Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    25/06/2020    0 recensioni
Estratto dal testo:
«Syaoran, tu sai che effetto ci fa l’alcool?»
«Da quel che ricordo della vita precedente, tu e Fay-san non facevate altro che miagolare, soprattutto quando eravamo nel Paese di Oto, al punto tale che durante gli allenamenti con Kurogane-san scambiai due gatti per voi.»
«Eeeh? Davvero successe una cosa del genere?» domandò sorpresa.
Lui si accinse a mettere le bottiglie a posto, confermando.
«E lo stesso accadde a Shara e Shura. Tu te ne andavi in giro miagolando, io cercavo di recuperarti… A Piffle invece mi sembra che volessi soltanto volare con me.»
[...]
«Vogliamo provare?»
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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甘い記憶













 
«Sakura, cos’è questo pacco?»
Sentendosi interpellare, Sakura alzò la testa dal bottone che stava ricucendo e la allungò oltre il divano, per capire di cosa stesse parlando Syaoran. Non riuscendo a vedere bene da lì posò il set da cucito di lato e si alzò per raggiungerlo, trovandolo con una grossa scatola imballata tra le mani.
«Oh! È da parte di papà, ce lo inviò qualche giorno fa. Ma non so cosa contiene.»
Ricordando quanto fosse stato pesante quando l’aveva ricevuto dal postino lo aiutò a poggiarlo su una sedia, accanto al tavolo del salone.
«Un regalo per noi?» domandò lui sempre più curioso, mentre lei ne strappava via lo scotch, fino ad aprirlo.
Si affacciò oltre la sua spalla, scoprendo diversi colli di bottiglie.
La vide piegare la testa su un lato, come confusa, e lui ne prese una, leggendo l’etichetta.
«Sakè?»
«Ah!» esclamò lei, dandosi un colpetto alla fronte. «Giusto! Di recente papà è stato a Hiroshima e se non mi sbaglio poco tempo fa c’è stato il sakè matsuri.»
«Un festival sull’alcool?» si interessò, tirando fuori le bottiglie una alla volta per poggiarle sul tavolo. Era la prima volta che ne sentiva parlare.
«Sì, mi ha raccontato che ne ha viste di tutti i colori», ridacchiò, figurandosi le scene. «C’erano un sacco di persone che si facevano tutte rosse con pochi gocci, chi rideva sguaiatamente, altri che avevano esagerato, finendo col dare di stomaco.» Storse la bocca a questo pensiero, puntandosi poi un dito al mento, riflettendo. Si dedicò completamente a Syaoran, che in quel momento stava posando in ripostiglio la scatola vuota.
«Syaoran, tu sai che effetto ci fa l’alcool?»
«Da quel che ricordo della vita precedente, tu e Fay-san non facevate altro che miagolare, soprattutto quando eravamo nel Paese di Oto, al punto tale che durante gli allenamenti con Kurogane-san scambiai due gatti per voi.»
«Eeeh? Davvero successe una cosa del genere?» domandò sorpresa.
Lui si accinse a mettere le bottiglie a posto, confermando.
«E lo stesso accadde a Shara e Shura. Tu te ne andavi in giro miagolando, io cercavo di recuperarti… A Piffle invece mi sembra che volessi soltanto volare con me.» Rabbrividì a quel ricordo, pensando a quanto avesse rischiato, senza sapere che invece lei era sempre più divertita da quelle informazioni.
«Per quanto mi riguarda, non ricordo nulla se non una forte emicrania al mattino», sospirò. «Per tale ragione mi imposi di non bere più, sebbene a Piffle ci ricascai. Meglio dire che mi lasciai trasportare dagli altri, ed è una fortuna che tu allora stessi dormendo. Pertanto penso sia meglio evitare di -»
Lei non gli diede neppure il tempo di completare la frase che pose la mano sulla sua, per impedirgli di posare l’ultima.
«Vogliamo provare?»
Sorrise entusiasta e lui la guardò con quello sguardo, quello di rimprovero, arrivando appena ad apostrofarsi a lei.
«Sakura...»
«Ti prego!!» Congiunse le mani e lo guardò implorante, facendogli gli occhi dolci.
