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Autore: masayachan    15/08/2009    9 recensioni
Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente credo che non ci sia niente di meglio di YGO così com'è. La mia intenzione non è stravolgere l'opera di Takahashi che va benissimo, volevo solo provare a trasformare il protagonista in Atem. Praticamente in questa fic tutto è il contrario di tutto. Atem è Yugi e Yugi è Atem. Yugi era un ragazzo emarginato mentre Atem popolare. Yugi cercava degli amici mentre Atem gli allontana.

Mi è venuto in mente di scrivere questa fic perchè ho sempre pensato che Atem avesse un rapporto totalmente diverso rispetto ad Aibo con i suoi amici. Lui è davvero se stesso solo quando è con Yugi, ma trovo che con gli altri faccia fatica a lasciarsi andare e a fidarsi.

Se vi piace, la continuerò volentieri.



Era arrivata la bella stagione da un po' a Domino city. Quel giorno gli studenti della prima B avevano deciso di passare l'intervallo in cortile. Una sfida a basket, maschi contro femmine era davvero l'ideale.
-Hey Atem, non startene tutto solo, perchè non vieni a giocare a basket con noi?-
Disse uno dei ragazzi facendo roteare il pallone fra le mani.
A quelle parole le ragazze dell'intera classe si voltarono eccitate verso il banco del loro idolo: capelli punk di ben tre colori, pelle bronzea , sguardo penetrante, fisico forte e slanciato; l'uomo perfetto agli occhi della maggior parte delle studentesse del liceo di Domino.
Lui alzò gli occhi verso colui che lo aveva distratto dai suoi pensieri rispondendo con un semplice:-No, ti ringrazio.-
Si sentì un leggero mormorio dispiaciuto da parte del pubblico femminile, che deluse, uscirono una ad una dall'aula.
Atem sospirò, allentandosi il collare borchiato con le dita .
Era sempre così; i suoi compagni cercavano perennemente di metterlo in mezzo alle loro cose. Tutti gli stavano attorno, maschi e femmine, persino i senpai.
Atem odiava quegli assurdi approcci per comprare la sua amicizia. Si chiedeva se sarebbe stata la stessa cosa se invece che essere belloccio, bravo negli studi e negli sport, fosse stato un ragazzino mediocre. Probabilmente nessuno lo avrebbe considerato.
La sensazione che aveva era che tutti coloro che desideravano ardentemente la sua amicizia o le sue attenzioni lo facessero solo per la sua esteriorità.
Era sempre stato così, dal primo giorno che si era trasferito in Giappone con la sua famiglia, ormai cinque anni prima.
Quando abitava in Egitto le cose erano diverse; le persone erano più semplici, ma meno corrotte e meschine.
Nessuno faceva il carino solo per copiare i suoi compiti o per cercare di accaparrarsi un appuntamento galante. In Giappone erano tutti opportunisti.
Non una sola persona aveva cercato di andare oltre il suo aspetto fisico o la sua pagella, nemmeno una!
Per questo Atem aveva deciso di non concedere la sua amicizia a nessuno, perchè sapeva, non sarebbe mai stata una vera amicizia come quella con Mahad, Seth, o Mana, i suoi amici d'infanzia.
Con i nuovi compagni si limitava a rispondere educatamente e a rispettare le loro usanze; niente di più, niente di meno.
Sbuffò sonoramente aprendo la cartella per poi estrarne un cofanetto dorato.
conteneva un vecchio puzzle che suo nonno gli aveva regalato da bambino, quando erano ancora in Egitto. Ormai erano passati una decina d'anni da quando Atem aveva iniziato a cercare di costruirlo, ma niente da fare.
Quel dannato aggeggio non voleva saperne di venire assemblato. Se non altro era un buon passatempo.
Lui adorava i giochi, di qualsiasi tipo, e se doveva essere onesto, l'unica cosa bella che era riuscito a trovare nel suo nuovo paese era che se ne potevano trovare di tutti i gusti.
-Atem-kun...-Una voce femminile lo aveva chiamato attirando la sua attenzione.
Mazaki Anzu era davanti a lui, in piedi, gli sorrideva.
-Ah, Mazaki...non eri andata a giocare a basket?- Chiese lui atono mentre la ragazza prendeva una sedia sedendoglisi difronte.
Appoggiò un gomito sul tavolo:sembrava alquanto irritata:-Bah! I ragazzi sono solo dei luridi maniaci. Ci hanno invitato a giocare solo per spiarci sotto le gonne!-
