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Autore: Miriallia    14/07/2020    1 recensioni
Durante una parte specifica del gaiden di Manigoldo, apprendiamo che conosce il passato di Albafica in modo abbastanza dettagliato. Mi sono chiesta come potesse essere possibile e quindi... ho inventato una storia dove avrebbero potuto avere modo di parlarne, approfittando anche di questa giornata speciale, quale il compleanno di Manigoldo. Ce la faranno i due eroi a sopravvivere a un giorno particolare dopo un incontro inaspettato?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer Manigoldo, Pisces Albafica
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Gold Saint del Cancro avanzò con fare tranquillo ma sicuro di sé.
 
«Sapevo che ti avrei trovato qui.» ghignò divertito. «Albafica.»
 
«Eeeh. Sono diventato così scontato nel tempo?» il ragazzo dai lunghi capelli azzurri sollevò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi.
 
«Non proprio…» Manigoldo si grattò la testa. «C’è qualcosa che non ho ancora ben capito. Quindi… ho pensato che magari ti avrei trovato qui per chiedertelo nuovamente.»
 
«Hai pensato bene. Credo che sia giunto il momento di renderti partecipe. Anche tu ricordi quel giorno di qualche anno fa, vero? Prima che partissimo per quella missione a Venezia. È riguardo quella volta, no?»
 
«Già. Sì, lo ricordo bene. Come potrei dimenticarlo?» il Gold Saint del Cancro incrociò le braccia al petto.
 

Qualche anno prima…


Santuario, stanze del Gran Sacerdote. 
 
«Quello che è appena uscito da qui era Albafica, vero?» chiese Manigoldo con nonchalance.
 
«Sì.»
 
«Ma… Adesso si rinchiuderà di nuovo nella sua casa senza farsi vedere da nessuno?»
 
«Se lo riterrà necessario.» Sage annuì consapevolmente.
 
«Non ho capito, per voi è davvero normale una cosa del genere?» 
 
«Sì.» rispose con voce pacata. «Ci sono delle cose che non puoi ancora capire…» fece una pausa. «…e immagino bene che non sarà tanto facile che tu le comprenda, anche in futuro.»
 
«Maestro, ma cosa state dicendo? Questa non è più una questione di curiosità! Perché lui proprio non vuole saperne di uscire fuori da lì! Eppure, in tempi di pace… Beh, chiamiamoli così…! Non potrebbe fare uno strappo alla regola? Uno sforzo??» alzò la voce, stringendo un pugno. 
 
«Manigoldo.» sospirò. «Arrabbiarsi per qualcosa che non dipende da te non ha molto senso. Soprattutto perché non riuscirai a trovare una via d'uscita a questo tuo problema.»
 
«Mio, eh?» scosse la testa e puntò il pollice della mano destra verso di sé. «Il problema è mio, ma riguarda una terza perso---!!»
 
Sage sorrise, mentre Manigoldo arrossì all'improvviso e cercò di nascondere quell'aria imbarazzata che non sapeva di lui in qualche istante… con scarsi risultati. 
 
«Sapete cosa vi dico, Maestro? A me non importa nulla di lui, benché meno di cosa vuole fare, cos'è intenzionato a fare e cosa farà! Che rimanga rinchiuso dove vuole, la cosa non mi riguarda per niente! Tsk!» sollevò un braccio in segno di saluto mentre gli diede le spalle. «Ci si vede, vecchio!»
 
«Manigoldo.» enunciò con voce ferma. 
 
«Eh?» si voltò nuovamente verso di lui. 
 
«Non affrettare i tempi. Le stelle sono felici in questa giornata, magari ti accadrà qualcosa di bello.» aggiunse con voce rassicurante.
 
«Le stelle… bah!» si grattò la testa. «In casi come questi, servirebbe solo una botta di fortuna!» andò via, agitando la mano destra. 
 
Sage lo guardò andar via e poi sospirò. 
 
«Non importa quanto tempo passi… Per quanto tu possa maturare, resterai sempre una persona che cerca di nascondere i suoi forti sentimenti, Manigoldo.» sorrise in modo paterno. «Eppure, non posso fare altro che augurarti di essere felice, proprio perché è di questa giornata che stiamo parlando.»
 
Il Gold Saint del Cancro, dopo aver lanciato un'occhiataccia alla casa dei Pesci, lasciò il Santuario e si incamminò verso una meta non ben precisa. 
 
«Il vecchio oggi si sentiva contento, eh? Mi ha anche detto che sarebbe stata una giornata felice, ma non è che io abbia molto da fare, alla fine.» l'incedere della sua camminata diventò alquanto incerto. «Eppure… Le sue parole mi sono sembrate alquanto strane… Tipo… profetiche? Sì che è sempre stato un vecchio particolare, ma...» mentre rifletteva, all'improvviso, si fermò. 
 
