Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: sissir7    22/07/2020    0 recensioni
Jimin attraversa un altro dei suoi periodi bui, uno dei peggiori, ma ci sarà sempre qualcosa che lo riporterà in vita. Per ricordare quanto amore ha Jimin nella suo vita nonostante tutto
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tutto intorno a lui girava vorticosamente.
Non poteva chiudere gli occhi che la sensazione era mille volte peggiore.
I pomelli dei cassetti della cassettiera premevano contro la sua schiena, era caduto e non riusciva a rialzarsi.
Era la quinta volta in due mesi che si riduceva in quello stato.
Due bottiglie di vino vuote e una di vodka che rotolava sul pavimento.
Jimin era a pezzi.
Sentiva ogni arto scollegato dal suo corpo e lo stomaco pesava come una pietra.
La stanza era semibuia, erano le due di notte passate ma lui del tempo ne aveva perso il controllo quella sera dopo aver litigato con Jungkook.
Fece un respiro profondo e si aggrappò ad una sedia per alzarsi e finalmente ce la fece.
“Vaffanculo…” sussurrò, portandosi una mano alla testa.
Quando il cellulare squillò, fu come un pugno dritto in faccia.
Era sul piccolo divano a pochi passi e incredibilmente lo raggiunse.
Vide il nome di Jungkook sullo schermo e disse con rabbia: “Vaffanculo anche tu.”


Lanciò il cellulare contro il muro, o almeno era quello che voleva fare, ma gli cadde prima atterrando fortunatamente sul divano.
Si sentiva uno schifo e non solo fuori.
Soprattutto dentro.
Le lacrime versate del suo amico erano come dei marchi sotto le sue palpebre, non riusciva a pensare ad altro.
Lo aveva fatto piangere fino a farlo singhiozzare.
Gli aveva detto che poteva anche morire, per lui sarebbe stato un regalo perfetto per il suo compleanno quel giorno.
Ci mise un’infinità a raggiungere il bagno.
Si sedette a terra di fianco al water aspettando di vomitare anche l’anima.
Lo sentiva.
Sapeva com’era ormai.
Ci era ricaduto dopo tre anni sobrio.
Gli era bastata un po' di stanchezza in più e qualche stupido litigio con i suoi amici per fargli dire game over, ora basta,
ora me ne sbatto della mia vita che è così preziosa per milioni di persone.
Sapeva che stava facendo la più grande stronzata della sua vita ma quella vita non lo stava aiutando molto ad evitare di fare stronzate.
Si aggrappò al water e vomitò, come si aspettava, anche l’anima.
Il suo corpo esile, non resse quella volta.
Aveva perso un po' di chili per lo stress e la stanchezza degli ultimi cinque mesi e sentì che stava vomitando anche le ultime forze che aveva cercato di risparmiare.


“Jimin!”
Si voltò di scatto.
Qualcuno correva per la sua camera d’albergo.
Sentiva altre voci indistinte e poi qualcuno dire: “Ci penso io, vi prego.”  
Presto sulla soglia vide una figura sfocata ma riconobbe il profumo.
“Cosa…cosa diamine ci fa qui eh?”
Tossì per il bruciore alla gola.
“Cristo…”
Quelle mani, sempre state più grandi e forti delle sue anche se quel ragazzo era più piccolo di lui, lo presero per la vita lo tirarono su.
Gli sciacquò il viso, la bocca, scaricò e lo prese in braccio. 
“Jungkook, per favore, mettimi giù.” biascicò Jimin infastidito a morte, ma il maknae non lo rispose.
Aveva una freddezza certe volte che lo lasciava scioccato.
Poggiò la testa su quella spalla, aveva avuto gli occhi chiusi tutto il tempo, e stretto in quelle braccia si sentiva un po' meglio.
Sentì il letto sotto di lui accoglierlo.
Jungkook accese la piccola lampada sul comodino e iniziò a cercare il pigiama di Jimin nella sua 24 ore.
Prese gli shorts neri e una felpa non troppo pesante.
“Al tuo compleanno l’anno prossimo ti regalo un pigiama.”
“Sai che non li indosso.”
Jungkook sospirò e porse le cose a Jimin che lo degnò di un mezzo sguardo per poi ignorarlo.
“Ok. Va bene. Faccio io.”
“Non credo proprio.” gli rispose, e si girò dall’altro lato.
“Non puoi dormire con i vestiti sporchi di vomito, andiamo!”
Jimin aprì gli occhi ed era uno schifo.
“Dannazione.” disse.
Si sedette e si spogliò.
Provò ad alzarsi e ricadde nel letto a peso morto.
Il maknae gli infilò i pantaloni, Jimin si appoggiò a lui.
Si infilò la felpa e sussurrò un “Grazie.” stanco per poi distendersi di nuovo.
Si addormentò profondamente in pochi secondi.
Jungkook si tolse le scarpe e si distese al suo fianco.
Jimin era rannicchiato su sé stesso, le gambe piegate quasi fino al petto e le mani sotto la guancia.
Fece un piccolo sorriso per quanto carino quel ragazzo riusciva ad essere anche dopo una sbornia.
Era pallido, magro come mai era stato e si intristì di colpo realizzando quanto il suo amico stava male.
E lui aveva peggiorato tutto quel giorno litigando. Il giorno del suo compleanno.
Gli passò una mano tra i capelli morbidi e nero corvino. Poco dopo si addormentò anche lui.


