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Autore: _Kalika_    21/06/2020    1 recensioni
*Questa fanfiction partecipa al 3Days of Pride 2020 indetto dal forum FairyPiece - Fanfiction&Images*
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«Dai, Law!» Dalla postazione di Shachi venne lanciato un pezzetto di mela in faccia al capitano mentre le lamentele dei tre nakama si sommavano le une alle altre. «Cap, sei senza cuore!» Ikkaku prese un biscotto prima di sdraiarsi drammaticamente sul tavolo in direzione del suo capitano. «Non è la stessa cosa! Non potrei mai abbracciare a caso o dire smancerie a qualcuno di questi goblin! Senza…» Alzò la testa verso Penguin che già stava per ribattere, poi scosse la testa. «Anzi, con offesa»
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Penguin, Shachi, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 giugno: spettro aro/ACe - aromanticismo


Una relazione atipica

Law aprì gli occhi lentamente, rigirandosi su un fianco mentre faceva vagare pigramente lo sguardo lungo le pareti della sua cabina. Se il suo orologio biologico non sbagliava, e non sbagliava, erano le sei di mattina, motivo per cui il pirata si accigliò lievemente nel notare che la stanza non era illuminata dal sole che passava dall’oblò come faceva tutte le volte che i Pirati Hearts si fermavano a dormire sulla superficie.
Poi si ricordò che i raggi del sole quella mattina dovevano essere stati oscurati dalla mole imponente della Victoria Punk, ormeggiata dal giorno prima proprio a fianco del Polar Tang. Si concesse un lieve sospiro prima di provare ad alzarsi, trovandosi però bloccato da un braccio pallido e ridicolmente muscoloso che gli cingeva i fianchi. Prima di spostarlo con un movimento secco preferì voltarsi verso il rosso proprietario che, a pancia in giù, se la dormiva alla grossa occupando con la sua stazza quasi i tre quarti del letto. Lo osservò con volto rilassato e impassibile, godendo però internamente della vista dell’altro. Non si poteva definire bello, perlomeno non così, con i capelli fuori posto, l’espressione da ebete e perfino un rivolo di bava alla bocca. Ma a conti fatti a Law piaceva. Gli piacevano i suoi lineamenti, gli piacevano le ciglia, lunghe e sempre pronte ad accentuare l’espressività del suo volto, gli piaceva perfino il modo in cui le sue cicatrici si mischiavano con la pelle.
Quindi Law lo osservò, lo osservò fino a che un lievissimo rimbombo proveniente dalla cambusa gli ricordò che doveva alzarsi. Allora si avvicinò al volto di Kidd, si beò del suo calore, rimase un attimo a pochi millimetri dalle sue labbra, indeciso se sfiorargliele o no, e infine arretrò lentamente liberandosi dalla presa del braccio.
Camminò a passi tranquilli verso la cucina, da dove le voci di Penguin, Shachi e Ikkaku si facevano sempre più chiare insieme al rumore delle stoviglie, e aprì la porta. I suoi nakama erano impegnati nel prepararsi la colazione.
«’nvidio moltissimo. Mica come noi tre sfigati!» Ikkaku stava gesticolando animatamente con una mano mentre con l’altra portava il caffè sulla tavola, i due ragazzi che la ascoltavano e annuivano convinti. Law si sedette al suo posto e alzò gli occhi sull’amica, che fece un verso sorpreso quando lo notò. Doveva ammetterlo, grazie al suo passo felpato riusciva sempre ad arrivare di soppiatto vicino ai suoi nakama e la cosa lo divertiva un mondo.
Ma la punta di soddisfazione che gli aleggiava nel petto scomparve quando Ikkaku si esibì in una delle sue peggiori facce da schiaffi. «Law! Parlavamo giusto di te!»
