CAPITOLO 15:
una situazione difficile
Erik
continuava a dubitare della conversione di Raoul,ma dovette cedere alla buona
fede di Christine.
La ragazza
lo sciolse dai lacci,e lo aiutò a ripulirsi la ferita e a medicarla.
Erik non li
perdeva di vista un attimo, girando loro intorno,a distanza,come un leone
intorno alla preda.
La gelosia
si era risvegliata in lui come una fiamma inestinguibile,non sapeva come
dominarsi.
Lasciava
qualche secondo la stanza soltanto per sincerarsi delle condizioni di salute di
Madame,seguito dalla piccola che sembrava non fidarsi di quell’uomo…sembrava
non voler assolutamente rimanere sola
con lo zio.
Dopotutto
non riusciva a provare rancore per Erik anche dopo aver scoperto che aveva
ucciso il suo padre naturale..dopo tutto non lo aveva mai conosciuto. Ma
quell’uomo gli aveva portato via la sua mamma…
Dopo
quell’angosciata parola,papà,che le era sfuggita in quell’istante terribile, la
piccola era di nuovo trincerata nel suo mutismo,ma Erik era fiducioso.
Se aveva
parlato una volta,lo avrebbe fatto ancora. L’avrebbe aiutata lui,con pazienza e
dedizione..
Raoul de
Chagny apparve sulla soglia della stanza di Madame.
Gettò
un’occhiata preoccupata al letto dove giaceva la donna,e sembrò improvvisamente
pallido e fragile. Com’era diverso dall’uomo che qualche ora prima li teneva in
scacco,dominato da furia e cieca vendetta…
“Mi occuperò
io di lei,questa sera stessa andrò a cercare il miglior medico disponibile. In
un modo o nell’altro dovrò ottenere il suo perdono,anche se non lo meriterei.
Penso che in ogni caso sia più prudente che voi ve ne andiate il prima
possibile. Gli spari di oggi avranno allarmato qualcuno…qualche vicino potrebbe
aver avvisato la polizia. Potrebbero venire in questa casa,fare domande nel
quartiere..andatevene. Giuro di non ostacolarvi più.”
Guardò Erik
negli occhi,un misto di rassegnazione e preoccupazione.
“Occupati di
lei..so che non dovrei rammentartelo. Sono certo che la saprai rendere felice.”
Erik
deglutì. L’impegno di quella promessa lo terrorizzava,ma lo rendeva anche
felice.
Attesero il
ritorno di Nadir e di Meg.
La ragazza
ebbe una crisi isterica nel vedere la madre ferita in quel modo,e si scagliò
con tutte le sue forze contro il Visconte,percuotendogli il petto e gridando
come un’indemoniata.
Lui rimase
passivo sotto quei colpi,senza reagire,senza neppure provare a fermarla.
Gli graffiò
il viso a sangue,con ferocia, prima che Christine riuscisse a
fermarla,serrandole le braccia dietro la schiena,tentando di calmarla con la
forza e con le parole.
Quando
finalmente esausta si accasciò a terra,come inebetita e priva di volontà,
Christine la rassicurò sulla reale condizione di salute della madre.
Raoul si
affrettò a chiarire quanto accaduto,con tono vergognoso e imbarazzato.
Si sarebbe
preso cura di Madame,specificò,visto che la colpa di quanto era accaduto era
sua,e sua soltanto. L’avrebbe fatta trasportare alla villa,se fosse stato
necessario,e anche Meg avrebbe potuto trasferirvisi per stare accanto alla
madre.
Christine
rimase di sasso nel vedere la fermezza con cui l’amica rifiutò la generosa
offerta del Visconte.
Con una
grazia quasi regale,che contrastava con il suo abbigliamento modesto,con i
capelli scompigliati e con l’espressione fiera del viso così giovane, disse
soltanto:”Mia madre non ha bisogno di lussi per guarire. Ha bisogno soltanto di
me e di un buon dottore. Ed entrambe le cose”aggiunse con disprezzo”non devono
essere inquinate dal vostro denaro.”
Raoul
abbassò gli occhi,pieno di vergogna. Perfino quella ragazzina aveva più onore
di lui. Si inchinò velocemente alle due ragazze,ed uscì.
Nadir,visibilmente
sconvolto dal racconto che aveva appena udito,sussurrò all’orecchio di Erik “Lo
lasci andare così? Pensi davvero di poterti fidare di lui?”
