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Autore: Carol_enfore    18/06/2020    1 recensioni
Ambientata in un futuro in cui i due ex compagni di squadra non sono più soltanto tali, in cui l'incertezza governa le emozioni e l'amore viene intrappolato dietro il velo della disillusione e le morse della paura, e non può far altro che appassire.
Dal testo:
"Quel corpo che potrebbe anche esser tuo ma non lo sarà mai realmente, quel cuore che ti illudi di raggiungere ma che fugge ogni volta più lontano. E lo riconosci che la resa è vicina. Credevi di essere forte, ma hai finalmente capito che la forza non è solo andare avanti, ma anche capire quando fermarsi. Volevi un "noi" e hai perso te stesso."
Ho sempre sperato di scrivere qualcosa su di loro e mi sono sempre resa conto di non essere capace di gestire i loro personaggi, quindi sì, ahimé devo confessarvi che dovrete sorbirvi tanto ooc. I'm sorry.
Fanfiction "perfetta" ( termine da leggere con tanta ironiaxD) per gli amanti dell'angst e dell'Aokise!
Enjoy♡
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Satsuki Momoi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Forse sono le prime luci dell'alba che penetrano dalle persiane mezze chiuse, forse è il cigolio delle molle del letto che squittiscono per il tuo abbandonarle, forse il rumore della cinghia che allacci alla vita.
Aomine apre gli occhi, ti guarda storto, all'inizio non capisce, grugnisce qualcosa che non riesci a captare e in un fruscio sordo di coperte, cerca di riprendere il sonno che l'ha abbandonato. 
Il modo in cui ignora la tua presenza non ti stupisce, a farlo è la morsa che ti avvinghia lo stomaco, il petto che nasconde un cuore ormai troppo ferito per sentire ancora dolore. Eppure lo fa.
Ridi di te stesso, un po' amaramente, un po' stufo e fregandotene di poterlo infastidire, compi ogni movimento solo se strettamente sicuro di fare rumore. Perché tu ci sei stato e lui deve ricordarlo, perché tu ci sarai e non deve darti per scontato. Anche se sei tu il primo a farlo, a venderti per quegli occhi che non ti vedranno mai per davvero. Ormai puoi capirlo anche tu, l'amore non è più cieco da un po'. 
Aomine borbotta, si innervosisce come immaginavi, come sottilmente speravi e ti urla contro di fare silenzio, di andartene senza rompere ulteriormente.
Non ribatti, sei stanco anche di questo, ma di cercare la sua attenzione no, quello mai. E sai che sarà la tua rovina.
Sfili per la camera a torso nudo, fingendo di cercare la maglia che in realtà hai già adocchiato ai piedi del letto, in quell'angolo in cui è stata rozzamente buttata via dalle stesse mani grandi che ora stringono a forza il cuscino contro le orecchie, per zittire ogni cosa. Stesse mani che ieri notte stringevano te, segnavano la tua pelle con carezze roventi, tocchi bollenti sull'addome, le cosce od il viso, la presa forte sui glutei di quella passione bruciante che vi appartiene da sempre e che ti causa lo stesso lungo fremito per la schiena, ancor più intenso ogni anno che avanza.
Poche ore fa eravate uno su quello stesso letto, poche ore fa cedevi te stesso a quelle braccia, ti abbandonavi al suo sguardo, il cuore colmo di fiducia e amore. E sarà pure un'illusione, ma non sei pronto a rinunciarvi.