Penguin portò i biscotti a tavola dando manforte alla ragazza mentre Shachi, a pochi metri di distanza, tagliava la frutta rimasta in frigo e dava un’occhiata al padellino sul fuoco con il latte dentro. Latte bevuto solo da Bepo, ovviamente, visto che i Pirati Hearts funzionavano a caffè e cibo in scatola in quantità industriali, ma che nessuno dimenticava mai di preparare per il loro peloso compagno. «Stavamo dicendo che siamo invidiosi che hai un ragazzo e noi invece siamo soli e tristi come dei pulcini abbandonati dalla mamma.»
Law si versò con calma il caffè prima di ribattere impassibile. «Siete in venti, come fate a sentirvi soli?»
«Dai, Law!» Dalla postazione di Shachi venne lanciato un pezzetto di mela in faccia al capitano mentre le lamentele dei tre nakama si sommavano le une alle altre. «Cap, sei senza cuore!» Ikkaku prese un biscotto prima di sdraiarsi drammaticamente sul tavolo in direzione del suo capitano. «Non è la stessa cosa! Non potrei mai abbracciare a caso o dire smancerie a qualcuno di questi goblin! Senza…» Alzò la testa verso Penguin che già stava per ribattere, poi scosse la testa. «Anzi, con offesa»
Si voltò poi verso Law per concludere il discorso con tono giocosamente disperato: «Tu hai Kidd con cui farlo, e noi nessuno!»
Il capitano alzò un sopracciglio mentre osservava la ragazza sbocconcellare il cookie e commentava scettico. «Non penserete davvero che io e Eustass-ya facciamo anche solo una di quelle cavolate, vero?»
Fu il turno degli Hearts girarsi a guardarlo con un sopracciglio sollevato: «E cosa fate allora? Scopate e basta?»
Lo sguardo vitreo di Law gli bastò da risposta. «Ma…» Penguin boccheggiò mentre cercava gli amici con lo sguardo «ma pensavo che vi piaceste a vicenda. Cioè, vi ho visti, tra voi scherzate, flirtate, ghignate, che per i tuoi standard è praticamente come se scoppiassi a ridere e facessi gli occhi a cuore.»
Trafalgar alzò un sopracciglio, ora lui quello confuso, arricciando appena il naso all’ennesimo paragone inopportuno di Penguin. Quasi si mostrò contrariamente sorpreso quando sentì l’amico aggiungere con tono mesto: «Non pensavo foste soltanto scopamici…»
«Non lo siamo» sentì infatti il bisogno di negare lui, sporgendosi appena verso il bordo del tavolo, ben conscio di essersi appena attirato tre paia di occhi curiosi e confusi almeno quanto lui. «Mi piace. Molto.» chiarì con tono che chiunque altro avrebbe definito impassibile, ma che gli Hearts seppero interpretare come particolarmente vibrante, quasi emozionato. «E io piaccio a lui.»
Ed era vero. Neanche per un secondo da quando erano venuti a patti con i loro sentimenti era mai sorto il dubbio, a lui o al rosso compagno, che tra loro ci fosse solo una relazione carnale.
«Ma non vi tenete per mano?» Indagò Ikkaku allungandosi verso di lui a ogni domanda. «Non volete passare serate a passeggiare da soli, magari lungo la spiaggia, al tramonto? Non fantasticate di passare la vita a invecchiare l’uno accanto all’altro, sapendo che sarete sempre insieme?»
L’espressione schifata di Law sarebbe bastata, ma la lingua fu persino più veloce e tagliente. «Ovvio che no. Chi mai vorrebbe una cosa del genere?»
Un altro pezzo di frutta lo colpì dritto in fronte mentre Penguin e Ikkaku si allontanavano furtivi, quasi ci fosse un mostro alle sue spalle, e si scambiavano un’occhiata preoccupata. Alla fine Penguin provò a rispondere cauto. «Uhm… tutti?»
«Tutti tranne me, a quanto pare» rispose Law con un’occhiata glaciale ma più confuso che offeso, bevendo l’ultimo sorso di caffè per riempirsi di nuovo la tazzina. «E anche tranne Kidd di sicuro.»
Shachi, che intanto aveva portato in tavola la macedonia ed era già pronto a sparare un altro pezzo di frutta, diede voce alla domanda di tutti. «Ma Law… ciò che ha appena descritto Ikkaku è un po’ la base, forse esagerata, di una relazione romantica.»
