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Autore: arashinosora5927    06/06/2020    3 recensioni
Gokudera sembra aver perso la sua determinazione, ma Tsunayoshi è più preoccupato per il fatto che ha perso il potere che aveva su di lui e ora le sue parole non sembrano nemmeno sfiorarlo. Vorrebbe tirarlo su di morale, aiutarlo a riprendersi, sa già che deve fare, ma non si fida abbastanza di se stesso per imporsi.
Per cosa combatte Gokudera, ma soprattutto per quale motivo lo fa Tsunayoshi?
Tante domande, nessuna risposta. La possono trovare nell'altro?
Well then, allora io e il mio Juudaime, il mio fidanzato, stiamo rewatchando KHR (io per la quinta volta, lui invece lo sta vedendo solo adesso, shame) vabbè e siamo inciampati nel passato di Gokudera quindi la persona che scrive qui presente ha avuto una bella ispirazione.
Spero vi piaccia tanto tanto.
[5927 beginning at it finest]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa posso fare per tirare Gokudera-kun su di morale?"

La domanda arrivò all'improvviso, senza nemmeno che Tsunayoshi se ne rendesse conto, la vide prendere forma, osservando quasi da esterno le proprie labbra muoversi.

Era carico di stupore, di rabbia, di paura, di tristezza a un'intensità tale che non poteva rimanere in silenzio, ma tra tutte le emozioni predominava l'angoscia, quella sensazione disarmante e paralizzante che derivava dalla storia appena ascoltata.

Non aveva idea dei demoni che possedevano Gokudera, anche se li aveva sempre intravisti. Dentro quegli occhi, anche quando brillavano di entusiasmo, un velo di tristezza non era mai scomparso realmente.

"Ho giusto qualche idea" gli rispose il tutor.
"Ma non abbiamo tempo per queste cose."

"Certo che ce l'abbiamo! Gokudera-kun è più importante! Che senso ha combattere per tornare tutti insieme nel passato se lui non c'è? Se non c'è davvero! Bianchi ha detto che è come se gli mancasse la determinazione e per noi è come l'ossigeno. Non lo mando a morire, non voglio che stia male ancora, non voglio che stia più male di quanto non lo sia già stato. È un mio amico, gli allenamenti non hanno senso se non c'è anche lui" ribatté animatamente il giovane boss.

Reborn annuì, assunse un sorriso sadico.

"Sei davvero cresciuto dopotutto..." commentò.

A salvare la situazione come sempre ci pensò Yamamoto o almeno questo pensava.
La sua idea per quanto animata da ottimi sentimenti si rivelò fallace.

Tsunayoshi sospirò, doveva ammetterlo, il distacco di Gokudera gli doleva, la sua assenza gli dava un senso di smarrimento.
Cercava di non darlo a vedere e in un certo senso era maturato a sufficienza da non dipenderne, ma la differenza si sentiva eccome.

Era insostenibile osservarlo assorto nei suoi pensieri e quasi vederli materializzarsi in tutta la loro forza, pesante accettare che le sue parole lo sfioravano appena e spesso non avevano neanche un seguito.

L'entusiasmo si era perso, persino con lui, con lui che era stato sempre capace di strappargli i migliori sorrisi.

Preparare la colazione non era stata l'idea vincente, anzi forse stava peggiorando la situazione.

"Perdonatemi non sono dell'umore, Decimo"

Tsuna aveva assaporato per la prima volta il suo rifiuto, si era visto respinto e non accolto come di consueto.

Lo aveva trascinato ugualmente nonostante il suo intuito gli dicesse di fare diversamente.
Così adesso si ritrovava a guardarlo,  imprigionato nei suoi pensieri, nelle sue emozioni mentre meccanicamente cercava di dare forma a un panetto di riso.

"Gokudera-kun" lo affiancò Tsunayoshi fermando le sue mani perché guardare un qualunque altro movimento tanto forzato lo avrebbe distrutto.

"Non ti preoccupare, ti porto la colazione in camera."