Le tue labbra si inarcano sul lato destro della tua bocca, gli occhi come oro colato, luccicano di cattive intenzioni. Trillando un "buongiorno" con quello spirito leggero che ti è sempre appartenuto, che molti ti dicono dovrebbe sempre appartenerti, ti stendi sulla sua figura accovacciata quasi innocentemente. La scusa di star cercando il tuo indumento regge poco e viene abilmente dimenticata quando il volto del corvino ti si palesa davanti, ancora stravolto dal sonno ma bello come solo un cuore innamorato potrebbe pensare. Gli occhi di quel blu intenso ti scavano dentro, si divertono a rimescolarti il sangue nelle vene, gli organi insieme, ma non fatichi a notare quella vena di irritazione e indifferenza che ti fanno sanguinare ancora, con la stessa potenza di sempre. Non distogli lo sguardo, questo mai, non lo faresti neanche se quegli occhi un giorno ti negassero anche quel poco che hai conquistato. Quel corpo che potrebbe anche esser tuo ma non lo sarà mai realmente, quel cuore che ti illudi di raggiungere ma che fugge ogni volta più lontano. E lo riconosci che la resa è vicina. Credevi di essere forte, ma hai finalmente capito che la forza non è solo andare avanti, ma anche capire quando fermarsi. Volevi un "noi" e hai perso te stesso.
<< Cosa stai facendo?>> ti ridesta la sua voce, roca dal sonno.
<< Non trovo la mia maglia Aominecchi>> rispondi candidamente, gli occhi velati di un'innocenza che sapete entrambi non ti appartenga più, te l'ha portata via, prosciugandoti.
<< E cosa ti fa pensare che sia qui?>> ringhia lui, roteando gli occhi al cielo, le dita scure che passano sul viso come a togliere la stanchezza, l'incredulità di aver ancora a che fare con uno come te.
Ne approfitti per ricostruire un'altra maschera, ormai sempre più fragili dal tenersi salde.
Fai spallucce, con nonchalance, poi aggiungi: 
<< Devo ricordarti di quando ho raccolto i boxer dalla testata?>>. E ridacchi, falso quanto ciò che vi lega.
Stavolta sbuffa e ti preme con forza, ma senza esagerare, una mano sul volto per chiuderti la bocca, per allontanarti.
<< Prendi quello che devi e va>> è l'ordine perentorio con cui ti liquida, poi torna a stendersi, ad ignorarti: la tua presenza non è mai stata importante. Mandi giù quest'altro boccone amaro per il tuo orgoglio, l'ultimo ti prometti, e non sai più se crederti o meno, per quante volte quella frase abbia preso forma nella tua bocca per poi rimanere bloccata lì, tra corde vibranti e labbra sigillate.
<< Che rude, Aominecchi!>> dici, con quell'insulso fare ilare, il corvino non ti degna neanche di uno sguardo. Sbuffi sonoramente, sempre con scherno, poi ti alzi e ti avvii a prendere e mettere sul serio quella maglia.
<< Lascia le chiavi sul tavolo, prima di andartene>>.
Te lo dice con la bocca appiccicata al cuscino dove hai dormito tu e che ora giace tra il suo busto e le sue gambe e ti pare ridicolo desiderare di essere al suo posto, renderti conto che non lo sei mai stato, neanche nell'errore di una notte. " Quindi torna oggi", pensi, e una morsa ti stringe lo stomaco.
Sei di spalle e sei sicuro, speri con tutto te stesso, che non veda il tuo tremito, il modo in cui le tue dita affusolate e pallide come neve - così in contrasto con le sue-, abbiano esitato nel srotolare il tessuto sui fianchi ancora esposti.
<< Va bene>> acconsenti e un silenzio pesante si frappone fra voi. Poi ti volti di scatto in sua direzione, il volto ancora una maschera di finzione, aperto in un sorriso a trentadue denti, gli occhi appositamente socchiusi per non tradirti e il mento proteso in avanti, in attesa.
Aomine apre un occhio solo e ti fissa con quello, per quello che ti pare un minuto intero.
<< Che cazzo vuoi ancora, Kise?>> ti chiede, scocciato e annoiato dal tuo modo di fare. 
Protendi anche le labbra, unendole in un unico broncio molto infantile e poi rispondi:
<< Non me lo dai il bacio di commiato?>>.
Ti congratuli con te stesso per quanto abilmente tu stia recitando. La risposta di Aomine la leggi nel suo modo di darti le spalle. Sospiri. Non ti serve altro.
