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Autore: Angel Of Fire    13/06/2020    7 recensioni
Si era ripromessa di non dargli più retta ma, in quel momento, decise di cogliere l'occasione per sistemare la questione una volta per tutte. “Avevi detto che saresti stato sempre con me. Mi hai mentito. Perché continuo a sentirmi così vuota, così insignificante, come se mi mancasse qualcosa?”
La voce di Ben le accarezzò i sensi, calda e rassicurante. “Non ti ho mai mentito”.
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#reylo Post Exegol
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tydirium

Challenge: “Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Tydirium
Dispensatrice: JeanGenie
One Shot (più di 500 parole)
Parole: 1633
Rating: giallo
Coppia het
Genere: sentimentale, malinconico

Personaggi: Kylo Ren, Rey

* * *

Tydirium


Nell'immenso hangar della ex base ribelle di Ord Mantell, Rey osservava interessata una navetta T-4a di classe Lambda in pessime condizioni.
Servivano trasporti capienti, per prestare soccorso ai popoli meno fortunati che erano stati assoggettati al Primo Ordine e, quella vecchia carretta imperiale, arrugginita e malconcia, pareva proprio fare al caso suo. Salì all'interno e si diede subito da fare: rimetterla in sesto le avrebbe permesso di tenere la mente impegnata per un po'.
Quanto era passato dalla battaglia di Exegol? Non se lo ricordava più. Per lei i giorni avevano preso a scorrere in modo diverso. C'erano dei momenti in cui si sentiva scaraventata fuori dal tempo. Imprigionata in una bolla di sofferenza, senza via d'uscita. Allora le mancava l'aria, la gola bruciava e le lacrime premevano per uscire. Il suo cervello andava in ebollizione e doveva scaricare la tensione in qualche modo.
Si dedicò per prima cosa a revisionare i due motori ionici subluce Z-Rk5. Se quel rottame non era nemmeno in grado di decollare, sarebbe servito a poco. Si armò di chiave idraulica, cacciavite e pazienza, e iniziò a smontarne uno dei due.

