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Autore: Rei Murai    21/06/2020    3 recensioni
Storia partecipante alla challenge “Aoyama no tea time” indetta dalla pagina “Detective Conan fanfiction (italian fan)” per il compleanno di Gosho Aoyama
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«Heiji?» sussurrò, con tono preoccupato.
«Vuoi… - estrasse il pacchetto dalla tasca e si schiarì la voce - … vuoi…?» provò di nuovo, con tono più alto.
«Voglio?» Toyama si sporse in avanti, curiosa di vedere cosa stringeva tra le mani.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Storia partecipante alla challenge “Aoyama no tea time” indetta dalla pagina “Detective Conan fanfiction (italian fan)” per il compleanno di Gosho Aoyama
 

Prompt usati: 7/10
  • Fragole
  • Affogare
  • Spine
  • Biscotti
  • Crisalide
  • Principesse Disney
  • Monopattino
 
Pair: HeijiKazuha
 

I swear: I tried!

Ovvero: come essere incapaci di portare a termine un semplice obbiettivo.

 
 
Fragole.
 
Prese un respiro profondo e strinse le dita attorno al pacchetto infilato nella tasca della giacca verde.
Kazuha era seduta davanti a lui, al tavolo di quel ristorante che aveva scelto come teatro per la sua performance. Parlava e parlava, non smetteva un attimo di sorridere mentre gli raccontava la sua giornata con Ran. Di come avevano deciso di passare quell’ultimo giorno di primavera e prepararsi finalmente all’arrivo dell’estate.
In mezzo a loro il cestino di fragole che aveva ordinato si stava velocemente svuotando senza che lui ne avesse mangiata mezza.
Incrociò lo sguardo con quello dell’amica di infanzia, deciso a fare il grande passo senza troppi preamboli.
Insomma: se ci era riuscito Kudo cosa impediva a lui di portare a termine un’azione così tanto semplice?!
Kazuha inclinò il capo: in sospeso tra di loro la domanda che gli aveva appena posto.
Domanda che lui, ovviamente, non aveva sentito troppo preso nelle sue elucubrazioni mentali.
«Heiji?» sussurrò, con tono preoccupato.
«Vuoi… - estrasse il pacchetto dalla tasca e si schiarì la voce - … vuoi…?» provò di nuovo, con tono più alto.
«Voglio?» Toyama si sporse in avanti, curiosa di vedere cosa stringeva tra le mani.
«Siete pronti ad ordinare?» il cameriere apparve dal nulla vicino al tavolo osservando alternativamente prima lui e poi lei.
«Vuoi altre fragole prima di prendere la cena?» chiese tutto d’un fiato, lasciando ricadere il pacchetto nella tasca della giacca.
 
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Affogare.
 