Fissi la sua schiena nuda per qualche secondo e vorresti per un attimo dire qualcosa, cedere, ma riesci a frenarti. Scuoti il capo con rassegnazione e il tintinnio delle chiavi del suo appartamento sembrano attirare finalmente la sua attenzione, perché ora quei fari blu ti guardando curiosi, confusi.
Gliele butti sul letto, non dici una parola, per te basta già quel gesto, perché hai deciso e se non lo fai adesso, se non lo fai così, non ne sarai più capace.
Daiki ti guarda un attimo perplesso, le prende, se le rigira tra le dita e lo vedi aprire bocca per parlarti e scioccamente speri qualcosa che non c'è. Non esiste.
Tuttavia il saperlo non aiuta a bloccare la caduta nel baratro in cui ti getta.
<< Dovrei leggerci qualcosa in questo gesto? Non ti ha costretto nessuno a venire da me, ieri notte>>.
Annuisci, ma non trovi nulla da dire, ogni formulazione di pensiero ti sembra patetico, preferisci il silenzio. Ti maledici, ma l'istinto ha il sopravvento e guardi in basso. Non ti sei mai sentito così piccolo e insignificante, così invisibile.
Senti gli occhi del tuo ex compagno di squadra sulla pelle, che va a fuoco. E il sospiro che gli lascia le labbra fa più male di mille spilli conficcati nella pelle.
<< Fatti un favore, Kise, non tornare>>.
Fanculo. 
Lo vorresti urlare.
Lo vorresti urlare a lui, a te stesso, a questo amore bastardo che ti ha annullato.
Mordi ferocemente le labbra, pur di non piangere, e il sentore ferroso del sangue ti scoppia sul palato, nauseandoti. 
Stringi i pugni così forte da far sbiancare le nocche e scuoti il capo in negazione.
Non sai se verso di lui, se verso i sentimenti che ti affollano il cuore e lo annegano senza pietà.
Quando trovi la forza per guardarlo nuovamente in viso, lo trovi ancora nella stessa posizione, quei pozzi blu fissi su di te che ti fanno innamorare ancora, ogni secondo di più. 
<< Va a casa, Ryouta>> ti ripete, il tono più dolce di quanto ti aspettassi, forse rispettoso del dolore che hai impresso sul volto, nelle lacrime incastrate tra le ciglia bionde, nel rossore delle guance che trattengono e sfogano naturalmente rabbia e umiliazione, nelle labbra martoriate, purpure e lucide di sangue e saliva.
Sei uno spettacolo pietoso, lo immagini, e una voce cattiva te lo conferma nel modo accorto con cui Aomine ti guarda, con quell'alone di affetto che non ha mai avuto. 
<< Ho capito>> mormori, senza fiato, senza forze, senza maschere.
Daiki annuisce e tu non hai più motivo di credere in nulla, non quando il cuore ti si sgretola in pezzi, quando i tuoi piedi sembrano perdere contatto col terreno e le spalle si piegano per quella sensazione estranea e familiare del mondo che ti crolla addosso. 
<< Smetto di amarti>>.
Lo dici con tutto l'orgoglio che ti è rimasto in corpo, con quell'ultima stilla di volontà e buon senso che ti ricordano di amare anche te stesso, soprattutto te stesso. Lo dici per la prima volta, per colpirlo nella speranza di fargli male. Glielo dici per te stesso, per liberartene e tornare a respirare, per non rimpiangere di non averlo mai fatto. Per ricordarti che lo hai amato davvero, fino alla fine ma che non è bastato. Un promemoria per il futuro, per ricordarti che l'amore da solo non serve a nulla.