Rimuginando con la testa tra le nuvole, si ritrovò per caso al villaggio di Rodorio, il più vicino al Santuario. 
 
«Ma…! Mi sono lasciato andare un po' troppo ai miei pensieri. Tsk!» si grattò la testa. «Bah, già che sono qui, magari--- eh?»
 
Il suo sguardo si posò su una persona che conosceva molto bene, la quale sembrava dirigersi verso di lui, anche se in lontananza. Era Albafica dei Pesci, l'uomo che lo stava totalmente facendo andare fuori di testa a causa del suo comportamento solitario - a suo dire, immotivato. 
 
«Ohi, Albaf---!»
 
Mentre stava per chiamarlo, notò che, in realtà, il Gold Saint dei Pesci non si stava affatto dirigendo verso di lui, pertanto, era scomparso dal suo campo visivo. 
 
(Ma che sta facendo? Pensavo che stesse venendo qui, ma a quanto pare, non mi ha nemmeno notato. Che fosse sovrappensiero anche lui? Naah, ma che vado a pensare?? Se mi avesse notato, avrebbe cambiato strada, è questa l'unica verità! Inoltre… non è qui da molto tempo, dato che prima… mmmh...) acuì lo sguardo. (Bene, bene… allora sarò io a raggiungerlo, così magari potrò anche parlargli di ciò che mi passa per la testa da un po' di tempo!) 
 
Manigoldo si diresse velocemente verso il luogo dove aveva visto Albafica sparire e lo trovò seduto su un macigno abbastanza grande, con le gambe accavallate. Il Gold Saint dei Pesci spalancò gli occhi nel vedere improvvisamente il suo compagno di fronte a sé. 
 
«M-Manigoldo…!» gli scese una goccia di sudore lungo una guancia. 
 
«Hah! Alba-chan, cosa ci fai qui? Pensavo fossi nella tua casa, come sempre!» cercò di punzecchiarlo con le sue parole.
 
«Mh.» sospirò e riacquistò la sua compostezza di sempre. «Ovviamente… La cosa non ti riguarda.» disse con tono secco.
 
«Lo immagino bene, che credi?» si avvicinò a lui con uno scatto repentino. «Ma si dia il caso che morivo proprio dalla voglia di parlare con te, dunque, mi ascolterai!»
 
«Io non ho niente da dirti. E non ti avvicinare a me, sai che potresti morire.» si ritrasse, coprendosi col mantello. 
 
«Tramite cosa? Tramite il vuoto?» si appoggiò le mani sui fianchi. «Albafica, io lo capisco che sei ossessionato dal pensiero che potresti fare del male a qualcuno a causa del tuo sangue venefico. Ma non credi che questo sia troppo?»
 
«No.» rispose Albafica con tono disinteressato e sembrò spazientirsi. 
 
«No? Quindi davvero ti va bene che tutto proceda così? Senza nemmeno la possibilità di conoscere un po' poco i tuoi stessi compagni? Ma la noti la faccia di Shion ogni volta che ti vede in quell’occasione mistica ogni morte di Papa?» rifletté sulle sue parole, fece un sorriso e poi mormorò. «No, questo sarebbe meglio non dirlo, effettivamente…»
 
«Cosa fai, mi spii ogni qual volta mi vedi tornare da una missione?» assottigliò lo sguardo, rispondendo acidamente.
 
«Ti piacerebbe! In realtà, mi è solo capitato qualche volta di assistere a una cosa del genere.» cercò di mentire in modo convincente.
 
«Dalla casa dell'Ariete, nemmeno dalla tua, giusto?» gli rispose a tono, ben appurando che le parole di Manigoldo non potevano corrispondere a verità.
 
«Sssssì, sono state delle volte davvero particolari!» il Saint del Cancro si grattò una guancia, trascinando le parole.
 
Albafica aveva pensato di confutare il suo discorso, ma decise di abbandonare quel pensiero o non avrebbe fatto altro che allungare una questione che preferiva non si protraesse per troppo tempo. In fondo, aveva ragione da vendere, ma in un contesto del genere, quella singola discussione non avrebbe mai cambiato nulla… dunque era davvero inutile.
 
«Dici tutto da solo, eh? Ma la cosa non mi riguarda assolutamente. Io ho deciso che fare così mi va bene, dunque non capisco perché non debba essere lo stesso per te. E Shion lascialo perdere, lui è semplicemente fatto così.»
 
«E la cosa non ti dispiace nemmeno, vedo. Sai, tu non te ne puoi accorgere, ma anche se cerchi di mantenere un'aria seria e disinteressata, i tuoi occhi luccicano.»
 
«C-Cosa stai dicendo…?» dopo aver sostenuto il suo sguardo fino a quel momento, lo distolse. «Ti sto dicendo che a me va bene così, dunque non mi seccare.»
 