Dopo circa un'ora non aveva combinato granché. La situazione era più complessa del previsto. Forse avrebbe dovuto farsi dare una mano da Poe o da Finn, anche se le dava fastidio dover ricorrere all'aiuto di qualcuno. Si sollevò e si stiracchiò la schiena per distendere i muscoli indolenziti. Dentro quel cargo l'aria era irrespirabile per il tanfo di muffa. La calura dell'estate torrida di Ord Mantell era insopportabile. E poi c'era quella farfalla azzurrina e fluorescente che le stava sempre intorno, che si divertiva a distrarla. Svolazzava al suo fianco e si posava poco lontano da lei, come se la stesse osservando. Non credeva che su quel pianeta potessero esistere creature così affascinanti. Se fosse stato un ragno energetico o un battipiuma mantelliano non si sarebbe stupita più di tanto.
Detestava sentirsi inutile ed impotente. Odiava la sua fragilità e limitatezza.
Scaraventò la chiave idraulica contro una paratia e buttò all'aria la cassa degli attrezzi con la Forza.
“La rabbia è un facile veicolo per il Lato Oscuro. Mi deludi, Rey Skywalker”. La solita voce fantasma si insinuò pungente nella sua mente, facendola sussultare.
“Taci, vattene via” lo aggredì infastidita.
“Credevo che la dovessi riparare, non demolire”. Rey rise amaramente. Come poteva avere il coraggio di fare dell'umorismo in quella situazione?
“Non voglio starti a sentire” reagì brutale e caparbia, col preciso intento di indurlo a lasciarla in pace.
“Rey...” la voce fantasma insistette.
Si era ripromessa di non dargli più retta ma, in quel momento, decise di cogliere l'occasione per sistemare la questione una volta per tutte. “Avevi detto che saresti stato sempre con me. Mi hai mentito. Perché continuo a sentirmi così vuota, così insignificante, come se mi mancasse qualcosa?”
La voce di Ben le accarezzò i sensi, calda e rassicurante. “Non ti ho mai mentito”.
Era un bugiardo, e insensibile. “Perché non posso vederti?” lo aggredì brutale. “Tutti gli altri sono tornati, si sono mostrati. Solo tu ti ostini a nasconderti”.
Non riusciva più nemmeno a piangere. Le sue lacrime si erano prosciugate da un pezzo.
Si era persino sforzata di convincersi che quella voce fosse solo una sua suggestione. Il modo cinico e crudele che usava la Forza per prendersi gioco di lei.
“Dimostrami che sei tu, Ben. Che quello che sento dentro, che mi tormenta, è reale, e che proviene davvero da te” lo sfidò, determinata a non cedere.
Udì un lungo sospiro. “Sei tu che non vuoi vedermi. Io ti sono sempre rimasto accanto”.
Rey negò con la testa. “Non schernirmi. Non me lo merito”.
“Davvero pensi che voglia nascondermi da te? Non lo farei mai. Ma, in un certo senso, per me adesso è tutto più facile”.
Sentirlo così pacato e sereno la fece infuriare ancora di più.
“Allora perché?”
La voce sospirò. “Non riesci a vedermi perché hai paura. Sei tu che stai mentendo a te stessa. Quello che è accaduto agli altri lo hai accettato, sei riuscita ad andare oltre. Ma vedere me, ti toglierebbe...”
“Cosa? Avanti, dillo!” gli urlò incattivita.
“Ti toglierebbe ogni speranza”.
Rey digrignò i denti e strinse più forte il cacciavite che aveva in mano, quasi lo volesse disintegrare. Si era ripromessa di non piangere, di essere forte, ma in quel momento, tutte le sue autodifese stavano per crollare ancora una volta.
“Sono qui, davanti a te. Guardami, Rey” la incoraggiò con dolcezza.
Sollevò gli occhi umidi di lacrime e rivolse lo sguardo nella direzione da cui proveniva la voce. Ben Solo era proprio lì, a poca distanza da lei, seduto su una pila di casse accatastate.
Indossava una casacca bianca incrociata sul davanti e legata alla vita da un'alta cintura di cuoio. Aveva dei pantaloni marroni e degli stivali bianchi al polpaccio.
Il suo corpo era semitrasparente ed emanava una fredda luce azzurrina.
La farfalla che le stava sempre attorno volò nella sua direzione e si andò a posare leggera sulla sua spalla.
Non poteva essere una suggestione della sua mente sconvolta. Non lo aveva mai visto vestito da jedi. Quasi non riusciva a riconoscerlo.
“Ben...” mormorò incredula, con gli occhi sgranati. Il cacciavite pesante le scivolò dalle dita e cadde a terra, ma lei non udì nessun rumore. “Mi manchi... ogni giorno, ogni singolo istante. Rivoglio la vita che ci è stata strappata”. Crollò in ginocchio, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui.
“Niente mi avrebbe reso più felice che passare un'intera vita con te. Ma ho fatto una scelta. E il passato non può essere cambiato.”
“Perché ti sei sacrificato? Perché mi hai riportata indietro? Era tutto finito, ed era giusto così. Non ne avevi il diritto” lo attaccò in modo brusco.
“Non farmi domande di cui conosci già la risposta”.
Scosse la testa con violenza. “Voglio sentirtelo dire...”
“Dare la mia vita per te, è stata la cosa migliore che abbia mai fatto. E lo rifarei ancora, anche mille volte”.
Non poteva dire sul serio.
Sentirlo svanire tra le sue braccia era stato atroce. E sapeva che si sarebbe sentita morire un'altra volta, nello stesso istante in cui sarebbe scomparso di nuovo. Perché si ostinava a giocare con i suoi sentimenti?
“Un giorno torneremo ad essere una cosa sola. Lo sai...”
Certo che lo sapeva, ma era una magra consolazione. E lei non voleva aspettare. Era assurdo. Ingiusto. Crudele.
Se il prezzo da pagare per riaverlo accanto, per poterlo toccare, riunirsi a lui e smettere di soffrire, era la sua vita, l'avrebbe sacrificata volentieri. Tirò fuori dalla fondina il blaster e se lo puntò alla tempia.
“È buffo... questo è un regalo di tuo padre. E adesso mi riporterà da te” gli sussurrò con la voce spezzata e il cuore impazzito.
Ben sgranò gli occhi scuri e si sporse verso di lei. “Non farlo, Rey. Se premi quel grilletto sarà stato tutto inutile. E mi perderai per sempre”.
“Voglio che la sofferenza finisca. Ora. In questo istante. Non posso convivere con questo dolore, non un giorno di più... non ci riesco. Non voglio. È come avere una ferita perennemente aperta, sanguinante... che non si rimarginerà mai”.
Era la sua anima che era stata mutilata, non una porzione del suo corpo. Una parte di sé le era stata strappata via e quella lesione non avrebbe potuto sanarla nessuno.
Non si era mai sentita così sola e impotente.
“Metti giù quel blaster. Ti prego...” la supplicò, alzandosi e inginocchiandosi davanti a lei.
“Toglimelo dalle mani, se ne sei capace” lo minacciò sottilmente.
“Sai che non posso...”
Rey strizzò gli occhi e le lacrime le scivolarono lungo le guance. “Dimmi che esiste un modo per riportarti indietro, per farti tornare da me...”
“Non so se esiste. Quello che so è che solo tu hai il potere di rendermi reale o meno”.
“Che cosa devo fare? Dimmelo Ben...”
“Sai, su questa navetta mio padre ci è sbarcato su Endor” le confidò, guardandosi intorno curioso. “Si chiama Tydirium e l'avrà riparata almeno un milione di volte”.
“Non mi interessa. Non sviare il discorso” lo interruppe disperata. Perché si ostinava a sminuire il suo dolore?
Stava per trattarlo male di nuovo, quando si accorse di qualcosa di strano. “Aspetta... Puoi vedere dove ti trovi?”
Ben scosse la testa. “Lo vedo attraverso i tuoi occhi” sorrise.
“E se adesso provassi a toccarti, ti sentirei? Mi sentiresti, Ben?” domandò speranzosa. Improvvisamente un barlume di luce era tornato ad illuminare l'oscurità che cercava di inghiottirla.
“So solo che non te lo impedirei...” la incoraggiò.
Rey lasciò a terra il blaster e si sporse verso di lui. Sollevò lentamente una mano e posò la punta delle dita tremanti sul suo viso. Sussultò quando sentì la consistenza soffice della pelle sotto i polpastrelli. Fece scorrere il suo tocco lungo la guancia, in una carezza delicata, e percepì il tepore del suo corpo.
Non era un fantasma, non era gelido come la morte. Era vivo e pulsante. E il suo cuore stava impazzendo di gioia.
Lo vide chiudere gli occhi e godere di quel contatto, come se lei stessa fosse una fonte rigenerante di energia, da cui poteva attingere senza riserva.
L'alone azzurrino che lo circondava, lentamente scomparve. La sua trasparenza divenne sempre più opaca, fino a quando le fu impossibile guardare attraverso il suo corpo.
Nessuno è mai davvero perduto.
“Non sparirai un'altra volta, vero? Resterai qui con me?” chiese fiduciosa.
“Fino a quando vorrai”.

Tydirium

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Angolino dell'autrice:

Non ho mai scritto di Ben morto morto, per cui... siate clementi ^ ^'
Baci a tutti, e me ne trono nel mio angolino buio a piangere.

  
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