Non aspetti risposta, non aspetti nessuna reazione, giri le spalle e vai via, perché di lotte ne hai affrontate troppe e sei stanco. Perché non puoi combattere per qualcosa a cui soltanto tu tieni. Perché ti sei illuso troppe volte e a guardarti allo specchio non ti senti più tu e se qualcosa rimarrà di questo tuo amore, vuoi sia quella purezza che ti ha accompagnato negli anni, non l'ossessione di un qualcosa che non avresti mai avuto. Aomine in ogni caso non ti ferma e raggiungi la porta di casa in poche falcate, le guance già percorsi di pianto. Ma inaspettatamente sorridi, non c'è più nessuna spada di Damocle a minacciarti, finalmente torni a respirare e quel bivio eterno è scomparso. Il cuore ti si sgretola, ma la mente sospira di sollievo e ti senti pronto a ricominciare. 

Aomine lo sente. Riverbera in ogni fibra del suo essere, quel suono secco con cui Kise abbandona la sua vita. Se lo aspettava, eppure non poteva prevedere quanto male avrebbe fatto. Per un attimo crede di non saper più respirare, perché il fiato gli si blocca in gola, si ribella alla possibilità di raggiungere i polmoni, di quella funzione naturale che lo aiuta a tenersi in vita. Il suo corpo lo ha capito prima della mente.
Si mette a sedere, un movimento lento che sembra costargli fatica, le mani che ancora stringono il cuscino che porta il suo odore, quello che non ti sei mai permesso di assaporare dalla sua pelle. Quello che già ti manca da morire. Lo stesso odore di cui ti inebriavi la notte o in quelle rare mattine in cui i tuoi occhi blu si sono aperti prima dei suoi, godendo di quegli attimi che hai negato ad entrambi. 
Ha detto di amarti.
Riesci a pensare solo a questo, a quel modo contorto e assurdo con cui quelle parole feriscono. Avresti voluto avere la possibilità di dire altrettanto.
Le labbra tremano nell'esalare un sospiro, un nodo in gola che non permetti si trasmetta agli occhi. Cerchi di ricomporti ma la rabbia fa presto ad accenderti le vene e scaraventi via le coperte soffocanti sulla pelle, abbandoni il letto, l'ultimo baluardo che vi ha tenuti vicini. 
Il cuore accelera nel petto, non riesci a comprendere se per l'adrenalina che ti ha infiammato il sangue o se per il desiderio di farti comprendere ciò di cui ti rendi cieco. Trattieni l'impulso secco delle gambe che vorrebbero raggiungerlo, delle braccia che vorrebbero tenerlo legato al tuo petto fino ad assorbirlo. 
Rimembri la notte trascorsa e ti maledici: è passata troppo velocemente, è stato tuo per troppo poco tempo, troppe poche volte. 
Ma il silenzio di quella casa che non è solo tua ti ricorda ogni sacrificio, ti ripaga questa sofferenza.
Riprendi possesso di te stesso, con fretta cerchi il telefono lasciato all'androne, e scorri lo schermo per visualizzare i messaggi. Satsuki sarà presto in aeroporto e tu dovresti essere lì ad attenderla, come un marito attento farebbe, come Satsuki meriterebbe.
Imprechi e spalanchi le finestre, perché quel profumo ti soffoca e ti annebbia i sensi, ti trasforma in gelatina e non puoi permetterti di cedere, non adesso che Ryouta è riuscito a lasciarti. 
Fa male. È dolore sordo al centro del petto, il sangue che ti circola dentro come veleno. Ma è necessario.
Per Satsuki che ti è sempre stata accanto e ti regala tranquillità, sostegno incondizionato.
Per Ryouta che merita di meglio di un coglione come te, troppo spaventato dal mondo per uscire allo scoperto, troppo spaventato da se stesso per ammettere di amarlo.
E tu sei stato egoista per troppo tempo nel cercare di tenerlo stretto a te senza dare nulla in cambio.
