*PICCOLO AVVISO: Rileggete in fondo al capitolo 1 perché ho
aggiunto un pezzo che prima avevo dimenticato di mettere! Lo trovate subito
perché il capitolo è diviso in 4 parti: quella che dovete leggere è la 4! Semplice
no? ^^
-CAPITOLO II-
BALE
La mattina seguente Dart, Albert e Shana si alzarono
di buon’ora per raggiungere il cimitero della città. Ma prima passarono a
prendere una donna anziana, sugli ottant’anni, che quando li vide fece loro un
debole sorriso e li seguì con aria triste e sconsolata.
Arrivarono a una
collina battuta dal vento dove le lapidi conservavano i corpi di persone care
ormai scomparse. Non c’erano mura di protezione: l’intera collina era il
cimitero.
Nessun confine alla
morte.
Il trio raggiunse una
tomba di marmo verdognolo, perfettamente conservata, e tutti e quattro vi
depositarono sopra una rosa bianca ciascuno. La scritta sulla lapide recitava
così:
“Qui giace Lavitz Slambert
Cavaliere della Fanteria di Basil
Cavaliere del Drago Verde
Fedele servitore della patria e di sua maestà Albert Bazil
Nonché suo mentore e grande amico
Il suo ricordo per sempre sarà nei cuori di coloro che ha protetto e amato
La madre Hesia
Gli amici Shana, Dart,
Rose, Haschel & Albert
A Hesia
cadde una lacrima. –Mi manca.-
Shana la abbracciò forte e rimase in silenzio: quali
parole potevano confortare una madre che aveva perso il suo unico figlio?
Erano passati 28 anni
ormai. Ma il dolore per la perdita di una persona cara era impossibile da
superare. Un amico, un figlio. Lavitz era stato
questo e molto altro.
Albert aveva ritenuto
giusto dare il nome del suo mentore e amico al suo primo e unico figlio, per
onorare la sua memoria.
Rimasero a pregare
lassù, con il vento che scompigliava loro i capelli. Ma nessuno ci fece caso.
A fondovalle invece
il vento non c’era e la temperatura quel giorno era piuttosto mite nonostante
si stesse per avvicinare l’inverno.
Marika, l’esperta di
Shopping, aveva letteralmente sequestrato Mei e
Claire per gli acquisti necessari prima della partenza. In quel momento
saltellava come un coniglietto davanti a un negozio di abiti da cerimonia: -Ooooh che carino!! Lo voglio!!- Si era sparaflesciata su un
abitino di taffettà azzurro esposto all’esterno.
Claire afferrò la
compagna per il colletto e la deviò verso il negozio di Armi. –Non distrarti
tesoro! Mei piuttosto… ho sentito che la tua spada,
nell’ultimo scontro, si è spezzata vero?-
Il Dragone, che in
quel momento stava contando i soldi che aveva con se, sbuffò: -Già! Oltretutto
sono a secco di denaro. Ho speso un sacco di soldi per il funerale dei miei
genitori, per saldare i loro debiti e adesso sono praticamente quasi al verde!-
Entrarono
nell’armeria e mentre Mei sbirciava i prezzi di
alcuni pugnali, unici utensili offensivi che poteva permettersi, Marika affidò
il suo fido Martello all’armaiolo per una rivista della struttura.
Le armi dei Dragoni
erano speciali in molti sensi. Innanzitutto erano “a scomparsa magica”: se non
servivano potevano scomparire magicamente per poi riapparire con un semplice
gesto delle mani. Alcune di loro poi erano magiche offensivamente: avevano
intrinseche nella struttura la magia elementale del
Dragone che lo possedeva.
Ma quelle costavano
un occhio della testa e per quel momento… nisba.
I ragazzi invece si
erano sparpagliati per la città per comprare pozioni, erbe curative e monili
magici contro gli incantesimi. Ovviamente non tutti erano d’accordo su cosa
comprare…
-Dennis, che te ne fai del Depietrificatore
adesso? I mostri che pietrificano sono solo nella regione di Mille Seseau! Puoi comprare la le
boccette…-
Il fratello non si
voltò nemmeno ma rispose comunque: -Si chiama prevenzione questa, amore mio
bello.-
-Stizzoso d’un
fratello!- Michael, non visto, gli fece la linguaccia e se ne andò fuori dal
negozio per i fatti suoi.
Passeggiando per le
vie della città finì davanti alla biblioteca pubblica. Entrò dentro con il
preciso scopo di trovare qualcosa di leggero da leggere e lì sentì qualcosa di
strano.
