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Autore: Dragonero    12/08/2009    0 recensioni
Una nuova storia ambientata nel mondo di Legend of Dragoon. Ambientata 28 anni dopo gli eventi del videogioco narra di 9 dragoni che si trovano ad affrontare Faust e i suoi seguaci in una battaglia senza quartiere per il mondo di Endiness. Ps. L'ho pubblicata anche su un altro sito con il nick di Meirose86 quindi non è un plagio XD
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-CAPITOLO II-

 

*PICCOLO AVVISO: Rileggete in fondo al capitolo 1 perché ho aggiunto un pezzo che prima avevo dimenticato di mettere! Lo trovate subito perché il capitolo è diviso in 4 parti: quella che dovete leggere è la 4! Semplice no? ^^

 

 

-CAPITOLO II-

BALE

La mattina seguente Dart, Albert e Shana si alzarono di buon’ora per raggiungere il cimitero della città. Ma prima passarono a prendere una donna anziana, sugli ottant’anni, che quando li vide fece loro un debole sorriso e li seguì con aria triste e sconsolata.

Arrivarono a una collina battuta dal vento dove le lapidi conservavano i corpi di persone care ormai scomparse. Non c’erano mura di protezione: l’intera collina era il cimitero.

Nessun confine alla morte.

Il trio raggiunse una tomba di marmo verdognolo, perfettamente conservata, e tutti e quattro vi depositarono sopra una rosa bianca ciascuno. La scritta sulla lapide recitava così:

 

“Qui giace Lavitz Slambert

Cavaliere della Fanteria di Basil

Cavaliere del Drago Verde

Fedele servitore della patria e di sua maestà Albert Bazil

Nonché suo mentore e grande amico

Il suo ricordo per sempre sarà nei cuori di coloro che ha protetto e amato

 

La madre Hesia

Gli amici Shana, Dart, Rose, Haschel & Albert

 

A Hesia cadde una lacrima. –Mi manca.-

Shana la abbracciò forte e rimase in silenzio: quali parole potevano confortare una madre che aveva perso il suo unico figlio?

Erano passati 28 anni ormai. Ma il dolore per la perdita di una persona cara era impossibile da superare. Un amico, un figlio. Lavitz era stato questo e molto altro.

Albert aveva ritenuto giusto dare il nome del suo mentore e amico al suo primo e unico figlio, per onorare la sua memoria.

Rimasero a pregare lassù, con il vento che scompigliava loro i capelli. Ma nessuno ci fece caso.

A fondovalle invece il vento non c’era e la temperatura quel giorno era piuttosto mite nonostante si stesse per avvicinare l’inverno.

Marika, l’esperta di Shopping, aveva letteralmente sequestrato Mei e Claire per gli acquisti necessari prima della partenza. In quel momento saltellava come un coniglietto davanti a un negozio di abiti da cerimonia: -Ooooh che carino!! Lo voglio!!- Si era sparaflesciata su un abitino di taffettà azzurro esposto all’esterno.

Claire afferrò la compagna per il colletto e la deviò verso il negozio di Armi. –Non distrarti tesoro! Mei piuttosto… ho sentito che la tua spada, nell’ultimo scontro, si è spezzata vero?-

Il Dragone, che in quel momento stava contando i soldi che aveva con se, sbuffò: -Già! Oltretutto sono a secco di denaro. Ho speso un sacco di soldi per il funerale dei miei genitori, per saldare i loro debiti e adesso sono praticamente quasi al verde!-

Entrarono nell’armeria e mentre Mei sbirciava i prezzi di alcuni pugnali, unici utensili offensivi che poteva permettersi, Marika affidò il suo fido Martello all’armaiolo per una rivista della struttura.

Le armi dei Dragoni erano speciali in molti sensi. Innanzitutto erano “a scomparsa magica”: se non servivano potevano scomparire magicamente per poi riapparire con un semplice gesto delle mani. Alcune di loro poi erano magiche offensivamente: avevano intrinseche nella struttura la magia elementale del Dragone che lo possedeva.

Ma quelle costavano un occhio della testa e per quel momento… nisba.

I ragazzi invece si erano sparpagliati per la città per comprare pozioni, erbe curative e monili magici contro gli incantesimi. Ovviamente non tutti erano d’accordo su cosa comprare…

-Dennis, che te ne fai del Depietrificatore adesso? I mostri che pietrificano sono solo nella regione di Mille Seseau! Puoi comprare la le boccette…-

Il fratello non si voltò nemmeno ma rispose comunque: -Si chiama prevenzione questa, amore mio bello.-

-Stizzoso d’un fratello!- Michael, non visto, gli fece la linguaccia e se ne andò fuori dal negozio per i fatti suoi.

