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Autore: Kastania    13/05/2005    0 recensioni
*COMPLETO* Questa storia è un seguito ideale de "Il fantasma dell'Opera". I diritti appartengono a Gaston Leroux,Susan Kay ed Andrew Lloyd Webber. E'anche la prima FF che scrivo...abbiate pietà! :P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1: TRE VITE ALLO SPECCHIO

CAPITOLO 12: Una vita nuova

 

È l'ora in cui s'ode tra i rami

La nota acuta dell'usignolo;

È l'ora in cui i voti degli amanti

Sembrano dolci in ogni parola sussurrata

E i venti miti e le acque vicine

Sono musica all'orecchio solitario.

Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore

E in cielo sono spuntate le stelle

E c'è sull'onda un azzurro più profondo

E nei Cieli quella tenebra chiara,

Dolcemente oscura e oscuramente pura,

Che segue al declino del giorno mentre

Sotto la luna il crepuscolo si perde.

                                                          Lord Byron

 

Amore guarda non con gli occhi ma con l'anima.

                                                                        William Shakespeare

 

La mattina nascente li sorprese ancora abbracciati.

 

Erik non riusciva a credere a ciò che era accaduto.

La sua Christine era venuta a lui,spontaneamente…senza alcuna costrizione.

 

Ora dormiva,raggomitolata nel calore delle sue braccia,sul viso l’espressione soddisfatta e felice di una gattina. Lui le carezzò piano i capelli.

Mio Dio,come lo spiegherò a Madame? Ci farà una sfuriata terribile…

 

Anche tu stai pensando a tutte le scuse che dovremo inventare?” La vocina di lei lo sorprese,strappandolo alle sue riflessioni.

 

“Buongiorno amore mio…”le baciò teneramente la fronte. “Sì,effettivamente stavo proprio pensando…alla faccia che farà Madame Giry quando si accorgerà che il tuo letto è vuoto. Forse sarebbe più prudente se tu tornassi di là adesso che tutti stanno ancora dormendo,e..”

 

“No”lo interruppe lei con decisione. “Ho fatto la mia scelta. E non ne sono pentita,né me ne vergogno. Non mi interessa cosa mi diranno..”

 

Lui le baciò la bocca con tale passione,con tale amore che Christine sentì divampare ancora una volta il desiderio irrefrenabile dentro di sé.

“Christine..perchè sei così bella?perchè?è una specie di incantesimo in cui sono ormai intrappolato.”

 

Lei si schermì. “In questo momento devo essere un vero straccio!Non ho quasi dormito!”

Gli passò pigramente un dito sul profilo della mascella.”Tu sei bello,amore mio. La creatura più bella che abbia mai visto. La più perfetta.”

 

La abbracciò più stretta. “Sei un dono di Dio. Lui ti ha mandata per ridarmi la fede in un mondo che avevo imparato solo a temere ed odiare con ferocia e crudeltà.”

Intrecciò una mano con la sua. “Sei un miracolo,lo sai vero?” Si fermò. “Lui ti ha mandata per redimermi,per confortarmi,per guarirmi dalla mia aberrante solitudine,malattia mortale..”

 

Lei scosse energicamente la testa,e gli chiuse la bocca,sigillandogli le labbra con un bacio.

Lui le sorrise,e la avvolse di nuovo stretta nel suo abbraccio.

 

Dopo un po’ le disse:”Va tutto bene,amore mio?” 

Lei non rispose. Ascoltava la melodiosa cadenza della voce del suo Angelo.

 

“Christine..” Con le dita descriveva dei piccoli cerchi sul suo viso,sulla gola,sulla schiena.

“Hai la pelle di una bambina,lo sai? E capelli di seta…e il respiro delicato di un uccellino..sei assolutamente divina.La mia piccola dea del canto.”

Lei lo ascoltava,felice,senza muovere la testa dal petto di lui.

 

“Per favore,perdonami Christine” le disse ad un tratto Erik con le lacrime agli occhi,e la mascella serrata.

“Per aver ferito il tuo cuore perfetto con la mia maschera di indifferenza. Per averti mentito,prima ed ora.

Nel mio cuore non c’è mai stato nessuno oltre te,non ti è mai stato indifferente,neppure per un solo momento. Non meritavi nulla di quanto hai passato,di quello che hai dovuto subire anche a causa mia. 

Non puoi neppure immaginare quanto mi sia costato guardarti andare via con lui,quella notte. Quanto abbia sofferto,come una bestia condotta al macello. Non potevo fare altrimenti,per il tuo bene.. ma mi è sembrato di morire,di esserne lacerato.”

