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Autore: rosy03    16/07/2020    2 recensioni
Ennesima raccolta incentrata su One Piece. Questa volta, però, i protagonisti saranno i nostri amati samurai di Wano!
• || 01: Un Momento [Kin'nemon & O-Tsuru] • || Spoiler! cap 961
E il cuore si spezza. Il castello di illusioni crolla.
Kin’nemon è sconfitto, nel mezzo delle case distrutte dove la polvere impregna l’aria che sta respirando e ripensa alla sua colpa in tutta questa storia.

• || 02: Demone [Denjiro] • || Spoiler! cap 973
È quello che sente.
Il sangue ribolle. Stringe le nocche fino a farle sbiancare, si morde le labbra, piega le sopracciglia ed è...
stanco di digrignare i denti senza poter urlare in faccia a quei bastardi cosa sta pensando.
Denjiro sa che non può farlo. Non può morire. Non ancora.

• || 03: All'Altezza di Quel Nome [Momonosuke Kozuki] • || Spoiler! cap 986
Tira su col naso, Momo. Sente la mazza chiodata venir trascinata, come un lugubre canto di morte.
– Quindi ti rifaccio la domanda... qual è il tuo nome?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kinemon, Momonosuke
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Un Momento
 





Ovunque vada quel piccolo maiale, i suoi genitori lo seguiranno. È stato quel ragazzino dal kimono rattoppato a dirglielo.
Kin’nemon non può crederci: mentre cerca di rimettere quel prezioso suino nella sacca da cui cerca disperatamente di uscire, il dubbio di essere il responsabile della catastrofe che sta per consumarsi gli annebbia la vista.
Per un attimo, un momento, sembra non capire più nulla.
Una divinità della montagna è scesa da quelle alture e sta cercando suo figlio. Il piccolo maiale bianco che tiene tra le mani, che grugnisce e scalcia.
Il tempo pare fermarsi, poi la sente. Forte e chiara, una voce qualsiasi urlare quelle parole tanto crudeli, parole che si tramutano in spade acuminate che gli trafiggono il petto.


 
Tu, il rapitore di cinghiali!

Sei tu che l’hai rubato a noi!
 
I miei compagni sono stati mangiati dalla divinità della montagna perché avevano l’odore del piccolo addosso!

L’abbiamo presa in ostaggio ma mentre scendevamo la montagna...
 
Anche la tua amica O-Tsuru è stata coinvolta in questo casino!


 
No, questo non può accettarlo. Non Tsuru, non lei.

 

 
Sono stati tutti mangiati!
 
È tutta colpa tua!


 
Ed è strano come in quel momento riesca a vederla chiaramente nella propria mente. La linea sottile del collo, gli occhi tondi, il sorriso smaliziato. Kin’nemon si sente male, sbianca e lascia la presa sul maiale bianco, brandisce la spada.
Un passo dopo l’altro; è di fronte alla divinità della montagna che grugnisce selvaggiamente contro di lui, l’unico essere umano che finora ha trovato il coraggio di affrontarlo. Il pelo bianco del gigantesco suino sembra neve, d’avorio ha le zanne che spezzano tutto ciò che incontra nel suo cammino.
Sguaina la katana, digrigna i denti.
Il mostro annusa l’aria; Kin’nemon stringe la presa sull’elsa.


 
Hai rubato di nuovo dal mio portafoglio? Che disgraziato!
 
Ahia! Perché mi hai lanciato un sasso?

Trovati un vero lavoro, Kin’nemon! Se resti nella yakuza... alla fine morirai di sicuro!

 