Passeggiando per le vie della città finì davanti alla biblioteca pubblica. Entrò dentro con il preciso scopo di trovare qualcosa di leggero da leggere e lì sentì qualcosa di strano.

Si guardò attorno stranito e si accorse di essere solo davanti a scaffali e cumuli di libri. Era fermo sulla porta d’ingresso, che si trovava rialzata rispetto al piano vero e proprio della biblioteca, fissando con insistenza gli scaffali pieni. Sarebbe stato uno scherzo andarsene… ma decise di entrare lo stesso.

Vagando fra mensole polverose e libri antichi alla fine però dovette ricredersi. Si era sbagliato, lì non c’era nulla di strano, a parte quell’aria stantia e un po’ pesante che sapeva di muffa e chiuso…

-Mi scusi…-

Quasi urlò quando alle sue spalle comparve una figura vestita unicamente con un saio nero e un cappuccio sul capo del medesimo colore. Non si riusciva a intravedere il viso ma la voce sembrava di donna…

-…Dica.- Michael deglutì. Si sentiva un pelino in ansia…

La figura non rispose ma si limitò ad alzare una mano verso di lui… una mano terribilmente deforme e piena di piaghe putrescenti…

Balzando indietro Michael l’aggredì verbalmente:- Chi diavolo sei?? Che vuoi da me?!-

Ma quello, o quella, scoppiò in una risata sinistra ed esclamò: -I Dragoni dovrebbero essere estinti da un pezzo. Non preoccuparti, il nostro padrone riuscirà a far si che il vostro destino si compia!- e giù a ridere di nuovo.

Peccato che il senso dell’humor di Michael, che pure era ottimo, in quelle occasioni scendesse sotto zero. Alzando una mano al cielo fece apparire la sua arma: un bastone alle cui estremità c’erano due lame affilate. Un’ascia bifronte in pratica.

La fece roteare sulla testa e poi l’abbassò sull’avversario, puntandolo al petto: -Chi è il vostro padrone? Parla!-

Dondolando un po’ egli rispose: -Conosci già il suo nome ma presto te lo ricorderemo, non temere! Egli è tornato, forte come mai e tutti voi morirete, Dragoni della malora!-

C’era ira in quella voce e questo fece vedere nero a Michael che scattò subito in avanti per tagliare a metà quell’idiota. Ma questi, velocemente, saltò in avanti, passando sopra la testa del Dragone e guadagnando l’uscita velocemente.

Michael gli corse dietro ma quando riuscì a uscire, saltando i libri sparsi per terra, il tizio dal saio nero si era volatilizzato. Rabbrividì pensando a quella mano…

-Nuovo padrone?...- pensò a voce alta.

-Padrone? Vuoi venderti? Spiacente io non ho intenzione di pagare per averti. Piuttosto pagherei per allontanare da me quella tua brutta faccia!-

Era John che con il suo tatto micidiale si era avvicinato al collega. -Che hai? Mi sembri pallido ragazzo…- accanto a lui Squall e Rin che si tenevano per mano.

Michael squadrò il dragone verde e poi disse: -Ragazzo a chi? Io, posso dirti ragazzo! Tu sei più giovane di me!-

L’altro sbuffò: -E capirai! Io ho 27 anni e tu ne hai solo 3 più di me! Non mi sembra il caso di stare a sottilizzare.-

Rin si avvicinò al Dragone Dorato. –Michael, sul serio… cos’è quella faccia pallida? Sembra che tu abbia visto un fantasma…-

Abbassando gli occhi sugli stivali di pelle marrone il dragone rispose a voce bassa: -Io.. preferisco parlarne con tutti. Andiamo a cercarli e poi cerchiamo un posto tranquillo dove parlare.-

Così dicendo si sparpagliarono per riunire l’Ordine dei Dragoni.

 

Seduto ai tavoli esterni e sbilenchi della sua locanda preferita, la Leaf Dragon, l’intero Ordine dei Cavalieri di Drago, più re Albert, ascoltava il racconto del moro Michael.

Alle parole che il Cavaliere descrisse come quelle pronunciate dalla figura incappucciata Dart, Shana e il re si guardarono.

-Padrone… un padrone ritornato...- Albert abbassò lo sguardo sulla sua brioche -Potrebbe essere... Melbu Frahma?- ma Dart scosse la testa energicamente.

