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Autore: Incenso    30/06/2020    4 recensioni
“Non sembri contenta di vedermi” disse Sasuke, tranquillo. Portò la mano sui capelli biondi di Naruto e vi posò una sorta di… carezza, poi si allungò a strappargli la canna di mano.
“Certo che lo sono” disse Sakura, “sono solo stupita. Non te n’eri andato a vivere all’estero?”
“Sì”, asserì, “ma la brace a Pasquetta è un rito sacro, per lui”, una mano sottile indicò distrattamente il cranio biondo di Naruto, “perciò siamo tornati un po’ prima”.
Sakura sbatté le palpebre ancora un paio di volte, le ciglia a svolazzare. Aprì la bocca, poi la richiuse.
“Siamo... siate...”
Ma che diavolo?
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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NB:I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

L’odore della brace.

(Come sarebbe dovuta andare la Pasquetta 2020
o

Tipica braciata in ambito Versiliese)

Incenso, 30/06/2020





Non che se ne capisca un granché, ma è certo, i rapporti non muoiono mai. Neppure dopo gli scontri del cuore, dopo le incongruenze, dopo il rancore. Le persone trovano sempre la maniera per rincontrarsi quando le cicatrici iniziano a guarire.
I rapporti mutano.
Così, dopo non essersi più visti per qualche anno, quel lunedì di Pasquetta chiamò tutti al rapporto per una giornata di chiarimenti e delizie attorno alla brace.
Ah, cosa non fa il profumo della brace.
C’era il sole, c’era la scamerita e neppure il vino rosso scarseggiava. Bottiglie da due soldi, certo. Comprate al supermercato due al prezzo di uno, indicazione geografica tipica, uvaggio che resta un mistero irrisolto.
Un’etichetta su di una bottiglia recitava, come placido lamento al cielo, “vino rosso frizzante”. Chiunque avesse acquistato tale aberrazione meritava la scorciatoia più vicina per l’inferno.
Una dozzina abbondante di ragazzi e ragazze, dopo un paio d’anni d’immature incomprensioni, collaboravano nell’apparecchiare una tavola nel bosco.
Un picnic, su di una panca di legno in parte marcescente, coperta da una graziosa tovaglia a scacchi rossi e bianchi.
Kitsch.
Bleah.
C’era un prato poco lontano zeppo di polline, una promessa d’allergia alle Graminee, che portava col vento un forte odore di hashish già prima dell’accensione del barbecue.
Sakura legò i capelli in una coda alta, sbucando dal fogliame e seguendo la traccia illegale come un segugio da tartufi.
E nel cuore pulsante della pestilenza, in mezzo alla nuvola tossica, vide quel cretinetto.
La canna stretta tra due falangi, la posa accucciata come un perfetto idiota, il sorriso bello di sempre che profumava di casa.
“Naruto!” gli abbaiò, come un segugio col tartufo uncinato in bocca.
Lui sobbalzo, e con lui gli amici cretini chiusi nella bolla velenosa. Aveva le iridi grandi e azzurre, le sclere color cremisi, un intrico di capillari striscianti ed affamati.
“Baba ganush?” le chiese, arricciando il labbro superiore.
“Sei cretino? Non abbiamo nemmeno acceso la brace e tu sei già a fumare!”
Il biondo aveva gli occhi lucidi e vitrei. Sarebbe scoppiato a ridere o a piangere come un bambino?
Alle sue spalle, un ragazzo alto, moro e con un gran bel culo scoppiò a ridere.
Dio, quei pantaloni caki... e, oh, oddio.
“Che palle che sei, Sakura”.
Lei batté le palpebre una, poi due volte.
“Sasuke?” balbettò.
“Non sembri contenta di vedermi” disse lui, tranquillo. Portò la mano sui capelli biondi di Naruto e vi posò una sorta di… carezza, poi si allungò a strappargli la canna di mano.
“Certo che lo sono” disse Sakura, “sono solo stupita. Non te n’eri andato a vivere all’estero?”
“Sì”, asserì, “ma la brace a Pasquetta è un rito sacro, per lui”, una mano sottile indicò distrattamente il cranio di Naruto, “perciò siamo tornati un po’ prima”.
Sakura sbatté le palpebre ancora un paio di volte, le ciglia a svolazzare. Aprì la bocca, poi la richiuse.
“Siamo... siate...”
Ma che diavolo?
“Bimbi ci sono già i würstel!” abbaiò Kiba, balenando col ciuffo spettinato dal verdume poco distante.
Sasuke si aprì in una specie di sorriso affamato. “Buoni” disse soprappensiero, avviandosi verso l’agglomerato vegetale che faceva da tavolata.
