Libri > Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: NPC_Stories    27/06/2020    1 recensioni
Seguito diretto di "Ricostruire un ponte", Johel e Daren back in action dopo dieci anni di separazione e... è come se non fosse cambiato nulla? No, questo è un po' troppo da sperare. Daren è comunque un tocco più pessimista, un tocco più morto, ma Johel è deciso a recuperare la loro amicizia e quale modo migliore di una bella avventura scavezzacollo? D'altra parte, quando hai un compagno di viaggio che non può né provare paura né morire, è un po' difficile convincerlo che non è lì per farti da babysitter.
Avventura! Luoghi esotici! Un mago idiota! Una nuova avventura del nostro Sidekick preferito, narrata dalla sua voce con ancor meno serietà del solito.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1372 DR: Quando c'è sotto qualcosa, in senso letterale


Missione 9: How to Troll, ovvero Bluffare senza carte in mano


Daren fece roteare la spada bastarda fra le mani, cambiando la presa sull’impugnatura prima di affondare la lama nel corpo accasciato sotto i suoi piedi. La spada magica e mortalmente affilata sfondò la corazza di scaglie della creatura come un coltello che penetra nel burro.
“Non occorreva, sai?” Gli feci notare. “La freccia che gli ho piantato nell’occhio certamente gli aveva perforato il cervello.”
“Un drago marrone con un cervello? Tu presumi molto.” Ribatté lui, estraendo con un po’ di fatica la spada dal cadavere. Si lasciò scivolare a terra, badando a non sporcarsi con il sangue della creatura. “Se ne avesse avuto uno, se ne sarebbe rimasto fra le dune sabbiose, dove può scavarsi passaggi sotto terra, non qui in questa desolazione pietrosa.”
“Forse non aveva scelta.” Azzardai, esponendogli una supposizione basata sulle mie conoscenze da ranger. “Di solito si incontra un drago fuori dal suo ambiente prediletto solo se qualcosa di più grosso, come un altro drago, l’ha scacciato.”
“Oh, gioia.” Fu il commento laconico di Daren.
Raccolsi le scaglie che erano cadute sotto i molteplici colpi della spada del mio amico e le misi nella scarsella; le scaglie di drago possono sempre essere rivendute, ai maghi o ai collezionisti di cose strane. Perfino le scaglie di un drago come questo che doveva essere abbastanza giovane. Sapevo che non avremmo avuto il tempo di cercare un’eventuale tana per arraffare un eventuale tesoro.
“In questi anni la tua tecnica di combattimento è migliorata.” Buttò lì, mentre ripuliva e rinfoderava Gonorrea.
Il complimento mi colse alla sprovvista; non era da lui lanciare un commento lusinghiero così, senza preavviso.
“Lo pensi davvero?” Chiesi incredulo.
“No.”
“Oh, oh. Invece lo prenderò per buono, altrimenti non ti saresti disturbato a dirlo.”
Scrollò le spalle. “Forse lo penso davvero, ma puoi ancora migliorare.”
Accolsi la sua critica costruttiva con un singolo cenno d’assenso. “Certo. Mio padre dice che si può sempre migliorare.”
Ci incamminammo nuovamente verso est, tenendo le brulle montagne sulla nostra destra. Si sarebbe portati a pensare che in un deserto avremmo dovuto avvistare i pericoli con largo anticipo. Invece la particolare conformazione del terreno forniva molti nascondigli ai letali predatori di quelle lande. Anche a quelli grossi come un bisonte, come il drago marrone che ci aveva attaccati. In particolare, il malvagio rettile sfoggiava una colorazione che lo mimetizzava con il paesaggio monocromatico della piana rocciosa; così non lo avevo visto, e invece avrei dovuto.
“Lo sai, Johel.” Mi disse Daren dopo qualche secondo di silenzio. “Ogni volta che cominci una frase con Mio padre dice, una piccola parte di me muore.”
Nonostante la minaccia costante di un’intera regione che sembrava concentrata su come ucciderci, non riuscii a trattenere un risolino. Il rapporto fra Daren e mio padre era… un po’ conflittuale, per essere gentili. In realtà, Daren aveva un rapporto conflittuale con chiunque. E anche mio padre.
“Se tu non fossi già morto, potrei anche crederci.”