Tsunayoshi si premurò di sorridere il più possibile perché sarebbe bastato pochissimo per ferirlo nel suo orgoglio e fargli fraintendere quelle parole.

"No, Decimo... io voglio esservi di aiuto e..." cercò di ribattere Gokudera, ma Tsuna con tutta la delicatezza del mondo scosse la testa e lo allontanò dal lavello della cucina togliendo il riso dalle sue mani.

Lo afferrò per un polso, lo sentì flebile.
Gokudera si sarebbe potuto rompere davanti ai suoi occhi e lui non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.

"Dico sul serio, voglio che ti prenda un momento, ne hai bisogno. È questo l'aiuto che voglio da te."

Tsunayoshi vide le lacrime lambirgli gli occhi e si chiese se non avesse sbagliato.
Lo osservò asciugarsele prontamente con la manica della maglietta e negare con la testa.

Doveva sentirsi davvero in imbarazzo per aver permesso a se stesso di mostrarsi tanto debole davanti al Decimo, Tsuna percepiva sulla pelle i suoi pensieri.

"Vi ringrazio."

Con questa piccola frase Gokudera si congedò lasciando Tsuna in preda alla confusione. Era commosso? Ferito? Come aveva reagito realmente a quella richiesta?

Il giovane boss decise di lasciar perdere e arrendersi, il tempo gli avrebbe portato una risposta in merito.
Adesso era meglio focalizzarsi sulla colazione.

"Vedo che inizi a comprendere meglio i tuoi subordinati" commentò Reborn vedendolo rientrare in cucina.

"Gokudera-kun è un mio amico" ribadì Tsuna per l'ennesima volta.

Quando ho detto di voler proteggere tutti non lo stavo escludendo pensò.

Si avvicinò nuovamente al lavello dove Yamamoto aveva già provveduto a utilizzare il panetto di riso lasciato da Gokudera e riprese la preparazione cercando di finire il tutto il più in fretta possibile per poter raggiungere questo ultimo.

Tutti i presenti nella stanza sembrarono poter leggere nella sua mente, persino le ragazze che normalmente erano almeno apparentemente ignare della situazione che le circondava.

"Tsuna-kun" la voce di Kyoko era sempre una carezza per le orecchie del giovane boss.

"Ti ho preparato questo vassoio per Gokudera" disse accennando un sorriso.

Tsunayoshi la ricambiò come se fosse uno specchio e accolse il vassoio tra le mani emozionato. Kyoko-chan era proprio un angelo.

"Già, Tsuna-san, non ti preoccupare. Finiamo noi qui" seguì Haru.

Il breve cenno della testa di Yamamoto fu ciò che gli confermò di poter lasciare la cucina senza ulteriori preoccupazioni.

"Tutti voi... grazie" mormorò prima di uscire mentre la porta automatica si apriva.

Raggiunse la camera che lui e Gokudera condividevano, fece del suo meglio per non perdere l'equilibrio nell'aprire la porta con il vassoio in mano.

Riuscì nell'impresa, ma dovette stringere il vassoio con più forza per non farlo cadere, davanti a quell'immagine il cuore gli si era fermato, non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

Gokudera stava seduto sul letto, la testa tra le mani, il viso rosso rigato dalle lacrime, nonostante i suoi tentativi di dissimulare tutto nel suo aspetto lo tradiva.

"Oh Decimo... io...non è come sembra... è che..."

Che si vergognasse non era di certo una novità, ma Tsunayoshi sentì di aver sempre sottovalutato la portata della cosa.

"Colazione" disse sforzandosi di sorridere anche se non gli veniva per niente spontaneo.

Fece del suo meglio per raggiungerlo e porgergli il vassoio.

"Grazie..." mugolò Gokudera.

A mani finalmente libere Tsunayoshi si sentiva più tranquillo, ancora non era sicuro di come non avesse rovesciato il succo d'arancia, ma si complimentò con se stesso.