La calca si diradò dai fumi tossici dell’hashish di Algeri e Marrakech. Naruto rimase carponi a guardare il cielo, il filtro di cartone sigillato tra le labbra.
Sakura gli si avvicinò, accucciandosi ad osservarlo più da vicino.
“Mi sei mancato, cretino” gli disse, sorridendo dolcemente.
Lui le rivolse un’occhiataccia, senza però smettere di sorridere. “Se tu mi scrivessi qualche volta, magari...”
“Dai su” lo interruppe lei, “sono incasinatissima…”
“...con l’Università, fai medicina, la sessione, il cane va portato dal veterinario…” Naruto la imitava con la bocca spalancata e l’espressione falsamente imbarazzata, agitando una mano.
“Cretino!” gli strillò lei, tirandogli un fendente di palmo aperto sulla spalla.
Il cercine quasi cedette. Sakura continuava ad essere facilmente irritabile, nonché poco cosciente riguardo alla propria greve potenza negli avambracci.
Poi, dopo un’istante di dolore, lo abbracciò con garbo, e come sempre Naruto perdonò qualsiasi suo stupido peccato. Che importava se Sakura spariva nel nulla e non scriveva, se tanto poi a Pasquetta tornava sempre alla carica?
Naruto aveva un debole per lei, si sa.
“Sul serio, da quando ti fumi le canne in pieno pomeriggio?” gli chiese lei, scostandosi e sistemandosi i capelli tinti nella coda.
“E’ il missile di Pasquetta” annunciò lui, esibendo con passione il filtro di cartone intriso di resina puzzolente, “oggi è un giorno di festa. Me lo sono meritato. Ho pure comprato il biglietto del ritorno a un prezzo esagerato, per  partecipare a questa cazzo di grigliata”.
Sakura, di nuovo, si fece pensierosa. Corrugò la fronte alta, cercando di mettere insieme i pezzi.
Si ritrovò nel limbo. E nel limbo, la mano di Sasuke carezzava affettuosamente la testa del biondino come pochi attimi prima.
“Naruto, scusa… ma dov’eri?”
Lui si fece impettito, orgoglioso. “Ero in Germania”.
“In Germania”.
Lui sorrise e annuì con forza.
Lei vacillò. Cadde, per la terza volta, nell’intuizione.
“In Germania… con Sasuke?” chiese lei, scuotendo il capo, sgranando le palpebre.
“Si, e menomale, io manco ero capace a farmi la lavatrice da solo prima. S’incazza sempre perché lascio un po’ di casino in giro, ma con la lingua mi aiuta un sacco”.
Le sinapsi di Sakura, al lavoro, cercavano una logica spiegazione alla situazione di cui solo ora era al corrente.
Certamente, il fatto che lui lo aiutasse con la lingua era una distrazione pungente.
Chiuse gli occhi e si concentrò.
Okay. Sasuke l’aveva lasciata qualche annetto prima dicendole che non voleva più prenderla in giro, che gli piaceva un’altra persona..
Lei c’era rimasta di merda, di certo non se lo aspettava.
Sasuke le aveva detto che quella persona per cui si era preso una cotta era un ragazzo. Che era gay insomma, che non era colpa sua se non poteva funzionare.
Lei aveva accettato la cosa e se n’era fatta una ragione, al cuore non si comanda, perciò amici come prima, stavolta senza filtri.
Ma chi voleva prendere in giro? Sotto sotto, non aveva mai creduto che Sasuke fosse davvero finocchio.
Scrutò il biondino seduto a terra a gambe incrociate, il suo migliore amico dei tempi del liceo. Erano cresciuti insieme come due ravanelli piantati accanto nello stesso filare, si erano allontanati solo per… quanto, due anni? Tre?
“Che hai?” le chiese lui, rivolgendole uno sguardo apprensivo nel vederla rimuginare.
Rimuginare non portava mai a niente di buono, specialmente se la cosa riguardava Sakura.
“Naruto…” iniziò, aprendo le braccia per farsi coraggio. Il labbro inferiore tremolava?
Un respiro. Una pausa.
“Tu e Sasuke state insieme?”
Naruto rimase un attimo in silenzio, poi scoppiò in una risata allegra. “Io e Teme? No, ma sei scema?”
Ma lei sapeva, ormai. Mentiva. Troppo sguaiato, troppo contento.
“Non dirmi cazzate”
Naruto inclinò la testa di lato, chiudendo gli occhi.
“Davvero, mica stiamo insieme” ripetè, spegnendo il missile di Pasquetta pigiandolo contro la terra.
Eppure credeva di aver capito. Infatti non era convinta.
“Ma tra voi c’è qualcosa, vero?” sibilò, guardandolo con malizia. Ed era certa di avere ragione.
“Sì, c’è definitivamente qualcosa” confermò lui, sorridendo debolmente, “ma non è come pensi, è più… complicato”.