«Sakura», ripeté scuotendo il capo, sentendosi però più incerto. Conosceva fin troppo bene i suoi punti deboli, soprattutto quando si trattava di resistere alle sue richieste… e no, non ci riusciva mai.
«Per favore.»
Assunse un tono da cucciola e lui sospirò, arrendendosi.
«E va bene.»
«Evviva!» esultò, lanciandosi in aria.
Lui la osservò sorridente, finché ella non si placò – o almeno si faceva per dire, visto che continuava a gongolare al pensiero di fare una nuova esperienza – e allora si accostò alla credenza alla ricerca di bicchieri.
«Usiamo questi!» propose ilare, indicando dei cicchetti di tutti i colori. «Così facciamo un gioco!»
«Che gioco?» la interrogò incuriosito, chiedendosi cos’altro le era venuto in mente. Nonostante l’età, il suo lato bambinesco non era per niente scomparso, anzi spesso e volentieri – soprattutto quando erano soli e avevano tempo a loro disposizione – prendeva il sopravvento, coinvolgendo anche lui nelle sue folli, improvvise idee. In quei momenti, si sentiva come se lei passasse dall’essere la primavera con cui era nata all’esuberanza di una spumeggiante estate.
«Riempiamo i diversi bicchieri, poi ogni volta che ne scegliamo uno dobbiamo dire la prima cosa che ci viene in mente dal colore e successivamente bere tutto d’un sorso.»
Si sedette raggiante e lui si accomodò al suo fianco, sospirante.
«Mi auguro solo che non ne risentiamo domani.»
«Male che vada mi prenderò cura di te, come sempre», lo rassicurò.
«Giusto, non ho nulla da temere», annuì, allungandosi a darle un rapido bacio su una guancia. «Cominciamo?»
Per decidere chi dovesse iniziare si affidarono al jan-ken-pon; quasi fosse uno scherzo del destino, lui perse – naturalmente, Sakura aveva una fortuna sfacciata, in qualsiasi universo. Prese quindi un bicchiere a caso, di un giallo acceso, e d’impulso disse «Girasole», prima di bere d’un sorso. Serrò le palpebre, sentendosi sin da subito bruciare in gola. Come faceva la gente a bere quella roba? Era assurdo pensare che Kurogane e Mokona se ne scolassero litri interi, senza risentirne.
«Hai già le guance rosse», lo derise lei, indicandogliele.
Lui la guardò indispettito, appoggiandosi allo schienale.
«Tocca a te.»
Senza perdere il sorriso, continuando a guardare lui, se ne ritrovò tra le mani uno rosso. «Visto che stiamo parlando di fiori, il primo che mi viene in mente è l’ibisco.» E detto ciò buttò tutto giù, ridendo entusiasta. «È buonissimo! Sa di prugne!»
Syaoran scosse la testa, rassegnandosi già all’idea che di lì a poco avrebbe perso il controllo di sé.
Proseguirono in quella maniera, continuando a citare fiori che per una ragione o un’altra li legavano: campi di girasoli adornavano le strade durante il loro ultimo viaggio di quell’estate, un fiore di ibisco era intrecciato ai capelli di lei la prima volta che presero parte ad un festival, i fiori di loto abbellivano gli stagni del loro giardino e così via. Si stavano aggrappando come potevano a quella loro vita, come sempre, pur non cancellando la precedente; pur facendola sopravvivere, in un modo o nell’altro, appigliandosi prettamente ai loro migliori ricordi, mettendo da parte tutte le brutte esperienze. Era come una tacita promessa tra di loro, non parlare delle loro sofferenze, non lasciarle prevalere e vincere in quella gioia e serenità che li stava lenendo poco alla volta.
Tuttavia, quando mancavano ormai pochi shot e già da un po’ Sakura aveva cominciato a miagolare (in maniera abbastanza prevedibile), nella mano di Syaoran finì un bicchiere d’un rosa pallido, molto tenue, quasi trasparente – tanto che ne vedeva il liquido contenuto. Lo stesso rosa dei ciliegi, quei ciliegi che nel paese in cui era rinata portavano il suo stesso nome, quei ciliegi che li avevano divisi, quei ciliegi che li avevano fatti ritrovare. Quei fiori che rappresentavano lei stessa, che erano diventati i suoi preferiti, ma anche un ricordo pieno di dolore, una stilettata al petto anche per lui stesso…
«Syaonyan?» Sakura richiamò la sua attenzione e scese dalla sedia sul pavimento, poggiando le braccia sulle sue gambe per poterlo guardare bene in viso, ora che aveva abbassato lo sguardo.
