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Autore: arwen sunny    14/08/2009    1 recensioni
Riguardando le repliche delle prime serie, mi sono lasciata trasportare dalla tenera amicizia tra Charlie e Amita (la mia coppia preferita)... pensando che forse servirà una 'spinta' da parte di Don! Tutte noi sognamo una 'dichiarazione'romantica, ma a volte le cose capitano quando non ce le aspettiamo... e abbiamo i capelli bagnati!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amita Ramanujan, Charlie Eppes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fiction è in prima persona, a volte dal punto di vista di Don (inizia con -DON-)ed altre da quello di Amita(-AMITA-). Spero che risulti comprensibile... adoro la coppia Charlie-Amita, quindi non è un triangolo Don-Charlie-Amita (che non mi piace per niente). Spero che leggerete e recensirete! AMORI, FRATELLI E CAPELLI BAGNATI -DON- Certe cose non cambiano mai. E nemmeno certe persone, in realtà. Nello specifico, mio fratello (va a capire la variabilità genetica) Charlie. Ed ora la domanda è: che ha combinato? Semplice: dovevamo vederci qui all'FBI per un caso, e gli avevo suggerito di coinvolgere Amita (forse prendendolo per sfinimento riuscirò a convincerlo a fare un passo avanti... e sarebbe pure ora, povera ragazza). Lei è già arrivata, mentre lui probabilmente ha avuto una delle sue solite illuminazioni e ha perso la nozione del tempo. Esco dal mio ufficio per salutare Amita e la accompagno nella stanza dove Charlie lavora quando sta qui. “Grazie Don.” mi dice lei con una voce strana. “E di cosa? Grazie a te piuttosto. Mio fratello dovrebbe arrivare tra poco.” Amita oggi non sta bene, è abbastanza evidente. Non siamo così in confidenza, ma mi sembra da maleducati non dire nulla. “Scusa se te lo chiedo, ma... va tutto bene?” “Sì, certo” risponde lei precipitosamente. Dopo pochi istanti, però, riprende la parola: “No, non va tutto bene. Però non mi va di parlarne.” Ragioniamo: ho di fronte una ragazza carina, intelligente, con un futuro accademico brillante... quindi, per esclusione... “Senti, ma non è che per caso c'entra qualcosa un certo professore di matematica che per una sorta di strana anomalia genetica è mio fratello?”. Finalmente ad Amita esce un sorriso, quindi continuo. “Amita, pensavo che ormai l'avessi capito.”; “Che cosa?” mi chiede perplessa. “Amita, mio fratello sarà pure un genio nel suo campo, ma fuori dai numeri è un tantino meno sveglio.”. “E quindi dovrei essere io a fare il primo passo?” “E molto probabilmente anche il secondo, e il terzo.” “Ma guarda che nemmeno io sono così intraprendente.”. Sto per ribattere che così usciranno insieme all'età della pensione ma vedo che l'oggetto dei nostri discorsi ci sta raggiungendo, reggendo quella che sembra essere metà foresta amazzonica sotto forma di libri e fogli di carta pieni di formule ( o equazioni, o algoritmi... sentite, è lui il matematico, io non le distinguo). Appoggia tutto sul tavolo e ci guarda. “Ciao, stavate parlando del caso?”. Io lo fisso, ed è più forte di me: “No, questo è un caso diverso... e senza speranza!”. Poi esco: lui è perplesso, lei in evidente imbarazzo... che se la sbrighino da soli! -AMITA- Grazie Don! Adesso Charlie mi sta guardando, ed è evidente che si aspetta una qualche spiegazione... che ovviamente io non ho alcuna intenzione di dargli. Mi fissa: “Amita, ma di che parlava?” “Non ne ho idea” rispondo più seccamente di quanto volessi. “Amita, ma... c'è qualcosa che non va?”; “No, va tutto bene.”. Ok, qualcuno mi deve spiegare come fanno le ragazze normali in queste situazioni, perché io sono stata credibile più o meno come quelle top model che assicurano di mangiare tutto, compresi CocaCola e snack al cioccolato. “Amita...” la sua voce è così dolce, e la sua espressione così premurosa che sento salire le lacrime, cosa che vorrei evitare. Nonostante quello che mi ha detto Don prima, e nonostante sappia benissimo che la nostra è già qualcosa di più di un'amicizia, mi fa paura l'idea di fare un vero passo avanti: e non solo perché sono timida, ma soprattutto perché non so se lui abbia davvero intenzione di concretizzare questa situazione. Charlie si è avvicinato: “Amita, posso fare qualcosa per te?” “No, non puoi” mento. “Senti, ho capito che non ti va di parlarne, ma se vuoi... beh, sono qui.”