d i s a s t e r
buon compleanno, cutie ♥Non lo avresti mai immaginato, vero?
Non avresti mai potuto prevederlo, mentre
la realtà
sfrigolava sotto l’impertinenza della pioggia battente, la
notte interrotta
debolmente solo dai lampioni troppo stanchi e usurati da notti e notti
di
servizio.
Era stato un gesto sciocco, e proprio per
questo quasi
naturale: senza rendertene conto, avevi teso il tuo ombrello un
po’ troppo
piccolo per due verso lo sconosciuto che avevi trovato appena fuori
dalla
stazione – un ragazzo come un altro, su cui però
il buio si posava a fatica. Se
ne stava lì, sotto la pioggia, lo sguardo rivolto verso
l’alto tra palazzi che,
seppur a luci per lo più spente, sembravano riprendere vita
nell’azzurro dei
suoi occhi.
Lo avevi osservato a lungo, prima di fare
quel passo avanti
e coprirlo con quell’ombrello. Presto, l’acqua
prese possesso del tuo avambraccio
sinistro, ma eri troppo curioso per prestarvi attenzione.
E quegli occhi, mai visti prima, di un
azzurro così vibrante
da ricordare pennellate di artisti audaci, quando si posarono su di te,
ti
catturarono. Già intrappolato in quello specchio di cielo,
ritrovasti i colori
di una vita che, fino a quel momento, avevi vissuto come il
protagonista di un
film in bianco e nero.
Erano occhi di demone, senza dubbio. Tanto
che un brivido
percorse la tua schiena ma l’istinto di fuggire venne messo a
tacere da un
incantesimo che ti aveva, in un attimo, già legato a lui.
«Grazie!»
La voce calda, forte e tonante del ragazzo
ti colse alla
sprovvista, eppure non poteva appartenergliene una diversa. Sorrideva
e, con
quel sorriso, i suoi occhi si fecero persino più accesi.
Una luce fuori posto, in una
città di lumi artificiali.
«Ti sei perso?»
chiedesti. “Solo un’indicazione e poi non lo
rivedrò mai più” e, come sempre,
mentire a te stesso era solo la più facile
delle soluzioni.
«Non proprio» disse lo
sconosciuto e notasti solo in quel
momento la sacca che aveva sulle spalle. Troppo poco, per un
viaggiatore che
veniva da lontano. Troppo, invece, per un turista casuale.
«Non so proprio dove
andare.»
Ma benché dicesse di non avere
meta, il suo sguardo non era
incatenato al presente.
A questo punto, però, avresti
dovuto immaginarlo. Avresti
dovuto capire che questo straniero aveva qualcosa che non andava,
qualcosa che
non andava soprattutto per te. E tu, Niki Shiina,
non eri mai stato un
amante del rischio. Un piatto caldo ed un tetto sopra la testa erano
tutto ciò
che desideravi, per vivere.
Che bastavano a trascinarti lungo giorni
tutti uguali a sé
stessi.
Eppure, la tua voce precedette ogni
pensiero razionale.
«Casa mia è piccola,
ma per una notte non sarà un problema».
E il sorriso che – ancora non
potevi sapere il suo nome –
Rinne Amagi ti rivolse era il più luminoso che tu avessi mai
visto. E ti
sentisti baciato dal sole e dall’estate, nonostante la
pioggia, lo smog, il
traffico, la notte, l’autunno.
«La fortuna ti ha messo sulla
mia strada!»
Sì, gli risponderesti adesso. Ora che sei non solo la sua casa, ma il luogo a cui fare ritorno. Per te, invece, Rinne Amagi è stato un disastro: ti ha costretto a provare emozioni con la sua stessa intensità, senza via di mezzo. Incarna, in quel corpo forte da guerriero, tutto il meglio e il peggio dell’umanità.
Vedi le sue meraviglie e le sue brutture,
mentre gli sfiori quelle ciocche di capelli rossi ribelli, indomabili,
che vibrano come fiamme persino mentre dorme.
Eppure, sai
anche che questo disastro è l’azzardo meglio
riuscito della
tua vita.