Avvertiva i propri occhi lucidi, ma comunque si sforzò di assumere un sorriso per quanto la tristezza lo sopraffacesse, e più di essa il terrore di perderla per sempre. Il terrore di essere lui stesso a farle del male. Non avrebbe permesso mai più che accadesse, assolutamente. Quello era ciò che aveva giurato a se stesso dal momento della sua rinascita: non avrebbe più fatto soffrire le persone che amava, non avrebbe più apportato dolore agli altri. Si sarebbe soltanto tenuto il proprio dentro di sé, sigillandolo in quel suo cuore. Un cuore che, stavolta, era tutto suo, quindi poteva farci ciò che voleva.
Eppure Sakura era sempre riuscita a leggere a fondo nel suo animo, aveva sempre capito quando c’era qualcosa a turbarlo e ogni volta interveniva, dando voce ai suoi timori per rassicurarlo, indovinando sempre quel che lo crucciava. Anche stavolta, per quanto la sua mente fosse annebbiata dai fumi dell’alcool, vedeva nei suoi occhi due pozze di tristezza. E tale visione non le piaceva, per niente.
Si diede una spinta per arrivare all’altezza del suo viso, in modo tale da posargli un bacio su entrambe le palpebre. Lui le mantenne chiuse anche quando si staccò, e il suo sorriso divenne un po’ più sollevato. Lei gioì dentro di sé a quella vista e ricominciò a miagolare allegra, saltandogli addosso con tanto impeto da farlo cadere dalla sedia.
Syaoran si sorprese di quell’azione, visto che precedentemente era accaduto che dovesse essere inseguita per tutta la stanza per essere fermata, non smettendola di divincolarsi e sgattaiolare via quando riuscivano a prenderla; invece quella volta la difficoltà stava nello staccarsela di dosso. Non che lui volesse, d’altronde, e poi non si sentiva totalmente in forze – forse l’alcool stava per sopraffare anche lui.
Fatto sta che in qualche modo riuscì a mettersi seduto, con lei ancora incollata al suo busto per fargli le fusa, e mentre le carezzava la testa provò a scivolare verso la camera da letto, sperando di metterla a dormire per poi riordinare un po’ il casino in cucina – seppure tutto ciò avrebbe richiesto uno sforzo enorme da parte sua.
Si allungò a spegnere la luce e lei si spostò sulla sua schiena, avvolgendo le braccia attorno a lui, quasi minacciando di stritolarlo pur di non lasciarlo. Si trattò di una minaccia parzialmente verbale perché biascicò qualcosa del tipo: «Non ti lascerò miandare, miao più...»
Lui si arrestò nel corridoio, voltando di poco la testa sorpreso. Lei lo notò e ne approfittò bonariamente, facendosi stavolta leva sulle sue grandi spalle per potergli dare un bacio a fior di labbra. Ridacchiò staccandosi e lui le posò un altro bacio sulla fronte, promettendole: «Non me ne andrò, Sakura».
Lei esultò, strusciando la guancia contro la sua, e lui attese per qualche attimo che tale esuberanza scemasse, prima di riprendere il suo cammino. Nonostante tutto era deliziato dalla situazione, essendo la prima volta che faceva la gatta con lui. Si trattava davvero di una nuova esperienza, a scapito di ciò che aveva inizialmente pensato.
Quando sembrò essersi quietata riprese a gattonare – ormai di più non gli era concesso – fino a quella camera che da un annetto circa condividevano. Fortunatamente per lui la porta era già aperta e abilmente si mosse al buio, senza bisogno che accendesse la luce. L’essere stato parzialmente cieco nella vita precedente e tutti gli allenamenti fatti con Kurogane gli avevano lasciato tantissimo. Poi, anche in questa vita, aveva tentato di portarli avanti come poteva.
Si accostò al letto, voltandosi per prendere sua moglie di peso e posarvela sopra. Stranamente non fece resistenza, per cui si chiese se non si fosse addormentata, ma quando stava per alzarsi ecco che gli artigliò un braccio, tirandolo giù.
