Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: fluokid    22/06/2020    1 recensioni
Il cielo è scuro come l'umore di Sirius Black quella mattina di luglio, non vuole accettare l'inevitabile per paura di cosa succederà dopo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pelle e ossa. Erano l'unica cosa che Sirius aveva davanti quella mattina di luglio, il cielo era coperto da nuvole grigie eppure la luce quasi lo abbagliava. Persino il meteo si stava prendendo gioco di lui in quel momento. Si rifiutava di credere che davanti a lui, in quella bara di legno scuro, ci fosse Marlene McKinnon. Non poteva essere lei, quel corpo inerte non le assomigliava neppure: le labbra violacee, i capelli perfettamente lisci e un filo di ombretto sulle palpebre che le coprivano pesanti gli occhi, uno spesso strato di fondotinta spalmato sulla pelle liscia e le guance colorate di rosso come per far sembrare che fosse ancora lì, insieme a loro. Era così diversa dalla sua Marlene, la ragazza che non avrebbe mai coperto le lentiggini che aveva sul naso e che in quel periodo dell'anno le ricoprivano gran parte del volto, quella che non sarebbe mai e poi mai uscita di casa senza essersi tinta le labbra morbide di un rosso acceso ma che avrebbe lasciato i capelli in disordine perché non le importava. Non avrebbe mai indossato neppure quel vestito di un candore quasi asettico. Si lamentava sempre di quanto il bianco la facesse sembrare tozza, anche se il corvino le aveva ripetuto almeno un milione di volte che qualsiasi colore le donava. Era tutto così sbagliato da sembrargli finto. Il discorso scritto dai membri dell'ordine risuonava lontano e incomprensibile alle sue orecchie e persino la mano di James posata sulla sua spalla da quando erano arrivati gli sembrava incorporea. Doveva essere un incubo, forse il peggiore che avesse mai avuto. Fece un respiro profondo cercando di calmarsi, di scogliere il groppo che aveva alla gola e di far smettere le sue viscere che non facevano altro che contorcersi alla vista di ciò che aveva davanti. Sì, si sarebbe svegliato tra poco e avrebbe di nuovo sentito il suo profumo, le dita sottili che gli accarezzavano il volto, il tepore del suo corpo accanto al proprio. Marlene avrebbe sorriso e l'avrebbe stretto a sé con la stessa delicatezza con cui lo stringeva ogni volta che non riusciva a dormire per via degli incubi, che con la morte di suo fratello Regulus- Sirius presumeva fosse successo per una qualche assurda missione datagli da Voldemort. Anche perché nessuno nella sua famiglia si era curato di raccontarglielo, lo aveva saputo da una delle spie che lavoravano per l'ordine- non avevano fatto altro che aumentare. E sarebbero rimasti lì abbracciati per tutta la notte, senza dire nulla, come quando avevano diciassette anni e il futuro sembrava troppo spaventoso per essere affrontato senza l'altro. Così, mentre le sue mani non facevano altro che tremare, si ritrovò a pensare a quanto poco tempo avessero avuto. Aveva paura di dimenticarsi di lei, di dimenticare il suono della sua voce o il modo in cui arricciava il naso per non ridere alle sue battute, aveva paura di non riuscire più a ritrovare sé stesso, aveva paura che insieme a lei anche una parte di lui se ne fosse andata. Si sentiva schiacciato dalla sconfitta, era arrabbiato e deluso. Avrebbe voluto impedirlo e se proprio non avesse potuto far nulla avrebbe tanto voluto dirle qualcosa di più di 'Ci vediamo alla riunione, McKinnon.' Si sentí come se gli avessero appena strappato il cuore dal petto, nelle orecchie rimbombava un fastidioso rumore metallico mentre davanti ai suoi occhi tutti quanti si alzavano e il feretro veniva chiuso con un colpo di bacchetta da un uomo vestito di viola. Le sue gambe si avviarono meccanicamente seguendo gli altri maghi verso la buca profonda all'incirca due metri scavata da uno dei becchini poco prima. Stavano tutti piangendo: Lily affondava la testa fulva coperta da un elegante cappellino nero nel petto di James, il suo migliore amico aveva gli occhi rossi e la sua mano sinistra stava stringendo così forte la spalla di Sirius che il ragazzo dovette mordersi un labbro. Mary era crollata tra le braccia di Remus poco più in là e continuava ad agitarsi con gli occhi pieni di lacrime facendo passare lo sguardo dalla fossa dove qualche minuto prima era stato riposto il corpo di Jason a quella vuota dove sarebbe inevitabilmente finito ciò che restava di Marlene. Peter invece se ne stava mogio mogio in un angolino, una smorfia di dolore sul volto mentre Emmeline