Mentre ci allontanavamo dal luogo dello scontro, vidi che il mio compagno di viaggio si stava voltando spesso a guardare indietro. Gli rivolsi un’occhiata interrogativa, a cui rispose facendomi cenno di non parlare. Superammo una pietra eretta particolarmente grande, sempre in silenzio, e solo a quel punto Daren mi prese da parte in modo da nascondere entrambi dietro la roccia.
“Qualcuno sta facendo a pezzi il cadavere del drago.” Mi ragguagliò, sottovoce. “Non sono certo di vedere benissimo fin lì, questa luce mi confonde…” ammise, riferendosi alla luminosità del sole a mezzogiorno. La luce riverberava sulle pietre chiare, rendendo l’intero paesaggio uno scenario onirico, quasi bidimensionale nonostante le ombre. “Ma da come si muovono, sembrano troll, o umanoidi cavernicoli di qualche tipo.”
“Siamo lontani dalle montagne” commentai, dubbioso. Se fossimo stati a ridosso della catena montuosa, dopotutto, non avremmo avuto il problema della luce, perché le vette si trovavano esattamente a sud rispetto a noi, abbracciando tutto l’orizzonte. Avremmo camminato nell'ombra dell'arco montuoso.
Decisi comunque di controllare. Se aveva visto qualcosa, significava che c’era qualcosa.
Mi arrampicai sulla roccia alle nostre spalle, un masso che sembrava il molare di un antico mastodontico gigante, e mi appiattii il più possibile sulla sommità.
“Li vedo.” Confermai, dopo aver sbirciato per qualche secondo nella direzione da cui eravamo arrivati. Strizzai gli occhi, coprendoli dal sole con una mano. “Hai ragione, potrebbero essere troll. Dal colore, troll delle caverne.” Scesi nei dettagli il più possibile. “Uno ha due grosse corna, l’altro non mi pare”.
“Un individuo giovane, o forse femmina.” Spiegò.
“Sembra che stiano recidendo la testa del drago.”
“Oh.” Soffiò Daren. “Questo è strano. La testa non è commestibile, nemmeno per un troll…”
“Che siano abbastanza sofisticati da collezionare trofei?”
“Ma che dici, sono appena più intelligenti del muschio.” Mi zittì agitando una mano. “Il loro comportamento è strano, comincio a pensare che forse quel drago avesse un posto preciso nell’ecosistema di questo luogo. Forse era un nemico naturale per i troll.”
“Sì, ma… chi se ne frega? Non è che ci siano insediamenti di persone vere, qui intorno. Quei troll forse andranno a disturbare qualche lamia o qualche altro mostro del deserto.” Borbottai, scendendo dalla mia postazione sopraelevata.
“Anche questo è vero.” Scrollò le spalle. Sapevo, lo leggevo nel suo sguardo, che la questione per lui non era chiara, ma speravo che per entrambi fosse chiusa.

Era molto tempo che non viaggiavo con Daren e avevo dimenticato quanto avesse la tendenza a voler vedere il quadro generale delle cose. Non avrebbe dovuto sorprendermi, sua sorella Krystel era uguale. Probabilmente lui aveva assunto questa abitudine per ragioni di sopravvivenza e lei invece perché come strega si era assunta la responsabilità del benessere di una piccola regione, ma il risultato finale era che fossero inquietantemente simili.
Daren aveva un approccio quasi paranoico al complicato gioco di cause e conseguenze che si intrecciavano in ogni evento. Sembrava che volesse sempre sapere tutto ciò che accadeva intorno a lui, soprattutto se quegli eventi erano stati causati dalle sue azioni. La maggior parte delle volte, questo atteggiamento era solo fatica sprecata, perché era raro che accadesse qualcosa di importante. Altre volte accadevano cose tanto assurde o imprevedibili che nemmeno lui avrebbe potuto figurarsele in anticipo, perché l’irrazionalità è comunque parte del mondo e delle creature viventi. Ma c’erano alcune volte, alcune rare occasioni, in cui veniva fuori che aveva avuto ragione a stare in allerta.
La faccenda dei troll e del drago del deserto dimostrò di essere una di quelle occasioni.