«Non che a me freghi un cavolo di essere tuo amico, sia chiaro!»
 
«Eppure sei solo tu a insistere da una decina di minuti. Io non sono interessato davvero.»
 
«No, eh?»
 
«Assolutamente no.»
 
Seguì un momento di tensione, dove entrambi si scontrarono con i loro sguardi decisi e alquanto rabbiosi. Il silenzio, tuttavia, venne rotto dalla tempestosa voce di Manigoldo.
 
«Ti farò rimangiare queste parole!» si diede slancio appoggiando il piede destro in avanti e sollevò il mento di Albafica con l'aiuto del pollice. «Sai che ti dico? Se fossi una donna, saresti il mio tipo!» rise di gusto. 
 
«Che sciocchezze vai a dire? Vaneggi?» gli schiaffeggiò la mano per allontanarla. «Nemmeno se fossi una donna ti vorrei, anzi, a maggior ragione!»
 
«Ma sicuramente ti avvicineresti di più!» si accarezzò la mano ferita. «Ahi ahi, che manesco!» lamentò teatralmente, ridacchiando. 
 
«Nemmeno.» scosse la testa e si alzò. «Te lo ripeto per l'ultima volta, stammi alla larga, Manigoldo.»
 
«È proprio perché è ciò che vorresti che non ho la benché minima intenzione di farlo, Albafica! Il mio interesse e il tuo non coincidono affatto.» 
 
«Non per questo tu hai ragione e io torto.»
 
«Non sto dicendo questo. Ma la mia è una ragione più importante della tua che...» ridacchiò divertito, poi fece spallucce. «Non condivido per niente, quindi per il sottoscritto rimane solo torto!»
 
«Torto… eh? Ovvero, credi di aver ragione, come ho detto poc’anzi. Mah, la cosa non mi stupisce a dire il vero. Tu non puoi minimamente capire i miei sentimenti.»
 
«Lo so. Sei tu che cerchi di rinchiuderti all'interno di un mondo circondato di rovi da distruggere. E sai cosa ti dico?» lo guardò negli occhi, battendosi un pugno sul petto. «Non mi fanno paura, io li distruggerò e poi ti mostrerò la luce!»
 
«...» Albafica arrossì lievemente, si alzò e gli diede le spalle. «Mi dai la nausea.» sospirò esasperato.
 
Manigoldo sorrise di gusto, pensando di aver leggermente scosso la sua coscienza.
 
«Ma piuttosto…! Cos'è che ci fai qui? È davvero insolito vederti fuori dalla tua casa, seduto in paese, poi!» chiese incuriosito.
 
Albafica restò di spalle e non rispose in modo subitaneo.
 
«Stavo prendendo un po' d'aria fresca... è luglio, fa caldo.»
 
«Ohoh~~ Quindi il mitico Albafica ha paura di ferire gli altri col vuoto quando non ci sono battaglie, ma è pronto ad andare in paese per prendere un po' di fresco!» incrociò le braccia al petto e annuì più volte, poi fece un giro intorno ad Albafica per guardarlo in faccia e scoppiò a ridere. «Ma chi credi di prendere in giro, Alba-chan??»
 
Albafica assunse un'espressione accigliata. 
 
(Ma chi me l'ha fatto fare? Lo sapevo che non avrei dovuto.) pensò tra sé e sé mentre stringeva i pugni e si mordeva il labbro inferiore. (L'unica verità è che la scelta… è stata solo la mia, dunque…) sollevò lo sguardo. 
 
«D'accordo. Se proprio vuoi saperlo, avevo pensato che oggi---» 
 
«Oggi… Eh?»
 
Improvvisamente, entrambi sentirono i loro mantelli protendere verso l'esterno, come se una strana forza li stesse tirando. Si voltarono sorpresi, constatando che, effettivamente, erano strattonati da qualcuno. 
 
«Fratelloni… ho paura…»
 
Furono le parole emesse dalla voce spezzata di un bambino che si parava davanti a loro. Di primo acchito, sembrava avere circa sei anni. Aveva una costituzione abbastanza esile ed era sporco. 
 
«E tu… Da dove spunti, moccioso?» chiese Manigoldo dopo aver squadrato per bene il bambino. 
 
«Io… vengo da un paese che c’è oltre quel bosco, in fondo…» lo indicò con fare innocente. 
 
«Da così lontano?» ripeté Albafica, incerto. «Hai perso di vista i tuoi genitori o sei un orfano?»
 
«E-Ero con la mamma, ma a un certo punto, non l'ho più vista…» rispose il bambino buttando gli occhi a terra.
 
«Nel senso che ti sei allontanato tu o che si è allontanata lei? Non è che ti ha abbandonato, giusto?» avanzò Manigoldo che non si spiegava cosa fosse accaduto. 
 
«N-Non lo so…» rispose il bambino incerto, scuotendo la testa. 
 