Si guardò attorno
stranito e si accorse di essere solo davanti a scaffali e cumuli di libri. Era
fermo sulla porta d’ingresso, che si trovava rialzata rispetto al piano vero e
proprio della biblioteca, fissando con insistenza gli scaffali pieni. Sarebbe
stato uno scherzo andarsene… ma decise di entrare lo stesso.
Vagando fra mensole
polverose e libri antichi alla fine però dovette ricredersi. Si era sbagliato,
lì non c’era nulla di strano, a parte quell’aria stantia e un po’ pesante che
sapeva di muffa e chiuso…
-Mi scusi…-
Quasi urlò quando
alle sue spalle comparve una figura vestita unicamente con un saio nero e un
cappuccio sul capo del medesimo colore. Non si riusciva a intravedere il viso
ma la voce sembrava di donna…
-…Dica.- Michael
deglutì. Si sentiva un pelino in ansia…
La figura non rispose
ma si limitò ad alzare una mano verso di lui… una mano terribilmente deforme e
piena di piaghe putrescenti…
Balzando indietro
Michael l’aggredì verbalmente:- Chi diavolo sei?? Che
vuoi da me?!-
Ma quello, o quella,
scoppiò in una risata sinistra ed esclamò: -I Dragoni dovrebbero essere estinti
da un pezzo. Non preoccuparti, il nostro padrone riuscirà a far si che il
vostro destino si compia!- e giù a ridere di nuovo.
Peccato che il senso dell’humor di Michael, che pure
era ottimo, in quelle occasioni scendesse sotto zero. Alzando una mano al cielo
fece apparire la sua arma: un bastone alle cui estremità c’erano due lame
affilate. Un’ascia bifronte in pratica.
La fece roteare sulla
testa e poi l’abbassò sull’avversario, puntandolo al petto: -Chi è il vostro
padrone? Parla!-
Dondolando un po’
egli rispose: -Conosci già il suo nome ma presto te lo ricorderemo, non temere!
Egli è tornato, forte come mai e tutti voi morirete, Dragoni della malora!-
C’era ira in quella
voce e questo fece vedere nero a Michael che scattò subito in avanti per
tagliare a metà quell’idiota. Ma questi, velocemente, saltò in avanti, passando
sopra la testa del Dragone e guadagnando l’uscita velocemente.
Michael gli corse
dietro ma quando riuscì a uscire, saltando i libri sparsi per terra, il tizio
dal saio nero si era volatilizzato. Rabbrividì pensando a quella mano…
-Nuovo padrone?...- pensò a voce alta.
-Padrone? Vuoi
venderti? Spiacente io non ho intenzione di pagare per averti. Piuttosto
pagherei per allontanare da me quella tua brutta faccia!-
Era John che con il
suo tatto micidiale si era avvicinato al collega. -Che hai? Mi sembri pallido
ragazzo…- accanto a lui Squall e Rin
che si tenevano per mano.
Michael squadrò il
dragone verde e poi disse: -Ragazzo a chi? Io, posso dirti ragazzo! Tu sei più
giovane di me!-
L’altro sbuffò: -E
capirai! Io ho 27 anni e tu ne hai solo 3 più di me! Non mi sembra il caso di
stare a sottilizzare.-
Rin si avvicinò al Dragone Dorato. –Michael, sul serio…
cos’è quella faccia pallida? Sembra che tu abbia visto un fantasma…-
Abbassando gli occhi
sugli stivali di pelle marrone il dragone rispose a voce bassa: -Io.. preferisco parlarne con tutti. Andiamo a cercarli e poi
cerchiamo un posto tranquillo dove parlare.-
Così dicendo si
sparpagliarono per riunire l’Ordine dei Dragoni.
Seduto ai tavoli
esterni e sbilenchi della sua locanda preferita,
Alle parole che il
Cavaliere descrisse come quelle pronunciate dalla figura incappucciata Dart, Shana e il re si
guardarono.
-Padrone… un padrone
ritornato...- Albert abbassò lo sguardo sulla sua
brioche -Potrebbe essere... Melbu Frahma?-
ma Dart scosse la testa energicamente.
-Lo escludo. Sua
sorella Charle è sempre stata collegata empaticamente
a lui. Se fosse ancora vivo ce l'avrebbe detto.-
Dennis scrutò il
fratello: -Non hai notato niente di particolare che potrebbe aiutarci?-
-No. A parte il saio nero, il cappuccio in testa... e
quell'orribile mano marcia non ho visto altro...-
rabbrividì mentre puntò lo sguardo vacuo su un vicolo poco illuminato.