Cominciavo ad avere la sensazione che qualcuno ci stesse osservando. Scambiai uno sguardo con Daren, che annuì brevemente. Anche lui aveva quella sensazione, ma se avesse visto qualcosa me l’avrebbe indicato con un cenno, e non lo aveva fatto.
Passó un po’ di tempo prima che ci rendessimo conto che i troll ci stavano accerchiando. Si erano cosparsi di una sostanza fangosa che aiutava a mimetizzarli (e a coprire la puzza); quando restavano immobili e accovacciati assomigliavano a grosse rocce. Nessuno di noi due aveva mai visto dei troll così pazienti nella caccia.
Comunque, pazienti o no, le loro capacità combattive non erano molto superiori a quelle degli altri troll che avevo affrontato in passato. Ci avevano accerchiati e in teoria avevano il vantaggio della sorpresa, ma nient'altro. Non appena si mossero, fornendomi un bersaglio mobile ma ben visibile, cominciai crivellarli di frecce. Lo scopo era abbatterne uno o due e indurre gli altri alla fuga. Certamente non volevo sprecare tutte le mie frecce per creature del genere.
Non si sa mai come può reagire un troll davanti ad una minaccia esplicita. Alcuni scappano, altri non la prendono bene e si arrabbiano ancora di più. Questi qui invece sembravano così stupidi da non rendersi nemmeno conto del pericolo. Quelli che non erano caduti sotto le mie frecce continuarono ad avanzare senza dare segno di essersi accorti di nulla.
Era strana, una simile mancanza di reazione. I troll delle caverne sono poco più che animali, e gli animali di solito percepiscono le minacce.
“Conserva le tue frecce per i nemici che non possiamo abbattere con la spada.” Mi suggerì, estraendo suddetta spada. “Se questi vogliono morire, tanto peggio.”
I troll delle caverne non sono nemici facili da sconfiggere. Noi siamo guerrieri esperti, ma quelle creature erano testarde e coriacee.
L'importante, con i troll, è riuscire a non farsi intrappolare nella loro presa.
Alla fine del combattimento scoprimmo che erano disposti a morire fino all'ultimo, e a resistere fino all'ultimo. Ci si erano lanciati contro come se la morte non avesse importanza.
“Sei stato ferito?” Mi domandò Daren.
“Mh. Confesso che non lo so. Potrei avere qualche graffio superficiale.”
Mi guardò con aria pensierosa. “Be’, se sei stato ferito te ne accorgerai fra qualche ora. I graffi dei troll si infettano peggio di quelli dei gatti.”
“Oh, gioia.” Sospirai, imitando il suo buffo commento di prima.
“Piuttosto, mi preoccupa come abbiano fatto a raggiungerci e accerchiarci senza che ce ne accorgessimo…” rifletté il mio amico. “Hai qualche teoria, ranger?”
“È davvero strano che non ce ne siamo accorti. Ma siamo vicini alle montagne. Secondo te è possibile che ci siano dei cunicoli sotterranei?”
“Più che possibile.” Ammise Daren. “È bello vedere che sono riuscito ad insegnarti qualcosa, in questi decenni.”
Sembrava un commento un po’ supponente, ma in effetti aveva ragione. Era in gran parte merito suo se avevo imparato a pensare in tre dimensioni.
“E quindi adesso cosa facciamo? Pensi che dovremmo proseguire per la nostra strada, oppure è meglio cercare questi cunicoli per evitare di essere colti di nuovo di sorpresa?”
Daren si strinse nelle spalle. “Io preferirei sapere su che cosa sto camminando. Non mi piace l'idea che altri troll oppure mostri anche peggiori riescano a seguirci senza essere visti. Non sappiamo quanto siano estese queste gallerie. Finché siamo solo noi due, possiamo far fronte al pericolo combattendo, e se moriremo sarà solo colpa nostra. Però se riusciremo a trovare quell’umano che viene dall’antico Netheril, avremo anche un'altra persona di cui prenderci cura.”
Mi guardai intorno con attenzione, cercando di cogliere qualche indizio della presenza di aperture nel suolo. “Sono d’accordo. Ma sei più bravo di me a trovare gallerie sotterranee.”
Era piuttosto ovvio, ma a Daren piaceva sentirselo dire.
Cominciò le ricerche, partendo dal luogo della battaglia e procedendo in una spirale verso l’esterno. In qualche modo quei troll ci avevano circondati, ma non significava che gli ingressi alle gallerie fossero nelle immediate vicinanze.
Io mi arrampicai su una pietra eretta e rimasi di vedetta. Il pericolo non veniva solo da sottoterra, molti altri mostri avrebbero potuto calare su di noi dalle montagne o dal cielo. O magari, perché no, anche da nord, dalla misteriosa Crepa del Gigante Caduto.
“Ho trovato una serie di gallerie, collegate in modo piuttosto irregolare.” Daren tornò a riferire, dopo alcune ore. “Le tracce dei troll conducono verso sud, verso le montagne.”
“Ci sono segni di altri mostri in avvicinamento?”
Corrugò la fronte, pensieroso. “No, per ora no. Ma vorrei comunque controllare.” Propose con esitazione. “So che abbiamo fretta, ma il comportamento dei nostri assalitori non era naturale.”
Questo commento mi trovava d’accordo, ma era anche vero che non mi andava di perdere troppo tempo. Al di là del mio desiderio di lasciare il deserto dell’Anauroch il prima possibile, c’era anche la questione dei miei amici, che potevano essere in pericolo.
“Temi che ci sia qualcosa di soprannaturale che li ha resi più intelligenti? O che siano capitanati da qualcuno più sveglio, che tira i fili?”
“Non so cosa pensare. Nessuna di queste opzioni è molto allettante. Sei stato tu a volere questa missione, Johel, quindi ancora una volta la scelta è tua.”
Scelsi la prudenza. Saremmo andati a controllare, perché nessuno di noi due voleva lasciarsi dei nemici potenti alle spalle.
Sorvolerò sulla noiosa descrizione di quelle ore passate a incespicare nei cunicoli, con la sola luce fioca di un pugnale magico a rischiarare la via. Quello che scoprimmo, a conti fatti, fu una larga tribù di troll delle caverne.
E questo era strano. Perché i troll delle caverne non si riuniscono in grandi clan, al massimo in piccoli gruppi famigliari, e solo quando hanno dei cuccioli. Altrimenti, sono creature solitarie.
“O si sono uniti per far fronte ai predatori, come quel drago… oppure c’è qualcuno o qualcosa che li tiene insieme, e forse li comanda.” Ragionò Daren.
“La testa!” Mi tornò in mente. “Hanno preso la testa del drago, e anche quello è un comportamento insolito. Se trovassimo quel trofeo, forse troveremmo anche il loro capo.” Bisbigliai in tono concitato.
“È una buona idea.” Riconobbe il mio amico. “Ma non possiamo esplorare liberamente queste cave infestate dai troll, alla fine ci vedrebbero. Ci sono caverne del tutto prive di coperture.”
“E allora che facciamo?” Sperai che se ne uscisse con un’idea delle sue. Anche se di solito le sue idee erano folli e pericolose.
Mi rivolse un sorriso come di scuse.
Oh, no...
Mi passò la sua fascia che permetteva di camuffarsi magicamente.
No, dai, no...
“Mi dispiace amico, ma nessun abitante della Superficie può davvero far cagare sotto una creatura del sottosuolo.”
“E quindi dovrei…” gemetti come un cane bastonato.
“Pelle nera, capelli bianchi, e… renditi più basso di almeno due pollici.”
No.”
“Facciamo tre.” Infierì con un sorriso che ora aveva perso ogni accenno di dispiacere. “E lascia parlare me. Tu non sei capace di guardare gli altri come se fossero feccia.”