"Posso sedermi accanto a te?" gli domandò cercando di trasmettergli una sicurezza che non aveva.

Gokudera non rispose, si spostò semplicemente più a sinistra facendogli spazio.

Tsunayoshi lo aveva capito, sapeva che con lui la pratica non funzionava, distrarsi sarebbe stato inutile, Gokudera era più il tipo teorico. Il suo cervello aveva bisogno di cose diverse da quelle che funzionavano per Yamamoto, per questo non erano riusciti a rallegrarlo, perché la proposta era basata sul modo di essere della pioggia, la tempesta invece era tutta altra storia.

Gokudera era il tipo che aveva bisogno di esplodere, buttare tutto fuori e lasciarlo andare, non far finta di niente. Già fingeva fin troppo ogni giorno recitando la parte del duro, indossando un'armatura per proteggere il suo cuore i cui pezzi a stento si tenevano insieme.

Tsunayoshi lo osservò, se non altro aveva iniziato a mangiare, anche se il giovane boss poteva leggerglielo in viso che lo stava facendo solo per lui e che si sentiva patetico.

"Sai.." mormorò facendosi più vicino, quel leggero contatto tra le loro spalle era qualcosa di cui aveva bisogno per trovare la forza di proseguire.

"Quando avevo circa otto anni i bambini della mia classe mi avevano preso di mira. Ogni giorno mi tiravano i capelli e mi distruggevano i quaderni. Credo sia anche per questo che non sono mai stato bravo a scuola..."

Gokudera alzò lo sguardo verso di lui, era inorridito, sentì la rabbia ammontare dentro, ma tenne i suoi pensieri per sé perché sapeva che non era finito il racconto.

"Lo facevano tutti i giorni, sia quelli della mia classe, sia quelli più grandi. Spesso mi rompevano i pastelli e strappavano i miei disegni. Tra tutte le cose che facevano credo che questa fosse la peggiore...almeno io la vivevo così."

Gokudera si vide al suo fianco, così come era, ma accanto a un bambino. Si immaginò come uno spirito protettore, aveva davvero voglia di spaccare la faccia a quei bulletti.

"Ma quel giorno fu diverso..." mormorò Tsunayoshi divenendo cupo in viso, attirò la completa attenzione di Gokudera che sentiva il cuore palpitare temendo il peggio.

"Il più grande dell'ultimo anno assieme al suo gruppo mi iniziò prima a spintonare e poi a picchiare. Mi diedero calci e pugni e tutto perché giocando da solo avevo fatto accidentalmente finire la palla nel loro campo."

Gokudera era senza parole, gli morirono in gola, ma anche Tsuna dovette fermarsi e sospirare per poter proseguire.

"Sembrava non finire mai, ma poi dovemmo tornare in classe. Io non riuscivo nemmeno ad alzarmi. Mi fu messa una nota di demerito, nessuno venne a cercarmi. Quando mi trascinai verso il cancello alla fine della giornata scolastica non c'era mia madre ad aspettare. Attesi per ore prima di vedere qualcuno..."

"Nessuno disse niente, Decimo? Nessuno si preoccupò per voi? Nessuno si chiese come mai un bambino fosse ridotto in quelle condizioni?" ringhiò Gokudera.

"Ero famoso per essere maldestro, pensarono che fossi caduto di nuovo dalle scale..." rispose Tsunayoshi e prima che Gokudera potesse replicare riprese a parlare.

"Ma non furono le botte che avevo preso a ferirmi maggiormente, né l'indifferenza da cui ero circondato. Sentirmi dimenticato dalla mia famiglia era già stato doloroso, però quando mio padre arrivò e senza nemmeno chiedermi scusa mi strattonò per un braccio per portarmi via di tutta fretta mi sentii davvero senza valore."

Tsunayoshi sentì gli occhi pizzicare, una lucidità improvvisa li rese più limpidi, quasi ci si potesse guardare attraverso.
Ignorò il sospiro di Gokudera che portava il suo titolo onorifico e riprese a raccontare.