-Lo escludo. Sua sorella Charle è sempre stata collegata empaticamente a lui. Se fosse ancora vivo ce l'avrebbe detto.-

Dennis scrutò il fratello: -Non hai notato niente di particolare che potrebbe aiutarci?-

-No. A parte il saio nero, il cappuccio in testa... e quell'orribile mano marcia non ho visto altro...- rabbrividì mentre puntò lo sguardo vacuo su un vicolo poco illuminato.

John si passò la mano fra i radi capelli biondi: -Bella roba...-

Arrivò la cameriera con i caffé e quasi non la notarono, preoccupati com'erano. Poi, a passo giulivo,  li raggiunse anche Lavitz, il quale si offrì di pagare la colazione a tutti.

Marika face un sorrisetto furbo: -È bello avere amici ricchi!- ma Albert sbuffò -Si può dire che ve l'ho offerta io dato che quei soldi sono quelli che gli do come paghetta!-

In molti sogghignarono e per placare gli animi fu illustrata anche al principe la situazione, ma non ne vennero a capo di nulla. Guardandosi intorno Mei notò l'assenza di Doel... strano, lui e il fratello erano sempre insieme...

Lavitz notò il suo vagare con gli occhi e fece un sorrisetto malizioso: -Se cerchi mio fratello è al castello. A lui non piace mischiarsi con il popolo.-

Mei arrossì vagamente, per la vergogna di essersi fatta beccare in una situazione equivoca, ma poi scosse la testa confusa: -Perché no? Cosa lo tiene lontano dalla sua gente?-

Ma né Albert né Lavitz ebbero modo di rispondere. Emille, che si era recata in visita a Hesia, passò di lì in quel momento e deviò l'argomento su altre cose non molto interessanti.

Marika si distrasse così e si buttò su una delle brioche, cominciando a divorarla come se fosse digiuna da mesi.

A quel punto il Dragone Oscuro e l'amica Claire si alzarono e si allontanarono, girando per la capitale, per vedere se riuscivano a trovare qualcosa, qualche indizio sul nuovo misterioso nemico che era spuntato dal nulla.

Passeggiando per le strade, quali strette e buie e quali larghe e luminose, Claire sospirò tranquilla.

Bale, la città del tramonto.

La città a cui lei e la sua famiglia erano più legati dopo Seles e Neet, il paese natale di suo padre.

La capitale reale di Serdio Unita non era una città grande come si poteva sentire dai racconti dei viandanti. Loro la descrivevano così per intimorire le persone. In realtà era solo un grande paese, posto sull'ansa di un fiume, dedito all'agricoltura e alla pesca. Situata in una zona pianeggiante era una cittadina perennemente baciata dal sole e dai colori dell'autunno: i tetti in paglia e legno e le strutture di castagno conferivano all'insieme l'idea di non essere affatto entrati in un centro abitato, ma in una sorta di savana "civilizzata",

Calma, pacifica e assonnata.

Un paradiso di tranquillità.

-Porca vacca!-

Le dragonesse si voltarono entrambe di scatto alla loro destra e videro accovacciato, sotto l'arcata di un ponticello, un tizio con un turbante giallo che si teneva la testa fra le mani.

Mei mosse un passo verso di lui: -Ehi, tutto bene?-

Quello sussultò e si voltò a guardarle con occhi spiritati: -Cosa? Cosa?! Che volete da me? Dal Grande Cavaliere di Drago di Bale, eh??!-

Claire e Mei rimasero un tantino sbigottite, senza sapere se ridere o piangere, mentre quello continuava la sua filippica sul fatto di aver disturbato il Dragone mentre meditava sul senso della vita...

Claire, che già sentiva l'ilarità crescere, gli chiese gentilmente se era riuscito a trovare un senso alla vita. Il tizio la fissò, facendo capire alle due donne che era completamente brillo, dondolando la testa avanti e indietro ritmicamente.

-Ovvio! Io, Saymosagerilad Honkinanace De Entaitherasy, l'ho scoperto!-

-Eh?- Mei cominciava a trovare seccante quella conversazione.

-Ho detto: io...-

-No, idiota! Il nome! Come hai detto che ti chiami?- Ora lo strozzava.

-Saymosagerilad Honkinanace De Entaitherasy.-

Claire ci pensò un su e gli chiese se non potesse abbreviare.

-Oh, bastava dirlo. Le persone comuni mi chiamano Shed! Ma voi chi siete, belle ragazze?-

Il Dragone Viola si presentò e a sentire il suo cognome il tizio sbronzo diventò minuscolo come un topolino.