John si passò la mano
fra i radi capelli biondi: -Bella roba...-
Arrivò la cameriera
con i caffé e quasi non la notarono, preoccupati
com'erano. Poi, a passo giulivo, li raggiunse anche Lavitz,
il quale si offrì di pagare la colazione a tutti.
Marika face un
sorrisetto furbo: -È bello avere amici ricchi!- ma Albert sbuffò -Si può dire
che ve l'ho offerta io dato che quei soldi sono quelli che gli do come
paghetta!-
In molti sogghignarono
e per placare gli animi fu illustrata anche al principe la situazione, ma non
ne vennero a capo di nulla. Guardandosi intorno Mei notò l'assenza di Doel...
strano, lui e il fratello erano sempre insieme...
Lavitz notò il suo vagare con gli occhi e fece un
sorrisetto malizioso: -Se cerchi mio fratello è al castello. A lui non piace
mischiarsi con il popolo.-
Mei arrossì vagamente, per la vergogna di essersi fatta
beccare in una situazione equivoca, ma poi scosse la testa confusa: -Perché no?
Cosa lo tiene lontano dalla sua gente?-
Ma né Albert né Lavitz ebbero modo di rispondere. Emille,
che si era recata in visita a Hesia, passò di lì in
quel momento e deviò l'argomento su altre cose non molto interessanti.
Marika si distrasse
così e si buttò su una delle brioche, cominciando a divorarla come se fosse
digiuna da mesi.
A quel punto il
Dragone Oscuro e l'amica Claire si alzarono e si allontanarono, girando per la
capitale, per vedere se riuscivano a trovare qualcosa, qualche indizio sul
nuovo misterioso nemico che era spuntato dal nulla.
Passeggiando per le
strade, quali strette e buie e quali larghe e luminose, Claire sospirò
tranquilla.
Bale, la città del tramonto.
La città a cui lei e
la sua famiglia erano più legati dopo Seles e Neet,
il paese natale di suo padre.
La capitale reale di Serdio Unita non era una città grande come si poteva
sentire dai racconti dei viandanti. Loro la descrivevano così per intimorire le
persone. In realtà era solo un grande paese, posto sull'ansa di un fiume,
dedito all'agricoltura e alla pesca. Situata in una zona pianeggiante era una
cittadina perennemente baciata dal sole e dai colori dell'autunno: i tetti in
paglia e legno e le strutture di castagno conferivano all'insieme l'idea di non
essere affatto entrati in un centro abitato, ma in una sorta di savana
"civilizzata",
Calma, pacifica e
assonnata.
Un paradiso di
tranquillità.
-Porca vacca!-
Le dragonesse si
voltarono entrambe di scatto alla loro destra e videro accovacciato, sotto
l'arcata di un ponticello, un tizio con un turbante giallo che si teneva la
testa fra le mani.
Mei mosse un passo verso di lui: -Ehi, tutto bene?-
Quello sussultò e si
voltò a guardarle con occhi spiritati: -Cosa? Cosa?!
Che volete da me? Dal Grande Cavaliere di Drago di Bale,
eh??!-
Claire e Mei rimasero un tantino sbigottite,
senza sapere se ridere o piangere, mentre quello continuava la sua filippica
sul fatto di aver disturbato il Dragone mentre meditava sul senso della vita...
Claire, che già
sentiva l'ilarità crescere, gli chiese gentilmente se era riuscito a trovare un
senso alla vita. Il tizio la fissò, facendo capire alle due donne che era
completamente brillo, dondolando la testa avanti e indietro ritmicamente.
-Ovvio! Io, Saymosagerilad Honkinanace De Entaitherasy, l'ho scoperto!-
-Eh?- Mei cominciava a trovare seccante quella conversazione.
-Ho
detto: io...-
-No,
idiota! Il nome! Come hai detto che ti chiami?- Ora lo strozzava.
-Saymosagerilad Honkinanace De Entaitherasy.-
Claire ci
pensò un pò su e gli chiese se non potesse abbreviare.
-Oh,
bastava dirlo. Le persone comuni mi chiamano Shed! Ma
voi chi siete, belle ragazze?-
Il
Dragone Viola si presentò e a sentire il suo cognome il tizio sbronzo diventò
minuscolo come un topolino.
-Mi
dispiace, mi dispiace! Non lo faccio più! Non mi spaccerò più per un Dragone lo
giuro!!!-
Mei si
frugò in tasca e dopo aver trovato ciò che cercava lo gettò ai piedi di Shed.
-Con
quella- e indicò la moneta d'oro -pagati una bottiglia di quello che vuoi. Ma
basta che non ti spacci più per dragone...- e così
dicendo Mei prese Claire per un braccio e la trascinò
via.