e Dorcas gli davano pacche leggere sulle spalle, cercavano di rincuorarsi a vicenda. Frank e Alice erano in missione così come molti altri membri dell'ordine, ma il ragazzo fu comunque sorpreso dalla quantità ingente di persone a lui sconosciute che si era presentata. Lui era l'unico a non piangere, sul suo volto pallido parzialmente nascosto dai capelli neri particolarmente ribelli quella mattina non c'era neanche il segno di una lacrima. Non riusciva a farlo, perché farlo sarebbe stato accettare che lei se ne era andata per sempre e lui non voleva. Se solo l'avesse vista il giorno prima senza vita a terra a pochi metri dal corpo di suo fratello minore con la bacchetta ancora stretta nel pugno magari ci sarebbe riuscito, magari per quanto orrendo sarebbe stato avrebbe potuto affermare con certezza che era morta, che il suo cuore aveva smesso di battere per sempre e che non avrebbe mai più riso o pianto o qualsiasi altra cosa lui, come gli altri, era ancora in grado di fare. Doveva essere stato due settimane prima, l'ultima volta che l'aveva vista. Stavano facendo i bagagli, visto che l'appartamento grande quanto un buco che erano riusciti a trovare nei pressi di Londra non era più un luogo abbastanza sicuro per nascondersi. Era in mezzo a troppi babbani e i due avevano l'impressione costante che qualcuno potesse seguirli facilmente, rubare le informazioni che avevano per poi consegnarli al signore oscuro, così avevano deciso di andarsene: Marlene sarebbe tornata a casa per un po' e Sirius sarebbe andato in ricognizione alla ricerca di indizi sui prossimi attacchi. Erano seduti sulle proprie valigie, uno accanto all'altro fissando il camino spento con aria triste. Sapevano entrambi che quello che sarebbe successo era inevitabile, eppure avevano cercato di rimandarlo al più tardi possibile. Ricordava come gli avesse preso la mano, come si fossero scambiati uno sguardo d'intesa e avessero capito che quello era il momento di dirsi addio. Così, senza che nessuno oltre a loro lo sapesse, si lasciarono e fecero l'amore per l'ultima volta su un divano rattoppato alla meglio. Solo in quel momento capí però l'ironia amara che c'era dietro quel loro gesto. Il divano rattoppato, pensò, era solo il simbolo di quello che in realtà erano loro: lembi di pelle ricuciti dalle ferite della loro esistenza, rattoppi fatti male per continuare ad andare avanti. Nessuno dei due andandosene si era voltato, era qualcosa che doveva essere fatto perché altrimenti si sarebbero feriti irreparabilmente, amare qualcuno era troppo pericoloso nella situazione in cui si trovavano. Ma ora lui era lì da solo- persino James se n'era andato lasciandogli un ultimo sguardo pieno di compianto- in piedi a fissare un mucchio di terra appena versata sopra l'unica persona che avesse mai amato e si sentiva tradito. Marlene non aveva mantenuto la sua promessa: dovevano star meglio da soli, no? Mentre passava le dita sulle lettere scavate sulla lapide che i suoi amici avevano fatto apparire poco prima comprese che non sarebbe tornata, che quella che aveva fissato guardigno poco prima era davvero lei, che l'aveva persa. Velocemente lacrime calde iniziarono a rigargli le guance, si lasciò cadere in ginocchio sul terreno. "Perché fa così male, Marls?" chiese in un sussurro con la voce rotta mentre il terreno si ricopriva di margherite poiché stava perdendo lentamente il controllo. "Perché mi manca il respiro solo al pensiero che non ti sentirò cantare ogni mattina? Perché se penso al fatto che non potrò mai più sentire le tue braccia stringermi mentre corriamo un po' troppo con la moto mi viene voglia di sprofondare? Perché mi hai mentito, Marlene? Perché ho mentito a me stesso?" continuò battendo i pugni sul marmo freddo fino a farli sanguinare. "Fa male...malissimo. Fa male perché non so se mi mancherai, perché tutti mi guardano e provano pena, perché vorrei essere con te e mi scoppia la testa perché non so più a cosa pensare, non so cosa fare o dire e ho paura che farà male per sempre." spiegò singhiozzando. "Sto impazzendo!" esclamò stendendosi sulla terra ormai coperta di fiori. "Non voglio essere il ragazzo che urla contro una lapide in un cimitero ma non posso rimanere in silenzio perché se succedesse continuerei a pensare che ti amavo, Marlene McKinnon, e che ti amo ancora ovunque tu sia." concluse prendendo la sua forma animagus e arrotolandosi su sé stesso, le orecchie basse mentre continuava a guarire. L'universo l'aveva abbandonato. Di nuovo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fluokid