«Hai promesso di restare, nyan», gli ricordò in tono imbronciato.
Lui annuì, dicendosi che avrebbe potuto restarle accanto finché non fosse crollata, per poi occuparsi del resto. Tuttavia non aveva idea che il suo desiderio di averlo affianco fosse così grande da portarli a ciò che successe in seguito.
Dinanzi al suo arrendersi Sakura gioì, stendendosi su di lui per essere sicura che non fuggisse, e sopraffatta da quel sentimento raggiante gli leccò tutto il viso e il collo, contenta. Syaoran, dal suo canto, si fece sfuggire un risolino. Nonostante la sua lingua gli facesse un certo effetto, doveva anche ammettere che un po’ lo solleticava.
Come motivata dalla sua risata lo privò della maglietta, senza perdere tempo, continuando con quello che stava facendo.
Nuovamente, Syaoran si sorprese di tale azione. Aveva sempre notato che Sakura fosse abbastanza… fisica, se così si vuol dire. Affettuosa, ecco. E da quando si erano ritrovati in questo mondo, da quando avevano cominciato ad amarsi, sfruttava ogni occasione propizia per stare a contatto col suo corpo. Insomma, era quasi sempre lei a prendere qualsiasi iniziativa, spinta da un desiderio più grande di loro. Raramente lui si era fatto coraggio per fare il primo passo, più che altro nel timore che a lei potesse non fare piacere, sebbene finora non aveva che riscontrato responsi positivi. Una volta ne parlò con lei e Sakura replicò che lo amava tantissimo, aveva da sempre una fiducia cieca in lui, per cui non c’era ragione di indugiare o avere paura. A volte dava persino l’impressione che volesse recuperare il tempo perduto, lasciandosi travolgere del tutto da quel sentimento che li legava, coinvolgendo anche lui. E lui di certo non si tirava indietro: una volta che il desiderio coglieva entrambi, lasciava che quella corrente lo trasportasse ovunque voleva.
Così restò a guardare mentre la sua lingua scendeva sempre più giù, verso il basso ventre, e il suo indice si infilava in maniera stuzzichevole al di sotto dei suoi pantaloni.
«Sakura...» provò a richiamarla. Voleva sempre essere sicuro che lei sapesse quello che stava facendo.
La vide sollevarsi per giungere parallela a lui, il sorriso non aveva lasciato il suo volto.
«Sì?» cantilenò allegra.
Si morse il labbro per non ridere.
«Che intenzioni hai?»
Lei tacque per un istante, meditando; il suo sorriso si tramutò repentinamente in malizioso, mentre qualche idea perversa le traversava la mente. Adorava troppo tentarlo, e vedere l’effetto che gli faceva era gratificante.
«Tu, Syaoran?»
«Io non mi muovo da qui, te l’ho promesso», replicò, cercando di mantenersi lucido nei limiti del possibile.
«Bene», sussurrò, accostandosi al suo orecchio per soffiare in esso: «Perché stavolta voglio che voliamo davvero».
Non riuscì a reprimere un brivido, e lei, percependolo, si sentì ancora più motivata; gli leccò il lobo, strusciandosi volontariamente contro il suo corpo, al che lui si irrigidì e serrò le dita attorno al suo vestito estivo. Era una fortuna che quell’abito fosse abbastanza scollato e, a forza di strofinarsi contro di lui, si fosse lievemente abbassato, regalandogli una visione paradisiaca.
Intanto Sakura continuava a seguire con la lingua la lunghezza del suo collo, lentamente, finché non lo sentì mugugnare. Si mise meglio a cavalcioni su di lui, spostandosi sulle sue labbra, e immediatamente Syaoran le sollevò la gonna sulle cosce per sfiorargliele; gliele accarezzò adeguandosi alla sua lentezza, salendo poco a poco sempre più su, verso il bacino. Strinse le dita sul bordo delle sue mutandine non appena le loro lingue si incontrarono, mentre le mani di lei gli lasciavano carezze di fuoco ovunque: gli scottavano il petto, gli incenerivano le costole, gli infiammavano le braccia, fino a lasciargli scintille tra i capelli. Si sentiva esplodere, ogni impetuoso sentimento che provava per lei era sul punto di straripare, la ragione lo stava per abbandonare. Non esisteva nient’altro che lei, lei e il suo profumo floreale, lei e il suo respiro che lo riportava in vita, lei e i suoi mormorii sommessi, lei e la sua voce celestiale, lei e la sua passione che bruciavano.