"La cosa che in assoluto mi ferì di più fu che dopo avergli parlato e raccontato quello che era successo mi guardò con disprezzo. Un vero uomo sa come difendersi, questo mi disse. Era chiaro che fosse deluso, ma io lo ero anche più di lui. Gli avevo chiesto aiuto e come al solito mi aveva sbattuto la porta in faccia, non so davvero perché avessi sperato che fosse diverso, per una volta..."

Il racconto ora sembrava concluso e Gokudera si sentiva carico di risentimento.
Tecnicamente il padre del Decimo era qualcuno da onorare e rispettare, restava la persona che lo aveva indirizzato a una delle conquiste più importanti della sua vita, era merito suo se aveva iniziato a comprendere il valore di ogni respiro anche se la consapevolezza vera gliela aveva data solo Tsuna.

"Mi dispiace... non dovrebbe essere così... i padri dovrebbero... essere... diversi..." disse incerto.

Ora sentiva di odiarlo, di odiare la stessa persona che fino a un secondo prima invece ammirava profondamente.

In un angolo del suo cuore Gokudera sapeva di provare una silenziosa invidia, perché avrebbe preferito un rapporto anche pessimo, ma concreto rispetto all'indifferenza assoluta di suo padre che si nutriva di apparenze per salvare la faccia in pubblico.

Gokudera era sopraffatto, ma si era appena reso conto che non stava più pensando a quello che era il motivo iniziale del suo sconforto.

"Perdonatemi Decimo, non dovrei parlare così, ma vorrei prendere a pugni vostro padre. È imperdonabile il suo comportamento."

Tsunayoshi scosse la testa piano, gli asciugò una lacrima solitaria che non era riuscito a impedire.

"Forse hai ragione, ma credo che mio padre semplicemente non capisca."

Se fino a quel momento aveva fissato il pavimento adesso il suo sguardo si era spostato su Gokudera e ne cercava gli occhi.

"Sai perché ti ho raccontato tutto questo?" gli domandò accennando un sorriso.

Gokudera non rispose, era molto riflessivo, non avrebbe mai buttato una risposta casuale.

"Perché mi fido di te" mormorò Tsuna.

Gokudera avvertì il proprio battito accelerare, il respiro farsi irregolare, gli occhi brillarono e ricambiare quel sorriso per la gioia pura che stava provando venne naturale.

"E voglio... che tu... faccia lo stesso con me..."

Gokudera sospirò, percepiva una strana pesantezza sul petto, ma al contempo, sentiva di aver ricevuto un piccolo miracolo.

"Non mi è permesso crollare, non posso mostrarmi debole, quando devo reggere così tante persone, però con te è diverso. Riesco a lasciarmi andare, a sfogarmi, a mostrarti come mi sento davvero e tu non hai mai pensato nemmeno per un secondo che io fossi debole per questo. Perché mai io dovrei pensarla diversamente su di te?"

Gokudera sgranò gli occhi, era stato improvvisamente illuminato. Tsunayoshi gli permetteva di vedere un lato di sé che non mostrava a nessun altro, nemmeno a Reborn che vantava il privilegio di conoscerlo meglio di chiunque.

Il suo boss aveva un cuore così grande e degli occhi così intensi che aveva saputo leggerlo come se fosse un libro, un libro aperto e lo stava invitando a fare lo stesso.

Per un attimo Gokudera si chiese quando fosse stato giusto nei suoi confronti mostrargli per lo più un personaggio inventato che di Hayato non aveva quasi niente quando il suo boss si era sempre lasciato vedere così come era.
Poi però realizzò che proprio perché Tsuna reggeva la famiglia, lui doveva reggere Tsuna, era questo il suo compito, il suo dovere, il suo onore, il suo orgoglio, il suo desiderio. Mostrarsi forte per reggere il cielo, essere le urla che non aveva il coraggio di esprimere, essere il suo scudo, non poteva avere nemmeno una crepa.