Il caldo afoso dei primi giorni di agosto lo costringe a spostare la maglia rossa che porta sopra il costume da bagno.
A qualche metro di distanza dall’ombrellone sotto cui ha cercato riparo, Kazuha, Ran e Sonoko stanno giocando a pallavolo.
Kudo, nelle vesti di un bambino di sette anni tediato dalla giornata di mare, sta steso sulla sdraio con il volto coperto da un asciugamano con delle improbabili paperelle rosa.
Il grande Kogoro sta cercando di circuire la ragazza addetta all’attrezzatura per le visite subacquee.
«Hai ancora l’anello che hai deciso di regalare a Kazuha?» la voce di Shinichi arriva attutita, soffocata dalla stoffa della salvietta e dal suono delle onde che si infrangono sulla battigia.
«Si…» risponde abbattuto.
Pensa al cerchietto d’argento che ha lasciato nella borsa con gli abiti di ricambio; al modo in cui, impacciato, ha provato anche quella mattina a fare la sua proposta all’amica di infanzia.
Colpisce la sabbia in un gesto rabbioso; la donna stesa sotto l’ombrellone accanto al loro fa uno sbuffo stizzito e gli regala uno sguardo gelido.
«E hai ancora intenzione di darglielo?» Kudo rigira il coltello nella piaga.
Può perfettamente immaginare il sorrisetto compiaciuto che gli piega le labbra, mentre pronuncia quelle parole con sadica cattiveria.
«Ovvio che ne ho intenzione!» risponde piccato.
Si trattiene dal fare un gestaccio alla donna.
Colpisce di nuovo la sabbia.
«Di questo passo arriverà qualcuno prima di te a portare a termine la tua impresa».
Furioso, Hattori gli colpisce la caviglia con un calcio. Il libro di Doyle poggiato sul ventre abbronzato del bambino cade nella sabbia e lui scatta a sedere nel tentativo di afferrarlo prima che tocchi il suolo.
«Ma sei scemo? Hai idea questo volume quanto sia delicato?».
«Non lo sarà mai abbastanza davanti alla tua indelicatezza – risponde piccato, ma si allunga a prendere il volume. Lo pulisce dalla sabbia e lo ripone sul tavolino pieghevole che si sono portati appresso. Assorto ne osserva le pagine ingiallite dal tempo; la scritta dorata che compone il titolo “il mastino di Baskerville” è scrostata in più punti – cioè… che razza di amico sei? – chiede, trattenendosi dall’insultarlo ulteriormente – dovresti sostenermi! Non tutti siamo bravi come te ad esporre i nostri sentimenti!».
Kudo si acciglia.
Le gambe piccole e tozze si scostano dalla sdraio, i piedi affondano nella sabbia calda e contrae il volto in una smorfia di fastidio.
«Bravi come lui ad esporre i sentimenti? Il nostro giovane Conan ha trovato una ragazza a cui dichiararsi?!» la voce di Kazuha gela entrambi.
«È così, Conan?» anche Ran le si affianca.
«Non sono io che mi devo dichiarare – sbotta il sedicente bambino, nel tentativo di salvarsi da quella conversazione – è il fratellone Heiji che-» Hattori lo afferra per il collo, gli scompiglia i capelli e una mano corre a coprire quella bocca impertinente mentre Kudo scalcia per liberarsi.
Vorrebbe ucciderlo.
Affogarlo nel vasto mare blu che si apre davanti a loro.
«Heiji?» Kazuha sposta la sua attenzione su di lui, confusa e curiosa.
Ride.
Ride forte.
Nasconde il suo imbarazzo e il suo disagio poggiando il bambino a terra.
Kudo si massaggia il collo infastidito.
«Lo sai come sono i bambini! – sbotta senza smettere un momento di ridere isterico – chissà quali filmati mentali si sta facendo in questo momento» digrigna i denti e regala a Shinichi uno sguardo carico di rabbia.
Proprio come un moccioso, per tutta risposta, Kudo gli fa la linguaccia.
 
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Spine.
 
«Brucia».
Kazuha si lamenta, alza il dito indice in sua direzione.
Sopra di loro il cielo è puntellato di infinite stelle che illuminano il balcone su cui si sono rifugiati,
Hattori sospira, si inginocchia davanti a lei e osserva il dito, lo ispeziona con cura.
«Così impari ad arrampicarti sul muro di una proprietà privata per afferrare fiori che non ti appartengono» la rimbotta.
Kazuha mette su il broncio, cerca di scappare alla sua presa.
«Erano rose bellissime!» dice a sua difesa.
I fiori sono riposti in un vaso sul tavolo vicino alla porta-finestra che dà sulla balconata; l’odore che emanano è talmente forte da avvolgerli.
«Peccato che ogni rosa abbia le sue spine e che una ti si sia infilata nel dito – sospira esasperato, si alza – hai delle pinzette?» le chiede e Kazuha indica la trousse che tiene sul letto di quella stanza di albergo.
Muove qualche passo verso l’interno della camera, la scatola scivola dalla sua tasca e rotola sulla moquette color avorio.
Restano entrambi immobili per qualche istante, poi Heiji l’afferra veloce e se la rimette in tasca.
«Usa le pinzette per rimuoverla da sola! E poi disinfetta tutto con l’acqua ossigenata!» dice, imbarazzato, prima di fuggire dalla camera.
Una volta nel corridoio si dà dell’idiota.
 