Atem sorrise.
Mazaki era una ragazza un po' particolare, lo doveva ammettere. Tutto sommato era simpatica e non era il tipo che pensava solo ai cosmetici o ai capelli. Aveva un temperamento forte e anche lei nell'istituto riscuoteva un notevole successo.
Qualcuno diceva che Mazaki Anzu era la sua controparte femminile essendo carina, atletica e intelligente.
Ma aveva una pecca.
-Cos'è questo?-Chiese lei indicando lo scrigno:- Ci sono incisi dei geroglifici...sbaglio?-Continuò dopo essersi avvicinata all'oggetto per esaminarlo con più attenzione.
-Sì, è molto antico, ha circa tremila anni. Me l'ha regalato mio nonno da piccolo...- Aprì il coperchio:-contiene un puzzle millenario.-
Anzu rimase leggermente spiazzata dal contenuto e prese uno dei pezzi fra le dita: non aveva mai visto nulla di così scintillante in vita sua:-Wow! Che bei riflessi dorati!-
“Bah, chissà perchè le donne devono emozionarsi così tanto nel vedere qualcosa che luccica.”Pensò Atem.
-A dire il vero, non so ancora come diventerà....è da quando sono bambino che provo ad assemblarlo. Onestamente credo che sia impossibile metterlo assieme. Probabilmente sono solo un mucchio di pezzi senza senso...però mio nonno dice che se questo coso viene costruito può esaudire qualsiasi desiderio-
E lui sapeva bene cosa desiderare: tornare in Egitto.
-Un desiderio?- Anzu, alzando lo sguardo, aveva incrociato quello di Atem ed era visibilmente arrossita.
Ecco, questa era la sua pecca.
Era palesemente infatuata di lui, proprio come tutte le altre.
Non sopportava di non poter guardare in faccia una ragazza senza farla arrossire o mettere in imbarazzo. E poi per cosa? Perchè era simpatico, antipatico, generoso o egoista? No, solo perchè era bello, a quanto pare.
Nessuna di loro lo conosceva, nessuna lo capiva. A dire la verità, nessuna si sforzava di farlo.
Quale altro motivo avrebbero potuto avere per essere cotte di lui se non per l'aspetto fisico? Che poi cosa aveva di speciale ? Il così detto “fascino esotico”? Non capiva queste giapponesi. In Egitto non era mai successo di essere così popolare!
Sentì improvvisamente un braccio circondargli il collo:-Atem! Ti stavamo giusto cercando! Non è che ci passeresti i compiti di matematica?-
Jonouchi Katsuya e Honda Hiroto lo avevano braccato alle spalle.
Quei due erano i peggiori esemplari di tutta la scuola e gli stavano appiccicati come ventose. Irritante. Molto irritante.
Avevano la fama di essere due a cui piaceva tormentare quelli più deboli...bulletti da due soldi, insomma.
Ciò nonostante gli avevano spesso chiesto di uscire assieme, ma lui, aveva sempre gentilmente rifiutato l'offerta.
-Jonouchi! Non sarebbe ora che te li facessi da solo i compiti? Smettila di esasperare la gente!- Disse Anzu guardandolo in modo molto poco amichevole.
-Ma che vuoi Mazaki? Sempre a metterti in mezzo !- Le sbraitò contro Jonouchi.
-E poi Atem è nostro amico! Non puoi capire la solidarietà maschile, tu!- Continuò Honda.
Dio...esistevano sciacalli peggiori di quelli?
-scusate...- li interruppe Atem: -ho delle cose da fare...ne parleremo più tardi.-Raccolse le sue cose velocemente e uscì dall'aula lasciando i tre perplessi.
Jonouchi sbuffò amareggiato.
Ogni tentativo di fare amicizia con quel ragazzo era totalmente inutile.
Atem era gentile con tutti, dava una mano quando poteva. Durante le lezioni si poteva sempre contare su di lui, ma fuori dal rapporto “compagni di scuola” era del tutto inavvicinabile.
Nonostante gli innumerevoli fan, oramai c'erano un sacco di persone che lo consideravano strano.
Andava d'accordo con tutti, ma non era amico di nessuno.
Mentre era assorto nei suoi pensieri, un luccichio per terra attirò la sua attenzione.
Si chinò a raccogliere l'oggetto non identificato:-Che caspita è questa roba?-
Anzu si sporse verso di lui notando l' oggetto con inciso sopra uno strano occhio dorato:-Ah! È un pezzo del puzzle che stava costruendo Atem! Deve essergli caduto! Devi riportarglielo ! Per lui è una cosa molto importante.-
il ragazzo se lo mise in tasca: glielo avrebbe dato più tardi.

   
 
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