Forse però dopo quel discorso, tutti questi pensieri avevano perso ogni senso. Forse la vera forza era nel mostrarsi le proprie debolezze, aprire completamente il proprio cuore all'altro e permettergli di vedere i propri demoni così che la luce li avrebbe accecati.

"Puoi essere te stesso con me fino in fondo, Gokudera-kun. Io non potrei mai giudicarti, né cambiare idea su di te. Resti la stessa persona forte che conosco, qualunque cosa mi dirai."

Gokudera sentì come se una mano lo stesse stritolando, il respiro corto e il cuore a mille.
Era la cosa la giusta, ma lo spaventava comunque.

"Ti va di dirmi che ti succede? Non sei solo, non voglio che tu ti ci senta..."

La giovane tempesta lasciò andare un respiro profondo e sentì immediatamente la stretta attorno al suo collo allentarsi.

"Sì, vi racconto tutto..." mormorò.

Iniziò a parlare, a ruota libera e parola dopo parola si rese conto di da quanto tempo tutte quelle emozioni sepolte, ma ancora in superficie desiderassero uscire da lui, scagliarsi all'esterno in tutta la loro potenza.

Gokudera gli raccontò ogni cosa, l'affetto che gli era mancato, la stabilità sconosciuta, la solitudine e lo sconforto.
Di come suo padre aveva ucciso sua madre, gli anni vissuti per strada sperando di potersi fare un nome e riscattare, del suo desiderio di togliersi di dosso le etichette che gli erano state attaccate come "il bastardo" o "la principessina del piano".

"Nonostante tutto... avrei voluto che... che mio padre mi venisse a cercare... mi riportasse in quel posto che non avevo mai..potuto...chiamare casa e si preoccupasse per me. Sarebbe significato che non ero solo l'erede perfetto, un oggetto da cui farsi sostituire alla fine dei suoi giorni, ma che... mi vedeva come un figlio... come qualcuno da proteggere e amare..."

A questo punto della condivisione Gokudera era un misto di singhiozzi, lacrime e tremava come una foglia, memore dell'orrore che aveva vissuto, memore di come si era sporcate di sangue le sue mani, le mani eleganti e delicate di un pianista, per sopravvivere in un mondo sporco che non regala niente a nessuno, nel mondo dove era nato.

Tsunayoshi ora capiva perché era tanto ossessionato dalla posizione di braccio destro. Gokudera voleva solo dimostrare a se stesso di valere qualcosa e vendicarsi di tutta la sofferenza che gli aveva inflitto suo padre.

Improvvisamente il giovane boss si sentiva un vero stupido per aver riso del suo desiderio, averlo sminuito e aver più volte ironizzato sulla cosa anche una certa rassegnazione.

Una parte di lui aveva sempre temuto che il bene di Gokudera non fosse incondizionato. Tsunayoshi aveva sempre pensato che se non fosse stato il Decimo dei Vongola Gokudera sarebbe stato solo un altro in fila tra i suoi bulli.

Col tempo aveva iniziato a ricredersi, ma quella conversazione aveva cambiato tutto.
Gokudera aveva un sogno, quello di sentirsi abbastanza e Tsuna poteva aiutarlo a realizzarlo, ma non era il titolo a fare la differenza, era proprio Tsuna, che fosse o meno chi non era sicuro che sarebbe diventato un giorno.

Gokudera gli aveva mostrato tutto, ogni singolo demone, gli aveva permesso di vederlo vulnerabile e terrorizzato. Si era lasciato osservare mentre sanguinava. Questo faceva la differenza, questo significava essere amici e non un subordinato e una specie di capo come spesso sie era sentito.

Tsunayoshi gli accarezzò la schiena, gli venne spontaneo farlo.
Non gli disse che Reborn gli aveva già raccontato una buona parte delle cose dette, ma fece tesoro di ogni parola, così come era uscita dal diretto interessato.

Gokudera si sentì più leggero, gli parve che gli elementi dentro di sé fossero in armonia.