. Questo lo so, ma sta diventando un problema e non la soluzione. Non so se sia per le parole di Don, o perchè stanotte ho dormito poco, o semplicemente perché questa stanza è davvero piccola, ma sto sentendo la presenza di Charlie ancora più del solito e mi è molto difficile concentrarmi, cosa di cui lui si è accorto sicuramente ma che fortunatamente non ha commentato. Rieccoci: mentre io me ne sto qui immobile a pensare... beh, a lui, Charlie sta raccogliendo i libri sparsi sul tavolo mentre sistema il fascicolo da portare a Don. “Scusa Charlie... oggi penso di non esserti stata granchè utile.”. Lui fa uno dei suoi sorrisi limpidi e mi risponde: “Ma che dici? E poi capita a tutti una giornata no. Vai a casa e riposati.”. Mi alzo dalla sedia: forse uscire dall'orbita di Charlie Eppes è la soluzione migliore. “Ok, grazie. Ci vediamo domani al campus?” “Sì, mi hanno anche assegnato un altro seminario da fare.” “Sai com'è... quando uno è genio...” lo prendo in giro. Mentre lui ride, lo saluto ed esco dall'ufficio. Fuori dalla sede dell'FBI sono colpita dal sole brillante che mi fa amare così tanto la California... tornerò a casa a piedi, magari mi farà uscire qualche pensiero dalla testa. -DON- toc-toc Ah, ecco Charlie. Le due super-menti devono aver avuto successo, vista la luce di trionfo negli occhi di mio fratello. “Don, posso?”. Io e lui ultimamente abbiamo preso qualche piccola abitudine e mi fa piacere, dunque rispondo secondo copione: “Dipende se hai buone notizie.”. Ed ora l'ho acceso, è già li a spiegarmi gli algoritmi che lui ed Amita hanno usato (ho provato a fargli capire che non li capisco, ma non sembra averlo recepito: e poi, a dire la verità, quando usa le sue analogie con il baseball o con il sasso lanciato nell'acqua qualcosa capisco). Il piccolo problema è che quando comincia a parlare di matematica non si fermerebbe più, e non c'è tempo; perciò lo blocco un secondo e chiamo David e Colby perché usino l'elenco dei sospettati (tre, partendo da una lista che sembrava infinita) individuati dai due geni. Una volta che sono usciti, Charlie mi guarda. “Di cosa stavate parlando tu e Amita prima che arrivassi?” “Ma non ti sei accorto che Amita era giù?” “Sì, certo.” “E non hai pensato che forse sta aspettando che QUALCUNO si dia una svegliata e faccia finalmente un passo avanti?”. Ok, forse sono stato un filo brusco, ma è difficile stare al passo con uno che è considerato all'incirca il nuovo Einstein e poi si perde in una cosa del genere. Incredibilmente, Charlie non replica, dunque continuo: ”Charlie, io amo il mio lavoro esattamente come tu ami il tuo. Però non puoi ragionare sul tuo rapporto con Amita come se fosse uno i tuoi algoritmi complicati, sarebbe come se io mi mettessi a fare l'interrogatorio alle donne con cui esco! Senti: lei ti piace, e tu piaci a lei. Punto.” L'espressione di mio fratello non è così convinta, ma borbotta comunque un “Grazie” prima di uscire. Ragionandoci, mi sa che di Amita è proprio innamorato... è la prima volta che non ha niente da ribattere, e sì che avrebbe potuto farlo benissimo... cioè, è da parecchio che non ho una relazione seria. Certo che... di tutte le cose che potevamo avere in comune, proprio questa? -AMITA- Niente da fare, Charlie non mi esce proprio dalla testa. Ed ora sono qui, nel mio appartamento minuscolo (ed anche disordinato, a dire la verità) pronta per una serata da innamorata-non-corrisposta. Ok, sarà patetico, ma a volte mi comporto anche io come qualsiasi altra ragazza e quello che ci vuole è un bel film strappalacrime accompagnato dai biscotti al cioccolato... ovviamente, in tenuta da 'desperate housewife' (una maglia gigante con Minnie e Topolino, che ho da quando sono al liceo e metto se sono particolarmente giù). A completare il quadro, ho i capelli bagnati: non avendo voglia di asciugarli, ho adottato la mia personale tecnica 'metti la schiuma e vedi come saranno domani mattina.' din-don Il campanello? Ma chi può essere? Considero l'idea di fare finta di non essere in casa, ma alla fine la buona educazione ha la meglio e vado ad aprire... Charlie? Rimango a fissarlo per un temo improponibile, non so cosa dire né tantomeno cosa fare. Mi riscuoto: “Vuoi entrare?”