«Aaaah…!» lamentò il Gold Saint del Cancro. «Ma che seccatura! Dovrei farti da babysitter, eh??» si appoggiò le mani ai fianchi e lo guardò inarcando un sopracciglio per infondergli timore. 
 
«Iiiiiih!!!» il bambino, impaurito, proprio come voleva Manigoldo, si nascose dietro il mantello di Albafica. 
 
«Ah!» il ragazzo dai lunghi capelli azzurri si scostò. «Io torno al Santuario.»
 
«Albafica.» pronunciò solennemente Manigoldo. 
 
«Cosa? Non venire a dirmi che-»
 
«Io ti vengo a dire… Che questo moccioso ha bisogno anche di te, chiaro? Oppure, vuoi che me ne occupi da solo? Cosa credi che io sia, aaah? Un cavaliere o una bambinaia?!» 
 
Il Cavaliere dei Pesci strabuzzò gli occhi.
 
«Non m'interessa. Se dovessimo addentrarci nel bosco, potrei metterlo in pericolo. È pieno di insidie e potrei ferirmi facilmente.»
 
«Tsk! Prova anche ad accampare delle scuse, ma so bene che sei stato addestrato per qualsiasi evenienza, proprio come tutti noi!» si portò le braccia dietro alla nuca. 
 
«Tu... Non puoi sapere niente del mio allenamento… Nulla.» trascinò le parole che sapevano di un misto tra rabbia, dolore e orgoglio. 
 
«Sì, sì, giusto.» non si voltò e continuò ad avanzare. «Allora, Albafica… Perché non me lo racconti tu?» 
 
«Io…?» ripeté con gli occhi serrati. 
 
«Se non lo facessi tu, chi potrebbe? Poi verresti a dirmi che non so niente, che non è vero, che---»
 
«Non ti riguarda.»
 
«...che non mi riguarda, sì, esatto!» esclamò compiaciuto. 
 
«Smettila di prendermi in giro, mi stai dando sui nervi!» guardò la sua schiena adirato. 
 
«Attento a non sfogare su di me la rabbia che hai dentro di te, eh?» ridacchiò. 
 
«Questo no.» lo raggiunse e lo afferrò per una spalla, voltandolo verso di sé. «Io non provo rabbia dentro di me! È qualcosa che ho scelto da solo, con orgoglio anche!»
 
«Heh!» Manigoldo fece un largo sorriso. «Già che sei qui, che ne dici di accompagnarci, allora?» gli indicò il bambino immobile dov'era prima. «Credo che avrà bisogno anche del tuo aiuto. Quello che, probabilmente, solo tu potrai dargli, come ti dicevo prima.»
 
«Io…?»
 
«Oggi sei un po' ripetitivo, eh?» si ricompose e puntò un dito verso di lui. «Sì, tu, Albafica.»
 
Il Gold Saint dei Pesci contorse il suo volto in uno sguardo indeciso. 
 
«Tutti abbiamo un ruolo nella nostra vita… Perché facciamo parte dello stesso universo.»
 
Albafica spalancò gli occhi e continuò a guardarlo. 
 
«Però sta a noi decidere da che parte stare e, soprattutto, che ruolo vogliamo avere. Sia per la nostra vita, che per quella degli altri. A volte, un gesto, una parola, uno sguardo… Possono cambiare il tuo destino, possono cambiare tutto. Maaa~ devi saperli cogliere e poi coltivare.»
 
«Questo… Lo so anche io.» rispose Albafica accennando un sorriso e nascondendo subito dopo il suo volto sotto il mantello, usato come protezione per un’eventuale ferita. «D'accordo, andiamo.»
 
«Mpf… Allora, moccioso! Ci segui o no??» alzò la voce per farsi sentire dal bambino, rimasto indietro.
 
«S-Sì!!» li raggiunse e osservò entrambi più da vicino. 
 
«Che hai da guardare, aaah??» disse in modo arrogante Manigoldo mentre si chinava verso di lui. 
 
«Pensavo che siete davvero strani!» ammise, mentre si formava uno strano sorriso sul suo volto. «Ho scelto bene a chi chiedere una mano… Voi siete due Gold Saint, giusto? Le vostre armature sono così luminose!» 
 
«Sì, però… Intendi che eri impaurito, ma avevi il tempo di fare una scelta?» chiese Albafica, perplesso. 
 
«Bah, che importa?» scosse la testa. «A volte sei troppo prudente, Albafica!» 
 
«Meglio peccare di prudenza che pentirmene in futuro per il contrario.» gli diede le spalle. 
 
«Più che altro… Pensavo che sicuramente voi mi avreste portato dalla mia mamma… mi ero fatto questo pensiero quando vi ho visti, ecco!» 
 
«Sì, l'avevo capito.» rispose secco il Gold Saint del Cancro. 
 