Quando
furono a debita distanza la figlia di Dart si rivolse
all'amica chiedendole il perché di quel gesto. il
Dragone Oscuro fece spallucce.
-Non sia mai detto
che non do una mano ai disgraziati.-
-Se volevi dargli una
mano dovevi pagargli la permanenza in un centro per disintossicarsi
dall'alcool! Ho sentito dire che a Ulara fanno
miracoli...-
Mei sorrise angelicamente: -Guarda che anche facendolo
bere posso accorciargli la sofferenza..-
Claire ghignò:
-Allora potevi direttamente accopparlo, avresti fatto prima...-
Improvvisamente
qualcosa attirò l'attenzione della ragazza. Un movimento rapido e strano alle
spalle di Mei.
Un sibilo...
-ARTIGLIO DI THOR!- Dagli artigli metallici che Claire teneva legati
fra le dita e usava come armi partì una forte folgore viola che disintegrò la
freccia che era stata scagliata neanche un secondo prima.
Si gettarono entrambe
a terra, rotolando dietro ad alcuni barili di vino. Il Dragone Viola fu il
primo a rialzarsi, correndo dietro a quella misteriosa figura dal saio nero.
Doveva essere la stessa che aveva incontrato Michael.
Usò di nuovo
l'Artiglio di Thor ma ottenne solo di far esplodere una balla di fieno posta
vicino all'entrata di una piccola stalla.
Correndo per vicoli e
viuzze alla fine il tizio svoltò in un angolo buio e Claire lo perse di vista.
Era salva, pensava,
quella stupida non vedeva bene come lei al buio... Fece un paio di passi
indietro nel buio del vicolo e si voltò per allontanarsi ulteriormente quando
si sentì prendere per il collo e stringere forte. Per poco non gridò quando si
vide la faccia del Dragone Oscuro davanti al naso.
Mei l'aveva raggiunta saltando di tetto in tetto. Il
cavaliere rabbrividì al contatto delle sue dita con il collo del saio. Sembrava
di stringere qualcosa di molliccio e malato, dietro di esso. Ma non
un'espressione si dipinse sul suo volto mentre teneva l'avversaria ben stretta.
-Chi è il tuo
padrone?- fu la semplice domanda.
Claire spuntò in quel
momento alla fine dell'angusta viuzza.
La donna misteriosa
alzò le mani sfigurate e tentò di toccare volto di Mei,
unica parte scoperta della sua divisa raggiungibile in quel momento.
La ragazza
indietreggiò schifata, mollando la presa e quando Claire provò a placcare la
rognosa da dietro quella saltò in alto su un tetto e
se ne andò, gridando come una pazza, facendo in modo che tutto il paese la
sentisse:
-Morte ai dragoni,
ai nemici del mio signore! Lui è tornato e non c'è più scampo per voi! Presto
tutta Endiness gli apparterrà!!!!!-
e terminò con una risata sadica che fece accapponare la pelle a molti
quella mattina.
All'ora di pranzo
preferirono andarsene tutti al castello, così da aggiornare anche quell'orso di
Doel sulla situazione.
Il principe parve
preoccupato della situazione, a dimostrazione che comunque sia teneva al suo
popolo.
Oltre ai problemi
riguardanti i mostri di Endiness, quindi, si
aggiungeva quella tizia scatenata che andava cantando il ritorno di questo
fantomatico padrone...
-Ho mandato delle truppe
a battere la città. Se è ancora in giro loro la troveranno.- Albert si tolse i
guanti in pelle marrone e li posò con mala grazia sulla scrivania del suo
studio, dove si trovavano tutti in quel momento, dopo un lauto pasto. Si
sedette quindi sulla sedia imbottita e finemente lavorata, inclinando la testa
quasi a novanta gradi, con la lunga coda di capelli castani dalle striature
argentate che quasi toccava terra.
-Idee?-
Dennis, il genio del
gruppo, prese la parola: -Per adesso facciamo una ricerca di gruppo. Facciamo
perlustrare la zona a gruppi di almeno tre soldati, in modo che abbiano più
possibilità di metterla spalle al muro.-
John annuì: -Si, è
l'unica cosa da fare. Io propongo di andare anche noi a cercarla. Magari
sorvolando la città ci sarà più facile vederla.- e tutti furono d'accordo.
Sciolsero le righe e
salirono tutti sulla torre ovest della Rocca di Indels,
tranne Lavitz e Doel che
uscirono dal portone principale. In un bagliore di colori i cavalieri si
trasformarono immediatamente nei Cavalieri Dragoni. Le loro armature brillavano
alla luce del giorno e le scie che lasciavano al loro passaggio nel cielo
avvertirono la popolazione che loro c'erano. Che li avrebbero protetti.