Si lasciò andare completamente, trovando conforto tra le sue braccia, nello stringere il tessuto della maglietta tra i pugni, accarezzando a propria volta la sua schiena.

Tsunayoshi sussultò, si sorprese nella piacevole sensazione che gli diede quell'abbraccio inaspettato.

Si sentì indispensabile, importante, speciale, come Tsuna non come Decimo. Sentì di star guarendo le ferite di Hayato, non di Gokudera. Sentì che nessun altro avrebbe mai potuto farlo.

"Tu sei qualcuno da proteggere e amare..." gli disse, rafforzando la presa, scoprendosi ad accarezzare anche i suoi capelli.

"La tua vita è stata difficile, ma adesso puoi stare bene, puoi sentirti quello che desideravi. Ora puoi iniziare un nuovo capitolo, uno in cui le cose vanno meglio..."

Gokudera singhiozzò, tossì persino, soffocato dal suo stesso respiro, dai suoi stessi sentimenti.

"Il mio nuovo capitolo è già iniziato quando vi ho incontrato, Decimo..." mormorò.

Tsunayoshi sussultò, era piuttosto sicuro che il suo avesse saltato un battito.

"Tutti ti vogliamo bene, Gokudera-kun..." sussurrò il giovane boss.

Venne immediatamente interrotto da quello che era un discorso che non sapeva di aver bloccato.

"Per questo non posso, semplicemente non posso permettermi di perdervi di nuovo..."

Tsunayoshi sentì la stessa sensazione di poco prima, aveva fatto del suo meglio per dimenticarsi che dieci anni dopo si era ritrovato in una bara, ma quelle parole gli avevano reso pericolosamente chiara e reale la situazione.

"Io voglio ritornare nel passato con voi, con tutti voi... voglio i nostri giorni spensierati indietro. Voglio uccidere Shoichi perché non vi porterà via da me, perché se dovesse servire per tenervi per sempre al mio fianco allora non esiterò a compiere anche l'atto più crudele."

Tsunayoshi sospirò, quel discorso stava diventando pericolosamente serio. Aveva solo quattordici anni e sapeva che sarebbe cresciuto più in fretta di molti suoi coetanei, ma fare già l'adulto era troppo per lui, lui non era ancora maturo quanto Gokudera.

"Gokudera-kun" sussurrò con un tono dolce.

"Non devi uccidere nessuno, io non vado da nessuna parte. Anzi vi riporto tutti indietro."

Gokudera accennò un sorriso, quelle parole gli avevano infuso fiducia e la stretta divenne più morbida, meno disperata.

"Io capisco la pressione che senti addosso, ma posso garantirti che nemmeno tu sei nato per fare l'eroe. Sei più semplice e genuino di così. Quello che vuoi realmente è solo poterti divertire con i tuoi amici e dimenticare che c'è un mondo che ha provato a distruggerti. Non è forse per vedere dei fuochi d'artificio insieme che sei tornato indietro?"

Tsunayoshi sospirò, sentì una stretta al cuore.

Vorrei ci fossimo incontrati prima che ti convicessero che la vita è una guerra."

Gokudera era completamente sconvolto, Tsunayoshi aveva toccato tutte le corde in una maniera tanto delicata da farle a malapena vibrare, ma lo aveva spogliato di tutte le sue difese, tutte le sue sovrastrutture e finalmente aveva fatto a pezzi una maschera che aveva iniziato a sfregiargli la faccia.

"Anche io... vorrei che ci fossimo incontrati prima, prima che potessero alzare anche solo un dito contro di voi e farvi male. Prima che vi facessero sentire insignificante... ci saremmo salvati a vicenda..." mormorò con un filo di voce Gokudera.

Tsunayoshi sorrise, lasciò andare a propria volta un sospiro e avvertì il suo profumo alle narici, più forte di come era percepito un attimo prima.

"Lo abbiamo fatto adesso, due bambini forse non ne sarebbero stati capaci" sussurrò.

Lentamente sciolsero l'abbraccio ritrovando il contatto visivo.

