Challenge:
“Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Tydirium
Dispensatrice:
JeanGenie
One
Shot (più di 500 parole)
Parole:
1633
Rating:
giallo
Coppia
het
Genere:
sentimentale, malinconico
Personaggi:
Kylo Ren, Rey
* * *
Tydirium
Nell'immenso
hangar della ex base ribelle di Ord Mantell, Rey osservava
interessata una navetta T-4a di classe Lambda in pessime condizioni.
Servivano
trasporti capienti, per prestare soccorso ai popoli meno fortunati
che erano stati assoggettati al Primo Ordine e, quella vecchia
carretta imperiale, arrugginita e malconcia, pareva proprio fare al
caso suo. Salì all'interno e si diede subito da fare:
rimetterla in
sesto le avrebbe permesso di tenere la mente impegnata per un po'.
Quanto
era passato dalla battaglia di Exegol? Non se lo ricordava
più. Per
lei i giorni avevano preso a scorrere in modo diverso. C'erano dei
momenti in cui si sentiva scaraventata fuori dal tempo. Imprigionata
in una bolla di sofferenza, senza via d'uscita. Allora le mancava
l'aria, la gola bruciava e le lacrime premevano per uscire. Il suo
cervello andava in ebollizione e doveva scaricare la tensione in
qualche modo.
Si
dedicò per prima cosa a revisionare i due motori ionici
subluce Z-Rk5. Se quel rottame non era nemmeno in grado di decollare,
sarebbe servito a poco. Si armò di chiave idraulica,
cacciavite e
pazienza, e iniziò a smontarne uno dei due.
Dopo
circa un'ora non aveva combinato granché. La situazione era
più
complessa del previsto. Forse avrebbe dovuto farsi dare una mano da
Poe o da Finn, anche se le dava fastidio dover ricorrere all'aiuto di
qualcuno. Si sollevò e si stiracchiò la schiena
per distendere i
muscoli indolenziti. Dentro quel cargo l'aria era irrespirabile per
il tanfo di muffa. La calura dell'estate torrida di Ord Mantell era
insopportabile. E poi c'era quella farfalla azzurrina e
fluorescente che le stava sempre intorno, che si divertiva a
distrarla. Svolazzava al suo fianco e si posava poco lontano da lei,
come se la stesse osservando. Non credeva che su quel pianeta
potessero esistere creature così affascinanti. Se fosse
stato un
ragno energetico o un
battipiuma mantelliano non
si sarebbe stupita più di tanto.
Detestava
sentirsi inutile ed impotente. Odiava la sua fragilità e
limitatezza.
Scaraventò
la chiave idraulica contro una paratia e buttò all'aria la
cassa
degli attrezzi con la Forza.
“La
rabbia è un facile veicolo per il Lato Oscuro. Mi deludi,
Rey
Skywalker”. La solita voce fantasma si insinuò
pungente nella sua
mente, facendola sussultare.
“Taci,
vattene via” lo aggredì infastidita.
“Credevo
che la dovessi riparare, non demolire”. Rey rise amaramente.
Come
poteva avere il coraggio di fare dell'umorismo in quella situazione?
“Non
voglio starti a sentire” reagì brutale e caparbia,
col preciso
intento di indurlo a lasciarla in pace.
“Rey...”
la voce fantasma insistette.
Si
era ripromessa di non dargli più retta ma, in quel momento,
decise
di cogliere l'occasione per sistemare la questione una volta per
tutte. “Avevi detto che saresti stato sempre con me. Mi hai
mentito. Perché continuo a sentirmi così vuota,
così
insignificante, come se mi mancasse qualcosa?”
La
voce di Ben le accarezzò i sensi, calda e rassicurante.
“Non ti ho
mai mentito”.
Era
un bugiardo, e insensibile. “Perché non posso
vederti?” lo
aggredì brutale. “Tutti gli altri sono tornati, si
sono mostrati.
