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Autore: pampa98    29/06/2020    2 recensioni
[Storia partecipante a "La challenge delle quattro stagioni - Progetto "Un anno di..." indetta da rhys89 sul forum di EFP]
Raccolta di 12 one-shot che aggiornerò una volta al mese con protagonisti Jaime e Brienne.
#1. Il patto. What-if? Jaime e Brienne si incontrano per la prima volta durante la visita di Re Robert a Grande Inverno.
#2. Life in Winterfell I. Brienne e Jaime affrontano la loro prima notte insieme.
#3. Life in Winterfell II. Jaime e Brienne riflettono sul modo particolare in cui si sono conosciuti e innamorati.
#4. Life in Winterfell III. Una versione alternativa dell'addio tra Jaime e Brienne nella 8x04.
#5. Finestra sul passato. Brienne e Tyrion parlano di Jaime.
#6. L'occasione di ricominciare. What if? Jaime è vivo e torna ad Approdo del Re, dove conosce sua figlia.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Hyle Hunt, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt. Estate #38: "Non hai nessun altro da andare ad importunare? Amici? Parenti? Serpenti velenosi?" (Manny, “L’era glaciale”)


IL PATTO
 



Per Brienne era stato un onore essere invitata a Grande Inverno per addestrare la figlia minore di Eddard Stark. Quando suo padre le aveva parlato di quell’incarico, aveva descritto Arya come una ragazza incline ai dispetti e alla lotta, per niente interessata a rivestire il suo ruolo di lady. Le aveva detto che avrebbero legato senza problemi e così era stato.
La statura e il fisico di Arya la rendevano estremamente agile, anche se il suo stile di combattimento era molto scoordinato e non era ancora abbastanza forte per sollevare le spade da allenamento con una mano sola. Tuttavia Brienne era fiduciosa: l’impegno che mostrava, unito a un’abilità naturale, avrebbero fatto di Arya un’ottima spadaccina un giorno.
Sfortunatamente i loro allenamenti si erano dovuti interrompere dopo una sola settimana a causa dell’inaspettata visita del re e della sua corte. Lady Stark aveva proibito alla figlia di presentarsi sporca e disordinata di fronte ai regnanti e, soprattutto, desiderava che la bambina facesse amicizia con la principessa Myrcella, sua coetanea, e che magari assorbisse dentro di sé anche parte della sua grazia.
Andando a Nord, Brienne non si sarebbe mai aspettata di trovarsi in una situazione simile e la cosa l’aveva scombussolata per più di un motivo. Non aveva mai incontrato i membri della famiglia reale e se già si era sentita goffa e impacciata con gli Stark, i quali si erano comunque dimostrati delle persone alla mano, non osava immaginarsi a tentare un inchino di fronte alla regina.
Da un lato però sperò con tutto il suo cuore che anche Renly fosse in viaggio con la corte. Speranza che venne distrutta non appena Re Robert giunse a Grande Inverno con le sue guardie e la sua famiglia.
Brienne assistette al loro arrivo assieme a Ser Rodrick e Jon Snow. Il re era tutto il contrario di ciò che si aspettava: un uomo grasso, lento e con una lunga barba poco curata. Aveva sentito molte storie sul guerriero che aveva sconfitto il principe Rhaegar al Tridente e non riusciva a credere che l’uomo davanti a lei fosse la stessa persona. La regina, invece, era ancora più bella e aggraziata di quanto credesse, e si ritrovò ad arrossire, consapevole che si sarebbe sicuramente resa ridicola di fronte a lei.
Il suo sguardo si spostò poi sugli altri arrivati: sapeva che doveva esserci anche il Folletto, ma non riuscì a vederlo, mentre riconobbe Sandor Clegane dal suo elmo e alcune cappe bianche. Una in particolare catturò la sua attenzione per il fascino che emanava, in un certo senso ancora più potente di quello di sua sorella: Jaime Lannister. Lo Sterminatore di Re.
E di Renly nessuna traccia.
 