“Lo sapevo!” strillò lei, alzandosi in piedi e saltellando, fiera di aver avuto successo nell’indagine, nonostante tutto.
“Ma perché non mi hai mai detto nulla? Sei gay?”
“No!” abbaiò Naruto, imbronciandosi, “… no. Cioè, forse, ma non ne sono sicuro”
Lei gli sorrise e incrociò le braccia, guardandolo di traverso “Non ne sei sicuro?”
“No, te l’ho detto che è complicato” ripetè lui, stravaccandosi ancora di più sul praticello. Sembrava un bambino che non riesce a spiegarsi, come al solito.
“Naruto, com’è che hai gli occhi dell’amore, allora?” soffiò lei, tirando lo sguardo da lui in direzione di Sasuke, accampato alla triste tovaglia a scacchi.
Era tanto che Sakura non vedeva Sasuke. Era cresciuto di qualche centimetro probabilmente, era sempre più bello. Indipendentemente da chiunque gli fosse accanto in quel momento, uomo o donna che fosse, Sakura l’avrebbe sempre trovato bello come le acque di un porto sicuro.
Ah, il ricordo del primo amore.
“Sakura, non lo so” disse poi Naruto, alzandosi in piedi e scuotendosi i pantaloni dalla terra scura. “E’ successo tutto in fretta e non ci ho mai capito niente. Non che ora ci capisca molto, per carità. C’è stato in un momento in cui avevo bisogno di qualcuno e lui mi ha dato una bella mano. E poi ci siamo frequentati per un po’, in amicizia. Cioè, dopo non solo in amicizia, o forse sì, però insomma, abbiamo fatto cose che in amicizia di solito non si fanno”.
S’interruppe e sospirò rumorosamente.
“E dopo sei finito in Germania con lui” disse lei, sorridendogli dolcemente.
“E allora?”
“E allora vorrà pur dire qualcosa”.
“E cosa vorrebbe dire?” chiese lui, confuso ed implorante.
Naruto era proprio scemo, certe volte.
“In sostanza state insieme” tagliò corto lei, evitando di fare discorsi da ragazze che lui sicuramente non sarebbe riuscito a seguire.
“Macché, te l’ho detto, mica stiamo insieme” ripetè, ridacchiando.
“Sei sicuro?” chiese lei, stuzzicandolo.
Naruto stette zitto e si fece serio. “Mh” mugolò, dopo poco. Quando si concentrava, pareva fare uno sforzo immensamente grande.
“Non lo so” stabilì alla fine, abbandonando i pensieri e rilassandosi.
Sakura sorrise, soddisfatta di quel chiarimento.
“Beh, chi l’avrebbe mai detto?” chiese poi, prima di scoppiare a ridere.
Il suo primo spasimante ed il suo primo amore insieme, per ricordarle ancora una volta di quanto fosse tristemente ironica la sua vita amorosa.
Non si fugge dai fantasmi del passato, ne’ dalla brace a Pasquetta.
“Sono felice per te” disse sincera, rivolgendosi a Naruto. “E giuro che ti scriverò più spesso. Lunedì comincia la sessione, però prima ci possiamo prendere un caffè insieme, magari una di queste mattine”.
Naruto corse ad abbracciarla, soffocandola tra gli arti tonici e rischiando di farla cadere a terra. “Prendiamo l’aereo domani, purtroppo non facciamo in tempo. Ma la prossima volta che torniamo a casa ti scrivo un po’ prima, così ci mettiamo d’accordo. Va bene?”
Lei ci rimase un po’ male ma fece finta di niente.
“Sì che va bene”.
Naruto la strinse ancora qualche istante, poi si allontanò e le fece cenno di seguirlo, verso l’obbrobriosa tavola imbandita.
“Ho fame. Dio, adoro l’odore della brace”
Sakura borbottò rumorosamente, prima di parlare. “Perché sei in chimica” ribatté, seguendolo. “Non è fame vera, e la tua non è alimentazione corretta”.
“Che palle che sei” borbottò lui, ridendo, “sei sempre la solita maestrina del cazzo”
Sakura tacque, ed inspirò forte dal naso.
“Come mi hai chiamata, cretino?”
La vena sulla tempia pulsava impercettibilmente.
Naruto iniziò a correre verso la brace, al sicuro vicino al fuoco e all’orrenda tovaglia kitsch.


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ANGOLO AUTORE
Briciole risalenti alla quarantena. Non che voglia lamentarmi della pandemia più di quanto non abbia già fatto chiunque per mesi, lungi da me, ma io ero preso malissimo. La Pasquetta è stato un colpo basso perchè io non posso saltare la brace, in nessun caso, ma quest'anno è andata così.
Si fa pe ride eh.
Spero vi sia piaciuta questa piccola paginetta, perché rileggerla mi fa sorridere e mi piacerebbe che facesse lo stesso con voi.
Fatemi sapere se vi è piaciuta amichi. Baci buon sole di martedì.
Incenso
  
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