Tutti al lavoro.
Tutti a cercare quella maledetta donna malaticcia e pericolosa.
Furono molti i
cittadini che dissero di averla incontrata e quasi tutti tra questi ammisero di
essere stati toccati dalla donna...
Lavitz ascoltava preoccupato e quando realizzò cosa aveva
fatto la maledetta sgranò i suoi chiari occhi azzurri, uguali a quelli della
madre. Corse a perdifiato a palazzo, chiamando a gran voce il re.
-Padre! Padre! Dove
sei??-
Questi spuntò dal suo
studio con occhi sgranati.
-Qui! Che è successo??-
Con il fiato corto il
principe si piegò sulle ginocchia e disse: -Presto... dobbiamo radunare tutti i
medici di Bale, anche gli studenti di medicina, i più
bravi! La nostra donna ha probabilmente seminato un morbo pestilenziale nella
città! Dobbiamo intervenire subito su tutti quelli che sono stati toccati!-
Impallidendo il re
corse immediatamente a dare ordine a dieci messi di spargersi per la città a
cercare chi di dovere e altrettanti messi furono mandati ad avvisare la
popolazione su come dovevano comportarsi se erano venuti in contatto con quella
donna.
Lavitz impallidì: -Mei...-
Albert si girò, più
pallido di lui: -Cosa...? L'ha toccata?-
-Me l'ha raccontato
Claire prima ma... Mei porta i guanti e poi l'ha
stretta attraverso il saio... solo che... i loro visi erano molto vicini.-
Il re parve pensare
un secondo, sconvolto: -Richiama Rin e Mei. Fai in modo che quest'ultima si sottoponga alla luce
lenitiva dello Spirito del Drago d'Argento Bianco. Ma cosa più importante
convinci Rin ad aiutare i medici della città. Il
lavoro sarà più veloce.-
Lavitz annuì: -Non sarà necessario convincerla. Sono sicuro
che sa già cosa deve fare...- ed uscì di corsa dal
castello per cercare le due dragonesse.
Ma i Dragoni adesso
avevano altro a cui pensare: sorvolando la zona si erano accorti che, poco
fuori dai confini della città, c'era qualcosa che non andava.
I contadini
scappavano, seguendo il loro bestiame che, impazzito, correva alla rinfusa
senza un tracciato preciso, travolgendo tutto quello che avevano davanti. John,
il primo che atterrò, fermò un contadino impaurito e quello, con mano tremante,
gli indicò un punto poco lontano.
-C'è il demonio là!
Voglio andarmene, lasciami!-
Divincolandosi ce la
fece a scappare, lasciando attonito il Dragone Verde.
Mei nel frattempo si stava avvicinando circospetta a ciò
che aveva spaventato quelle persone e i loro capi di bestiame.
Teneva saldo il
pugnale che aveva acquistato quella mattina e più si avvicinava più si faceva
lenta. Aveva riconosciuto in quel corpo sdraiato a terra la donna che aveva
seminato il panico in città. L'esperienza le suggeriva di essere molto cauta
nell'avvicinarsi a un nemico e quindi lo aggirò, avvicinandosi quindi dalla
parte della testa. Quando fu vicina abbastanza afferrò un bastone e si sporse
per toglierle il cappuccio del saio e vederla così in volto, evitando un contatto
troppo diretto. Gli altri dragoni stavano a guardare, pronti a intervenire in
caso stesse fingendo.
Ma non stava affatto
fingendo. Quando Mei toccò con il bastone il
cappuccio di tela si avvide di un particolare che non aveva notato: il corpo,
sdraiato supino, era messo in una posizione ben precisa, con le gambe unite e
le braccia aperte. Le mani poi, quelle mani bianchicce e malate che poco prima
avevano appestato mezza città... erano nere. Bruciate.
Ecco cos'era
quell'odore strano... carne bruciata...
Di scatto Mei tirò giù il cappuccio e dopo una prima breve occhiata,
voltò la testa da una parte, infastidita dalla vista di un volto ormai
carbonizzato.
-Dennis, che ne facciamo?- Chiese la dragonessa, dopo
essersi ripresa un poco.
L'uomo si passò una
mano fra i folti capelli castani e sbuffò: -Chiamo qualcuno per prenderla e
seppellirla. Ormai non c'è nulla da fare... Però prima è meglio se la
perquisiamo, magari ha qualcosa di utile addosso...-
-Si, il tuo cervello
perso!- esclamò Marika schifata -Sei matto? Io le mani addosso a quella non ce
le metto!-
Michael intanto
fissava stranito il corpo bruciacchiato della nemica.