Solo tu ti ostini a nasconderti”.
Non
riusciva più nemmeno a piangere. Le sue lacrime si erano
prosciugate
da un pezzo.
Si
era persino sforzata di convincersi che quella voce fosse solo una
sua suggestione. Il modo cinico e crudele che usava la Forza per
prendersi gioco di lei.
“Dimostrami
che sei tu, Ben. Che quello che sento dentro, che mi tormenta,
è
reale, e che proviene davvero da te” lo sfidò,
determinata a non
cedere.
Udì
un lungo sospiro. “Sei tu che non vuoi vedermi. Io ti sono
sempre
rimasto accanto”.
Rey
negò con la testa. “Non schernirmi. Non me lo
merito”.
“Davvero
pensi che voglia nascondermi da te? Non lo farei mai. Ma, in un certo
senso, per me adesso è tutto più
facile”.
Sentirlo
così pacato e sereno la fece infuriare ancora di
più.
“Allora
perché?”
La
voce sospirò. “Non riesci a vedermi
perché hai paura. Sei tu che
stai mentendo a te stessa. Quello che è accaduto agli altri
lo hai
accettato, sei riuscita ad andare oltre. Ma vedere me, ti
toglierebbe...”
“Cosa?
Avanti, dillo!” gli urlò incattivita.
“Ti
toglierebbe ogni speranza”.
Rey
digrignò i denti e strinse più forte il
cacciavite che aveva in
mano, quasi lo volesse disintegrare. Si era ripromessa di non
piangere, di essere forte, ma in quel momento, tutte le sue
autodifese stavano per crollare ancora una volta.
“Sono
qui, davanti a te. Guardami, Rey” la incoraggiò
con dolcezza.
Sollevò
gli occhi umidi di lacrime e rivolse lo sguardo nella direzione da
cui proveniva la voce. Ben Solo era proprio lì, a poca
distanza da
lei, seduto su una pila di casse accatastate.
Indossava
una casacca bianca incrociata sul davanti e legata alla vita da
un'alta cintura di cuoio. Aveva dei pantaloni marroni e degli stivali
bianchi al polpaccio.
Il
suo corpo era semitrasparente ed emanava una fredda luce azzurrina.
La
farfalla che le stava sempre attorno volò nella sua
direzione e si
andò a posare leggera sulla sua spalla.
Non
poteva essere una suggestione della sua mente sconvolta. Non lo aveva
mai visto vestito da jedi. Quasi non riusciva a riconoscerlo.
“Ben...”
mormorò incredula, con gli occhi sgranati. Il cacciavite
pesante le
scivolò dalle dita e cadde a terra, ma lei non
udì nessun rumore.
“Mi manchi... ogni giorno, ogni singolo istante. Rivoglio la
vita
che ci è stata strappata”. Crollò in
ginocchio, senza riuscire a
distogliere lo sguardo da lui.
“Niente
mi avrebbe reso più felice che passare un'intera vita con
te. Ma ho
fatto una scelta. E il passato non può essere
cambiato.”
“Perché
ti sei sacrificato? Perché mi hai riportata indietro? Era
tutto
finito, ed era giusto così. Non ne avevi il
diritto” lo attaccò
in modo brusco.
“Non
farmi domande di cui conosci già la risposta”.
Scosse
la testa con violenza. “Voglio sentirtelo dire...”
“Dare
la mia vita per te, è stata la cosa migliore che abbia mai
fatto. E
lo rifarei ancora, anche mille volte”.
Non
poteva dire sul serio.
Sentirlo
svanire tra le sue braccia era stato atroce. E sapeva che si sarebbe
sentita morire un'altra volta, nello stesso istante in cui sarebbe
scomparso di nuovo. Perché si ostinava a giocare con i suoi
sentimenti?
“Un
giorno torneremo ad essere una cosa sola. Lo sai...”