-Mi dispiace, mi dispiace! Non lo faccio più! Non mi spaccerò più per un Dragone lo giuro!!!-

Mei si frugò in tasca e dopo aver trovato ciò che cercava lo gettò ai piedi di Shed.

-Con quella- e indicò la moneta d'oro -pagati una bottiglia di quello che vuoi. Ma basta che non ti spacci più per dragone...- e così dicendo Mei prese Claire per un braccio e la trascinò via.

Quando furono a debita distanza la figlia di Dart si rivolse all'amica chiedendole il perché di quel gesto. il Dragone Oscuro fece spallucce.

-Non sia mai detto che non do una mano ai disgraziati.-

-Se volevi dargli una mano dovevi pagargli la permanenza in un centro per disintossicarsi dall'alcool! Ho sentito dire che a Ulara fanno miracoli...-

Mei sorrise angelicamente: -Guarda che anche facendolo bere posso accorciargli la sofferenza..-

Claire ghignò: -Allora potevi direttamente accopparlo, avresti fatto prima...-

Improvvisamente qualcosa attirò l'attenzione della ragazza. Un movimento rapido e strano alle spalle di Mei.

Un sibilo...

-ARTIGLIO DI THOR!- Dagli artigli metallici che Claire teneva legati fra le dita e usava come armi partì una forte folgore viola che disintegrò la freccia che era stata scagliata neanche un secondo prima.

Si gettarono entrambe a terra, rotolando dietro ad alcuni barili di vino. Il Dragone Viola fu il primo a rialzarsi, correndo dietro a quella misteriosa figura dal saio nero. Doveva essere la stessa che aveva incontrato Michael.

Usò di nuovo l'Artiglio di Thor ma ottenne solo di far esplodere una balla di fieno posta vicino all'entrata di una piccola stalla.

Correndo per vicoli e viuzze alla fine il tizio svoltò in un angolo buio e Claire lo perse di vista.

Era salva, pensava, quella stupida non vedeva bene come lei al buio... Fece un paio di passi indietro nel buio del vicolo e si voltò per allontanarsi ulteriormente quando si sentì prendere per il collo e stringere forte. Per poco non gridò quando si vide la faccia del Dragone Oscuro davanti al naso.

Mei l'aveva raggiunta saltando di tetto in tetto. Il cavaliere rabbrividì al contatto delle sue dita con il collo del saio. Sembrava di stringere qualcosa di molliccio e malato, dietro di esso. Ma non un'espressione si dipinse sul suo volto mentre teneva l'avversaria ben stretta.

-Chi è il tuo padrone?- fu la semplice domanda.

Claire spuntò in quel momento alla fine dell'angusta viuzza.

La donna misteriosa alzò le mani sfigurate e tentò di toccare volto di Mei, unica parte scoperta della sua divisa raggiungibile in quel momento.

La ragazza indietreggiò schifata, mollando la presa e quando Claire provò a placcare la rognosa da dietro quella saltò in alto su un tetto e se ne andò, gridando come una pazza, facendo in modo che tutto il paese la sentisse:

-Morte ai dragoni, ai nemici del mio signore! Lui è tornato e non c'è più scampo per voi! Presto tutta Endiness gli apparterrà!!!!!- e terminò con una risata sadica che fece accapponare la pelle a molti quella mattina.

 

All'ora di pranzo preferirono andarsene tutti al castello, così da aggiornare anche quell'orso di Doel sulla situazione.

Il principe parve preoccupato della situazione, a dimostrazione che comunque sia teneva al suo popolo.

Oltre ai problemi riguardanti i mostri di Endiness, quindi, si aggiungeva quella tizia scatenata che andava cantando il ritorno di questo fantomatico padrone...

-Ho mandato delle truppe a battere la città. Se è ancora in giro loro la troveranno.- Albert si tolse i guanti in pelle marrone e li posò con mala grazia sulla scrivania del suo studio, dove si trovavano tutti in quel momento, dopo un lauto pasto. Si sedette quindi sulla sedia imbottita e finemente lavorata, inclinando la testa quasi a novanta gradi, con la lunga coda di capelli castani dalle striature argentate che quasi toccava terra.

-Idee?-

Dennis, il genio del gruppo, prese la parola: -Per adesso facciamo una ricerca di gruppo. Facciamo perlustrare la zona a gruppi di almeno tre soldati, in modo che abbiano più possibilità di metterla spalle al muro.-

John annuì: -Si, è l'unica cosa da fare. Io propongo di andare anche noi a cercarla. Magari sorvolando la città ci sarà più facile vederla.- e tutti furono d'accordo.