È davvero strano.
Non gli ha mai dimostrato null’altro che infinita pazienza, Tsuru. Il loro legame non ha un nome definito ma è di un rosso brillante, come il sangue, come il colore del cielo quando il sole tramonta.
Kin’nemon si scaglia con rabbia contro il feroce animale, la spada alta e il dolore non tarda ad arrivare. Altro dolore, diverso da quello che ha provato fino ad ora. Gli pare persino più blando, più sopportabile.
La pelle del mostro è dura, non riesce a scalfirla. E grida, Kin’nemon.
Ridammi O-Tsuru.
Ridammi O-Tsuru.
Ridammi O-Tsuru.
Va avanti così all’infinito, nella sua testa è la sola forza della sua voce a risuonare. Non ne può più di sentire quella sofferenza, gli sembra troppo, il sapere di essere stato la causa della sua... morte, lo rende spaventosamente vuoto.
Lo scaraventa via, la bestia è fin troppo potente. Ma Kin’nemon si rialza, grondante di sangue e con la spada stretta tra le dita. Si rialza e ignora i muscoli sofferenti, le ossa spezzate; quel dolore non è niente in confronto a quanto gli faccia male il cuore.
E gli occhi, che trattengono le lacrime. Gli aprirà la pancia in due se serve a riportare Tsuru lì con lui, lo farà. Eccome se lo farà, è l’unica cosa che può fare.
Ma non è forte abbastanza.
Non ce la fa. Tsuru è ancora morta. E il cuore si spezza. Il castello di illusioni crolla.
Kin’nemon è sconfitto, nel mezzo delle case distrutte dove la polvere impregna l’aria che sta respirando e ripensa alla sua colpa in tutta questa storia.

Se O-Tsuru muore per colpa mia...

Kin’nemon è sicuro di ciò. Non merita di essere chiamato samurai. Lui, ormai, non ha più il diritto di rimanere in vita, se è stato per causa sua.
Tsuru non meritava certo di morire.
Lei è sempre così vivace, così diligente, così buona.
E lui è uno stupido, il più stupido tra gli stupidi.



 
• • • • • • • • • • • 
 


Non mi interessa! E poi a nessuno importerebbe se morissi. Glielo ha detto un giorno come un altro, quello zuccone.
Quante bugie. Quante sciocchezze: a lei importa.
Importa eccome. Le sarebbe importato per sempre.
E l’unica cosa che riesce a sentire, Tsuru, è il sollievo. Lo vede in mezzo alla folla, sconvolto, pallido e sanguinante, rotto. Gli corre incontro e gli avvolge le braccia esili attorno al busto, accorgendosi per la prima volta di quanto sia alto e forte, il suo Kin.
È quasi morto dal dolore. È quasi morto.
Piange di gioia, piange per la paura che ha avuto e piange incurante di stare inzuppando il kimono già sporco di polvere e sangue di Kin’nemon. E si lascia stringere, perché non c’è niente di più bello di sentire il suo calore. È stato un momento: si è accorta di amarlo.


Sono passati anni da allora e Tsuru gestisce una propria locanda; tutto sommato non se la passa male. Eppure, non ha dimenticato quella stupida frase, non riesce a non odiare Kin’nemon per aver detto quella stupidaggine.
Sa che è stata detta in un periodo non propriamente felice della sua vita ma sente il cuore incrinarsi ogni volta che ci pensa. Le è importato quando Kin’nemon ha scelto di seguire Oden.
Le è importato quando ha deciso di indirizzare tutte le sue energie per diventare un samurai degno della fiducia e della stima del grande uomo che aveva scelto di servire. Le è importato di lui e della sua reputazione quando è stato imprigionato assieme agli altri Foderi. Le è importato quando Kin’nemon era stato condannato a morte.
E poi... le è importato, immensamente, quando non ha avuto più sue notizie per giorni. Per mesi. Per anni. La speranza di rivederlo è sempre stata in una profezia.
Le parole di Toki risuonano nella sua testa come una promessa.
La promessa che il suo amato Kin sarebbe tornato assieme agli altri samurai e che, insieme, avrebbero restituito il paese di Wano al legittimo erede. A lei importa di Kin’nemon, le è sempre importato anche se glielo lasciava capire a fatica.
Tutti quei consigli, quei rimproveri... servivano solo a indirizzarlo verso una via che avrebbe potuto renderlo felice.
E passati quei lunghi ed estenuanti vent’anni... lo rivedrà.

Aspetterò ancora un po', Kin... ormai manca davvero poco.








#Rosy:
Ho deciso di revisionare la storia, aggiustarla in alcuni punti ma senza stravolgerla. Il protagonista è sempre Kin'nemon, il mio Fodero preferito e, in generale, quello per cui ho più paura al momento... NON MORIRE KIIIIIN!
Alla prossima con, Denjiro! *^*

 
  
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