Si svegliò infreddolito per non essersi messo sotto le coperte.
Quell’anno l’inverno era iniziato con un mese di anticipo e se ne prospettava uno molto rigido.
Jimin non c’era.
Non c’era neanche la sua valigia. Se n’era andato. Lo aveva lasciato lì, senza avvisarlo.
Prese il cellulare e vide che c’era un suo messaggio.
“Sono andato da mio fratello. Sto bene. Spero che presto troverò il coraggio di parlarti. Scusami.”
Strinse i denti e gli mancò per un attimo l’aria.
Trattenne le lacrime e se ne andò velocemente dopo aver consegnato le chiavi della camera alla reception.
Infilò le mani nel cappotto pesante e si avviò verso un taxi sotto la prima neve.
Passarono otto giorni da quella giornata catastrofica e gli altri neanche avevano avuto contatti con Jimin.
Solo il loro manager ci aveva parlato e fatto sapere loro che stava bene, che stava ancora con il fratello ma che presto sarebbe tornato.
Yoongi aveva il morale sotto i piedi.
Neanche Hoseok riusciva a stargli molto vicino, i suoi sforzi sembravano inutili.
Namjoon e Jin parlarono molto a riguardo ma non sembravano gestire meglio la cosa.
Taehyung era l’unico che Jimin accettava di vedere, non potevano non vedersi, quei due erano un’anima sola, eppure si videro raramente.


“Ho parlato con il fratello stamattina ma non vuole vedere neanche me oggi.”
Il tono di Tae non era mai stato così profondo e triste. Jungkook si limitò ad annuire.
Erano in un bar a bere del tè caldo.
“Sento che devo scusarmi con te, hyung. Se non avessimo litigato, ora Jimin sarebbe qui.”
“Non mi devi delle scuse, non sentirti in colpa per farlo stare lontano da me. Non è la prima volta che ci capita, lo sai.
E poi hai solo cercato di farlo ragionare, di fargli vedere che stava buttando la sua vita. Tu hai avuto il coraggio di affrontarlo, io no.”
“Mi sono scusato con tutti per quello che è successo e devo farlo soprattutto con te. Anche tu hai cercato di farlo ragionare per parlarmi. Grazie, davvero.”
“Vedrai che le cose si aggiusteranno presto.”
Fece un piccolo sorriso dicendo dolcemente queste parole.
In effetti, il pomeriggio dopo Jimin andò al dormitorio e tutti lo abbracciarono per ore.
Letteralmente.
Quando uno di loro si staccava, un altro lo avvinghiava affettuosamente.
Scese qualche lacrima, ma la sera tutti erano molto sollevati e felici di vedere il loro amico di nuovo a casa.
Jimin si alzò dal divano e si liberò dalla stretta di Yoongi.
“Hey, dove pensi di andare, non ho finito.”
“Torno subito, okay?”
Yoongi alzò gli occhi al cielo e annuì.
Quanto affetto era capace di dare quel ragazzo scontroso era paradossale.
“Jungkook, possiamo parlare?”
Il maknae posò il cellulare.
Era stato tutta la sera nervoso e cercando di non fissare troppo Jimin che sembrava davvero stare meglio in salute.
“Certo.”
“Andiamo fuori, in giardino. Stasera si sta proprio bene per essere inverno. Approfittiamone."
“Okay.”