Sciolsero le righe e salirono tutti sulla torre ovest della Rocca di Indels, tranne Lavitz e Doel che uscirono dal portone principale. In un bagliore di colori i cavalieri si trasformarono immediatamente nei Cavalieri Dragoni. Le loro armature brillavano alla luce del giorno e le scie che lasciavano al loro passaggio nel cielo avvertirono la popolazione che loro c'erano. Che li avrebbero protetti.

Tutti al lavoro. Tutti a cercare quella maledetta donna malaticcia e pericolosa.

Furono molti i cittadini che dissero di averla incontrata e quasi tutti tra questi ammisero di essere stati toccati dalla donna...

Lavitz ascoltava preoccupato e quando realizzò cosa aveva fatto la maledetta sgranò i suoi chiari occhi azzurri, uguali a quelli della madre. Corse a perdifiato a palazzo, chiamando a gran voce il re.

-Padre! Padre! Dove sei??-

Questi spuntò dal suo studio con occhi sgranati.

-Qui! Che è successo??-

Con il fiato corto il principe si piegò sulle ginocchia e disse: -Presto... dobbiamo radunare tutti i medici di Bale, anche gli studenti di medicina, i più bravi! La nostra donna ha probabilmente seminato un morbo pestilenziale nella città! Dobbiamo intervenire subito su tutti quelli che sono stati toccati!-

Impallidendo il re corse immediatamente a dare ordine a dieci messi di spargersi per la città a cercare chi di dovere e altrettanti messi furono mandati ad avvisare la popolazione su come dovevano comportarsi se erano venuti in contatto con quella donna.

Lavitz impallidì: -Mei...-

Albert si girò, più pallido di lui: -Cosa...? L'ha toccata?-

-Me l'ha raccontato Claire prima ma... Mei porta i guanti e poi l'ha stretta attraverso il saio... solo che... i loro visi erano molto vicini.-

Il re parve pensare un secondo, sconvolto: -Richiama Rin e Mei. Fai in modo che quest'ultima si sottoponga alla luce lenitiva dello Spirito del Drago d'Argento Bianco. Ma cosa più importante convinci Rin ad aiutare i medici della città. Il lavoro sarà più veloce.-

Lavitz annuì: -Non sarà necessario convincerla. Sono sicuro che sa già cosa deve fare...- ed uscì di corsa dal castello per cercare le due dragonesse.

Ma i Dragoni adesso avevano altro a cui pensare: sorvolando la zona si erano accorti che, poco fuori dai confini della città, c'era qualcosa che non andava.

I contadini scappavano, seguendo il loro bestiame che, impazzito, correva alla rinfusa senza un tracciato preciso, travolgendo tutto quello che avevano davanti. John, il primo che atterrò, fermò un contadino impaurito e quello, con mano tremante, gli indicò un punto poco lontano.

-C'è il demonio là! Voglio andarmene, lasciami!-

Divincolandosi ce la fece a scappare, lasciando attonito il Dragone Verde.

Mei nel frattempo si stava avvicinando circospetta a ciò che aveva spaventato quelle persone e i loro capi di bestiame.

Teneva saldo il pugnale che aveva acquistato quella mattina e più si avvicinava più si faceva lenta. Aveva riconosciuto in quel corpo sdraiato a terra la donna che aveva seminato il panico in città. L'esperienza le suggeriva di essere molto cauta nell'avvicinarsi a un nemico e quindi lo aggirò, avvicinandosi quindi dalla parte della testa. Quando fu vicina abbastanza afferrò un bastone e si sporse per toglierle il cappuccio del saio e vederla così in volto, evitando un contatto troppo diretto. Gli altri dragoni stavano a guardare, pronti a intervenire in caso stesse fingendo.

Ma non stava affatto fingendo. Quando Mei toccò con il bastone il cappuccio di tela si avvide di un particolare che non aveva notato: il corpo, sdraiato supino, era messo in una posizione ben precisa, con le gambe unite e le braccia aperte. Le mani poi, quelle mani bianchicce e malate che poco prima avevano appestato mezza città... erano nere. Bruciate.

Ecco cos'era quell'odore strano... carne bruciata...

Di scatto Mei tirò giù il cappuccio e dopo una prima breve occhiata, voltò la testa da una parte, infastidita dalla vista di un volto ormai carbonizzato. 

-Dennis, che ne facciamo?- Chiese la dragonessa, dopo essersi ripresa un poco.

