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Autore: Zomi    24/06/2020    1 recensioni
Sei ambienti, sei dolori, sei conforti... o quasi
1°~Zoro x Nami: Il sentiero protetto era illuminato dai fuochi fatui di radica gialla che fluttuavano a mezz’aria sopra il prato bagnato di brina.
2°~Gladius x Monet:
3°~Crocodile x Doflamingo:
4°~Ace x Bonney:
5°~Kidd x Reiju:
6°~Zoro x Nami:
[Storia partecinate al "#6SettingsWritingChallenge" indetto dal gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Jewelry Bonney | Coppie: Nami/Zoro, Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al #6SettingsWritingChallenge indetto dal gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: immagine di riferimento (vedi inizio capitolo)

 
Place to Hurt



#Una via oscura, illuminata

Il sentiero protetto era illuminato dai fuochi fatui di radica gialla che fluttuavano a mezz’aria sopra il prato bagnato di brina.
La via era sterrata e piena di pozzanghere, dove i carri trainati dai buoi inciampavano e traballavano di giorno, lasciando a creature ben diverse da animali mansueti e addomesticati per l'agricoltura, il cammino di notte.
Era una fortuna che qualche spiritello avesse disposto i fuochi lungo la via che conduceva al colle di frontiera che divideva il mondo reale a quello che non si voleva fosse reale.
Fortuna si.
Così almeno pensava Nami, prima che una trappola d’argento -di qualche Cacciatore di Demoni- si chiudesse a morso sulla gamba del suo compagno, a poche ore dall’alba, nel cammino di ritorno a casa e accanto a un inutile e spoglio platano morente.
Proprio una fortuna.
-Ok, ok- ansimava la vampira dai capelli rossi, aiutando Zoro a posarsi con la schiena contro la carcassa della pianta.
L’ordigno a scatto al movimento affondò le fauci nella carne dell’uomo lupo, che uggiolò a denti stretti, perdendo un nuovo fiotto di sangue che colorò lo sterrato di purpureo rosso notturno.
Nami sussultò, avanzando con le mani prima di ritrarle.
-I-io...-
-Tu- rantolò il licantropo, zanne affondati tra loro nel trattenere le imprecazioni per il dolore -Tu lo devi togliere!-
Nami annuì, mani tremanti e palpitazioni al massimo.
Una reazione ridicola del suo corpo, che di sangue con cui far palpitare un cuore non ne aveva proprio.
Deglutì, e cercò di ragionare con lucidità.
Probabilmente qualche Cacciatore aveva interrato la trappola a pressione lungo il sentiero, sperando che qualche creatura incauta la facesse scattare camminandovi sopra.
La creatura incauta era stato il suo compagno mannaro, e la morsa era scattata, con il suo bagliore argentineo e mortale per creature come il licantropo, affondando la dentiera aguzza nel polpaccio di Zoro.
Non aveva emesso un solo verso di dolore.
Era stata Nami a urlare spaventata.
Un attimo prima stavano camminando nella notte buia, avvicinandosi al sentiero, un attimo dopo un fiotto di sangue le aveva inzaccherato l’abito ottocentesco che la vestiva, mentre Zoro stramazzava a terra reggendosi la gamba, sopra lo stivale lacerando il cuio stesso e il pants che lo copriva.
Si inginocchiò accanto al mannaro, il sangue che sgorgava dai denti argentini della tagliola, mordace sul polpaccio, allungando poche dita, l'intento di capire come togliere quel maledetto arnese, ma una zaffata di odore sanguineo la investì, facendole ribaltare lo stomaco.
Fosse stata un'altra creatura, la sua bile si sarebbe emozionata, portandole in gola un'acquolina irrefrenabile.
Ma Zoro era un licantropo, un suo nemico naturale e la sua biologia non umana, che agognava il liquido fluido e ferroso, etichettava il sangue del suo amante come liquido ripugnante, dal forte odore nauseante e di carogna.
Non lo avrebbe ingerito nemmeno sotto tortura.
Non era pensabile nemmeno toccarlo: l’olezzo era raccapricciante, le dava i conati, piegandole lo stomaco in due a distanza, e sentirlo caldo, denso e appiccicoso sulla pelle l’avrebbe dato il colpo di grazia.
Ma doveva farlo.
Quel sangue non era di un semplice licantropo: era del suo licantropo.
Doveva sfilare la tagliola, e doveva farlo in fretta: più l’argento restava a contatto con la carne del mannaro, più lo bruciava, ustionava, mangiava vivo.
Sollevò gli occhi su quelli di Zoro, una pozza nera immersa nel dolore, l’altra accecata da tempo ma che sussultava a ogni respiro che avvicinava i denti della tanaglia all’osso dell’arto.
-Ora- respirò alla parola detta, vietandosi di dare di stomaco alla zaffata di odore inalato-La apro: quando è aperta, togli la gamba-
-M-ma dai?- sganasciò con un ghigno che doveva essere borioso, ma che agli occhi della vampira risultò sofferente.
Zoro strinse con maggior forza la presa delle mani sul polpaccio.
L’argento lo stava dilaniando, regalandogli scatti elettrici che dalla ferita aperta risalivano fino al cranio, giocando a martellarlo con epilettici colpi.
Il sangue scappava dalla morsa infernale che lo contaminava, macerando la carne e aprendo lo squarcio con sadico disprezzo per il lavoro dentellato  di precisione della trappola.
Sarebbe impazzito di dolore se l’argento non l’avesse avvelenato prima.
Inspirò con forza, riempiendosi i polmoni dell’aria della notte pronta ad albeggiare, annuendo consenziente a Nami.
-Fallo!- digrignò i denti, accennando a un ringhio prima che una lieve mutazione gli colorasse i contorni del volto di tratti lupini.
Nami trattenne il respiro, incollò la lingua al palato e si fece violenza per afferrare la morsa, una mano per fauce dentata, aprendola con uno strattone e un rigurgito di disgusto.
Fece appena in tempo a vedere la gamba di Zoro sgusciare dalla tagliola, prima che uno schizzo arterioso le tingesse il volto, macchiandole di liquido purpureo le labbra.
L’ululato di Zoro squarciò l’alba rivelando il suo dolore, soffocando bestemmie e ingiuri per i proprietari del dannato arnese, notando appena la decenza di Nami nel voltarsi mentre dava di stomaco.
La rossa ridacchiò, le labbra incapaci di sorridere con quell'abominio a colorarle, per gli ululati del mannaro che si alternavano a ringhi e morsi all'aria più calda, solare.
Si asciugò le labbra con il dorso di una mano, arricciando il naso quando un raggio albino le sfiorò una guancia bruciandola lieve, annunciandole la sua ora proibita, che divideva notte e giorno.
Stava per alzare il mantello sul capo a proteggersi, quando le zampe artigliate di Zoro la sollevarono da terra con graduale forza, portandola con la schiena contro la morente pianta che aveva fatto loro da appoggio per il notturno inconveniente.
Storse nuovamente le labbra per la presa improvvisa, non capendo il gesto ma registrando vagamente che la rigenerazione del mannaro si era già attivata per renderlo capace di muoversi con tanta velocità.
-Zoro cos-
Le labbra lupine la zittirono, e il corpo animalesco nascosto dalle spoglie umane, la coprirono dai primi raggi del sole in un silente gesto di ringraziamento e protezione.
Si lasciò baciare, e coprire, e nascondere, mentre l'astro diurno sorgeva a illuminare una via sterrata, dei fuochi fatui pagliericci, una tagliola disotterrata e macchiata di sangue oscuro e un vampiro e un mannaro, che si baciavano come umani.

 
 
   
 
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