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Autore: Hannah_    15/08/2009    1 recensioni
Scritta di getto in un momento i cui mi sentivo tradita dall'amicizia e dall'amore, per ora è una one-shot ma se vi piacerà potrei anche continuarla! Buona lettura!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto camminando lentamente lungo il pontile di Domesday City, è una fresca sera d’estate. Ho proprio bisogno di stare un po’ da sola con me stessa, per riflettere. Ultimamente le cose non vanno molto bene. Problemi con la mia migliore amica, problemi con il mio ragazzo, insomma la mia vita sta diventando più intricata di quello che è sempre stata. Sì, la mia esistenza non ha mai goduto della definizione “felice”. A solo quattro anni ho perso mia madre, sono cresciuta con mio padre che subito dopo la morte di mia madre per la disperazione ha iniziato a bere e così quando avevo solo sedici anni, morì anche lui….troppo ubriaco per guidare la macchina. Gli assistenti sociali decisero di affidarmi a mia zia Kate, la persona più avida che abbia mai visto. Per non parlare di Tess e Melanie le sue due antipatiche figlie, non che, per mia sciagura, mie cugine.

Ho diciotto anni ormai e la mia vita continua a non essere molto allegra, Dio ha comunque avuto la pietà di mandarmi due persone veramente speciali Josh e Mya, il mio ragazzo e la mia migliore amica. A volte mi chiedo cosa farei se non avessi loro. Anche se ultimamente ho qualche problema anche con loro, non riesco più a passarci del tempo assieme. Josh è sempre super occupato fra scuola, squadra di pallanuoto e lavoro. Mya invece, beh a essere sincera non so proprio cosa le stia succedendo, ogni volta che le propongo di fare qualcosa assieme rifiuta dicendo che è occupata. Continuo a camminare, svolto a destra su Comes Street, la strada che porta al parchetto dove vado sempre con Mya e Josh.

Entro dal vecchio cancello del retro, mi rimane un po’ di ruggine sulla mano. Questo posto avrebbe bisogno di un po’ di ristrutturazione. Vado verso il piccolo gazebo rosso, devo sedermi per riposarmi, ho camminato davvero tanto stasera. Da lontano vedo due ombre nere, due corpi abbracciati all’interno del mio adorato gazebo. Uffa ci mancava solo che fosse occupato! Sento una risata familiare provenire da quella direzione, sembra quasi Mya, no mi sto sicuramente sbagliando, che ci dovrebbe fare lei qui a quest’ora? L’ho anche chiamata oggi pomeriggio per chiederle se le andava di venire a prendere un bel gelato con me stasera, ma ha detto che era occupata. Faccio due passi in avanti per vedere meglio. Piano piano le due ombre nere si trasformano in visi, in corpi che per mia sciagura riesco a distinguere anche troppo bene.

Molte cose ora mi sono chiare, tutti quei “no, non posso” oppure “Sono occupato mi dispiace.” Ora capisco. Alcune lacrime mi velano gli occhi, mi si appanna la vista. Non posso, non voglio crederci.

Davanti a me Mya e Josh, lui la abbraccia teneramente come una volta faceva solo con me, poi i si baciano. Si sussurrano qualcosa ma non riesco a sentire. Inizio a piangere, cerco di ricacciare indietro le lacrime senza molto successo. Il mio cuore batte forte. Avvio a correre velocemente, esco dal cancelletto e vado per strada. Corro senza una meta, quello che m’importa al momento è fuggire lontano da qui. Le lacrime scendono freneticamente lungo le mie guancie calde. Il cuore mi batte fortissimo, sento il sangue ribollirmi nelle vene. É una sensazione strana, sento come un fuoco crescere dentro di me, è come se stessi bruciando. Giungo alla riva del laghetto artificiale della città, mi stendo sul prato alla sua riva e inizio a respirare faticosamente. Comincio davvero a non sentirmi bene, devo aver corso troppo velocemente. Respiro affannosamente mentre sono pervasa da un’ondata di rabbia mista a questo fuoco che mi brucia dentro. Il mio cuore sembra impazzito. Sento la pelle prudere. Mi guardo le braccia, stanno assumendo un colore scuro come se improvvisamente mi stessi ricoprendo di un leggero strato di peluria. E poi a un certo punto sento la mia pelle squarciarsi. Mi ritrovo senza accorgermene in posizione da quadrupede. Mi trascino lentamente verso l’acqua per potermi specchiare, faccio un balzo all’indietro. Cosa diavolo è successo? Que…quella non sono io…non posso essere io! I miei occhi devono avere qualche problema. Allungo le braccia verso il viso per stropicciare gli occhi….queste non sono le mie braccia…queste sono zampe. Guardo ancora la mia immagine riflessa sul lago. Urlo, o meglio provo a urlare ma ciò che esce dalla mia bocca è soltanto una specie di ululato. Io sono…mi sono trasformata in un lupo.

Alzai la testa verso il manto blu del cielo illuminato da uno spicchio di luna, già la luna non era piena, forse allora non ero un lupo mannaro. Ma allora cos’ero? Mi avvicinai nuovamente all’acqua per specchiarmi, guardai la mia immagine riflessa, ero un lupo non c’era niente da fare. Ma ciò che mi sfuggiva era perché? Come poteva essere successo? Sarei rimasta per sempre in queste sembianze oppure sarei tornata in vesti umane? Tante domande che si infittivano nella mia mente. Comincia a correre lungo il sentiero che portava alla foresta, forse dovevo solo calmarmi. Forse tutto questo era soltanto frutto di un’immaginazione dovuta alla mia rabbia, oppure era soltanto un incubo. Già, la mia rabbia...non avevo nemmeno più avuto tempo di pensarci. La mia migliore amica con il mio fidanzato. Tradimento doppio insomma. No, non dovevo pensarci, dovevo assolutamente calmarmi. Mentre pensavo continuavo a correre, corsi fino a che i miei arti si arresero, mi accucciai ai piedi di un albero e mi addormentai.

Quanto avevo dormito? Non so il tempo preciso, ma sicuramente a sufficienza per riposarmi. Fui svegliata da un raggio di sole che puntava direttamente sul mio viso. Mi stiracchiai un po’, ed ecco che subito lo notai. Ero tornata normale, ero tornata in me: Rose Grey, in carne ed ossa! Mi alzai in piedi, per la prima volta in tutta la mia vita poter camminare sulle mie gambe mi sembrava la cosa più stupenda che potesse accadermi.

  
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