«Davvero??» il bambino distolse lo sguardo. «Mmmh… Allora andiamo?» prese per mano entrambi i Cavalieri.
 
«Sì… Ma non ti pare di esagerare, eh?» Manigoldo lo guardò poco convinto.
 
«E se mi perdo di nuovo?» chiese con occhi supplichevoli.
 
«Io preferisco di no.» Albafica scostò la sua mano da quella del bambino. «Non mi toccare.»
 
«Scusa...» rispose il bambino percependo il tono di Albafica come un rimprovero.
 
«Mah!» Manigoldo gli arruffò i capelli. «Porta pazienza, Alba-chan è anche peggio di così!»
 
«Allora porterò pazienza, sì!» strinse la sua mano.
 
«Sempre ricordando che tra me e lui, il cattivo sono io, però!» ridacchiò.
 
«Sì, l’ho capito!!» rise anche il piccolino.
 
(Ma sentili…) pensò tra sé il Cavaliere dei Pesci. 
 
Tutti e tre si addentrarono nel bosco che il bambino aveva indicato precedentemente. Albafica prese parola per primo.
 
«Come ti chiami?» 
 
«Eh?» rispose sorpreso il bambino. 
 
«Non hai un nome?» disse senza guardarlo in viso con tono severo. «Io sono Albafica.» 
 
«E io sono Manigoldo!» affermò con tono squillante. «Alba-chan è un tipo piuttosto curioso.» rise di gusto. 
 
«Ti sei fatto questa strana idea su di me o mi stai prendendo in giro?» lo guardò di sottecchi. 
 
«La seconda, la seconda è quella giusta! Eheh~» notando lo sguardo irritato di Albafica, il volto di Manigoldo diventò blu. «Dicevamo… Com'è che ti chiami, piccolo?» 
 
«Uhm… Hermos.» affermò poco convinto, stringendosi una mano al petto. 
 
«Quel ciondolo che stai cercando di nascondere è un regalo da parte di tua madre?» chiese il Gold Saint dei Pesci.
 
«Sì… credo. Ce l’ho sempre avuto addosso, in realtà, quindi… A parte lei, non credo che qualcun altro avrebbe potuto regalarmelo.» 
 
«Chissà, magari anche tuo padre insieme a lei. Solitamente, quelli sono doni che vengono fatti alla nascita.»
 
«Papà non l’ho mai conosciuto, lui è morto quando avevo due anni, o così ha detto la mamma… Quindi non lo so.» scrollò le spalle.
 
«Oooh… Sai tante cose, Albafica! Argomenti che a me sembrerebbero oscuri, quindi... Non è che magari anche tu---!!!» 
 
Le parole di Manigoldo vennero fermate sul nascere. 
 
«Non ti riguarda.» riprese freddamente. «Alla fine è qualcosa di poco conto, quindi non fa niente. In ogni caso, sei sicuro che questa sia la strada giusta per casa tua, Hermos?» 
 
«Sì… Anche se quando sono scappato di ca---! AH!» si coprì la bocca con la mano.
 
Albafica si voltò verso di lui e lo guardò attentamente. «Sei scappato di casa…?» 
 
«Perché hai fatto una cosa del genere, mocciosetto?» chiese incuriosito Manigoldo.
 
«…» continuò a camminare con lo sguardo basso. 
 
«Eh, no!» il Gold Saint del Cancro si fermò e gli sollevò lo sguardo. «Se vuoi essere aiutato devi collaborare, chiaro?»
 
«Sì, ma...» distolse lo sguardo. «Non credevo che mi sarei imbattuto proprio in due Gold Saint...»
 
«Che differenza ti fa, aaah?!»
 
«Suvvia, Manigoldo.» sospirò Albafica. «Urlare non serve a niente. Anzi… Perché non ci sediamo un po’ sotto quegli alberi e ne discutiamo?» indicò il luogo che aveva menzionato.
 
«Come hai detto tu!» afferrò il bambino per il colletto della maglietta e lo portò lì. «Avanti, racconta!» lo guardò male, appoggiandosi le mani ai fianchi.
 
«Ecco, io...»
 
Gurgle
 
Hermos sollevò lo sguardo e, con imbarazzo, guardò Manigoldo che, a sua volta, si mise a ridere.
 
«Da quanto sei via e non metti qualcosa sotto i denti?» acuì lo sguardo.
 
«Da… stamattina...» gli vennero le lacrime agli occhi. «Ma non ho affatto fame! Proprio per niente!»
 
«Orgoglioso il piccolo...» scosse la testa. «Beh, se non hai fame, tanto meglio! In ogni caso, non ti avrei mai portato nulla da man---»
 
«Tieni.» Albafica gli porse il suo mantello, raccolto in modo che potesse contenere qualcosa.
 
«Eh? N-No, non c’è bisogno!!!» Hermos mosse freneticamente le mani, cercando di allontanarlo da sé.
 
