Oltre le convenzioni obsolete
“Mascolino, gay, veramente
etero, figo, raffinato,
effemminato… Sono tutti modi di descriversi degni degli
esseri mortali. Io sono
oltre tutti questi limiti” disse Whis. Guardò
Vegeta negli occhi e il principe
dei saiyan distolse lo sguardo. “Davvero permetti che un
grembiule rosa possa
intaccare chi sei? Diresti che Freezer è meno forte
perché indossa un rossetto?”.
“No! Solo che io voglio
essere un vero uomo” abbaiò Vegeta.
Whis piegò di lato il
capo, facendo ondeggiare i capelli
pallidi e si appoggiò al bastone.
“Io capisco il voler
combattere, anche il voler migliorare
in una battaglia contro se stessi. Però non capisco proprio
dover sottostare
alle regole che impongono gli altri.
Non volevi essere libero?”
gli domandò.
Vegeta fece una smorfia. “Tsk” brontolò,
mentre il vento gli faceva ondeggiare i capelli a
fiamma.
“Io e Bills-sama non siamo
nemmeno della stessa specie. Pensi
davvero che essere entrambi uomini possa intralciare i nostri
sentimenti?”
domandò Whis.
Il suo sorriso conciliante era
incastonato sul suo viso
dalla pelle azzurra. Il suo riflesso veniva rimandato dalla sfera in
cima al
bastone.
“Tu sei un saiyan. La tua
razza era involuta e simile a
scimmie, eppure persino loro capivano che due maschi, due femmine, due
androgini possono accoppiarsi se lo desiderano.
Non assumere la visione limitata dei
terrestri. Hai visitato
infiniti mondi, ora anche altre dimensioni. Vai oltre la morale comune,
non c’è
solo bianco o nero” gli spiegò.
Vegeta sbuffò.
“Da quando hai deciso di
diventare il mio maestro di vita?”
domandò.
Whis rise e gli ticchettò
sulla fronte con l’indice.
“Oh, ti sbaglio. Freezer ti
ha insegnato tutto, vero? Beh,
chi credi sia stato il suo di sensei?”
domandò.
Vegeta sgranò gli occhi e
s’irrigidì.
Whis si allontanò a passo
sostenuto. “Tra me e Bills-sama
sorgerà un solo ostacolo che potrà
dividerci”. Abbassò il capo. “Io
resterò a
servire chi lo seguirà, mentre lui
morirà”.
“La morte”
mugolò Vegeta.
Whis annuì e se ne
andò, lasciandolo da solo.
Raggiunse il grosso edificio colmo di
stanze e risalì le
scale, fino a raggiungere il salone dove si trovava Bills.
“Sono a casa”
disse, entrando.
Bills era sdraiato su una poltrona.
“Era ora” si lamentò.
Sbadigliò,
serrando gli occhi, e una lacrima dovuta alla sonnolenza gli
solcò il muso. “Quell’idiota
di mio fratello Champa vuole venirmi a trovare. Che scocciatura!
Dovrò rimanere
sveglio ad aspettarlo e non potrò fare neanche un sonnellino
di una trentina d’anni”.
Whis iniziò a rassettare
raccogliendo i vestiti che Bills
aveva lasciato abbandonati per la stanza.
“Quindi non userete questa
visita per rimanere sveglio e non
perdervi neanche un minuto in compagnia di Goku? In fondo lui
è un mortale e
potrebbe morire nell’arco di un vostro unico
sonnellino” rispose.
Bills sorrise sornione, mostrando i
canini aguzzi e candidi.
“Tu mi conosci davvero
molto bene” borbottò. Si rotolò sulla
poltrona, muovendo infastidito la coda. Le sue orecchie erano aguzze e
triangolari, ben ritte sulla sua testa.
Whis lo raggiunse e gli
posò un bacio sulla fronte.
“Come nessun
altro”. Si portò una mano alla bocca e rise
sonoramente. “Oh oh oh oh!”.