Certo
che lo sapeva, ma era una magra consolazione. E lei non voleva
aspettare. Era assurdo. Ingiusto. Crudele.
Se
il prezzo da pagare per riaverlo accanto, per poterlo toccare,
riunirsi a lui e smettere di soffrire, era la sua vita, l'avrebbe
sacrificata volentieri. Tirò fuori dalla fondina il blaster
e se lo
puntò alla tempia.
“È
buffo... questo è un regalo di tuo padre. E adesso mi
riporterà da
te” gli sussurrò con la voce spezzata e il cuore
impazzito.
Ben
sgranò gli occhi scuri e si sporse verso di lei.
“Non farlo, Rey.
Se premi quel grilletto sarà stato tutto inutile. E mi
perderai per
sempre”.
“Voglio
che la sofferenza finisca. Ora. In questo istante. Non posso
convivere con questo dolore, non un giorno di più... non ci
riesco.
Non voglio. È come avere una ferita perennemente aperta,
sanguinante... che non si rimarginerà mai”.
Era
la sua anima che era stata mutilata, non una porzione del suo corpo.
Una parte di sé le era stata strappata via e quella lesione
non
avrebbe potuto sanarla nessuno.
Non
si era mai sentita così sola e impotente.
“Metti
giù quel blaster. Ti prego...” la
supplicò, alzandosi e
inginocchiandosi davanti a lei.
“Toglimelo
dalle mani, se ne sei capace” lo minacciò
sottilmente.
“Sai
che non posso...”
Rey
strizzò gli occhi e le lacrime le scivolarono lungo le
guance.
“Dimmi che esiste un modo per riportarti indietro, per farti
tornare da me...”
“Non
so se esiste. Quello che so è che solo tu hai il potere di
rendermi
reale o meno”.
“Che
cosa devo fare? Dimmelo Ben...”
“Sai,
su questa navetta mio padre ci è sbarcato su
Endor” le confidò,
guardandosi intorno curioso. “Si chiama Tydirium e
l'avrà riparata
almeno un milione di volte”.
“Non
mi interessa. Non sviare il discorso” lo interruppe
disperata.
Perché si ostinava a sminuire il suo dolore?
Stava
per trattarlo male di nuovo, quando si accorse di qualcosa di strano.
“Aspetta... Puoi vedere dove ti trovi?”
Ben
scosse la testa. “Lo vedo attraverso i tuoi occhi”
sorrise.
“E
se adesso provassi a toccarti, ti sentirei? Mi sentiresti,
Ben?”
domandò speranzosa. Improvvisamente un barlume di luce era
tornato
ad illuminare l'oscurità che cercava di inghiottirla.
“So
solo che non te lo impedirei...” la incoraggiò.
Rey
lasciò a terra il blaster e si sporse verso di lui.
Sollevò
lentamente una mano e posò la punta delle dita tremanti sul
suo
viso. Sussultò quando sentì la consistenza
soffice della pelle
sotto i polpastrelli. Fece scorrere il suo tocco lungo la guancia, in
una carezza delicata, e percepì il tepore del suo corpo.
Non
era un fantasma, non era gelido come la morte. Era vivo e pulsante. E
il suo cuore stava impazzendo di gioia.
Lo
vide chiudere gli occhi e godere di quel contatto, come se lei stessa
fosse una fonte rigenerante di energia, da cui poteva attingere senza
riserva.
L'alone
azzurrino che lo circondava, lentamente scomparve. La sua trasparenza
divenne sempre più opaca, fino a quando le fu impossibile
guardare
attraverso il suo corpo.
Nessuno
è mai davvero perduto.
“Non
sparirai un'altra volta, vero? Resterai qui con me?” chiese
fiduciosa.
“Fino
a quando vorrai”.
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Angolino dell'autrice:
Non
ho mai scritto di Ben morto morto, per cui... siate clementi ^ ^'
Baci
a tutti, e me ne trono nel mio angolino buio a piangere.