 

“Sono io che dovrei chiederti perdono per il male che ti ho fatto con il mio comportamento leggero,infantile, egoista. Ma entrambi abbiamo scontato le nostre colpe. Lasciamoci il passato alle spalle amore mio,ti prego. L’importante è che ci siamo ritrovati. Era il nostro destino.”

 

Si tennero stretti l’uno all’altra in un abbraccio che era più di un contatto fisico.

Era come se,in uno stato di trance e di completo abbandono reciproco,i loro corpi si fossero fusi al calore di una fiamma inestinguibile,e ormai fossero diventati un unico organismo.

 

 Lui sospirò. “Hai ragione. Ma,in ogni caso, qualunque cosa ci diranno gli altri,hanno ragione. Ci siamo comportati come due pazzi incoscienti. Ed ora mi resta soltanto una cosa da fare.”

 

Lei lo guardò,incuriosita. “Di cosa parli?”

 

Lui le sorrise,divertito dalla sua ingenuità. “Mi sembra abbastanza chiaro. Dovrò comprare un altro anello.. e sposarti! O vuoi diventare una concubina persiana?” Accolse con sollievo lo scherzoso pugno che lei gli assestò nello stomaco.

 

Nelle mie braccia tutta nuda

la città la sera e tu

il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli

si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte

più forte delle voci e dell’ansito?

è tuo è della città è della notte

o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte

dove comincia la città?

dove finisce la città dove cominci tu?

dove comincio e finisco io stesso?

                                                        Nazim  Hikmet

 

 

Quando si decisero ad alzarsi ed entrarono in cucina,li attendeva lo sguardo implacabile e severo di Madame.

 

Nadir era già uscito per accompagnare Meg alla matineè.

La donna aveva preparato la colazione alla piccola Angelique,e le stava intrecciando i lunghi capelli biondi. Non disse una parola,il suo sguardo eloquente non aveva bisogno di commentare a voce.

 

Erik e Christine si guardarono di sottecchi,pervasi entrambi da una gran voglia di ridere,anziché dalla paura.

Il loro legame era diventato più saldo che mai nel solo volgere di quella notte.

 

“Non vedo cosa vi diverta tanto. Non lo vedo davvero!!! Erik,da te non si sa mai cosa aspettarsi. Ma tu Christine..mi aspettavo un po’ di buonsenso e di contegno almeno da te!”

Madame Giry aveva fatto del suo meglio per trattenere la propria rabbia e disapprovazione,ma non era riuscita a tacere a lungo. Come avevano potuto agire in modo tanto avventato e sconsiderato, senza tener conto delle conseguenze? Eppure non erano più due bambini!

 

Erik congiunse le mani davanti a sé,come a rivolgerle una preghiera silenziosa ed accorata. Un gesto quasi teatrale,leggermente beffardo ed artificioso.

“Madame Giry,temo che ormai non vi resti altro da fare che perdonarci. Come si dice, è inutile piangere sul latte già versato. In ogni caso,spero che nonostante la vostra riprovazione accettiate di essere la testimone di Christine,alle nostre nozze..Lei lo desidererebbe tanto.”

 

Lo sguardo della donna si illuminò d’improvviso,ed una luce entusiasta le fece brillare gli occhi.

 

“Avete davvero deciso di sposarvi? Oh ragazzi miei,è una notizia fantastica! Io..questa non me la aspettavo davvero!” Sembrava commossa.

 

Erik le rivolse un’occhiata ora quasi indignata. Credeva davvero che si sarebbe divertito con Christine senza pensare di sposarla? Quella donna e i suoi ottusi comportamenti..non l’avrebbe mai capita,ne era certo!

 

La piccola si era nascosta dietro alla gonna di Christine,abbarbicandosi a lei come un piccolo koala.

“E naturalmente”disse la ragazza prendendola in braccio “la nostra Angelique ci farà da damigella,non è vero tesoro mio? E verrà a vivere con noi,se lo vorrai..”

 

Il sorriso di Madame si affievolì di colpo,come se il castello in aria di cui stavano parlando fosse del tutto irrealizzabile nella realtà.

“Come farete dopo? Dove andrete? Non potete rimanere a lungo a Parigi…”

 

Erik sospirò. Era conscio anche lui delle difficoltà che si sarebbero presentate ad ostacolare il loro cammino. “Ho pensato anche a questo,stanotte. Non ne ho ancora discusso con Christine,ma credo che sarà d’accordo con me… certo,non sarà facile per me imparare lo svedese,però prometto di fare del mio meglio..”

