Double,
double, thorns and trouble (Groin burn, and cauldron bubble)
“Cazzo-“
Per alcuni millesimi di secondo, a Dean sembra di non riconoscere
la voce che urla alle sue spalle, e la cosa, per sé, è già devastante. Se poi
aggiungiamo che suo fratello si accascia a terra come un bisonte ferito da un
bracconiere e il suo corpo comincia a vibrare sollevando come una fitta
nebbiolina di sabbia intorno a sé, improvvisamente, tutto ciò che Dean ha
intorno cessa di avere valore semantico per la sua mente. Dimentica il Sole
bruciante di Desert Foothills, la fattura a morte del giovane ristoratore di
Yuma, e persino la strega del cazzo che è appena riuscito a cingere per
i polsi dopo giorni sulle sue disgustose tracce. Sì, anche lei può
bellamente andarsene a fanculo. Con gli occhi pieni di Sam in agonia, Dean
molla la presa, lascia che la strega si tramuti in sabbia senza neanche
guardare con che sorriso soddisfatto si congeda da lui. Perché fanculo,
davvero. Fanculo.
Incespica mentre corre verso suo fratello, affonda a mezza gamba tra le dune.
“Sam!”
Arricciato su se stesso ai piedi di un saguaro rinsecchito, Sam
rotola di fianco in fianco in preda a spasmi orrendi. Le sue urla laceranti
sembrano venir fuori come per volere di un’entità demoniaca che ha preso
possesso delle sue membra e della sua mente, e quando si lascia cadere sulle
ginocchia accanto a lui, Dean può solo constatare con sgomento di non avere
assolutamente idea di cosa gli stia accadendo.
“Che succede, Sam? Sam!” Il volto, il collo, le spalle, il torace. Dean tasta
ogni cosa a palmo aperto. Manipola suo fratello in ogni parte del corpo in sua
prossimità, ma non trova nulla.
“Ti ha colpito? Dove?” Il volto madido di sudore è quello di un Sam che non è
veramente lì, dunque anche porgergli delle domande è una perdita di tempo, Dean
lo sa - e non sa neanche perché le abbia formulate: è chiaro che Sam non
potrebbe mai rispondere, ma cazzo. Non c’è un singolo neurone nella sua
mente che non stia esplodendo sotto quelle grida strazianti.
Lo immobilizza con una mano, con l’altra fa’ saltare i bottoni
della sua camicia, solleva velocemente la maglietta sotto di essa: nessuna
ferita visibile. Tasta le costole, l’addome contratto: niente. Nulla. Cazzo.
Agitando le spalle, Sam si sottrae alla sua presa quando prova a voltarlo su di
un fianco. Si distanza affondando i talloni contro la sabbia morbida, torna
rapido in posizione supina, riprende a urlare. Urlare, urlare e urlare. E a
Dean sembra quasi di impazzire.
Fa scivolare le mani sulla cintura logora dei suoi jeans, e qualcosa, in quel
frangente, sembra finalmente mutare: il respiro di Sam si arresta, muore di
colpo nella sua gola lacerata. Con gli occhi fuori dalle orbite, Sam inarca la
schiena, la nuca affonda scavando un solco sulla sabbia. È come se il dolore
fosse diventato talmente insopportabile che il cervello deve inventare un modo
nuovo per esprimerlo. Le mani si stendono smaniose verso le sue, le afferrano
come le afferrerebbe un folgorato, e in quella stretta dolorosa, Dean capisce
di aver finalmente individuato il bersaglio. Bingo!
Divincola in fretta le sue mani, inverte il gesto: ha adesso i
polsi del fratello tra le sue: misura preventiva, si dice stringendo le labbra.
“Fammi vedere” ha rimodulato il tono della sua voce; sembra un altro (determinate
parti del corpo necessitano di determinati toni di voce, dopotutto).
“Sam, fammi vedere-“ ripete, ma non sembra bastare, Sam non ci sta. Riprende ad
urlare non appena Dean torna ad armeggiare con la sua cintura, i pugni chiusi
si agitano, le gambe affondano ancora e ancora.
Dean blocca le gambe con il peso del suo ginocchio, abbassa la zip. Nel farlo, le
sue dita urtano contro qualcosa che lo ferisce. Soffia tra i denti, ritira la
mano d’istinto.
Osserva incredulo e confuso il taglio di almeno tre-quattro centimetri che si è
aperto sul lato esterno del suo dito indice, e che, piano piano, sta iniziando
a sanguinare. Non capisce.
Istupidito, guarda il volto contratto e arrossato di suo fratello, cerca di
trovare su di esso una risposta.
Sam ha smesso di urlare, ma Dean non è ancora così stupido da pensare lo abbia
fatto perché il dolore è cessato: semplicemente, le sue corde vocali lo hanno
abbandonato. Tutto ciò che gli è permesso fare, è emettere di tanto in tanto un
suono rauco, simile a quello di un animale morente. Gli occhi, spalancati e
fuori fuoco, sono rivolti verso un cielo così terso e luminoso che
difficilmente, da cosciente, si riuscirebbe a fissare a lungo.
Dean strofina il dito insanguinato contro la propria camicia e decide di
accantonare l’interrogativo; ci riprova ad abbassare quei pantaloni, ma questa
volta, lo fa con più cautela - “Va tutto bene, Sammy—“ sente di dover
ripetere, perché è giusto un attimo affinché Sam riprenda a contorcersi. “Va
tutto be—“ Quel che vede quando le dita riescono finalmente ad inforcare anche
i boxer e portarli verso il basso, la mente di Dean non riesce ad elaborarla
immediatamente. In casi simili, scatta qualcosa nel cervello umano: un impulso
arcaico, qualcosa di innato, di codificato nei geni, probabilmente da
ricondurre ad un istinto di sopravvivenza primordiale, o forse, persino ad un
riflesso pavloviano.
Fatto sta che quando l’informazione ‘i genitali di tuo fratello sono
completamente ricoperte di spine di cactus’ viene assorbita in pieno dai
cinque sensi, Dean sente qualcosa di acidulo salirgli in gola; qualcosa di molto
simile al sapore di quel tacchino farcito che sua madre preparò nel lontano
Thanksgiving del ’81, e che rimise completamente il giorno seguente per ragioni
mai precisate.
A interrompere qualsiasi nostalgico rigurgito, la mano di Sam.
Inavvertitamente liberata dalla sua stretta, tremante va’ a ricercare le
sue dita, e lui, come se emergesse dallo stupore dell’etere, può solo balzare
in piedi incespicando sulla sabbia, e coglierne la drammatica, finale,
richiesta di aiuto.
“Fottute streghe.”
Fine primo capitolo
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- Prompt nato da una sfida sul mio gruppo Hurt/Comfort Italia; mi è stato assegnato il prompt “Personaggio A ha il pene pieno di spine, personaggio B deve prendersene
cura”, e così...eccoci qui
- Grazie per aver letto! Penso sia la fanfiction più gruesome che io abbia mai scritto, e il prossimo
capitolo è, com’è facilmente intuibile, pure peggio. UGH
- Pubblicherò un capitolo a settimana. Sono tutti pronti.
Betata da Nattini1, grazie! <3
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