L'uomo si passò una mano fra i folti capelli castani e sbuffò: -Chiamo qualcuno per prenderla e seppellirla. Ormai non c'è nulla da fare... Però prima è meglio se la perquisiamo, magari ha qualcosa di utile addosso...-

-Si, il tuo cervello perso!- esclamò Marika schifata -Sei matto? Io le mani addosso a quella non ce le metto!-

Michael intanto fissava stranito il corpo bruciacchiato della nemica.

-"Strano..."- pensò -"...come ha fatto a bruciare e rimanere in quella posizione? E poi in così poco tempo... nessuno ha visto del fumo..."-

Fu interrotto da Claire che, da dietro, lo spingeva verso la donna.

-Oh, oh che fai??-

-Ti porto a fare il lavoro sporco.-

-Ma siete scemi?!- immediatamente si liberò della presa di Claire e tornò fra le file dei sui amici.

-Uffa...- il dragone Viola si portò le mani sui fianchi e guardò la salma per un paio di secondi prima di esclamare: -LO FACCIO IO!-

La guardarono tutti come se le fossero spuntate corna e coda, dopodiché fecero dietrofront a occhi sbarrati, allontanandosi, come se nemmeno la conoscessero.

-Ehi!- la ragazza lasciò perdere i suoi macabri propositi, inseguendo i suoi amici e lasciando il lavoro ai medici e ai soldati che stavano arrivando in quel momento.

Quando furono rientrati in città si videro correre incontro Lavitz, che era riuscito a rintracciarli, e Doel, che era stato "raccattato" dal fratello e costretto a viva forza ad uscire dalla Rocca di Indels. Sembrava molto seccato dalla situazione.

Lavitz si fermò a un palmo da Mei e l'afferrò per un braccio.

-Ehi, che fai?- la ragazza puntò i piedi e provò a strattonare per liberarsi ma il principe non mollò la presa.

-Devi subito farti vedere da un medico! Tu e anche Claire e Michael. Siete stati vicini a quella tizia, è probabile che abbiate contratto il morbo pestilenziale! Vi porto subito da un medico!- così dicendo si voltò anche verso il Dragone Dorato e il Dragone Viola, facendo segno con la testa di seguirlo.

-Non ce n'è bisogno...- Rin si staccò dal braccio di Squall e si avvicinò ai tre amici, bloccando i propositi di Lavitz.

-Il mio spirito di Dragone ha poteri curativi sia a livello fisico che a livello spirituale. Basta la sua luce per curare all'istante qualsiasi male: se nel corpo dei tre Dragoni c'è traccia di pestilenza la debellerà in men che non si dica.- Si avvicinò allora ai ragazzi, alzando le mani verso di loro. Lo spirito del Drago d'Argento Bianco risuonò, investendo con la sua luce bianca e pura i Cavalieri interessati.

-Ecco.- Rin abbassò le mani e la luce scomparve, lasciando quasi un senso di abbandono nei tre sventurati sospetti moribondi.

Doel, che si era limitato ad osservare in silenzio la scena, intervenne chiedendo cosa avevano scoperto.

-Un accidente di niente!- sbottò Squall. Si sedette sul gradino di un'abitazione spiegando che l'avevano trovata morta carbonizzata, senza avere quindi il tempo di sapere chi fosse il padrone per cui lavorava...

Michael però ci pensava, e più ci pensava più si convinceva che c'era qualcosa che non andava nel modo in cui era morta quella tipa.

 

-Fratello, cosa c'è?- gli chiese Dennis.

L'altro dragone dorato passò gli occhi su ogni membro del gruppo e alla fine, sedendosi accanto a Squall esternò i propri dubbi:

-Davvero non c'avete fatto caso? Cioè, siete davvero convinti che una persona possa morire in quella posizione mentre brucia?-

Lampadine luminose sembrarono accendersi sulla testa di quella massa di gente sveglia. Michael, incurante delle loro espressioni alla "ho scoperto l'acqua calda" proseguì: -Se fosse stata legata al suolo allora sarebbe andata più che bene... ma non era costretta da funi da catene. Com'è possibile che sia rimasta ferma mentre bruciava, o che sia morta in quel modo rimanendo in quell'assurda posizione?-

-Quindi...- il cervello semi-arrugginito di John si mise in moto -...potrebbe essere stata accoppata prima e fatta bruciare poi, dopo che è stata sistemata a terra in modo da formare una "T"...-

Dart annuì: -Può darsi... oppure... naah.- scosse la testa, pensieroso. Rin però lo spronò a parlare: -Cosa, Dart?-

L'uomo alzò gli occhi celesti sulla sua amica ma era come se non la vedesse: pensava a quello che gli era venuto in mente... -Un calore talmente intenso da far bruciare all'istante qualsiasi cosa... in una fiammata così breve da non emettere nemmeno un rivolo di fumo.-

Marika rabbrividì: -Dart... una cosa simile possono farla solo gli Alati. Cos'hai in mente? Non vorrai accusare la mia razza di voler di nuovo provocare una guerra?!- adesso il tono della diciassettenne si era alzato un : il Dragone Blu era una vera e propria pasta di ragazza ma mai accusare gli Alati di aver combinato qualcosa. Era molto suscettibile su questo punto.