"È per questo che devi combattere, è per questo che devi diventare più forte. Per la felicità che meriti."

Gokudera sorrise, si asciugò le lacrime, stavolta non perché volesse nasconderle, ma perché non erano più necessarie.

Sentì come se i più piccoli pezzetti del suo cuore si fossero riuniti coerentemente a formare l'intero e si sentì pieno, come se non gli mancasse niente, per la prima volta dopo tanto tempo. Provò una sensazione che gli aveva dato solo la stretta di sua madre, quando ancora non sapeva che lo fosse.

Non dimenticare mai quanto è buono il tuo cuore risuonarono le sue parole nella mente.

L'aveva forse delusa? Era riuscito a mantenere la promessa?

"Anche voi lo meritate, Decimo. Io farò di tutto per rendervi felice, lo prometto. Questa è la mia determinazione!"

Tsunayoshi sentì un senso di smarrimento e le gote bruciare. Era così che doveva sentirsi dopo una promessa simile??

"G-Grazie Gokudera-kun... e io farò lo stesso con te, okay?" mormorò timidamente.

"Sono io a dovervi ringraziare, Decimo. Senza di voi sarei rimasto schiavo del mio passato per sempre invece adesso vedo un futuro non mi spaventa più."

Tsunayoshi sentì come se nella loro stanza priva di finestre e già calda la temperatura fosse salita notevolmente e si distanziò quanto bastava per sentirsi meno sopraffatto.

"Figurati.. siamo amici...è questo quello che fanno gli amici, no?" gli domandò.

Ripeté più volte la parola "amico" nella sua testa, per qualche ragione risuonava come una bugia, come se mancasse qualcosa.

Cominciò ad agitarsi, il cuore ora andava a mille, ma si impose di concentrarsi, avevano condiviso un momento speciale che aveva cambiato per sempre la dinamica del loro rapporto, doveva pensare a questo.

"Sì, certo... amici uh..." mormorò Gokudera a conferma, aveva lo stesso tono agitato e Tsuna non ne era sicurissimo, ma forse anche Gokudera aveva caldo.

"Te la senti di tornare di là? Ci sono tante cose da fare..." gli fece notare Tsunayoshi accennando un sorriso imbarazzato.

"Credo di sì, Decimo. Posso finire di mangiare in cucina.." confermò Gokudera.

Già il fatto che parlasse di mangiare rivelava il suo appetito concreto adesso.
Tsunayoshi era davvero riuscito a fare tantissimo, le parole avevano davvero un enorme potere.

Di certo aveva risolto un problema, adesso durante gli allenamenti Bianchi non avrebbe avuto niente da lamentarsi, gli bastava guardarlo per percepire la carica diversa che adesso emanava.

Lo osservò alzarsi dal letto tenendo il vassoio, avvicinarsi alla porta e voltarsi nuovamente verso di lui.

"Andiamo Decimo?"

Un altro battito saltato mentre già si era scoperto a fissare la sua figura incapace di togliergli gli occhi di dosso.

Forse dopotutto aveva un altro problema, ma non c'era il tempo per pensarci, ma aver scoperto la natura incondizionata del bene che li legava era già un enorme risultato di cui gioire.

Aveva importanza? Doveva per forza dare un nome alle sensazioni che stavano scombussolando il suo stomaco? Non poteva solo viverle?
Che importanza aveva quando Tsunayoshi non poteva smettere di sorridere realizzando di non essersi mai sentito più vivo?

Lo affiancò rapidamente, mantenendo quell'aura positiva che emana il suo corpo, Lal sarebbe stata in visibilio per gli enormi miglioramenti che avrebbe visto.

Tsunayoshi aveva trovato un nuovo motivo per combattere, non avrebbe potuto provare ancora niente di simile se fosse morto, per questo doveva diventare più forte, per riprovare quel senso di appartenenza che aveva trovato solo tra le braccia di Gokudera.

"Sì, andiamo!"
   
 
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