Brienne decise che avrebbe porto i suoi omaggi al re e alla regina quella sera a cena e poi avrebbe fatto in modo di evitarli per il resto del loro soggiorno, sperando che non si prolungasse per troppo tempo.
Aspettò il momento opportuno per presentarsi, ma quando fu evidente che Robert non avrebbe fatto altro che bere e importunare le servette, Brienne decise di parlare solo con la regina.
Cersei era seduta al tavolo principale accanto a Lady Catelyn, la quale quando la vide avvicinarsi le rivolse un sorriso incoraggiante e fu proprio lei a presentarla.
«Altezza, permettimi di presentarti Lady Brienne di Tarth. È arrivata una settimana prima di voi come… insegnante della mia figlia minore.»
Brienne piegò il busto in un inchino e sentì il volto andarle a fuoco di fronte alla risatina mal celata della regina.
«Mia… Mia regina.»
«È un piacere conoscerti, Lady Brienne» rispose Cersei, con un mezzo sorriso in volto. «Sei davvero molto alta.»
«G-Grazie…»
«Posso chiedere che tipi di insegnamenti impartite alla bambine qui al Nord da richiedere a una fanciulla di una terra lontana di venire fin qui al posto di una septa?»
Quella domanda mise evidentemente a disagio Lady Catelyn, la quale, sebbene fosse sempre stata gentile con Brienne, era assolutamente contraria alla scelta di suo marito. Mentire però non sarebbe stata una buona idea e, forse, se Cersei avesse saputo degli allenamenti di Arya, sua madre le avrebbe permesso di riprenderli.
«Mi è stato chiesto di insegnarle a combattere» rispose Brienne.
Cersei si lasciò sfuggire un risolino.
«Perdonami, non c’era un maestro d’armi per questo?»
«Naturalmente, maestà» intervenne Catelyn. «Tuttavia non volevamo disturbare Ser Rodrick per una cosa di così poco conto.»
La regina annuì.
«Sì, mi sembra ragionevole. È stato un piacere, Lady Brienne» aggiunse, rivolgendosi di nuovo a lei. «Ti prego di porgere i miei saluti a tuo padre e sappi che se mai vorrete fare un viaggio nella capitale sarete sempre i benvenuti.»
Brienne annuì, arrossendo.
«G-Grazie, altezza. Sei molto gentile.»
Fece un altro inchino e se ne andò. Lady Catelyn le aveva offerto di sedere vicino alla famiglia, ma Brienne aveva declinato l’invito, preferendo sedersi in una zona più appartata. Si diresse al suo tavolo a passo spedito, camminando a testa bassa, anche se così sapeva che poteva dare l’impressione di star scappando.
«Attento.»
Riuscì a evitare lo scontro grazie all’avvertimento dell’uomo.
«S-Sì, chiedo…»
Jaime Lannister. L’imbarazzo svanì subito quando vide che si trattava di lui, lasciando posto al disgusto e alla rabbia quando lui le scoppiò a ridere in faccia.
«Per tutti gli dei. Chiedo scusa, donzella, ma ti avevo scambiato per un uomo.»
«Con permesso» disse lei, cercando di allontanarsi. «Me ne stavo andando.»
Jaime si fece da parte, allargando le braccia per indicarle il cammino.
«Prego, donzella. Non vorrei mai esserti d’intralcio.»
Brienne strinse i pugni: non era una buona idea litigare con il fratello della regina proprio di fronte a lei, ma quell’uomo era ancora più arrogante e irrispettoso di quanto avrebbe creduto. E la sua opinione di lui era già molto bassa.
«Non mi chiamo donzella» ribatté.
«Non so come altro chiamarti. Non ci siamo presentati in effetti. Io sono…»
«Lo Sterminatore di Re» concluse Brienne. «Lo so già.»
Lo sguardo di Jaime si incupì per un momento e ritrasse la mano che le aveva offerto. Poi un ghigno divertito tornò a fare capolino sul suo volto.
«Allora suppongo che sia sufficiente, donzella. Buona serata.»
Se ne andò, impedendole di ribattere. Per un momento Brienne fu tentata di seguirlo e dirgli il suo nome, così avrebbe smesso di usare quello stupido appellativo, ma poi si disse che non ne aveva motivo: dubitava che si sarebbero incontrati spesso, perciò non era necessario prendersi quel disturbo.
Uscì dalla sala in cerca di aria fresca e silenzio.
 