Capovolse la situazione, finendo sopra di lei, riprendendo fiato soltanto per ansimare: «Sakura… Da qui non si torna indietro…»
«Non voglio tornare indietro», ribatté prontamente, attirandolo nuovamente a sé, non volendo lasciarlo neppure per un secondo.
Si sentì le sue mani dappertutto mentre la spogliavano, privandola di quel vestitino, avvolgersi attorno i suoi seni, abbracciare la sua intimità, mentre le sue labbra ancora baciavano le sue, nutrendosi l’uno della lena dell’altra.
«Syaoran…» gemette contro la sua bocca, percependo un suo dito stuzzicarla nel suo punto debole. Seppure si mantenesse ancora in superficie le parve quasi di precipitare, per cui artigliò le sue possenti spalle con le unghie, alla ricerca di un sostegno sicuro. Quello stesso dito scivolò dentro di lei in tutta la sua interezza ed entrambi gemettero per il piacere che derivava da quel contatto bagnato, soprattutto quando lei fece scendere una mano all’interno dei suoi boxer, seguendo tutta la lunghezza del suo membro.
«Sakura…» ansimò lui, sentendosi a sua volta trascinare verso il basso, precipitare nei più profondi abissi di quel mare di piacere.
In risposta lei spinse il bacino contro il suo, andandogli incontro, chiedendo tacitamente di più. Così non attesero oltre per disfarsi di quei pochi, perfidi indumenti che ancora li separavano, e le loro intimità poterono finalmente incontrarsi, abbracciarsi e stringersi, mentre il loro corpo si fondeva nella creazione di un unico essere. E allora sembrò veramente ad entrambi di volare, su, sempre più su, fino a giungere all’apice del piacere e atterrare su una nuvola sospesa in un cielo di corallo.







Come previsto, il mattino seguente Syaoran si svegliò con una terribile emicrania. Almeno finché non ricordò la notte trascorsa, che lo aveva lasciato addormentarsi con un senso di appagamento e beatitudine. Sperava che anche Sakura si sentisse così, ma quando si voltò al suo lato per abbracciarla fu colto dalla nausea e dovette necessariamente fermarsi. Alla fine l’alcool aveva sempre la meglio.
Sakura, al contrario, era pimpante e brillante come al solito e si sentiva fresca come una rosa. Sicuramente un grande contributo era dato dalla notte trascorsa, di cui doveva ammettere non ricordava granché, ma le sensazioni erano rimaste vive in lei, soprattutto il piacere immenso che aveva provato. E poi, destarsi nuda accanto all’uomo che amava era sempre super emozionante.
Dato che quando lei si era svegliata suo marito era nel pieno del sonno si era rivestita e, dopo quel che lui le aveva riferito sui postumi della sbornia, aveva pensato di preparargli una spremuta e della frutta fresca, sperando gli passasse e non stesse troppo male. Quando fu tutto pronto e glielo portò lo trovò semidisteso, poggiato con la schiena al cuscino, la testa ciondolante e le mani posate su di essa.
Gli si avvicinò, posando il vassoio sul comodino accanto al letto, e si sedette sul materasso per togliergli le mani e sostituirle con le sue labbra.
«Buongiorno», biascicò lui debolmente, dedicandole un sorriso ancora un po’ assonnato.
«Buongiorno», ricambiò radiosa, prendendo il bicchiere e porgendoglielo.
«Come ti senti?»
«Come previsto, la testa mi pesa e a tratti gira tutto.» Le tolse il bicchiere dalle mani, guardandola grato. «Ma adesso di certo mi passerà.»
«Ti assicuro che starò al tuo fianco finché non starai meglio», promise, stringendo le dita della sua mano libera.
Lui intrecciò le dita alle sue, bevendo la spremuta, sentendosi già meglio.
«Tu stai bene?» si accertò, posando il bicchiere e afferrando dell’uva.