Uscirono e l’aria fresca pungeva sulle guance ma era una serata davvero piacevole e si vedevano decine di stelle.
“Il temporale di ieri ha ripulito l’aria. Guarda che spettacolo. Neanche una nuvola.” disse Jimin guardando verso quei punti luminosi.
“Sì. Era da tanto che non si vedevano tutte queste stelle.”
Jimin sorrise.
Mio dio, quanto gli era mancato quel sorriso.
Talmente tanto che rivederlo gli fece male al petto.
“Hey…tutto bene?”
“S-Sì, non è niente.” ù
Si guardavano come se tutto già fosse risolto, come se da quel momento in poi potevano solo essere più forti nel loro rapporto.
“Jungkook…”
Jimin gli prese le mani fredde e le riscaldò piano nelle sue.
Jungkook lo avrebbe preso e abbracciato.
Avrebbe poggiato il mento sulla sua testa e stretto al petto dicendogli che ora andava tutto bene. Ma non lo fece.
Rispettava le distanze che Jimin voleva e semplicemente ascoltò quello che aveva da dire.
“Mi sono comportato come neanche un bambino di sette anni si comporterebbe, davvero. Sono stato molto immaturo ma non capivo che le tu preoccupazioni fossero il tuo modo per dirmi che mi ami e…il tuo modo per avvertirmi che dovevo un attimo mettermi un freno e pensare al mio bene e al male che vi stavo facendo.
Non lo capivo e mi dispiace per averti sottovalutato e per essere stato così terribile con te. Io…”
Jungkook annuiva piano.
Apprezzava quelle parole, era felice di sentire che aveva capito.
Ma allo stesso tempo erano parole pesanti e difficili da reggere.
Jimin continuò.
“Io non voglio più deluderti.”
La voce gli si spezzò.
Aveva lo sguardo basso e le labbra tremanti.
“Io non voglio più deludermi. Perché so che sono meglio di questo, lo sono. Lo sono perché tu mi hai mostrato che posso esserlo.”
“Jimin hyung…”
“Voglio solo, d’ora in poi, essere sicuro che continuerai a insistere con me. Voglio che tu mi riprenda e mi dica quando supero il limite, devi farlo. Devi.
Perché mi fido solo di te. Perché solo tu puoi fermarmi e farmi vedere che la mia vita ha importanza. Okay? Me lo prometti? Puoi promettermi di…di avere ancora pazienza con me?”
Rise piano mentre una lacrima bagnava il suo viso.
Jungkook lo abbracciò.
“E tu promettimi che ti ricorderai che ogni cosa che fai, la sento anche io. Pensaci. Pensa a me in quei momenti. Se non vuoi farmi più soffrire, promettimi che non farai più soffrire in questo modo te stesso.”
Le grandi mani del maknae lo stringevano e sentiva quel calore sotto il maglione.
Aveva il volto su quel petto e, come sempre quando era stretto dal suo amore, si sentiva al sicuro. Finalmente.
“Te lo prometto, Jungkook. Davvero.”
“Okay. Io ti prometto che sarò sempre lì a bacchettare le decisioni idiote che avrai.”
Sorrisero.
“E’ tutto quello che voglio.”
“Bene.”


Entrambi chiusero gli occhi sentendosi in pace con loro stessi e capendo che qualsiasi cosa fosse successa, avrebbero avuto la volontà per superarla.
Jungkook prese il viso di Jimin delicatamente tra le sue mani.
Asciugò con il pollice quelle lacrime e gli sorrise.
Jimin si avvicinò e poggiò le labbra sulle sue, baciandolo piano.
“E’ stato un inferno senza te Jimin-shi.”
“Non esagerare.”
“Sul serio. Yoongi hyung per poco non ha avuto un esaurimento nervoso e poi io…Io senza il tuo sorriso non…”
Scuoteva la testa, non trovando le parole.
Jimin sorrise.
“Ecco, questo. Senza questo proprio non…”
Si abbracciarono di nuovo e guardarono le stelle in silenzio, non desiderando nient’altro al mondo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: sissir7