Dart si affrettò a scuotere la testa.

-Non mi permetterei mai, lo sai. Ma devo prendere in considerazione ogni ipotesi!-

Marika si rilassò e mormorando "scusa" a Dart si sedette anche lei su un gradino, di un'altra casa, prendendosi le ginocchia con le braccia e sorridendo imbarazzata.

Un sospiro annoiato di Dennis e la sua proposta di ripensarci più tardi, a mente fresca, misero definitivamente fine a quella discussione, per il momento.

Stava ormai calando la sera e il sole si gettava pigro fra le montagne, alle spalle del palazzo reale.

Decisero di comune accordo di ritornare a palazzo per la cena e per riposare dopo una giornata più che stressante. Prima però si accertarono che il morbo fosse isolato, recandosi in ogni studio medico che sapevano essere aperto per la cura delle persone sospette di infezione: per fortuna ricevettero buone notizie e più tranquilli tornarono alla Rocca.

Marika però, prima, passò dal negozio di armi per ritirare il suo fido Martello...

-CHE COSAAAAAA??-

L'urlo si sentì fin nei sotterranei delle case. L'uomo dell'armeria si fece così piccolo che avrebbe potuto tranquillamente cavalcare una formica. Con voce flebile si scusò milel volte con Marika per quello che aveva combinato: troppo lucido e liquido impermeabile avevano corroso il legno dell'impugnatura e tutto quello che rimaneva adesso era la testa del martello e un pezzo di legno patetico che spuntava da quest'utimo.

La ragazza mandava fuoco e fiamme dagli occhi, già rossi per conto loro: -ESIGO un risarcimento! O un'arma valida in cambio! Ma soprattutto MI RESTITUISCA CIO' CHE RIMANE DEL MIO MARTELLO! Lo farò riparare da qualcuno più competente di lei!- con quella botta enorme per l'amor proprio dell'armiere e con un gesto deciso afferrò i residui della sua arma, dirigendosi spedita all'uscita. Prima di uscire però l'occhio le cadde su un mazzafrusto a tre teste, stupendo, in bella mostra su un ripiano. L'impugnatura in legno di noce, lucida, le teste perfette con le punte in acciaio e la catena troppo lunga troppo corta. Dopo un sorriso furbesco lo afferrò senza tante storie e se lo portò via, ignorando i lamenti del proprietario che la supplicava di prendere tutto ma non quello.

Figurarsi. Il suo Martello vale(va) ben più di un semplice mazzafrusto!

Al castello, la notizia di quello che era successo, si diffuse in un baleno e a cena era diventato l'argomento principale, sorpassando persino la morte di quella bieca figura di cui non si era venuto a sapere assolutamente nulla. Alcuni Dragoni, tra cui Dart, sospettavano che fosse semplicemente impazzita dalla malattia che aveva.

John era piegato in due sulla tavola e mancò poco che rovesciasse il vino del calice che teneva fra le mani: -Succedono solo a te, nanerottola!-

Marika lo guardò torva: -Non chiamarmi nanerottola, ciccione!-

-Ehi, solo io posso chiamarlo ciccione, tu devi trovarti un altro epiteto!- sindacò Claire. Lavitz invece ribadì, per l'ennesima volta, che non era ciccione ma "massiccio". Difatti la massa muscolare del ragazzo era notevole ma non era esattamente ciccione come dicevano quelle due!

Squall e Rin scossero la testa, divertiti, per poi ributtarsi sull'arrosto.

Insomma la cena proseguiva su questi toni, anche da parte degli altri commensali che invece parlavano dell'imminente nuovo torneo a Lohan. Torneo che avrebbe decretato il "più forte del mondo", ovvero il guerriero più forte di tutta Endiness. Dart, 28 anni prima, era arrivato secondo. Non fosse stato per...

-...quella canaglia di Lloyd! Eh... ma era dannatamente forte, cavolo.-

Albert sorrise: -Avrei tanto voluto vederti. Scommetto che Lavitz faceva un tifo sfegatato!-

A quel ricordo Dart rise di gusto: -Puoi scommetterci! Lo sentivo dall'arena!-

Anche Shana rise, spiegando che era diventata mezza sorda quella volta: lei era seduta accanto a Lavitz durante il torneo.