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Biscotti.
 
«Cosa sono quegli aborti nel piatto?» non può fare a meno di chiedere con lo sguardo rivolto verso il tavolo della cucina.
«Mossa poco intelligente» gli sussurra Kudo, tirandogli la maglietta.
Kazuha alza lo sguardo verso di lui, gli occhi gonfi di lacrime e le labbra contratte nel tentativo di trattenerle.
«Sono biscotti – risponde piccata. Il tono di chi è pronto ad infilarti un coltello da cucina nel fianco – ed erano per te» aggiunge prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.
«Ti sei fregato con le tue mani – serafico, Shinichi se ne porta uno alla bocca e lo addenta con forza – ma ti sei evitato una corsa in ospedale per intossicazione alimentare» aggiunge rimettendo il biscotto al suo posto.
 
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Crisalide.
 
Heiji vorrebbe davvero essere capace di esprimere le sue emozioni.
Kazuha è davanti a lui: indossa un abito corto di stoffa leggera. Attorno alle gambe snelle e alle braccia temperate dallo sport, il pizzo bianco entra in contrasto con la pelle scurita dall’estate.
Un cappello a falda larga le protegge il volto dalla luce del sole.
È bella pensa. È così bella che la sua sola presenza ferisce lo sguardo è fa sparire tutto ciò che ha attorno.
Avvampa a quel pensiero.
La ragazza si china, raccoglie qualcosa da terra e poi corre verso di lui.
Il tacco delle scarpe produce un ticchettio fastidioso a contatto con l’asfalto.
«Heiji! Guarda cosa ho trovato!» dice e porge le mani in avanti.
Sui palmi aperti e tesi in sua direzione, c’è qualcosa di arrotolato. È quasi trasparente e somiglia ad una foglia. Kazuha gliela mostra orgogliosa.
«È una crisalide» dice schifato. Kazuha chiude le mani infastidita, ma non perde il sorriso che gli sta rivolgendo.
«Vuol dire che qui da qualche parte ci sono le farfalle?» chiede speranzosa.
Hattori si gratta la nuca, si guarda attorno.
«Che noia» ribatte, sorpassandola. Si avvia lungo il viale alberato che porta alla spiaggia.
« Le farfalle sono belle! Sei tu che sei noioso!» ribatte lei, riprendendo a camminare.
Sorride, intravedendo una farfalla passargli vicino al viso e pensa che non c’è niente da fare: quegli insetti dai colori sgargianti e le ali delicate non sono nulla in confronto alla donna che sbuffa alle sue spalle.  
 
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Principesse Disney.
 
Kazuha afferra la ciotola con i popcorn e si accomoda sul divano, proprio affianco a Kudo.
Il diciassettenne sbuffa, si muove sul cuscino, incastrato tra il corpo delle sue ragazze; Hattori lo fissa con un sorriso sadico mentre Sonoko spinge il tasto “play” sul lettore dvd in dotazione dell’Hotel presso cui hanno preso ospitalità per le vacanze estive.
Sogghigna e incrocia le braccia attendendo il momento in cui il volto del bambino si contrarrà in un’espressione sofferente davanti all’ennesimo cartone marchiato Disney.
«Ma davvero non hai mai visto Biancaneve, Conan?» Suzuki squittisce sedendosi a terra, allunga una mano verso la ciotola e prende una manciata di stuzzichini.
«No, Sorellona Sonoko. Sono sempre impegnato con la scuola…sai…» Shinichi sembra sull’orlo di una crisi isterica. Pronto a scappare.
Salvami mima con le labbra in sua direzione. Per tutta risposta Hattori alza entrambe le mani.
«Vado a vedere come se la cava il vecchio giù al bar. Se è troppo ubriaco lo riporto nella sua stanza» asserisce e si chiude la porta alle spalle, lasciando l’amico tra le grinfie delle tre ragazze.
 