«Sono solo delle bacche, ma sicuramente saranno sufficienti a calmare la tua fame… Almeno prima di arrivare a casa.» lasciò il mantello accanto a lui e si allontanò quanto bastava.
 
«Ohi, Albafica! Così mi fai passare davvero per---»
 
«Un cattivo? Ma come non lo eri e basta?» rise sadicamente.
 
«Sentilo a questo…!» strinse un pugno. «Direi proprio che non ti riconosco!»
 
«Io direi che non mi conosci e basta.»
 
Manigoldo lo guardò spalancando gli occhi perché quella era la verità. Non lo conosceva, anche se non per suo volere.
 
«E ci sono anche tantissime cose che non sai e mai saprai di me.» aggiunse incrociando le braccia al petto.
 
«Come se m’interessasse saperle!» voltò lo sguardo seccato verso le cime degli alberi.
 
«Allora… grazie, Albafica-sama!» Hermos, prese con cura il mantello e cominciò a mangiare una ad una tutte le bacche che il Gold Saint dei Pesci aveva raccolto per lui. «Sono buonissime!» affermò tutto contento.
 
«Bene. Adesso che le hai mangiate, direi che sei in debito con me, dunque mi racconterai il motivo per cui sei scappato di casa.» replicò Albafica con stizza.
 
«Cooooosa???» il bambino lo guardò incredulo e lo stesso Manigoldo rimase a bocca aperta.
 
«Già. Direi che è un ottimo compromesso, no?» lo guardò solennemente.
 
«Uuuh… E va bene...» sospirò e poi li guardò con decisione. «Io voglio diventare un Gold Saint!!» 
 
Albafica e Manigoldo lo guardarono stupiti. 
 
«Però la mamma non vuole… Io voglio proteggerla con tutto me stesso, ma non sono abbastanza forte…» disse Hermos stringendo forte i pugni. 
 
«Un Gold Saint, eh? Che paroloni provenienti da un mocciosetto come te!» Manigoldo si sedette accanto a lui. «Per prima cosa, dovresti vedere se dentro di te si può risvegliare il cosmo… E momentaneamente, direi proprio di no. Ma anche stesso… Dovresti allenarti duramente tutti i giorni, lo sai?» 
 
«Sì, io sono pronto!!» alzò la voce per dimostrare la sua determinazione. 
 
«E allora, direi…» si accarezzò il mento con fare disinteressato. «Che ti manca solo il motivo, qual è?» 
 
«Voglio proteggere la mia mamma e anche tutte le persone a cui voglio bene!!» annuì orgogliosamente. 
 
«Questo l’avevo capito dalle tue parole, effettivamente... È un obiettivo che ti rende onore, Hermos. Tuttavia, non è questo lo spirito giusto.» Albafica si sedette accanto a lui dal lato opposto a quello di Manigoldo, tenendosi comunque a distanza. «Un Gold Saint e gli altri Saint in generale…» accavallò le gambe. «Combattono non solo per i loro cari, ma per tutti quanti…» lo guardò negli occhi, parlando con tono solenne ma comprensivo. «Combattono per il bene della gente e per la pace nel mondo. Non possono mica permettersi di fare delle differenze.» 
 
«Quindi… Quindi… io non vado bene?» gli vennero le lacrime agli occhi. 
 
«Giusto!» esclamò Manigoldo. «Saresti il peggiore dei Bronze Saint - ammesso e non concesso che lo potresti diventare, sai che orrore!» scosse la testa. 
 
«Uuuh…» Hermos abbassò lo sguardo e cominciò ad asciugare le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi. 
 
«Tuuuuttavia!» il Gold Saint del Cancro fece un sorrisone. «Puoi lottare con tutta la tua forza, diventare forte per te stesso e per i tuoi cari anche se non lo farai come un Saint.» 
 
«Conta soltanto che ci metti tutto il tuo impegno, il resto verrà da sé.» Albafica sorrise gentilmente. «Sei un bambino piccolo, eppure hai un cuore nobile. Ne farai di strada, vedrai!» 
 
Nel sentire le parole rassicuranti dei due Cavalieri, Hermos si rincuorò e sul suo volto si disegnò un sorriso. 
 
«Allora… Un giorno vi mostrerò quanto sarò diventato abile e quanto riuscirò a diventare forte!!» 
 
«Seh, ma qua non c'è solo da diventare forti nel corpo! Lo si deve essere nell'animo per prima cosa e poi nello spirito, perché se no, dopo un giorno di duro allenamento ti scoraggi e getti tutto il resto alle ortiche!» esclamò Manigoldo dandogli qualche pacca sulla schiena. 
 
«Sì! Non mi arrenderò mai!!» guardò entrambi entusiasta. 
 