Ti prepari in fretta e furia, perché l'aereo sta atterrando e casa vostra dista circa una mezz'ora di strada dall'aeroporto, la mezz'ora necessaria che ti concedi per accettare la fine di un qualcosa a cui non hai mai dato inizio. Ti viene da ridere per quei pensieri così contrastanti. Ti viene da ridere quando riesci per un pelo a non sbagliare direzione. Ridi definitivamente quando ti accorgi che Kise non sarà più tuo, ma ciò non significa che non potrà un giorno essere di un altro. Nel silenzio dell'abitacolo ti chiedi se potresti accettarlo.
Nell'abbraccio stretto con cui Satsuki ti saluta, ti chiedi se sarai in grado di andare avanti così per sempre.
Nel rientro a casa pieno di chiacchiere, in quel profumo che tu ancora avverti come riflesso incondizionato, che sai esser percepito dal cuore e non dai sensi, ti rendi conto che non puoi. Ma devi lasciarlo andare.

Angolino di Carol:

Benvenuti!♡
Ammetto di esser super emozionata, fino all'ultimo ero insicura se pubblicare o meno, le pare mentali del "ho scritto una schifezza" in cui ancora credo xD
Ma sono contenta di essermi decisa alla fine!
Innanzitutto vi ringrazio per aver letto fino a qui♡ non sono granché brava con la gestione di questi "angoli autore" perciò perdonate il disagio(?)
Credo siano dovute delle precisazioni.
Per cominciare, la OS è nata mentre leggevo una fanfiction dopo un'improvvisa voglia di rivivere questi due polli. L'ho scritta in due giorni ( o per meglio dire notti) e non so neanch'io come ho fatto xD soprattutto perché non avevo nessuna idea di fondo se non l'angst che oltretutto sono  solita odiare ahaha.
In ogni caso, come avete potuto notare ( se siete sopravvissuti fino alla fine approdando addirittura in queste note - tripli ringraziamenti per voi♡-), la relazione che lega sti due è abbastanza contorta. Kise si è quasi annullato, ha dato così tanto di se stesso da non riconoscersi e da far quasi trasformare il proprio sentimento in ossessione, cieco anche al fatto che Aomine abbia sposato non una ragazza qualunque, ma Satsuki una loro amica dai tempi delle medie. Quest'ultimo invece si è reso conto di aver "giocato" troppo, si sa che nel cercare di tener stretto più che puoi, alla fine si finisce per perdere tutto e confidando nella maturazione dei pg ( in questa OS li penso come trentenni), ho  reputato fosse ora per Aomine farsi un esame di coscienza e prendere in mano la situazione. Tuttavia, volendo un po' tener fede al carattere dell'Aomine adolescente, è uscito fuori un esame un po' 'codardo'. Aomine non ha deciso da sé, ha lasciato che le cose accadessero, ha spinto Kise a lasciarlo piuttosto che mettere in chiaro le sue paure, i suoi sentimenti. Ha preferito la via facile, ha scelto Satsuki conscio che se ne pentirà. Non mi sento di giudicare o dare una spiegazione a questo, lo ritengo un tema delicato per quei ragazzi/uomini che ancora oggi, per questa società ancora troppo chiusa, agiscono alla stessa maniera. 
Spero concordiate con me che in una cornice del genere, il vero significato della parola 'amore' sia 'lasciar andare' per il bene dell'altro. 
Kise ha deciso di lasciar andare Aomine perché ha capito di non potergli dare quello di cui necessita, oltre che per se stesso. 
Aomine ha deciso di lasciar andare Kise per le stesse motivazioni anche se per ragioni diverse. Se Kise si è rassegnato, Aomine ha solo paura.
Spero che con queste spiegazioni tutto sia un po' più comprensibile, non avendone delineato il contesto avevo timore tutto fosse poco chiaro o confusionario.
Prima che questo angolino superi le parole dell'Os stessa, ci tengo ancora a ringraziarvi♡
Spero possiate farmi sapere cosa ne pensate della Os, delle mie riflessioni, cosa avreste fatto voi in una storia del genere. Mi piace il confronto perché lo considero un ottimo modo per crescere e migliorare.**
Carol_enfore ♡
   
 
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