Maerimydra. Fu questo che Daren raccontò ai troll sbalorditi, parlando in sottocomune e scandendo lentamente le parole. Che noi venivamo da Maerimydra, qualunque cosa fosse. Che i drow di Maerimydra - ah, allora era una città - avevano messo gli occhi sulla Crepa del Gigante Caduto e che non avremmo tollerato interferenze dai miseri troll delle caverne (be’, non ha detto miseri, è stato più offensivo).
Minacciò la tribù, dicendo che un esercito drow li avrebbe annientati o presi schiavi, se si fossero avvicinati troppo al nostro territorio d’interesse. All’inizio i troll non si fecero irretire né intimorire: cercarono di attaccarci come intrusi qualunque. Pensavo che il piano di Daren fosse del tutto inutile, ma in effetti c’era qualcosa di diverso nel modo in cui combattevano, rispetto ai loro compagni che avevano attaccato un elfo dei boschi e un mezzumano. Pur con la loro limitata intelligenza, sembravano più cauti, spesso aspettavano che fosse qualcun altro a fare la prima mossa.
Il mio amico non mirava ad uccidere, questa volta. Ne mise al tappeto un paio, con la sua grossa spada, e rivolse agli altri uno sguardo così minaccioso da gelare anche le pietre.
“Se voi stupidi sacchi di merda non sapete prendere decisioni…” diede loro il tempo per assimilare il concetto “allora portateci dal vostro capo!”
Non so se avessero capito la prima parte del discorso, ma quest’ultima frase li fece reagire: era qualcosa che potevano comprendere, e che per loro aveva senso. I pericolosi stranieri avrebbero parlato con il capo.

           

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: NPC_Stories