Film > Edward mani di forbice
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Autore: giu91    15/08/2009    6 recensioni
Un vecchio solo e la sua creazione.
Quatro flashfic per raccontare il rapporto di Edward e di suo padre.
"Edward, vuoi che ti racconti una storia?" "Sì, ma solo se bella."
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo una storia |Padre|
Metallo fuso che schiarisce, lineamenti che prendono consistenza, mani tremanti di un creatore che ammira la sua opera.
Dar vita a ciò che vita non ha, un progetto ambizioso, eccentrico, osceno.
Il padre della creatura appena nata attende ansioso che questa dimostri di possedere il soffio vitale.
Lo osserva, lo sfiora, bellissimo.
Lui sarà il primo e il solo a vedere questo essere straordinario, loro non comprenderebbero la sua unicità, loro lo odierebbero.
Ma non accadrà lui sarà il suo adorato figlio, lo curerà, gli insegnerà tutto, non permetterà che qualcuno lo sporchi, lo contamini e lo renda uguale a loro.
No, lui è diverso.
Prima ancora che si svegli l'inventore la può già percepire, la dolce diversità che pervade quella creatura.
Finalmente questa apre gli occhi, confusa e spaventata, proprio gli occhi sono stati la prima parte a essere costruita, li voleva esattamente così limpidi e fiduciosi.
Ha pensato a lungo al nome da dargli, qualcosa di armonioso e musicale, qualcosa di profondo.
Con delicatezza sposta la testa della creatura in modo che i loro occhi si fissino, occhi vecchi e un po' alienati di un padre, occhi incerti e inesperti di un figlio.
Le labbra dell'uomo si piegarono in un sorriso "Ciao Edward.".
Battezzandolo.

|Bugiardo|
Un vecchio guarda il parco disordinato della sua villa da una finestra.

Un vecchio molto solo.
Qualcuno lo chiamerebbe folle, altri genio se solo il mondo sapesse della creazione della sua solitudine che ora giaceva sul tavolo del laboratorio.
"Edward, vuoi che ti racconti una storia?" chiese alla creatura che, fiduciosa, aspettava il suo creatore, attendendo paziente che lo rendesse ancora più umano.
La creatura sorrise timida, con quella bocca che ancora tale non si poteva definire "Sì, ma solo se bella.".
Il vecchio si avvicino felice osservando con reverenza gli occhi innocenti del suo Edward "Ma certo, perché mai dovrei raccontarti qualcosa di brutto." Tu devi rimanere puro.
"C'era una volta," inizio "Un povero vecchio che aveva passato tutta la sua vita a costruire macchine, si sentiva tanto, tanto solo ma le macchine non potevano consolarlo e...".
"E non c'erano altri uomini con lui?" lo interruppe curioso quella macchina che più non è tale, quell'uomo che uomo non sarà mai.
"No, perché il vecchio non li voleva.".
"E perché no?".
"Perché gli uomini Edward, sono spesso crudeli." e un giorno lo scoprirai anche tu.
Gli occhi della creatura si ingrandirono a sentire questa sorprendente rivelazione "E anche tu lo sei?"
Il vecchio rimase spiazzato dalla domanda "Non è la stessa cosa, io ti voglio bene, non ti farò mai soffrire." Bugiardo senza neanche sapere di esserlo.
"Ma torniamo alla storia... il vecchio voleva un figlio e amava le sue macchine, così decise che una di loro sarebbe divenuta suo figlio, ma non uno qualsiasi, uno speciale, come te." sussurrò dolcemente accarezzandogli una guancia pallida.
La creatura si mosse per mettersi seduta stando attento a come muoveva le sue mani, sapeva che se lo toccava con quelle suo padre avrebbe iniziato a colare uno strano liquido rosso, non gli piaceva che accadesse, il sangue, così sapeva che si chiamava, aveva un odore fastidioso, lo stesso odore che sentiva durante ogni operazione.
"Furono felici insieme?" chiese con quella voce non umana o, forse, molto più umana di tutte le altre.
"Ovvio Edward, felici, insieme per sempre, altrimenti che storia sarebbe.".
La creatura sorrise serena, rassicurata.
Ma ci sono anche le storie tristi Edward, e tu, lo sei.