«Assolutamente», annuì con vigore, prendendone a sua volta un chicco e mangiandolo con delizia, non avendo ancora fatto colazione.
In risposta a tale pensiero il suo stomaco brontolò ed entrambi risero, per cui lui proferì: «Dammi qualche minuto e ti preparo qualcosa di buono».
«Cosa?» domandò illuminandosi, mettendosi da parte per lasciarlo alzarsi.
«Vediamo…» rifletté mentre si rivestiva. Quando un’idea lo colpì si voltò a guardarla, trovandola a fissarlo inebetita. Chissà se pure quello era effetto dell’alcool.
Ridacchiò avvicinandosi a lei, e le porse una mano per farla alzare. In maniera elegante e piuttosto regale – doveva esserle rimasto dalla sua vita precedente – Sakura fece scivolare le dita sul suo palmo, accettando il suo aiuto.
«Ti andrebbe un dolce?»
«Quale?» I suoi occhi già luccicarono all’idea.
«Magari uno strudel?» propose, sapendo quanto fosse legata alle mele. Certo, in questo mondo non erano dolci quanto quelle del Regno di Clow, ma erano sicuramente più fresche e succose e a lei piacevano particolarmente se le inseriva nei dolci.
«Sì!!» accettò senza perdere tempo, afferrandogli entrambe le mani.
Aspettò che andasse a rinfrescarsi, dopodiché gli chiese se potesse aiutarlo a prepararlo. Lui glielo permise e così si diedero alla pasticceria.
Trascorsero ore, spese più ad imbrattarsi giocando con gli ingredienti che a realizzare realmente l’impasto e il condimento, finché finalmente non lo infornarono impostando il timer e, nell’attesa, prepararono un bel bagno, giocando anche con l’acqua, schizzandosela tutta addosso.
Era in quei momenti che sembrava loro di tornare indietro nel tempo, ad un passato che avevano trascorso lontani ma, al contempo, vicini, gioendo di quelle piccole cose che si erano persi, di quella serenità quotidiana che un tempo fu portata via loro con la forza, di tutto ciò che avrebbero voluto fare insieme ma non poterono, beandosi di ogni attimo, ogni minuto, ogni secondo che era stato loro donato; stavolta il fato li aveva riuniti, rendendoli molto, molto più vicini di prima, accrescendo sempre più l’amore che provavano l’uno per l’altra. Era una serenità tranquilla, che sapevano non sarebbe durata per sempre, ma finché la stavano vivendo ne approfittavano, finché era a portata delle loro mani la afferravano e ne facevano tesoro, consapevoli che ci sarebbero stati momenti che non sarebbero tornati. E l’esperienza aveva insegnato ad entrambi che bisogna vivere appieno, senza rimpianti, con gioia e gaiezza, riempiendo d’affetto il proprio cuore e quello di coloro che si ama, perché la vita è imprevedibile e può esserti strappata via da un momento all’altro. Ecco perché dopo essersi reincarnati, con questa nuova opportunità che era stata loro offerta, decisero di vivere al meglio, svegliandosi ogni giorno con un sorriso, grati di esserci ancora, e soprattutto di essere insieme.

























 
Angolino autrice:
Aretha, tantissimi auguri di buon compleanno! (Se credevi che lo avessi dimenticato ti sbagli, è solo che arrivo sempre in ritardo, come ben sai ewe)
Eccola qui, la ff "Mlmlml hehehe nyanyanyaaaa", come te la descrissi in breve. Avrebbe dovuto essere di rating rosso in effetti, solo che rileggendola mi sono resa conto che sarebbe stato esagerato...? Al solito, coi rating non me ne so proprio uscire.
Spero tanto ti sia piaciuta :3 E naturalmente, spero sia piaciuta anche a tutti voi che avete letto! Grazie mille per aver speso un momento della vostra giornata per questa "grande" piccolezza.
Steffirah


P.S: l'alcool che bevono è l'umeshu, un liquore ottenuto dalla macerazione delle prugne (ume) nell'alcool con zucchero di canna cristallizzato. Il jan-ken-pon è l'equivalente giapponese di sasso-carta-forbici e il titolo ("amai kioku") significa "dolci ricordi" (che poi sono stata angst nonostante tutto è un altro conto).
  
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