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Autore: SimonQuestor    13/08/2009    1 recensioni
Mi è venuta di getto, dopo una serie di emozioni varie che non so che mi è successo stasera :P Ci tengo a ribadire che sono un ragazzo v.v"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ così vuoto il mondo.
Cammino per la strada, tra palazzi svettanti e lampioni fatui, scivolando tra le miriadi di persone che vorticano attorno a me. Ho il tempo di cogliere un lembo di stoffa rossa, un paio di occhiali, delle labbra, degli occhi, prima che svaniscano alle mie spalle. Allora prendo a fissare qualcosa di più distante e più duraturo. Ecco, ho scelto. Un ragazzino che sta lì a contemplare il suo nuovo giocattolo. Ma qualche istante dopo la folla lo ha coperto dal mio sguardo. Continuo a camminare, sui confusionari marciapiedi, sulle battute strade. C’è così tanta gente, eppure nessuno con cui parlare. Nessuno di veramente reale per me, perché tutti sono troppo presi dal loro feroce moto, dalla loro impetuosa fretta. Non trovo il coraggio di interromperli. Eppure vorrei spiegarmi. Vorrei che i miei pensieri trovassero finalmente una via di fuga, un’altrui mente in cui trovare riposo. Vorrei potermi confidare, finalmente. Ma nessuno si ferma. Luci variopinte, abiti firmati, gioielli della tecnologia, pietre preziose incastonate in sfarzosi anelli, macchine di lusso, chioschi di gelati e pop corn, supermercati, scarpe dai prezzi esorbitanti, gente di tutti i tipi. Eppure è come se non ci fosse nulla. Solo un gran caos attorno a me, che rende le cose terribilmente più difficili. Mi vengono in mente le urla di rabbia, i pianti di sofferenza, i gemiti, i lamenti. Tutto il mondo che soffre, e noi pochi eletti che cincischiamo furiosamente con la vita di ogni giorno, senza renderci conto di quello che è veramente importante.
E’ così vuoto il mondo.
Mi guardo intorno e non vedo null’altro, se non il freddo vuoto che mi circonda. Mi guardo attorno, e quel che vedevo prima è già stato sostituito da qualcos’altro. Penso a tutti quelli che ogni giorno muoiono, e che singolarmente hanno tutti la loro grande importanza, ma che scompaiono nell’oblio. Eppure tutti sono pronti a innalzare inni e accorrere a fiumane per dare l’ultimo saluto a una stella del cinema, della musica, dello spettacolo. Come se la loro vita valesse di più.
Guardo quei due bambini in fondo alla strada con i loro nuovi videogame fiammanti, e mi viene da pensare a quei poveri bambini che invece non hanno neanche da mangiare, eppure hanno quella meravigliosa forza di cogliere il buono anche nella loro condizione. Di sorridere anche nella sciagura, insensibili all’invidia, indenni alle malizie del mondo. Alla nostra cupidigia, al nostro voler tenere tutto per noi ed esserci irreversibilmente attaccati. Senza capire che verrà il giorno che tutto ciò sarà inutile, e ciò che conterà sarà ben altro. Quei bambini dalla pancia vuota e gli occhi luccicanti di gioia e amore, più di quanto i bambini più fortunati possano essere, per colpa dei loro genitori che hanno fallito già in partenza. Ci penso, e vorrei urlare il mio dolore al mondo, e plasmarlo e rimodellarlo secondo la mia giustizia. Far capire a tutti cosa conta davvero, e quanto crudele sia essere insensibili a tanta ingiustizia. Vorrei urlare il mio odio contro chi si nutre di questa condizione, e ci guadagna i propri interessi. Vorrei potermi trasformare in cibo per gli affamati, acqua per assetati, e gioia per i sofferenti. Ne avrei il coraggio? In momenti come questo, in cui sono cosciente al pieno di quanto è giusto e quanto non lo è, si. Il coraggio di cambiare le cose. Il coraggio che tutti dovrebbero avere, ma che è così raro.
E’ così vuoto il mondo.
Non mi fermo. Non voglio tornare a casa. Mi volto ora, sentendo dei sonagli. Una bambina suona con un tamburello. E’ stanca, e sporca. Chiudo gli occhi, faticando per combattere il bruciore e impedire alle lacrime di vincermi. Perché lo faccio? Non lo so. Ma il mondo che mi circonda mi ha convinto che piangere è una cosa stupida, da deboli. Devo sforzarmi di mascherare le mie emozioni. Mi avvicino a lei. Lei mi vede. I nostri occhi si incontrano…E in quell’oceano marrone mi perdo. Il rimorso mi colpisce con la violenza di una frustata in pieno viso. E so quello che devo fare. Mi inginocchio per terra, davanti a lei. Allargo le braccia, e la circondo, stringendola con forza, e calore. Lei non ha paura. Lei ha capito. Lei capisce molto meglio di me. La sento ridere di gioia. E allora me ne frego. Lascio che l’acqua salata prorompa dai miei occhi con tutta la violenza di un fiume in piena arginato troppo a lungo da una diga. Una diga fatta di insensibilità e astio. Di pregiudizi e luoghi comuni.
E’ così vuoto il mondo.
Ma basta il sorriso di un innocente per illuminarlo.
  
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