-"Strano..."- pensò -"...come ha fatto a bruciare e
rimanere in quella posizione? E poi in così poco tempo... nessuno ha visto del
fumo..."-
Fu interrotto da
Claire che, da dietro, lo spingeva verso la donna.
-Oh, oh che fai??-
-Ti porto a fare il
lavoro sporco.-
-Ma siete scemi?!- immediatamente si liberò della presa di Claire e tornò
fra le file dei sui amici.
-Uffa...- il dragone Viola si portò le mani sui fianchi e guardò
la salma per un paio di secondi prima di esclamare: -LO FACCIO IO!-
La guardarono tutti
come se le fossero spuntate corna e coda, dopodiché fecero dietrofront a occhi
sbarrati, allontanandosi, come se nemmeno la conoscessero.
-Ehi!- la ragazza
lasciò perdere i suoi macabri propositi, inseguendo i suoi amici e lasciando il
lavoro ai medici e ai soldati che stavano arrivando in quel momento.
Quando furono
rientrati in città si videro correre incontro Lavitz,
che era riuscito a rintracciarli, e Doel, che era
stato "raccattato" dal fratello e costretto a viva forza ad uscire
dalla Rocca di Indels. Sembrava molto seccato dalla
situazione.
Lavitz si fermò a un palmo da Mei
e l'afferrò per un braccio.
-Ehi, che fai?- la
ragazza puntò i piedi e provò a strattonare per liberarsi ma il principe non
mollò la presa.
-Devi subito farti
vedere da un medico! Tu e anche Claire e Michael. Siete stati vicini a quella
tizia, è probabile che abbiate contratto il morbo pestilenziale! Vi porto
subito da un medico!- così dicendo si voltò anche verso il Dragone Dorato e il
Dragone Viola, facendo segno con la testa di seguirlo.
-Non ce n'è bisogno...- Rin si staccò dal braccio di Squall e si avvicinò ai tre amici, bloccando i propositi di
Lavitz.
-Il mio spirito di Dragone ha poteri curativi sia a
livello fisico che a livello spirituale. Basta la sua luce per curare
all'istante qualsiasi male: se nel corpo dei tre Dragoni c'è traccia di
pestilenza la debellerà in men che non si dica.- Si avvicinò
allora ai ragazzi, alzando le mani verso di loro. Lo spirito del Drago
d'Argento Bianco risuonò, investendo con la sua luce bianca e pura i Cavalieri
interessati.
-Ecco.- Rin abbassò le mani e la luce scomparve, lasciando quasi un
senso di abbandono nei tre sventurati sospetti moribondi.
Doel, che si era limitato ad osservare in silenzio la
scena, intervenne chiedendo cosa avevano scoperto.
-Un
accidente di niente!- sbottò Squall. Si sedette sul gradino di un'abitazione spiegando
che l'avevano trovata morta carbonizzata, senza avere quindi il tempo di sapere
chi fosse il padrone per cui lavorava...
Michael però ci
pensava, e più ci pensava più si convinceva che c'era qualcosa che non andava
nel modo in cui era morta quella tipa.
-Fratello, cosa c'è?-
gli chiese Dennis.
L'altro dragone
dorato passò gli occhi su ogni membro del gruppo e alla fine, sedendosi accanto
a Squall esternò i propri dubbi:
-Davvero non c'avete
fatto caso? Cioè, siete davvero convinti che una persona possa morire in quella
posizione mentre brucia?-
Lampadine luminose
sembrarono accendersi sulla testa di quella massa di gente sveglia. Michael,
incurante delle loro espressioni alla "ho scoperto l'acqua calda"
proseguì: -Se fosse stata legata al suolo allora sarebbe andata più che bene...
ma non era costretta nè da funi nè
da catene. Com'è possibile che sia rimasta ferma mentre bruciava, o che sia
morta in quel modo rimanendo in quell'assurda posizione?-
-Quindi...- il cervello semi-arrugginito di John si mise in moto
-...potrebbe essere stata accoppata prima e fatta bruciare poi, dopo che è
stata sistemata a terra in modo da formare una "T"...-
Dart annuì: -Può darsi... oppure... naah.-
scosse la testa, pensieroso. Rin
però lo spronò a parlare: -Cosa, Dart?-
L'uomo alzò gli occhi
celesti sulla sua amica ma era come se non la vedesse: pensava a quello che gli
era venuto in mente... -Un calore talmente intenso da
far bruciare all'istante qualsiasi cosa... in una fiammata così breve da non
emettere nemmeno un rivolo di fumo.-
Marika rabbrividì: -Dart... una cosa simile possono farla solo gli Alati.