. E certo, se è qui per forza che voleva entrare... in questo momento, se mi chiedessero quanto fa due più due, avrei seri problemi a rispondere. “Si, grazie.” “Ehm... scusa il disordine.” “Amita, per favore... ce l'hai presente il mio studio, no?” “E anche il garage di casa tua.” “Appunto... se confrontata a me tu sei ordinata al limite del maniacale.”. Sorridiamo entrambi, ma ora che è finito lo scambio di battute neutro mi accorgo che non sono l'unica ad essere imbarazzata. In realtà è solo la terza volta che viene a casa mia, e la prima 'non per lavoro'. “Charlie... come mai sei qui?” “Ehm... sì, scusami di essermi presentato qui senza avvisarti, ma...”. Lo interrompo:”Non fa niente, non avevo impegni”. Siamo seri, il dvd ed i biscotti li ha visti. E poi, come sono conciata? Oh mio Dio... chi vorrebbe farsi vedere dal ragazzo che occupa i suoi pensieri così? “È un po' complicato.”. Si siede sul divano, e dopo un attimo di esitazione mi siedo vicino a lui (cioè, vicino... a distanza di sicurezza). Mi guarda per un secondo, mentre io aspetto di capire cosa ci sia di così difficile. “Amita, è da un anno che andiamo avanti con questa situazione, con questa amicizia che è un po' più di un'amicizia, ma abbiamo... insomma, io ho paura di... chiedertelo.” Sono senza fiato, penserei di essere in un sogno se non fosse che, se stessi davvero sognando, sarei vestita meglio. Lui mi sta guardando, ed è chiaro che adesso tocca a me. In qualche modo recupero un minimo di autocontrollo e persino di ironia. “Charlie, se mi stai chiedendo quello che penso... beh, ti dirò di sì”. “Davvero?” sembra quasi sorpreso. Annuisco sorridendo, e lui pronuncia le parole magiche: “Vuoi uscire con me?”. Mi fa quasi ridere, conoscendolo mi sarei aspettata qualcosa di più intricato! “Sì” gli dico semplicemente. Anche lui sorride: “Allora venerdì sera andiamo a cena insieme?” “Mi piacerebbe molto”. Poi rido: “Sai, avevi ragione prima... avresti dovuto chiamarmi prima di venire qui!”. Lui mi sembra stupito: “E perché?”. “Perché almeno mi sarei cambiata... per non parlare dei miei capelli bagnati!” “Amita, ma davvero non ti rendi conto di quanto sei bella? E poi, sapevi che sono stati fatti un sacco di studi su Walt Disney e...”; lo interrompo:”Charlie?”. Lui sorride: “Sì, hai ragione: stasera niente studi... e niente matematica!”. Poi si guarda attorno, e prende in mano il dvd: “Walk the line? È il film su Jhonny Cash, vero?”; “Sì, ma guarda che è un bel po' sdolcinato per i tuoi gusti!” “Ma sentila... come fai a saperlo?” “Beh, c'è una sola soluzione... fermati a guardarlo con me!” “Amita, se pensi di fregarmi con un po' di psicologia inversa ti sbagli.... Accetto la sfida!”. Ridiamo, e poi ci accoccoliamo sul divano. È incredibile quanto mi sento bene vicino a lui, anche se il nostro rapporto è cambiato... o cambierà in breve tempo. Einstein diceva che l'immaginazione è più importante della conoscenza, perché mentre la conoscenza è limitata l'immaginazione abbraccia il mondo. Ora, nessun matematico darebbe mai contro ad Einstein, ma nel caso specifico devo ammettere che la mia immaginazione non era assolutamente all'altezza di questa serata... non lo so, sarà che non sono mai stata il genere di ragazza che vuole i grandi gesti e le dichiarazioni plateali, o forse conosco abbastanza Charlie da sapere che probabilmente è troppo timido per fare cose del genere, ma questa serata è stata perfetta. Ah, ho scoperto che Don aveva ragione... chi credete che abbia fatto il primo passo per il nostro primo vero bacio? Io, ovviamente. Anche se questa timidezza di Charlie mi piace molto.... the end
  
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