 

Sorrise compiaciuto,quasi deliziato nel vedere gli occhi della ragazza sgranarsi ed accendersi di una luce nuova, per la sorpresa completamente inaspettata di una simile soluzione.

 

Madame annuì compunta.”Sì,la reputo una scelta saggia. Più lontani sarete e meno il passato potrà tornare a perseguitarvi.Dio solo sa se ve lo meritate.”

 

 

Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di dimenticare l'odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all'amore.

                                                         Paulo Coelho

 

Raoul de Chagny attendeva da ore,in carrozza. L’impazienza lo divorava.

 

Aveva visto uscire il Persiano (“Quel traditore!”) e Meg Giry,da quasi due ore ormai.

Quindi,riflettè,in casa avrebbero dovuto esserci solo Madame Giry.. e lui. Il mostro.

 

Una fitta di eccitazione lo percorse,mentre impugnava la pistola sotto il mantello,accarezzandone l’impugnatura lucida e liscia,quasi con voluttà.

Aveva scelto quell’arma perché non poteva rischiare che lui reagisse. Quella bestia era estremamente abile con la spada e con quel dannato cappio orientale,era in grado di uccidere un uomo prima ancora che quest’ultimo se ne rendesse conto. Sorrise gelidamente. Ma non avrebbe potuto nulla contro l’acciaio delle pallottole.

 

Finalmente giunse il momento che attendeva da tanto,troppo tempo ormai.

La posata figura di Madame,avvolta nel suo mantello blu scuro,uscì dal portone,guardandosi furtivamente intorno prima di imboccare la strada che conduceva al teatro.

 

E’ora di agire,si disse il Visconte. Fra pochi minuti tutto sarà finito.

 

“Erik…Poco fa dicevi sul serio?Mi riporterai davvero a casa?”

 

La voce di Christine era poco più di un sussurro.

Non riusciva a credere che lui sarebbe stato davvero disposto a riportarla in Svezia,la terra dove era nata,dove era ancora sepolta sua madre… Le sembrava un sogno,una fantasia irrealizzabile. Non aveva mai seriamente pensato di fare ritorno a casa. La sua casa,la sua famiglia..pensava che non sarebbe più riuscita ad abbandonare la Francia,il proprio lavoro,i propri affetti. Ma tutto questo era prima. Prima di Erik.  Ora al suo fianco nulla sembrava impossibile o irrealizzabile. Ogni sogno poteva diventare realtà.

 

Lui la guardò seriamente. “Christine,dovresti sapere che mantengo le mie promesse.”

 

Lei lo abbracciò. “Hai ragione,come ho potuto dubitare per un attimo che non dicessi sul serio? !Quella indecisa fra noi sono sempre stata io!”rise argentina,ma poi ritrovò un tono più serio.

“Perlomeno,fino ad ora. Ma non ho più alcun dubbio. Ti sposerò non appena ci sarà possibile mettere il naso fuori di qui.” Un’ombra di tristezza le oscurò il viso. “Mi dispiace solo di non poter più vedere il professor Verneuil e i bambini..mi ero davvero affezionata molto a loro..sono stati la mia famiglia negli ultimi mesi..”

 

Lui le sollevò il mento,guardandola dritta negli occhi.

“E chi dice che non li rivedrai? Dopo tutto,tutti gli sposi hanno diritto ad un viaggio di nozze…perfino quelli in fuga come noi! Marsiglia non è lontana.. E quando ci saremo stabiliti in Svezia, potrai invitarli a farci visita,d’estate. Abbiamo così pochi amici…dobbiamo cercare di mantenere un rapporto con loro,non ti pare?

E poi sono ansioso di ringraziare questo professore..”sospirò.“Se non fosse stato per lui forse tu non saresti mai ritornata a Parigi,e io sarei ancora qui a piangere la tua tragica morte.”

 

Il sorriso di Christine svanì. “A quanto pare Raoul lo sta ancora facendo…”

 

Erik si scostò bruscamente. Lei si accorse di aver commesso una gaffe.

“Erik,non intendevo…mi dispiace di averlo nominato. E’ solo che…vorrei non aver ferito i suoi sentimenti. Non vorrei aver ferito i sentimenti di nessuno.”

 

“I sentimenti di nessuno..a parte i miei” obiettò lui caustico.