Cos'hai in mente? Non vorrai accusare la mia razza di voler di nuovo provocare
una guerra?!- adesso il tono della diciassettenne si
era alzato un pò: il Dragone Blu era una vera e
propria pasta di ragazza ma mai accusare gli Alati di aver combinato qualcosa.
Era molto suscettibile su questo punto.
Dart si affrettò a scuotere la testa.
-Non mi permetterei
mai, lo sai. Ma devo prendere in considerazione ogni ipotesi!-
Marika si rilassò e
mormorando "scusa" a Dart si sedette anche
lei su un gradino, di un'altra casa, prendendosi le ginocchia con le braccia e
sorridendo imbarazzata.
Un sospiro annoiato
di Dennis e la sua proposta di ripensarci più tardi, a mente fresca, misero
definitivamente fine a quella discussione, per il momento.
Stava ormai calando
la sera e il sole si gettava pigro fra le montagne, alle spalle del palazzo
reale.
Decisero di comune
accordo di ritornare a palazzo per la cena e per riposare dopo una giornata più
che stressante. Prima però si accertarono che il morbo fosse isolato, recandosi
in ogni studio medico che sapevano essere aperto per la cura delle persone
sospette di infezione: per fortuna ricevettero buone notizie e più tranquilli
tornarono alla Rocca.
Marika però, prima,
passò dal negozio di armi per ritirare il suo fido Martello...
-CHE COSAAAAAA??-
L'urlo si sentì fin
nei sotterranei delle case. L'uomo dell'armeria si fece così piccolo che
avrebbe potuto tranquillamente cavalcare una formica. Con voce flebile si scusò
milel volte con Marika per quello che aveva
combinato: troppo lucido e liquido impermeabile avevano corroso il legno
dell'impugnatura e tutto quello che rimaneva adesso era la testa del martello e
un pezzo di legno patetico che spuntava da quest'utimo.
La ragazza mandava
fuoco e fiamme dagli occhi, già rossi per conto loro: -ESIGO un risarcimento! O
un'arma valida in cambio! Ma soprattutto MI
RESTITUISCA CIO' CHE RIMANE DEL MIO MARTELLO! Lo farò riparare da qualcuno più
competente di lei!- con quella botta enorme per l'amor proprio dell'armiere e
con un gesto deciso afferrò i residui della sua arma, dirigendosi spedita
all'uscita. Prima di uscire però l'occhio le cadde su un mazzafrusto a tre
teste, stupendo, in bella mostra su un ripiano. L'impugnatura in legno di noce,
lucida, le teste perfette con le punte in acciaio e la catena nè troppo lunga nè troppo corta.
Dopo un sorriso furbesco lo afferrò senza tante storie e se lo portò via,
ignorando i lamenti del proprietario che la supplicava di prendere tutto ma non
quello.
Figurarsi. Il suo
Martello vale(va) ben più di un semplice mazzafrusto!
Al castello, la
notizia di quello che era successo, si diffuse in un baleno e a cena era
diventato l'argomento principale, sorpassando persino la morte di quella bieca
figura di cui non si era venuto a sapere assolutamente nulla. Alcuni Dragoni,
tra cui Dart, sospettavano che fosse semplicemente
impazzita dalla malattia che aveva.
John era piegato in
due sulla tavola e mancò poco che rovesciasse il vino del calice che teneva fra
le mani: -Succedono solo a te, nanerottola!-
Marika lo guardò
torva: -Non chiamarmi nanerottola, ciccione!-
-Ehi, solo io posso
chiamarlo ciccione, tu devi trovarti un altro epiteto!- sindacò Claire. Lavitz invece ribadì, per l'ennesima volta, che non era
ciccione ma "massiccio". Difatti la massa muscolare del ragazzo era
notevole ma non era esattamente ciccione come dicevano quelle due!
Squall e Rin scossero la testa,
divertiti, per poi ributtarsi sull'arrosto.
Insomma la cena
proseguiva su questi toni, anche da parte degli altri commensali che invece
parlavano dell'imminente nuovo torneo a Lohan. Torneo
che avrebbe decretato il "più forte del mondo", ovvero il guerriero
più forte di tutta Endiness. Dart,
28 anni prima, era arrivato secondo. Non fosse stato per...
-...quella
canaglia di Lloyd! Eh... ma era dannatamente forte, cavolo.-
Albert sorrise:
-Avrei tanto voluto vederti. Scommetto che Lavitz
faceva un tifo sfegatato!-
A quel ricordo Dart rise di gusto: -Puoi scommetterci! Lo sentivo dall'arena!-
Anche Shana rise, spiegando che era diventata mezza sorda quella
volta: lei era seduta accanto a Lavitz durante il
torneo.