“No,”mormorò
Erik rassegnato. “Ma Christine è troppo legata a lui. Non posso fargli del
male,l’ho promesso. In ogni caso quel ragazzo nasconde ancora qualcosa.
Credimi, Daroga, non è finita qui.”
Sarai completamente in pace con il tuo
nemico solo quando morirete entrambi.
Kahil
Gibran
L’indomani
stesso Christine ed Erik si sposarono.
Non fu la
cerimonia sontuosa e fiabesca che Christine aveva sempre immaginato. Sin da
quando era piccola,aveva sempre sognato un matrimonio da favola,in una
cattedrale sontuosa,con fiori a profusione e un abito favoloso e romantico.
Aveva sempre
sognato di sposare un Principe Azzurro.
Nulla aderì
a quell’innocente fantasia infantile.
La cerimonia
si svolse in una piccola parrocchia fuori Parigi,nelle prime ore del mattino.
Testimoni furono soltanto Nadir e Meg,in sostituzione di sua madre.
Madame Giry era addolorata di dover
mancare,ma il dottore le aveva ordinato assoluto riposo,e la donna aveva
obbedito. Aveva abbracciato i suoi protetti,e prima che Christine uscisse le
aveva fatto cenno di aprire un cassetto. Dentro,la ragazza vi aveva trovato due
sottili fedi d’oro.
“Sono le
fedi con cui mi sono sposata. Il padre di Meg è morto ormai da tanti anni,e non
ho mai più avuto cuore di indossare quell’anello. Ma il nostro è stato un
matrimonio felice,per quanto sia durato troppo poco..” Sospirò,afflitta dal
ricordo del marito,morto a solo un anno dalle nozze.
“Spero che
vi portino fortuna. Non ho altro da regalarvi,purtroppo. Ma non c’è nessuno che
meriti la felicità più di voi.”
Christine
era commossa dalla sua generosità. L’abbraccio un’ultima volta.
La donna la
strinse forte a sé,gemendo per il dolore che le procurava la spalla ferita,e le sussurrò soltanto “Sii
felice,bambina mia. Lo meriti.”
Il
matrimonio non fu fastoso né festeggiato in pompa magna,ma nel momento del sì
Christine si voltò e incontrò gli occhi emozionati eppur sereni di Erik. In
quegli occhi lesse amore,speranza,fiducia..ma anche una velata malinconia,e un
pizzico di paura. Temeva ancora che lo lasciasse?
Il
parroco,Padre Christophe li guardò con serietà.
“A volte ho
l’impressione che in questi tempi così difficili,i miei poteri siano limitati
dall’assenza di Dio nelle vite peccaminose degli uomini. Ma Dio è ancora
presente nella mia chiesa,e vedo che lo è in voi due,figlioli.
La vostra
unione è voluta da Dio,per la vostra reciproca gioia,per l’aiuto ed il conforto
che darete l’uno all’altra nella buona e nella cattiva sorte. E quando lui
vorrà,perché cresciate nel modo migliore i figli che il cielo vorrà donarvi.
Siete pronti ad impegnarvi l’uno con l’altra?”
“Lo
siamo”risposero all’unisono,sorridendosi nervosamente.
“Il vincolo
del matrimonio è stato stabilito da Dio al momento della Creazione.Coloro che
Dio ha unito,nessun uomo potrà separare.”
Tacque,e poi
chiese”Avete gli anelli?”
“Li
abbiamo”rispose Christine raggiante,porgendoglieli.
“Dio
misericordioso” continuò il prete,”guarda con benevolenza quest’uomo e questa
donna che vivono nel mondo per cui tuo
figlio ha dato la vita. Fa’che la loro unione sia un segno dell’amore di Cristo
per l’umanità corrotta dal peccato.Difendi quest’uomo e questa donna da ogni
nemico. Fa’che il loro amore reciproco sia un pegno nei loro cuori,un mantello
sulle loro spalle,un sostegno fra le loro mani. Benedici il loro lavoro,il loro sonno e la veglia,le gioie e i
dolori,la vita e la morte.”
Christine si
accorse che una lacrima di gioia le stava solcando il viso.
Erik si
voltò verso di lei,e le sorrise,sereno e felice.
Le loro voci
furono squillanti nel pronunciare il sì.