Law si strinse appena nelle spalle. Non aveva motivo di preoccuparsene, ma un tarlo si instaurò nella sua mente. «Allora non sto in una relazione romantica. Sentite, non serve preoccuparvi» iniziò poi vedendo le espressioni corrucciate dei nakama. «Tutte le cose che avete elencato mi sembrano ridicole, anzi ne sono quasi disgustato. Non capisco come una persona possa trovarle interessanti.»
«Ma sono romantiche!» Provò ancora Penguin, gli occhi che quasi gli brillavano mentre Ikkaku annuiva piano «Sono cose che fanno venire il batticuore!»
E ancora una volta incrociò lo sguardo scettico di Law e capì che le sue parole non avevano fatto alcun effetto. Anzi il capitano si alzò, avendo finito la sua seconda tazza di caffè, e si diresse verso l’uscita salutando con la mano. «Oh sì, sporcarmi i piedi di sabbia e bagnarmi l’orlo del pantaloni per poi trovarmi in mezzo al niente senza la luce del sole mi fa decisamente venire il batticuore.»
Se ne andò sotto una pioggia di pezzetti di mango diretti alla sua nuca, l’espressione ghignante e le orecchie sorde alle lamentele.
«Captain, sei un bruto!»
«Insensibile!»
 
 
«Trafalgar, che cazzo vuol dire che dobbiamo parlare?»
Law si morse l’interno della guancia per non iniziare a rispondergli male. Invece continuò a camminare fino a raggiungere il parapetto del pontile del Polar Tang, sentendo i passi pesanti dell’altro seguirlo. «Sarà breve e indolore.»
«Sono abbastanza sicuro che lo dici pure alle tue vittime. Poi urlano come cani.»
Il moro gli lanciò un’occhiata di striscio con un sorrisetto bastardo. «Temi di farti del male?»
«Ma piantala e parla!» Puntò lo sguardo verso l’orizzonte nel modo più infastidito possibile, ma le sue mani parlarono da sole andandosi quasi a stringere l’un l’altra. Che voleva fare quello stecchino del cazzo? Anni senza che ci fossero problemi, e ora se ne usciva con “dobbiamo parlare”? Cos’era, la protagonista di un libro d’amore? Voleva lasciarlo con una qualche frase fatta?
Ma quello che entrò nelle sue orecchie lo stupì più di qualunque altra cosa.
«Penguin ha detto che nelle relazioni romantiche le persone vogliono tenersi per mano, fare passeggiate, cose così.» Il tono era evidentemente scettico, quasi schifato, ma mai quanto l’espressione inorridita con cui Kidd si voltò a guardarlo. «Eh?!»
Law ricambiò lo sguardo. «Tu non vuoi farlo, vero?»
«Ma manco per il cazzo!» E si bloccò confuso quando Law sospirò impercettibilmente, sollevato, e tornava poi subito serio in un silenzio quasi agghiacciante. Si staccò dalla ringhiera come per voltarsi. «Sembrerebbe che quelle cose siano la base di una relazione. Una relazione romantica.»
Ah, ecco qual era il problema. Kidd rimase in silenzio, a dir poco incerto su cosa dire, mentre gli ingranaggi del cervello lavoravano senza sosta. Percepì il cuore aumentare appena i suoi battiti e sentì il bisogno di voltarsi di nuovo verso il mare prima di guardare in faccia il compagno. Infine decise di parlare per primo. «Cosa siamo?»
E per quanto fosse difficile, sapeva che c’era poco spazio per le battute in quel momento. Kami, se era difficile. Ma perché cazzo si erano infilati in quella situazione? Non andava bene come stavano facendo fino a quel momento? No, si rispose da solo, perché tanto in un momento o in un altro il problema sarebbe spuntato. Kidd sbatté le palpebre per schiodare lo sguardo che non si era accorto di aver fissato verso il vuoto quando sentì la voce di Law rispondere. «Non in una relazione romantica.»
