianti, stavolta. È anziano, e ha fatto tante cose, proprio come aveva voluto.  

Yoongi annuisce, ma ancora non lo porta con sé. Studia il suo volto e sorride, orgoglioso.

 

Quando la Morte lo bacia la prima volta, le sue labbra toccano i palmi delle vecchie mani. Yoongi chiude gli occhi e poggia le labbra sulle sue dita. Quando li riapre, Jungkook è davanti a lui, giovane e sorridente.

Quando lo bacia la seconda volta, le loro labbra si incontrano, ed è a malapena bacio, dato a fior di labbra. Yoongi sorride e Jungkook ride di rimando, stirngendo a sé quelle vesti scure.

E’ Jungkook a baciarlo la terza volta, e allora le loro labbra si schiudono e le dita di Yoongi affondano tra i suoi capelli, attirandolo a sè. Hanno aspettato così tanto, tutti e due, questo si sussurrano. La Morte rende quel momento un po’ più lungo, solo un po’, perché è debole e innamorata.  

La quarta volta, Jungkook è un bambino, e la Morte gli bacia la fronte. Si sorridono, e quando Jungkook gli afferra la mano, seguendolo fuori dal cerchio di luce, le dita della Morte sono calde.   

 

   
 
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