Arya non poteva allenarsi, ma questo non impediva anche a lei di farlo. Brienne era una buona combattente, ma come le aveva ricordato Ser Goodwin prima di partire, lei era ancora una fanciulla e erano molte le cose che doveva imparare. Il suo addestramento con Arya era di lezione tanto alla bambina quanto a lei e Brienne era abituata a esercitarsi da sola: le bastava trovare una radura abbastanza appartata in cui potersi muovere liberamente.
Il parco degli Dei all’alba era il luogo ideale. L’albero diga la metteva in soggezione, ma l’area era abbastanza grande da non essere costretta a incontrare il volto insanguinato mentre si allenava.
Quella mattina era riuscita a esercitarsi in poche mosse prima di sentire dei passi dietro di lei. Un suono flebile, ma chiaro. Quando si voltò per vedere chi fosse il nuovo arrivato non riuscì a trattenere uno sbuffo di disappunto.
«Non volevo disturbarti. Continua pure, donzella.»
«Cosa vuoi?» esclamò bruscamente Brienne.
Jaime rise, alzando le mani in segno di resa.
«Scusa. Non sapevo di non poter venire qui, donzella.»
Brienne strinse la presa sull’elsa della spada, mentre il volto le si scaldava per la frustrazione.
«Ti ho già detto che non è il mio nome.»
«Lo so» rispose Jaime, sedendosi su una roccia vicino a lei. «Ma credevo che stessimo usando i nostri soprannomi.»
«Non ho un soprannome. Mi chiamo Brienne.»
«Hai anche un cognome?»
Brienne sospirò.
«Brienne di Tarth.»
Jaime sembrò rifletterci su.
«Tarth, Tarth… È molto lontana da qui.»
«Anche Approdo del Re lo è» ribatté lei.
«Vero, ma io sono venuto in questo buco gelido per accompagnare le loro maestà. La tua scusa qual è? Gli Stark vogliono reclutare il loro Gregor Clegane personale?»
«Sono stata invitata per insegnare l’arte della spada alla giovane Arya.»
«Il maestro d’armi non poteva farlo?»
“È uguale alla sorella nell’aspetto e nel carattere”, pensò Brienne.
Scosse le spalle e riprese ad allenarsi, anche se non era semplice: non si fidava a dare la schiena allo Sterminatore di Re e, allo stesso tempo, non riusciva a concentrarsi avendolo di fronte.
«Non ti muovi troppo male» commentò lui.
Brienne lo ignorò. Non le servivano consigli o complimenti da parte sua.
«Certo è facile essere bravi a combattere contro l’aria» continuò lui. «Con un avversario in carne e ossa verresti sconfitta in poco tempo. Avresti qualche possibilità contro uno scudiero forse. Io ti batterei senza alzare un dito.»
«Non hai nessun altro da andare a importunare?» sbottò lei, non riuscendo più a ignorare il suo chiacchiericcio. «Amici? Parenti? Serpenti velenosi?»
Jaime rise e quel suono le sembrò sincero.
«Temo di non avere molti amici da importunare e i miei fratelli sono sicuramente molto occupati. Potrei andare a cercare qualche serpente però.»
«Ottima idea. Ti auguro di trovarne.»
«Lo sai» disse Jaime, avvicinandosi a lei. «Tu sei l’unica che ha il coraggio di minacciare il fratello della regina e chiamarlo addirittura Sterminatore di Re in faccia.»
Brienne fece spallucce.
«Lo prenderò per un complimento.»
«In effetti lo era, più o meno. Dunque, stai aspettando Arya Stark per gli allenamenti?»
Brienne abbassò lo sguardo.
«N-No. Sono sospesi per adesso.»
«Capisco. Questo significa che hai tempo di farti mandare al tappeto da un vero cavaliere.»
Brienne gli rivolse uno sguardo torvo.
«Ti senti tanto sicuro di te, vedo. Non è che forse gli altri ti lasciano vincere perché sei il fratello della regina?»
Jaime ridacchiò.
«Ne dubito, specie perché lo fanno fin da quando ero bambino. Ma puoi sempre provare a smentirmi. Stasera al tramonto?»
«Non hai proprio nient’altro da fare?»
«Uh, è paura quella che percepisco? Parli tanto, ma non sembri intenzionata a trasformare le parole in fatti.»
Brienne sbuffò, tuttavia una parte di lei si sentì eccitata: Jaime Lannister sapeva combattere e poteva essere un degno avversario per lei. Inoltre, se lo avesse sconfitto avrebbe assegnato un duro colpo al suo ego e il solo pensiero la rendeva euforica.
«Come desideri» rispose. «Stasera al tramonto. E dopo che ti avrò fatto mangiare la polvere, tu la smetterai di importunarmi.»
«Un patto? Sei più interessante di quanto credessi.» Jaime allungò la destra verso di lei. «Se invece, come sicuramente accadrà, sarò io a farti mangiare la polvere, tu mi terrai compagnia per il resto del mio soggiorno qui.»
Brienne ponderò la scelta per un momento prima di stringergli la mano. Jaime le rivolse un ghigno soddisfatto e lei si ripromise che quella sera glielo avrebbe strappato dalla faccia.

 
 
 
   
 
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