|Illusione|
Da un po' nel vecchio si era insinuata una certa inquietudine, una strana ansia che gli attanagliava il petto, delle fitte di dolore che ogni tanto risalivano dalle braccia.
Era come se sentisse che il suo tempo stava per finire, ma non poteva essere, Edward non era ancora pronto, non poteva lasciarlo solo non era in grado di affrontare il mondo.
Così si mise con più energia che mai nel suo lavoro, lo istruiva su come comportarsi, lo perfezionava, le mani devo dargli delle mani.
Ignorava i suoi sguardi interrogativi, e lo tranquillizzava quando questi chiedeva se andasse tutto bene.
Parlava poco quella creatura, forse riteneva superflue le parole, ma soffriva, il vecchio lo capiva, fin da quando l' aveva creata dimostrava una spiccata predilezione per il contatto fisico, accoglieva felice le sue carezze, ma non le poteva ricambiare.
"Padre, ci sono tante persone al mondo?" chiese un giorno.
"Davvero molte Edward, te lo già spiegato." rispose senza dilungarsi.
La creatura aggrottò la fronte, pensierosa "E sono tutte cattive?" domandò innocentemente.
"No, non tutte ovviamente." il vecchio iniziò ad agitarsi, non gli piaceva che Edward pensasse troppo alla gente, sapeva che ne era affascinato, l'aveva trovato una volta intento a rimirare un volantino pubblicitario riuscito ad arrivare fino a loro, lo osservava con cura sfiorare, graffiare, i contorni del viso del giovane ritratto per poi fare lo stesso con il proprio, procurandosi alcune lievi ferite.
La creatura sembrava intenzionata a continuare il discorso "Non potremmo, solo una volta, incontrarne una?"
"Questo è escluso, sarebbe troppo pericoloso per te, non capirebbero, non accetterebbero ciò che sei." disse con tono duro.
La creatura non aveva mai visto il padre così e si ritrasse.
Il vecchio vedendolo addolcì il tono della voce prima di proseguire "Vedi ,Edward, non è facile capire se una persona è buona o cattiva, perché le persone mentono.".
"Cosa significa?"
"Significa non dire la verità, raccontare qualcosa al posto di ciò che è vero."
"Non capisco, perché lo fanno?"
"Lascia stare, non devi capire queste cose." non puoi.
Per un po' la creatura continuò a vivere con il padre fino a che l'illusione di quel mondo isolato si ruppe.
Il vecchio morì lasciando dietro di se una creatura sola, come lo era stato lui.

|Fine|
La creatura sapeva poco della morte, solo qualche volta il vecchio aveva accennato all'argomento, gli aveva detto che si trattava di un lungo sonno, dal quale non si sarebbe svegliato, gli aveva detto di chiudere il suo corpo in una stanza e di lasciarlo riposare lì senza disturbarlo mai.
La creatura però non voleva credere che fosse morto, forse si sarebbe svegliato, non poteva lasciarlo da solo, doveva svegliarsi.
Alla fine si convinse ad eseguire gli ordini del padre, quel giorno imparò a riconoscere la morte, e a riconoscerne l'odore.
Per molti giorni non mangiò, ci pensava suo padre a nutrirlo e lui non sapeva che fare, ma poi dovette imparare a costo di diverse cicatrici.
Viveva ricompiendo ogni giorno gli stessi gesti, rassicuranti nella loro monotonia.
La creatura non piangeva, non sapeva farlo perché non l'aveva mai visto fare, ma c'erano momenti in cui pensava che doveva esserci uno sfogo per quella opprimente sensazione di tristezza.
"C'è nessuno, c'è nessuno in casa?" squillò una voce rompendo l'aria ferma di quelle stanze.
Una voce umana.
La creatura voleva davvero obbedire al padre, aveva paura di quegli umani da cui si sentiva attratto, ma era sola, ed era curiosa.
Una creatura come te non dovrebbe nemmeno esistere, ma tu esisti, Edward.


Non so neanche come mi sia venuta in mente, così di colpo mentre guardavo questa sezione di efp ho visto che le poche ff sono tutte sul rapporto Edward/Kim e così mi è partita l'ispirazione. Inizialmente doveva essere solo una flash, la seconda, poi sono nate le altre.
Piccola nota ho usato il termine creatura perché è quello usato per definire il mostro di Frankenstein, storia a cui il film si ispira e a cui  mi sono ispirata anch'io per la prima flash.
  
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