 

“Non è vero. Soprattutto non voglio ferire tuoi.”

 

“Cosa diavolo intendi dire?” Le strinse un braccio. “In un modo o nell’altro dovrà darsi pace.. se tu sei davvero determinata a rimanere insieme a me. A sposarmi.”

 

Christine si morse il labbro prima di rispondere.

“Erik,non fare il bambino!Lo sai,lo avevo lasciato prima ancora di sapere che tu eri vivo…non lo amavo. Ma questo non mi impedisce di volergli bene…era il mio migliore amico un tempo. Ed ora è solo al mondo. Tu più di ogni altro dovresti sapere cosa si prova ad essere soli al mondo,a perdere l’affetto delle persone che ami..”

 

Lui le rispose con un tono triste ma intriso di amarezza.

“Credimi,lo so bene. Ma ho vissuto per anni in una condizione ben peggiore della sua senza che nessuno provasse la benché minima simpatia per le mie disgrazie. La benché minima pietà. Non sono adirato con te,ma ti prego non chiedermi di avere compassione di lui!!”

 

Lei sospirò rassegnata. “Se io fossi veramente forte,saprei affrontarti meglio. Il fatto è che io..non sono forte,mi sento indifesa davanti a te. Ho paura di vedere la verità,di vedere il tuo dolore,tutto ciò che hai passato nella vita,tutto ciò che ti ha indelebilmente marchiato. Ho paura che tu possa dirmi addio da un momento all’altro,che tu mi abbandoni perché pensi che io non sia in grado di capirti, di capire la tua insicurezza e la tua sofferenza. E’una paura con la quale dovrò imparare a convivere d’ora in poi,suppongo.”

 

Lui la fissò negli occhi,con estrema serietà e con un pizzico di preoccupazione.

“E’una paura che non dovrà affliggerti mai più. A patto che tu d’ora in poi ti fidi ciecamente di me. Sempre.”

 

“Lo farò..ma ora”sorrise lei “l’unica cosa che voglio è che mi abbracci!”

Rimasero stretti per un attimo così,in silenzio. Poi si sentì bussare alla porta.

 

“Oh,Madame deve aver dimenticato di nuovo questi!”cinguettò allegra Christine,afferrando il paio di mezzi guanti della donna da una mensola e correndo alla porta.

 

Non appena ebbe aperto l’uscio,si trovò una pistola puntata alla fronte.. e al di là della canna,lo sguardo smarrito di Raoul de Chagny che la fissava come se stesse vedendo un vero fantasma.

 

“Cosa diavolo…Christine…”

 

Tutto quello che succede accade perché deve e se tu osservi con attenzione, vedrai che é proprio così.

                                                                                                        Marco Aurelio

 

Per un attimo la mano del Visconte tremò,stringendo la pistola,davanti a quella che pensava essere un’allucinazione. Molto realistica,ma un’allucinazione.

 

Christine è morta,morta,morta..

Continuava febbrilmente a ripeterselo,ma lei era sempre lì,davanti a lui,ad occhi spalancati.

 

“Christine?Chi è?” riconobbe immediatamente quella melodiosa,crudele voce che proveniva dall’altra stanza. Fossero trascorsi cent’anni,non avrebbe scordato quella dannata voce.

 

Sempre puntando la pistola contro la tempia della ragazza,la spinse davanti a sé,come a farsene scudo,sussurrandole sinistro all’orecchio.

“Ma che gradita sorpresa Christine…dunque anche la notizia della tua morte era falsa? Avete un’abitudine molto seccante in comune, tu e il tuo prezioso Angelo della Musica..sembrate non aver nessuna voglia di abbandonare questo mondo. E siete sempre avviluppati da una tela inestricabile di menzogne.”

 

Entrò nella stanza antistante,dove Erik attendeva voltato di spalle il ritorno di Christine. Stava guardando distrattamente fuori dalla finestra…

 

“Buon giorno,amico mio. Stavo appunto dicendo alla nostra Christine come cocciutamente sembriate sfuggire sempre alla morte. Non è carino da parte vostra…soprattutto non da parte tua.”

 

Ad Erik gelò il sangue nelle vene vedendo Christine presa in ostaggio a quel modo…dal Visconte de Chagny.

 

Maledì la sua dannata sicurezza di sé…aveva sottovalutato i  leciti e saggi dubbi di Nadir,ed ora si trovavano a pagarne le conseguenze.

 

E quel che era peggio…le stava pagando proprio la sua Christine.

 

  
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