«Mah, mah… Sento che se ci incamminiamo, non ci staremo tanto a giungere a destinazione!» si alzò. «Andiamo?» 
 
«Certo!!» si alzò anche lui. 
 
«Direi che si è anche fatta ora… Chissà quanto sarà preoccupata tua madre. Scusati a dovere quando la riabbraccerai.» disse Albafica con tono di rimprovero. 
 
«Sì… Non scapperò più, lo prometto!!» 
 
«Ci mancava! Se no, altro che proteggere tua madre. Le fai prendere un colpo prima del dovuto!» il Gold Saint del Cancro scoppiò a ridere e una volta usciti dal bosco, si fermò. «Guarda quant'è bello il tramonto! È il momento in cui il sole va via e possiamo ammirarlo solo una volta al giorno!» 
 
«Il tramonto…» ammirò le bellissime sfumature del cielo. 
 
«Già! Così poi ci possiamo preparare… Ahahah!!» scoppiò nuovamente a ridere. 
 
«Cosa ti fa ridere, Manigoldo?» 
 
«Che ci prepariamo ad andare a dormire?» chiese il bambino innocentemente. 
 
«Naah!» continuò a ridere a scatti. «Una volta passata la notte, ci sarà l'alba! È per questo che mi viene da ridere, perché non so se ci converrebbe avere a che fare con Alba-chan per tutto questo tempo!» 
 
«Albafica, però, è una brava persona!» rispose il bambino. «Anzi, lo siete entrambi! Come ci si può aspettare da voi Gold Saint!» annuì convinto. 
 
«Non penserei mai il contrario.» sorrise dolcemente, approfittando dello sguardo imbarazzato del cavaliere dei Pesci. 
 
«N… Non so se Manigoldo è davvero un bravo ragazzo oppure no.» sorrise consapevole. 
 
«Ah, no! Non lo sono affatto, perché io sono pur sempre un cattivo!» si atteggiò marcando l'ultima parola.
 
Tutti e tre si misero a ridere. 
 
«Quella è la mia casa!» Hermos la indicò con l'indice della mano destra. «Posso proseguire da solo…?» 
 
«Mmmh… Fammi pensare…» disse il Gold Saint del Cancro che tutto fece meno che quello.
 
Il bambino lo guardò perplesso. 
 
Manigoldo passò da un'espressione pensierosa a un sorriso sincero. 
 
«Va’ pure.» disse con un tono calmo, lasciando il bambino ancora più perplesso di prima. 
 
«Va bene…!!» arrossì visibilmente. «Manigoldo, un giorno voglio diventare un bravo papà come te e voglio avere una moglie brava come Albafica!!» disse pieno di entusiasmo. 
 
Manigoldo restò inizialmente a bocca aperta dalla prima frase del bambino, ma poi scoppiò in una fragorosa risata. 
 
«Aspetta! Io sono un uomo, Hermos!!» alzò la voce Albafica. 
 
«Lo so, ma quando stavate parlando prima che vi dicessi che avevo paura, ho sentito che Manigoldo ti ha detto che se fossi stato una donna, saresti stato il suo tipo, quindi… Se divento un papà come lui, voglio te come moglie! Cioè… Una moglie come te!!» 
 
«Dunque… Hai origliato…» il Gold Saint dei Pesci si mise una mano in faccia. «Vai, Hermos…» scosse la testa. «Con l'augurio che tu possa essere una persona unica… Un po' come Manigoldo, ma diverso da lui, dato che ti aggrada somigliargli.»
 
«Ehm… Grazie?» disse il bambino confuso. 
 
«Eh? In che senso…?» rispose Manigoldo non comprendendo le parole di Albafica. 
 
«Nel senso che, Manigoldo, tu sei così… solo come tu potresti essere.» 
 
Il Gold Saint del Cancro arrossì. 
 
«Ciò però non è necessariamente positivo. È per questo che spero che Hermos diventi unico a modo suo, piuttosto che rispecchiare un cattivo come te.» 
 
«Quel viso e quel tono serio mi stanno facendo capire che pensi ciò che dici, Albafica…» scosse la testa e poi sorrise consapevolmente. «Bah!» 
 
«Allora ciao… E grazie!» Hermos li guardò con gli occhi luminosi. 
 
I due Gold Saint lo salutarono e poi attesero che rincasasse prima di incamminarsi nuovamente per il Santuario. 
 
«Senti, Albafica.» mormorò Manigoldo guardando le stelle che brillavano nel firmamento. 
 
«Cosa vuoi chiedermi?» rispose in modo disinteressato, continuando a camminare. 
 
«Ciò che ti ho detto, scherzando o no… io lo penso. Cioè, io vorrei conoscere la tua storia. Io vorrei conoscere meglio te, perché è vero che non so niente… Niente di niente, tranne ciò che tutti sanno… Ovvero, solo qualcosa di superficiale.» 
 