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«Anche io voglio un principe azzurro!» Kazuha stringe il cuscino, ha gli occhi lucidi per l’emozione e un’espressione buffa dipinta sul volto stanco.
­«Sarebbe bello allontanarsi verso il tramonto su un cavallo bianco!» le fa eco Sonoko, con entrambe le mani vicino al viso.
Conan sbuffa, annoiato e si infila una manciata di popcon in bocca.
Grazie al cielo quella tortura è finita.
Mentre le ragazze continuano a fantasticare intravede la figura di Hattori passare davanti alla camera. Con un braccio sulle spalle sostiene un molesto ed ubriaco Kogoro.
Sorride stronzo, mastica in fretta.
«Sorellona Kazuha! – chiama Toyama abbastanza forte perché Heiji possa sentirlo – Se vuoi un principe posso diventarlo! Ti porterò sul mio cavallo bianco e scapperemo assieme» e ride. Ride davanti all’espressione di Kazuha e ad Heiji che si è pietrificato davanti alla porta.
Ride difronte alla sua espressione omicida.
 
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Monopattino.
 
Perfino i bambini riescono a fare una cosa così semplice!
Heiji è incredulo davanti a quella scena.
Ha messo l’ultima valigia nel bagagliaio della macchina e stava per tornare dentro l’hotel a chiamare gli altri, quando ha beccato il figlio del proprietario dello stabile con la figlia del signore dell’alimentari in fondo alla strada.
Sono entrambi impacciati e non si guardano, ma non è questo a sconvolgerlo.
«Vuoi essere la mia fidanzatina
Ha appena chiesto il bambino di otto anni che ora guarda a terra nervoso, entrambe le mani strette attorno al manubrio del monopattino.
La bambina dondola sui talloni, è rossa in viso e non sembra capace di mettere in fila un paio di parole sensate. Annuisce solamente prima di scappare lungo la discesa che porta alla spiaggia.
Il moccioso sorride soddisfatto, sale sul monopattino e va via, urlando per la gioia.
Perfino. i. bambini. Ripete il suo cervello. Perfino Kudo sembra sottolineare ancora, prendendosi beffe di lui.
Stringe i pugni, riprende a camminare a passo di marcia e cerca Kazuha nella grande hall dove è situata la reception.
Quando la vede brucia i pochi metri che li separano e la afferra per un braccio.
«Kazuha!» Toyama sobbalza, lo fissa confusa.
Incatena lo sguardo al suo, cerca le parole adatte e maledice l’orgoglio che gli impedisce di essere diretto. Di dirle semplicemente quello che prova.
«Io… - inizia. E questa volta devi andare fino in fondo! Cerca di motivarsi. E deve sembrare un cretino in quella posizione, con la sua mano attorno al polso della ragazza e l’espressione da broccolo lesso che gli si è sicuramente dipinta in faccia. Ce la posso fare! Si dice di nuovo – Io… cioè… tu… –  prende un respiro profondo e chiude gli occhi come nei peggiori Teen movie degli ultimi dieci anni – Vuoi-»
«Se siamo pronti possiamo partire!» Sonoko appare alle sue spalle e salta in aria come punto da un’ape.
Un’imprecazione gli scappa a denti stretti.
Molla Kazuha e torna verso la macchina dando una spallata a Sonoko.
Non ci è riuscito nemmeno quella volta, ma sicuramente, prima della fine dell’estate, riuscirà a dichiararsi a Kazuha.
Ne è certo!
 
 
   
 
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