Non si vede
bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine-Marie-Roger de Saint Exupery
Sui gradini
della chiesa la sollevò da terra e la fece volteggiare,mentre si baciavano in
estasi.
Nadir e Meg
batterono loro le mani,felici. La luce fioca del mattino iniziava a schiarirsi
con i primi raggi del sole. Christine gli baciò teneramente la guancia.
In quel
momento per lei Erik era più bello del sole che stava sorgendo.
Si
affrettarono verso casa per salutare Madame e per caricare i loro bagagli.
Mentre Erik
si affrettava qua e là per casa, Christine si affacciò alla finestra,e
contemplò per un’ultima volta il paesaggio dei tetti di Parigi. Appena sfiorati
da un pallido sole,sembravano darle il loro addio.
Fu
straziante il momento della separazione dai loro amici. Lacrime e
raccomandazioni si sprecarono.
Christine si
fece ovviamente promettere che sarebbero andati a trovarli il prima
possibile,non appena Madame si fosse sentita meglio. Si sentiva così in colpa
nell’abbandonarla proprio in quel momento di necessità..dopo tutto quello che
aveva fatto per lei..
Madame
l’aveva guardata con un’espressione fintamente severa.
“Io sto
benissimo,nonostante tutti vi affanniate ad affermare il contrario. E voi
dovete iniziare la vostra nuova vita…ne avete veramente bisogno.”
La piccola
Angelique era immensamente triste nel separarsi da quella donna così forte ed
autoritaria,ma così tenera e gentile. Strinse forte la mano di Christine,mentre
si allontanarono in carrozza dal primo posto che la piccola aveva considerato
casa sua.
Non poterono
avere la loro luna di miele a Marsiglia,vista la loro necessità di allontanarsi
dalla Francia quanto prima. Ma Christine aveva scritto al Professor Verneuil la
sera precedente,spiegandogli nel modo più chiaro possibile i turbinosi eventi
delle ultime settimane,ringraziandolo infinitamente per i buoni consigli,e
pregandolo di dare un bacio alle sue “piccole pesti”che le mancavano tanto. Non
appena si fossero stabiliti in Svezia,aveva aggiunto,gli avrebbe comunicato il
nuovo indirizzo,nella speranza di una sua visita estiva.
Prima di
partire consegnò la lettera a Meg,pregandola di imbucarla al posto suo,visto
che erano già in ritardo. Dovevano partire immediatamente per raggiungere in
tempo la nave che li attendeva,in un porto del Nord.
Meg prese la
missiva,e consegnò a Christine un mazzo di fiori che era arrivato quella stessa mattina.
Un mazzo di
non-ti-scordar-di-me.
Era del
Visconte, Christine lo indovinò dal sigillo sulla busta che accompagnava i
fiori.
Dunque Raoul
aveva pensato anche al suo bouquet,riflettè tristemente.
Prese i
fiori e li sistemò in camera di Madame,facendo scivolare la busta in tasca.
Non voleva
che Erik lo sapesse,quella storia lo aveva già provato abbastanza.
Le rose si
sono svegliate di buon mattino per fiorire e sono fiorite per invecchiare.
In un bocciolo hanno trovato la vita e la morte.
Pedro Calderon de la Barca
Quella sera
stessa si fermarono in una piccola locanda sulla strada.
Era molto
tardi,ed Erik era già addormentato. La cingeva possessivamente a sé anche nel
sonno, e per la prima volta nella sua vita aveva un’espressione rilassata. In
pace con il mondo.
Non aveva
più bisogno di lottare, di odiare la vita e l’umanità: ora l’aveva tutta per
sé.
Ora aveva
davvero tutto ciò che desiderava.
Anche la
piccola dormiva,nel suo lettino ai piedi del loro letto.
Christine
fissava suo marito,nella semioscurità,sentendo il proprio cuore scoppiare di
tenerezza.
Poi,un
pensiero amaro si fece strada dentro di lei.
Pensò a
Raoul,a quanto aveva sofferto anche lui a causa del suo comportamento infantile
e sconsiderato. Inghiottì la voglia di compiangerlo,e piano si sottrasse alle
braccia di Erik.
Frugò le
tasche del proprio vestito e trovò il biglietto che aveva accompagnato i fiori.
La
tentazione di gettarlo via era stata forte,ma non ci era riuscita.
L’intestazione
diceva soltanto “Alla mia piccola Lottie”.