«Che tono serio, Manigoldo, non sa per niente di te.» continuò ad avanzare. 
 
«Eppure, è ciò che vorrei.» 
 
Albafica rifletté per qualche minuto, poi annuì.
 
«Sì. Anche io, quando sono stato trovato in un campo di rose, avevo un ciondolo con me, uno lasciato dai miei genitori.» 
 
Manigoldo sobbalzò e poi lo guardò, ascoltandolo senza fiatare. 
 
«Però per me non aveva alcun significato specifico. L'ho tenuto sempre addosso, fino al giorno in cui ho indossato questa armatura d'oro. Quello è stato il momento in cui ho riconosciuto come mio unico parente e genitore il mio sensei… Lugonis. Per me, lui è il mio vero e unico padre.» 
 
(Albafica…) il Gold Saint del Cancro non sapeva bene cosa rispondere. 
 
«Per quanto riguarda i miei allenamenti…» lo guardò negli occhi. «Vuoi davvero ascoltare la mia storia?» 
 
«Sì.» rispose secco. «Anche io ti racconterò di me, se vorrai.»
 
«Direi che per me… Solo se vuoi o te la senti.» cercò di sembrare disinteressato. 
 
«Non vuoi che ricambi?» ridacchiò.
 
«Non credo che sia qualcosa che si ricambia. Ma che si rivela solo se si è davvero sicuri di poterlo fare.» 
 
«Mmh… Fai sempre dei ragionamenti particolari… Strani!» si grattò la testa. «Forse mi sento dell'umore di raccontare qualcosa!» 
 
«Come preferisci.»


Tornando al presente...
 

«Come dimenticare quella giornata così tanto importante, eh?» Manigoldo intrecciò le braccia dietro la nuca.
 
«Mh. In qualche modo… sì.» restò pensieroso.
 
«Beh, Alba-chan? Cos'era che dovevi fare qui, allora?» lo guardò perplesso. «Continuo a chiedermelo anche oggi e proprio non riesco a capire!» 
 
«Ah…» si avvicinò al masso dove era seduto quello stesso giorno di qualche anno prima e prese una confezione di cartone. «Per caso… Quel giorno ero tornato da una missione e il Gran Sacerdote si era lasciato scappare una notizia particolare. Cioè… Oggi… Proprio come quel giorno...» scosse la testa e poi lo guardò con un po' di imbarazzo. «Buon compleanno, Manigoldo.» 
 
«……………………..HAH???»
 
Il Gold Saint del Cancro restò perplesso, sconvolto. Era il 14 luglio, era vero, ma non ci aveva mai fatto così tanto caso. Tutti gli anni, quando era ancora un bambino, Sage era solito dirgli che gli sarebbe accaduto qualcosa di particolarmente bello proprio perché era il suo compleanno.
 
«Ecco cos’era che non riuscivo a contestualizzare quella volta…!» scosse la testa, in preda all’imbarazzo.
 
«Non so a cosa tu ti stia riferendo, ma non importa più… Il passato non importa più.» gli porse la busta di cartone che aveva con sé.
 
«Ma che--- Un regalo? Dai, Alba-chan, così...» la prese. «Bah!» guardò dentro di essa, travolto dall’imbarazzo e vide una bottiglia di vino. «Oh! Buono!»
 
«Diciamo che non avevo dubbi sul tuo gradimento in merito.» fece spallucce. «Detto questo---»
 
«Aspetta! So che te ne vuoi andare, ma dato che l’arcano è stato risolto dopo tutto questo tempo… che ne dici di berne un bicchiere insieme?»
 
«Non mi andrebbe per niente, ma… è pur sempre di buon auspicio. Quindi, solo per stavolta.» distolse lo sguardo, nascondendo un sorriso.
 
(Grazie, Albafica. Non lo dimenticherò mai, questo compleanno… e nemmeno quello di quella volta. È proprio vero, si deve sempre fare del proprio meglio per andare avanti e per vivere una vita che ci piace… Per noi stessi e anche… affinché le persone che ci stanno accanto possano essere più vicine a noi di quanto potessimo sperare.)
 
«Ohi, Alba-chan?» Manigoldo lanciò uno sguardo di sfida al suo compagno.
 
«Cosa?» rispose a tono il Gold Saint dei Pesci.
 
«Pensi che Hermos sia diventato un ragazzino più consapevole?» ridacchiò.
 
«Mmh… Credo ciò che ho detto quel giorno, Manigoldo.» sorrise sollevando gli occhi verso il cielo. «Se davvero è diventato come avrebbe voluto, nonostante il tempo che è trascorso sia troppo poco… Allora sarà certamente un ragazzino unico, proprio come te, Manigoldo.»
 
«Come me, eh?» si grattò una guancia per l’imbarazzo.
 
«Sì, singolare.» rise di gusto. (Solo come tu potresti essere.)
   
 
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