Dall'altro capo della tavola invece la situazione era molto più silenziosa: Mei, Doel, Lavitz e i due Dragoni Dorati, mangiavano in silenzio, sorridendo ogni tanto alle parolaccie che volavano fra John, Marika e Claire.

Arrivò il dolce, per la gioia di Marika, portando con se un profumo di cioccolata da svenire.

Ci si fiondarono tutti sopra, Mei compresa, poi ognuno per conto proprio. Chi finì in biblioteca, chi direttamente a letto, chi a zonzo per il castello.

Chi invece cercò di raggiungere la sua stanza per riposare e invece finì per essere sequestrata per parlare del più e del meno.

Doveva ammetterlo: Lavitz era cambiato davvero. Non sapeva bene perché ma sentiva che poteva stare ad ascoltarlo per ore senza mai stancarsi.

Seduti su due comode poltrone, con dell'ottimo thè davanti, Mei e Lavitz stavano discutendo di roba ordinaria, vale a dire: armi e battaglie.

Lavitz posò la tazzina sul piccolo tavolo, accanto alla teiera: -Raccontami: come sei diventata Dragone?-

Mei inarcò la schiena, stiracchiandola: -Beh... un giorno all'età di 22 anni, quindi 4 anni fa, mi ritrovai in una brutta situazione nella Foresta Sempreverde a Mille Seseau: un branco di Elfi Oscuri mi circondarono ed ero da sola. Il mio cavallo si spaventò e scappò via lasciandomi lì. Tutto ciò che successe in seguito è molto vago: ricordo di essermi arrabbiata e di aver desiderato schiacciare tutti quegli esseri in un sol botto. Tutto a un tratto fui circondata dal buio assoluto. E poi la sensazione di potere... di controllo...-

Persa nei ricordi non si accorse del sorriso di Lavitz... Dio... stare con lei non sarebbe stato semplice. Per niente.

Ma la voleva.

Sarebbe stata sua prima o poi.

Un paio d'ore più tardi si dettero la buonanotte e di lì a poco il silenzio calò sul castello di Re Albert.

La mattina successiva si alzarono di buon'ora per partire alla volta di Fletz. Il viaggio sarebbe stato corto ma nemmeno troppo. Una breve tappa a Kanzas, una a Lohan, la città commerciale di Serdio Unita, e poi dritti filati alla capitale di Tiberoa per imbarcarsi alla volta di Mille Seseau: destinazione Torre di Flanvel.

Avrebbero potuto volare ma il potere dei dragoni, se usato spesso, portava ad un indebolimento fisico notevole. Dopotutto le armature pesavano...

Al gruppo si sarebbero uniti anche Doel e Lavitz, come supporto, diceva Albert, mentre Shana sarebbe rimasta al castello fino al ritorno del marito e della figlia.

Salirono sui cavalli e uscirono dalle scuderie, diretti alle porte della città quando un soldato corse loro incontro agitando le braccia. Si fermò da Squall, il primo Dragone che raggiunse e poi se ne tornò via dopo aver porto al ragazzo un involucro di tela e avergli detto qualcosa a bassa voce.

Il Dragone del Fuoco srotolò il malloppo e ne uscì fuori uno strano medaglione di metallo: un cerchio con al centro tue piccole tibie di rame incrociate, mezze affumicate dal fuoco, con al centro un pezzo di giada scolpito a forma di piccola stella.

Dart, che era vicino al ragazzo, sbiancò visibilmente. Aprì la bocca per parlare e ne uscì un suono flebile e quasi sussurrato: -Dove l'hanno trovato quello?-

-Il ragazzo ha detto che era addosso alla donna carbonizzata. Per questo è ridotto così male.- si rigirò quell'affare per le mani, incuriosito.

Il cavallo di Dart si impennò spaventato quando questi si trasformò sulla sua groppa e si levò in volo, in direzione del campo dove era stata tolta la salma della squilibrata. Tutto il gruppo lo seguì quasi subito, preoccupato da quella reazione.

Volando basso, il giorno prima non se n'erano accorti. Adesso, all'altezza in cui si trovavano, era ben visibile nel terreno un'ampia traccia di terreno brullo in cui spiccavano 4 tracce di bruciature che formavano altrettante lettere: F-A-U-S. Se si aggiungeva la T formata dalla misteriosa donna...

Tutto il gruppo tremò quando Dart pronunciò quella parola.. quel nome...

-Faust.-

  
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