Dall'altro capo della
tavola invece la situazione era molto più silenziosa: Mei,
Doel, Lavitz e i due
Dragoni Dorati, mangiavano in silenzio, sorridendo ogni tanto alle parolaccie che volavano fra John, Marika e Claire.
Arrivò il dolce, per
la gioia di Marika, portando con se un profumo di cioccolata da svenire.
Ci si fiondarono
tutti sopra, Mei compresa, poi ognuno per conto proprio.
Chi finì in biblioteca, chi direttamente a letto, chi a zonzo per il castello.
Chi invece cercò di
raggiungere la sua stanza per riposare e invece finì per essere sequestrata per
parlare del più e del meno.
Doveva ammetterlo: Lavitz era cambiato davvero. Non sapeva bene perché ma
sentiva che poteva stare ad ascoltarlo per ore senza mai stancarsi.
Seduti su due comode
poltrone, con dell'ottimo thè davanti, Mei e Lavitz stavano discutendo
di roba ordinaria, vale a dire: armi e battaglie.
Lavitz posò la tazzina sul piccolo tavolo, accanto alla
teiera: -Raccontami: come sei diventata Dragone?-
Mei inarcò la schiena, stiracchiandola: -Beh... un
giorno all'età di 22 anni, quindi 4 anni fa, mi ritrovai in una brutta
situazione nella Foresta Sempreverde a Mille Seseau:
un branco di Elfi Oscuri mi circondarono ed ero da sola. Il mio cavallo si spaventò e scappò via lasciandomi
lì. Tutto ciò che successe in seguito è molto vago: ricordo di essermi
arrabbiata e di aver desiderato schiacciare tutti quegli esseri in un sol
botto. Tutto a un tratto fui circondata dal buio assoluto. E poi la sensazione
di potere... di controllo...-
Persa nei ricordi non
si accorse del sorriso di Lavitz... Dio... stare con
lei non sarebbe stato semplice. Per niente.
Ma la voleva.
Sarebbe stata sua
prima o poi.
Un paio d'ore più
tardi si dettero la buonanotte e di lì a poco il silenzio calò sul castello di
Re Albert.
La mattina successiva
si alzarono di buon'ora per partire alla volta di Fletz.
Il viaggio sarebbe stato corto ma nemmeno troppo. Una breve tappa a Kanzas, una a Lohan, la città
commerciale di Serdio Unita, e poi dritti filati alla
capitale di Tiberoa per imbarcarsi alla volta di
Mille Seseau: destinazione Torre di Flanvel.
Avrebbero potuto
volare ma il potere dei dragoni, se usato spesso, portava ad un indebolimento
fisico notevole. Dopotutto le armature pesavano...
Al gruppo si
sarebbero uniti anche Doel e Lavitz,
come supporto, diceva Albert, mentre Shana sarebbe
rimasta al castello fino al ritorno del marito e della figlia.
Salirono sui cavalli
e uscirono dalle scuderie, diretti alle porte della città quando un soldato
corse loro incontro agitando le braccia. Si fermò da Squall,
il primo Dragone che raggiunse e poi se ne tornò via dopo aver porto al ragazzo
un involucro di tela e avergli detto qualcosa a bassa voce.
Il Dragone del Fuoco
srotolò il malloppo e ne uscì fuori uno strano medaglione di metallo: un
cerchio con al centro tue piccole tibie di rame
incrociate, mezze affumicate dal fuoco, con al centro un pezzo di giada
scolpito a forma di piccola stella.
Dart, che era vicino al ragazzo, sbiancò visibilmente.
Aprì la bocca per parlare e ne uscì un suono flebile e quasi sussurrato: -Dove
l'hanno trovato quello?-
-Il ragazzo ha detto che era addosso alla donna
carbonizzata. Per questo è ridotto così male.- si rigirò quell'affare per le
mani, incuriosito.
Il cavallo di Dart si impennò spaventato quando questi si trasformò sulla
sua groppa e si levò in volo, in direzione del campo dove era stata tolta la
salma della squilibrata. Tutto il gruppo lo seguì quasi subito, preoccupato da
quella reazione.
Volando basso, il giorno prima non se n'erano accorti. Adesso,
all'altezza in cui si trovavano, era ben visibile nel terreno un'ampia traccia
di terreno brullo in cui spiccavano 4 tracce di bruciature che formavano
altrettante lettere: F-A-U-S.
Se si aggiungeva
Tutto il gruppo tremò
quando Dart pronunciò quella parola..
quel nome...
-Faust.-