«Serviva proprio la tua intelligenza di dottorino del cazzo per arrivarci, grazie mille.» No, no, no, cosa si era appena detto? Evitare le battute! Dai, non poteva essere impossibile!
Alzò lo sguardo e lo puntò dentro gli occhi di Law. Come sempre grigi come una distesa di nuvole senza fine, sembravano immobili e impassibili ma Kidd aveva imparato a leggerli, oh se aveva imparato, e a sue spese. E sotto la superficie riusciva a scorgere una bufera di dimensioni colossali, e confusione, quasi paura, insicurezza. E Kidd non era affatto intenzionato a perdere tutto ciò che avevano costruito per colpa di una stupida definizione. Tantomeno avrebbe accettato di vedere sempre quegli occhi così agitati. Destabilizzavano anche lui, porca puttana.
«Io ti amo.» Affermò con voce sicura, quasi a ripassare un concetto già letto e riletto. Non era neanche imbarazzante. Era la verità. «E non mi interessa se è in senso romantico o no.»
Si avvicinò di qualche passo e Law non si allontanò. «Le nostre non sono solo scopate. Anche se può sembrare così.» Lo prese per i fianchi, affondando le dita in quel poco di carne che il corpo concedeva a quello stecchino. Non c’era modo né bisogno di negarlo, la loro relazione era nata e cresciuta con il sesso. Ma mica significava che c’era solo quello!
Anche se non volevano fare tutte quelle cazzate che gli aveva elencato il pinguino, non voleva mica dire che non erano qualcosa. Avvicinò i loro visi e si perse negli occhi grigi che già sembravano aver placato la loro tempesta. «Siamo validi. Che si fottano tutte le credenze comuni.»
Lo baciò, e lo sentì stringersi contro di lui. Eccolo, Law. Non era insicuro. Non si faceva confondere da definizioni o tradizioni. Se una cosa gli piaceva, allora lo faceva. Non è che fossero tanto diversi su quello. Lo sentì allontanarsi di qualche centimetro mentre un ghigno gli nasceva in volto e gli soffiava in faccia il pensiero per il quale il senso comune gli aveva appena tirato in testa un’intera macedonia: «Lo so io cosa siamo. Siamo in una relazione di prese in culo. Sia in senso letterale che metaforico.»
Kidd ghignò a sua volta quasi pentendosi di aver trovato divertente una cazzata del genere. «Sei proprio un coglione.»
«Il tuo coglione.»
«E piantala che fai venire i brividi. Pensa che c’è pure gente che trova bello sentirselo dire.» Gli morse le labbra, la voce ridotta a un sussurro roco. «Che sfigati.»




***Angolo dell’Autrice***
Terza e ultima giornata dei 3Days of Pride, sono felicissima di aver partecipato! Avevo l’idea della relazione aromantica tra Law e Kidd da non so quanto tempo ma non avevo mai trovato il modo di metterla su carta.
Penso che farli confrontare tra loro, pur nel loro rozzo modo, e trovare una soluzione svelta e valida sia il modo migliore, ma soprattutto credo fermamente che nessuno dei due avrebbe mai modo, perlomeno nel mondo di One Piece, di informarsi e sapere con precisione cosa sia l’aromanticismo – che per chi non lo sa, è assenza di attrazione romantica, che comporta in linea generale gli atteggiamenti che hanno Kidd e Law nei confronti del romanticismo.
Parlando da aromantica, la cosa più difficile di questa storia è stata caratterizzare il dialogo con gli Hearts perché, detto francamente, non è che abbia una visione particolarmente chiara del romanticismo. Cioè io sono totalmente dalla parte di Law e Kidd ma non solo per le opinioni, non capisco bene ciò che provano gli Hearts quindi non so se il confronto diretto che ho voluto portare in tavola sia risultato efficace o realistico. Boh. Io ci ho provato, se avete consigli su come migliorare la scena li accetto a braccia aperte.
Beh, penso di avervi annoiato abbastanza. Grazie per aver letto e buon pride month a tutti!
Kalika

   
 
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