Sospirando,stracciò
il sigillo e ne estrasse la lettera.
Mia piccola Lottie,
quanto tempo è passato dall’ultima volta che ti
ho chiamato così? Non lo ricordo più neppure io. Rammento solo il tuo viso,
sorridente e imbarazzato per l’accenno a quel ricordo della nostra infanzia.
Ma non siamo più bambini,piccola Lottie. Tu sei
diventata una splendida giovane donna,ed è giunto il momento che io mi comporti
da uomo,per la prima volta in vita mia.
Non posso implorare il tuo amore per sempre,un
amore che chiaramente hai deciso di riservare ad un’altra persona.
Sono certo che a dispetto di ciò che possa
pensare io o chiunque altro,quell’uomo deve avere delle qualità. Deve essere
buono. Altrimenti non avresti mai potuto innamorartene,e difenderlo con tanta
forza.
Questa sera anche io festeggerò le tue nozze. Ho
già deciso.
Andrò sul tetto dell’Opera Populaire. Rammenti
Christine? Il nostro primo bacio,la sera in cui hai accettato di sposarmi.
Il ricordo mi sembra così irreale che ogni tanto
mi chiedo se non sia stato tutto un sogno.
Appena tornato a casa,ieri pomeriggio,mi sono
affrettato a sistemare ogni cosa. A Madame Giry ho concesso un vitalizio, mi
pare che se lo meriti. Con il suo gesto coraggioso mi ha mostrato cos’è la vera
amicizia.
Alla piccola Angelique ho lasciato ogni altro
mio bene. E’lei l’unica erede della nostra casata,e spero che tu sappia
parlarle di me come di un uomo,e non come del mostro che d’ora in poi popolerà
i suoi incubi. Sono certo che saprai farlo.
Posso vedere i tuoi occhi sbarrati,mentre leggi
queste ultime righe. Sì Christine,ho deciso di uccidermi,questa sera stessa.
Precipiterò dal tetto di quel teatro che è stato
l’inizio della nostra avventura,e che ora ne sarà la fine. Della mia,almeno.
Conosco troppo bene la debolezza del mio
carattere,e l’odio che porto in fondo al cuore per quello che adesso è tuo
marito.
In un momento di rancore,di gelosia,di
ubriachezza potrei sentire di nuovo dentro di me quell’insano desiderio di
uccidere. Le mie mani si sono già sporcate di sangue,non voglio più che accada.
Non piangere Christine. Interpreta il mio gesto
come il regalo di nozze che vi offro.
Ti amerò per sempre,mia piccola,dolcissima
Lottie. Non dimenticarmi mai.
Raoul
Christine
stava tremando,i singhiozzi e le lacrime la scuotevano violentemente.
Quasi non si
accorse di Erik alle sue spalle. Dopo aver
tentato più volte di scuoterla e calmarla,l’uomo raccolse dal pavimento
il foglietto che vi era caduto.
Sollevò lo
sguardo su di lei,stravolto da quella notizia.
Non aveva
compreso la strana luce negli occhi del Visconte, si era convinto che stesse
meditando qualche altro piano per far loro del male,certo non poteva immaginare
che…
Non trovò
nulla da dire. Potè solo abbracciare sua moglie in silenzio,finchè lei non si
fu calmata.
La loro
nuova vita era iniziata solo da poche ore,e già un uomo pesava loro sulla
coscienza.
Erik si
chiese con amarezza,finirà mai tutto questo?
Non può
piovere per sempre. (da "Il corvo")
Quando
giunsero,due settimane dopo,in vista delle coste svedesi, Christine aveva
accettato il suo dolore.
O perlomeno
lo aveva mascherato. Inghiottito nei profondi recessi della sua anima,a lungo
provata dal dolore.
Non le
sembrava giusto soffrire a quel modo davanti ad Erik.
Non voleva
che fraintendesse il lutto per il suo amico,per il suo quasi-fratello, con un qualche rimpianto per
le scelte compiute. Lei non aveva alcun dubbio.
Si strinse
forte a lui e alla bambina,mentre la sua terra natia la salutava, immersa nel
sole del mattino, scompigliandole i capelli con una brezza fresca che profumava
di casa.
La tua virtù
è la mia sicurezza.
E allora non
è notte se ti guardo in volto, e perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco
non manco compagnia.
Perchè per
me tu sei l'intero mondo.
E come posso
dire di esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?
William Shakespeare